Kurdi irakeni in It.: Lett.aperta al movim. No War



Lettera aperta al movimento contro la guerra.

Da parte di :
p. La Comunità kurdo-irachena in Italia - Davide Issamadin -
davidisam at libero.it
p. La Comunità araba irachena - Abulilla Sahlan
p. Le Comunità assirobabilonese e cristiana -  Sami Chachan
p. Le Associazioni di solidarietà con il popolo kurdo - Graziella Bronzini -
ivreaqaladiza at libero.it

 13 febbraio 2003

LETTERA APERTA

Alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi del movimento contro la
guerra
Ai loro leader
Ai parlamentari, ai partiti,alle Amministrazioni locali contro la guerra

Siamo contro la guerra senza se e senza ma.
E siamo contro Saddam Hussein senza se e senza ma.
Vorremmo che alla manifestazione del 15 febbraio, e a quelle che
seguiranno, al nostro no senza condizioni alla guerra si aggiungesse
finalmente il no senza condizioni anche a Saddam Hussein. La pace che
invochiamo e che sta scritta sull'arcobaleno delle nostre bandiere in Iraq
ora non c'e', perché Saddam Hussein da trent'anni opprime il popolo
iracheno con il terrore e la corruzione, il sangue e l'inganno, il carcere,
la tortura e la morte per i suoi oppositori. Quel Saddam Hussein che, per
sterminare il popolo kurdo, non ha esitato a massacrare migliaia di civili
con le armi chimiche ad Halabja e nel Badinan, a radere al suolo 4.500
centri abitati, a imbottire con 20 milioni di mine antiuomo il territorio
kurdo, a deportare più di 500.000 bambini, donne, uomini, di cui 182.000
desaparecidos, a continuare indisturbato fino ad oggi l'arabizzazione
forzata e la pulizia etnica della regione petrolifera kurda di Kirkuk. Quel
Saddam Hussein, responsabile di una catastrofe umana e ambientale con il
prosciugamento delle paludi nel sud abitato dagli sciiti, la loro
deportazione a centinaia di migliaia e l'assassinio di decine di migliaia
di essi.
Certo, il dittatore iracheno è stato armato e sostenuto fino a ieri dai
paesi occidentali e non solo. E allora? La loro complicità con i criminali
di Baghdad ne diminuisce forse le colpe? Ne fa forse degli innocenti? Noi
non riusciamo a spiegarci perché il movimento contro la guerra non abbia
ancora detto una parola di condanna dei crimini orrendi del regime
iracheno, non ne abbia preso le distanze, non gli chieda conto delle
terribili sofferenze inflitte al popolo kurdo e iracheno. Noi non riusciamo
a spiegarci perché un movimento pacifista e nonviolento rimanga in silenzio
di fronte a una delle violenze più terribili della nostra storia. Se il
carnefice diventa vittima, le vittime svaniscono nel nulla. e noi abbiamo
di fronte una grandissima responsabilità, perché non si può essere solidali
con il popolo kurdo e il popolo iracheno senza chiedere che Saddam Hussein
se ne vada.
Noi non crediamo che il movimento contro la guerra, a cui noi apparteniamo,
sia indifferente alle terribili sofferenze inflitte dal dittatore di
Baghdad: ma allora bisogna dirlo forte e chiaro. E bisogna dire forte e
chiaro che fintanto il clan di Tikrit rimarrà al potere non vi saranno né
diritti, né pace, né libertà per i due  popoli.
Se oggi c'è ancora una possibilità che la guerra non divampi, con tutto il
suo strascico di orrore e di morte, è quella che Saddam Hussein e i suoi
complici chiedano perdono al popolo kurdo e iracheno di fronte a un
tribunale internazionale che li giudichi per crimini contro l'umanità.
Questa richiesta non sarebbe un cedimento alla nostra opposizione alla
guerra, anzi, perché toglierebbe agli Stati Uniti e ai suoi alleati il
maggiore pretesto per cercare di sconfiggere il terrorismo con le armi.
L'amore per la pace che tutti condividiamo non può essere barattato con
l'amore per la giustizia e la libertà.

p. La Comunità kurdo-irachena in Italia - Davide Issamadin
p. La Comunità araba irachena - Abulilla Sahlan
p. Le Comunità assirobabilonese e cristiana -  Sami Chachan
p. Le Associazioni di solidarietà con il popolo kurdo - Graziella Bronzini

ALLEGATO

A chi ha stretto la mano a Tarik Aziz

Mentre le nostre comunità erano riunite per ultimare la lettera aperta al
movimento contro la guerra, abbiamo visto scorrere alla televisione le
immagini disgustose dell'accoglienza a Tarik Aziz, uno dei maggiori
criminali responsabili degli eccidi del popolo iracheno, citati nella
lettera suddetta. Quelle immagini ci hanno mortificato profondamente e
riempito di sdegno, perché le mani che hanno stretto le mani di Tarik Aziz
sono quelle che meglio conoscono il dramma del popolo iracheno, a cui in
più occasioni hanno espresso solidarietà. Noi, che siamo le vere vittime di
quelle mani grondanti di sangue innocente, facciamo fatica a pensare, pur
essendo contrari alla guerra sia per una scelta di principio, che per amore
della vita e della libertà, che un criminale come Tarik Aziz sia accolto ad
ascoltato come messaggero di una pace possibile in Iraq , che lasci al suo
posto il regime terrorista di Saddam Hussein. E scusateci se ci viene da
credere che i valori di democrazia e di libertà che così strenuamente
difendete Vi siano cari solo quando riguardano Voi.

I firmatari della lettera aperta