Aguascalientes Roma



Alla società civile della città di Roma

Alle organizzazioni politiche, sociali e culturali della sinistra romana

Compagni e compagne,

Fratelli e sorelle,

ci rivolgiamo a Voi società civile organizzata, centri sociali autogestiti,
comitati di quartiere, movimenti di lotta per la casa, comunità migranti,
reti di lavoratori precari, associazioni di base, movimento ecologista,
comitati contro l'elettrosmog, associazioni per i diritti dei portatori di
handicap, organizzazioni e gruppi di donne, movimenti di omosessuali e
lesbiche, associazioni religiose di base, collettivi studenteschi, centri
anziani, associazioni pacifiste, operatori sociali della cooperazione e del
volontariato, detenuti e familiari dei detenuti, organizzazioni sindacali,
movimenti antirazzisti, collettivi di media indipendenti, attivisti
politici aderenti a qualsiasi partito della sinistra ma capaci di stare tra
la gente comune;

ci rivolgiamo a Voi per proseguire la discussione sulla costruzione dello
spazio pubblico, del luogo della partecipazione, dove la moltitudine di cui
si compone una comunità, progetta, discute e decide del futuro della
comunità stessa.

Dopo le grandi manifestazioni di Genova dell'estate 2001 in molte città si
sono avviati percorsi di partecipazione in movimento, seguendo le orme del
processo positivo che aveva portato a costruire, insieme tra diversi, le
giornate contro il G8. Social forum cittadini sono nati un po' ovunque,
permettendo la sedimentazione locale di quanto a Genova era stato evocato.
Un grande processo di aggregazione e contaminazione di massa si è messo in
moto.

A Roma oltre al social forum cittadino sono nati nel tempo diversi social
forum a scala municipale come manifestazione di una diffusa consapevolezza
che esiste un nesso strettissimo tra la lotta alla globalizzazione
neoliberista su scala planetaria e la lotta nell'ambito territoriale. In
tanti abbiamo sentito la necessità di partecipare in modo più attivo e
continuativo ed abbiamo cominciato a guardarci intorno e a scegliere di
partire dai problemi del nostro contesto sociale, ambientale e culturale.

E' stata la stessa spinta prodotta dalle giornate di Genova a favorire un
risveglio ancora più ampio della società italiana, mettendo in moto settori
sociali e gruppi tradizionalmente più restii alla mobilitazione e
promuovendo una nuova dinamica nel movimento dei lavoratori. Grandi
manifestazioni hanno invaso quest'anno tante città sia del Nord che del Sud
mentre una forte ondata di conflitti sociali ha cominciato ad attraversare
la penisola.

Si è trattato di una spinta spesso impetuosa che ha costretto tutti ad
interrogarsi continuamente sulla dinamica di costruzione dello spazio
pubblico, sulle forme decisionali dello stesso movimento, sul rapporto tra
dinamiche di movimento e processi costituenti di una nuova comunità.
Abbiamo assistito ad un movimento che è cresciuto così in fretta da non
riuscire a metabolizzare le sue nuove forme di organizzazione e che ha
finito per riprodurre formule vecchie dentro dinamiche completamente nuove.
E' come se avessimo indosso un vestito troppo stretto del quale tutti
sentiamo la necessità di liberarci senza avere ancora capito come.

Noi non abbiamo risposte, semplicemente poniamo delle domande, alle quali
tutti insieme dovremo cercare di dare delle risposte. Come si costruisce
uno spazio di tutti che al contempo non sia di nessuno? E' possibile
immaginare un luogo della partecipazione che sia allo stesso tempo il luogo
della ribellione? Come tenere conto dei diversi livelli di partecipazione
ed evitare la professionalizzazione della politica? Come garantire i tempi
della discussione orizzontale e della decisione condivisa senza perdere il
dinamismo di un movimento?

Certamente porre queste domande piuttosto che altre è già il frutto di una
scelta. Non ci nascondiamo, siamo di parte, siamo il Movimento dei/delle
disobbedienti, e come tale, dal margine, vogliamo confrontarci con le altre
parti. Siamo convinti che discutere di spazio pubblico comporti
necessariamente ripensare la teoria classica del potere come oggetto di
conquista, e rileggerlo come relazione sociale. Comporti l'elaborazione di
un nuovo concetto di cittadinanza. E la riformulazione dell'idea stessa di
sinistra, non più avanguardia ma strumento di creazione di nuova sovranità,
mezzo per rendere effettivo il processo costituente di una comunità aperta
e solidale.

Quello che proponiamo è di proseguire il cammino fin qui fatto insieme a
tanti e di cominciarlo con gli altri che vorranno aggiungersi domandandoci
come sia possibile costruire un nuovo tipo di relazioni comunitarie, che
non ricada nella vecchia dinamica dell'intergruppi, del parlamentino delle
diverse componenti, e tuttavia garantisca libera cittadinanza a tutte le
diverse posizioni e culture.

Non puntiamo alla elaborazione pratica di un modello universale, proponiamo
di tentare con nuovo slancio una sperimentazione romana, che parta dalle
esperienze reali che ci sono a Roma e dal suo tessuto di autorganizzazione
diffuso sul territorio. Per esempio la discussione di massa che si è
prodotta sul Nuovo Piano Regolatore Generale costituisce una delle
esperienze di democrazia partecipata delle quali tenere conto. Parliamo di
sperimentazione perché ci muoviamo sul terreno inedito della costruzione di
forme di organizzazione della comunità che agiscano fuori dalla logica e
dalle strutture delle attuali istituzioni; parliamo di dinamiche che
alludono più a forme di autogestione ed autogoverno che ai meccanismi della
delega; pensiamo a meccanismi di autorganizzazione comunitaria distribuiti
in base alla geografia umana e sociale esistente invece che a dinamiche di
riproduzione del decentramento amministrativo, fin qui sperimentato senza
esito dalle amministrazioni locali.

Noi non vogliamo il poliziotto/carabiniere/vigile armato di quartiere,
contestiamo l'idea dominante di una città blindata, videosorvegliata, sotto
controllo h24, e dell'azione repressiva, preventiva o punitiva che sia,
come fonte di sicurezza per i cittadini. Abbiamo un'altra concezione del
mondo. Aspiriamo ai consigli di quartiere, ai municipi autonomi e ribelli,
alla partecipazione come unica vera fonte di sicurezza da chi calpesta
quotidianamente i nostri diritti.

Vogliamo costruire un altro mondo partendo dalle città, dai municipi e,
nelle metropoli, dalle tante città nascoste che le compongono. Immaginare
un'altra Europa ripensandola dal basso, dalla rete delle città ribelli.

In un'epoca di guerre condotte contro l'umanità, di massacri di civili
all'insegna del controllo del pianeta e delle sue risorse, vogliamo
costruire lo spazio della speranza e della dignità. Non accettiamo la
logica della guerra né quella del martirio e ci poniamo un'altra domanda
alla quale sentiamo di dover dare urgentemente una risposta: come facciamo
a fermare la guerra? Perché se non fermeremo la guerra non ci sarà più
spazio né per la dignità né per la speranza. E le idee di libertà, di
democrazia e di giustizia resteranno concetti vuoti ed astratti.

In questo percorso che Vi proponiamo di costruire insieme, abbiamo fatto
pervenire un invito ai fratelli e alle sorelle dell'Aguascalientes Madrid*
e a quelli della redazione della rivista dell'EZLN "Rebeldìa" affinché
vengano a Roma a partecipare ad un incontro che vorremmo intitolare
"Aguascalientes Roma", nel quale confrontare i nostri cammini.
"Aguascalientes Roma" non è ovviamente lo spazio pubblico che vorremmo
creare ma un ponte verso quel traguardo. Già la costruzione di questo
passaggio dovrà essere orizzontale, aperta, plurale.

Se ognuno di noi ci metterà del suo, in modo leale e disinteressato.

Un abbraccio a tutti e a tutte.

Per la comunità ribelle e la città insorgente

Per il reddito, il futuro, la dignità

Roma 13 gennaio anno terzo della guerra globale permanente

Movimento delle/dei Disobbedienti di Roma

*Aguascalientes è la località del Messico dove nel 1910 si incontrarono
Francisco Villa e Emiliano Zapata con i loro eserciti ribelli per dar vita
ad una Costituente del Messico rivoluzionario. Gli zapatisti hanno ripreso
la simbologia dell'Aguascalientes chiamando così gli spazi pubblici aperti
organizzati nelle comunità e lo stesso hanno fatto nel novembre scorso i
fratelli e le sorelle dell'Aguascalientes Madrid.





Scrivere a: aguascalientes.roma at virgilio.it



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El gran poder mundial no ha encontrado aún el arma para destruir los sue-os.
Mientras no la encuentre, seguiremos so-ando, es decir, seguiremos
triunfando...
(Subcomandante Insurgente Marcos)