tempo per la pace: petizioni (vere!)



ciao a tutt*
ecco due sistemi per contrapporsi attivamente alla guerra imminente in Iraq.
Vogliamo coinvolgervi alle campagne dei Beati Costruttori di Pace e di
Greenpeace
(TEXT IN ENGLISH TOO!)
Crediamo che ogni pressione in questo momento abbia la sua ragion d'essere
nel momento in cui si vuole avviare un processo di pacificazione nel mondo,
opponendosi a ogni politica guerrafondaia che espone l'umanità a spaventosi
rischi di conflitto generalizzato con conseguenze devastanti.
Dedicate per favore un po' di tempo alla lettura di questa mail e fatela
girare il più possibile.

Sergio e Vittoria

CAMPAGNA DEI BEATI COSTRUTTORI DI PACE

"Beati i Costruttori di Pace" lancia un'azione diretta nonviolenta e
popolare per
ostacolare concretamente l'ingresso in guerra dell'Italia. Chiediamo a tutti
coloro che
condividono questo obiettivo di collaborare alla riuscita della campagna
diffondendo
fin d'ora il presente appello. Per ulteriori informazioni, scrivere a
<dillodipersona at libero.it>.

                No alla guerra, dillo di persona al
                               Governo
      Un'azione diretta nonviolenta e popolare per ostacolare
           concretamente l'ingresso in guerra dell'Italia
  Contribuisci anche tu, con un piccolo granello, ad inceppare la
macchina bellica: parla con la Prefettura, Ufficio Territoriale del
                     Governo in ogni provincia.
                      Obiettivo della campagna:
La campagna si propone di far pressione, tramite le Prefetture, sul Governo
e il Parlamento affinché l'Italia non conceda alcun tipo di supporto
logistico, militare e politico agli Usa e alla Nato per la guerra contro
l'Iraq e, se nel frattempo questo supporto fosse stato concesso, esso venga
revocato.

Modalità di azione:

Chiediamo a tutti i cittadini di recarsi personalmente presso la loro
prefettura, oppure di contattarla telefonicamente, per esprimere il proprio
no alla guerra e chiedere alla prefettura di farsi portatrice di questo
messaggio presso il governo. Basterebbe un numero relativamente basso di
persone per creare un impatto significativo. Con il crescere del numero
delle persone coinvolte, si potrebbe arrivare a mettere in crisi, fino alla
paralisi, l'intera macchina amministrativa e governativa.
La campagna prenderà il via lunedi 27 gennaio 2003 e continuerà ad oltranza
fino al raggiungimento del proprio obiettivo. Domande e risposte per
convincere anche i più scettici  ;-) Ci sono già molte iniziative contro la
guerra.


Perché aggiungerne un'altra invece di rafforzare quelle esistenti?

Perché le manifestazioni, da sole, non bastano: i nostri decisori politici
devono sapere che il costo di un'adesione alla guerra sarà altissimo, già
nel breve periodo. D'altro canto, vogliamo offrire a tutti i cittadini non
soltanto la possibilità di esprimere il loro no alla guerra, ma quella di
farlo pesare, concretamente e nell'immediato.


Perché non accontentarsi di una raccolta firme o di petizioni via Internet?

L'impatto di una petizione, per quanto importante, è limitato: migliaia di
email possono essere neutralizzate con un semplice filtro; pacchi di
cartoline possono venire direttamente cestinati. Il lavoro di lobby per la
pace è contrastato e sovrastatato da quello delle molto più potenti lobbies
della guerra. Anche la minaccia di non votare chi approva la guerra è
troppo lontana nel tempo ed indistinta per avere una reale efficacia.
'Carta canta, verba volant': non sarebbe meglio scrivere lettere? I
centralini delle Prefetture hanno l'obbligo di tenere l'elenco delle
telefonate in arrivo, mentre le lettere fotocopiate, così come le
cartoline, se sono tutte uguali, finiscono semplicemente ammassate in un
angolo. Le telefonate possono più facilmente stabilire un contatto diretto
ed empatico con l'interlocutore e possono coinvolgere più persone
all'interno degli uffici, anziché il solo addetto al protocollo come nel
caso delle lettere.


Perché prendersela con le Prefetture, organo civile non direttamente
coinvolto nella guerra?

Se l'Italia scende in guerra, sarà tutto il paese ad essere in guerra e non
solo i nostri soldati. La legge qualifica la Prefettura (ora ufficialmente
denominata 'Ufficio Territoriale del Governo') come "struttura del Governo
sul territorio a competenza generale", affidando al Prefetto il ruolo di
rappresentanza generale dello Stato e del Governo. Non c'è quindi nessuna
forzatura istituzionale nel rivolgersi alle Prefetture per chiedere loro di
farci da tramite verso il Governo.


Perché mai questa campagna, a differenza di tutte le altre, dovrebbe
funzionare?

Perché è semplice da attuare, da diffondere e da gestire; è alla portata di
tutti, è coinvolgente e positiva, in grado di raccogliere il favore
dell'opinione pubblica ed anche delle stesse 'vittime' dirette dell'azione;
essendo diffusa, è difficile da reprimere o neutralizzare; inoltre, ha un
punto di innesco molto basso: possono bastare poche persone per cominciare
a creare i primi disagi al sistema.


Non sarebbe più utile puntare sui boicottaggi economici e sulla modifica
degli stili di vita?

E' certamente vero che l'attuale sistema economico, incentrato sullo
sfruttamento e lo sperpero delle risorse, è tra le cause a monte di questa
come di tante altri conflitti. Lottare per modificare il sistema economico
è importantissimo per evitare che simili crisi si ripetano periodicamente,
ma difficilmente un'azione in questo campo riuscirebbe ad avere un impatto
significativo nel breve periodo. E purtroppo rischiamo di avere veramente
pochi giorni a nostra disposizione.


Quali rischi corre chi aderisce alla campagna?

Telefonare in prefettura per esprimere le proprie considerazioni non è
reato. D'altronde, se la campagna avrà ampia diffusione, è ipotizzabile che
ci sarà chi tenterà in tutti i modi di intimidire gli aderenti alla
campagna. E' quindi difficile stabilire in partenza quali possano essere i
rischi: molto dipenderà dall'evolversi della campagna stessa. Tuttavia, al
momento attuale i rischi sembrano del tutto insignificanti.


Com'è organizzata e da chi è promossa la campagna?

La campagna nasce da un'idea elaborata all'interno dell'Associazione 'Beati
i Costruttori di Pace' ({http://www.beati.org) }www.beati.org), che ne
hanno promosso la divulgazione, auspicando che si sviluppi autonomamente e
si diffonda grazie al passa-parola e al 'passa-email'. Quanto prima sarà
attivato un sito internet utilizzabile come 'bacheca elettronica' in cui
scambiarsi suggerimenti ed esperienze. Nel frattempo, è possibile
utilizzare per comunicazioni l'indirizzo email {
mailto:dillodipersona at libero.it }dillodipersona at libero.it. Per il resto, la
campagna non ha una sua struttura organizzativa centralizzata: a livello
locale ed ogni realtà aderente all'iniziativa decide autonomamente come
organizzarsi.
Dove trovo gli indirizzi ed i recapiti delle Prefetture? Puoi trovare
indirizzi, numeri di telefono e nominativi dei Prefetti e dei funzionari
sul sito del Ministero dell'Interno, all'URL
http://www.interno.it/sezioni/prefetture/s_000000034.htm. Siamo un gruppo
intenzionato a lavorare per diffondere la campagna.


Cosa possiamo fare?

Potete diffondere la campagna facendo circolare questo volantino; potete
organizzare dei presidi in vicinanza alla vostra Prefettura, invitando i
passanti ad entrare in Prefettura, ad esempio per consegnare una copia di
una lettera contro la guerra; potete fare dei comunicati alla stampa locale
annunciando l'avvio della campagna. e poi, lasciate spazio alla fantasia e
vedrete che di idee ve ne vengono in abbondanza.


Cosa devo dire e come mi devo comportare, quando parlo con la
prefettura?

*   Presentatevi con nome e cognome, eventualmente aggiungendo la realtà
cui fate riferimento.
*   Chiedete di parlare con il prefetto, ma se non c'è o non è
disturbabile, cercate di farvi passare il capo di gabinetto o qualche altro
funzionario degli uffici amministrativi, fino a trovare qualcuno con cui
parlare.
*   Tra i funzionari, quelli preferibili come target delle telefonate sono
quelli del servizio "Patenti" e dei "Procedimenti sanzionatori" perché sono
persone che quasi sempre ricevono i cittadini; è probabile che mentre
ricevono le telefonate abbiano di fronte un cittadino e quindi sarebbe più
difficile per loro essere scortesi, mandare a quel paese l'interlocutore o
riattaccare.
*   Spiegate al vostro interlocutore le ragioni per cui siete contrari alla
guerra e chiedetegli di farsene portavoce presso il governo; cercate di
fargli capire che non ce l'abbiamo con gli impiegati della prefettura, né
con il loro lavoro, ma che il coinvolgimento in guerra dell'Italia è una
cosa troppo grave per non meritare una forte azione di pressione nei
confronti del governo.
*   Ricordatevi di essere sempre gentili e determinati allo stesso tempo.
Ascoltate con attenzione quello che ha da dirvi il vostro interlocutore, ed
anche se si dimostrasse sgarbato mantenetevi calmi e rilassati, senza farvi
prendere dallo spirito della polemica. Se il vostro interlocutore chiude
bruscamente la telefonata, richiamate dicendo una cosa tipo 'Dev'essere
caduta la linea.'.
*   Cercate di stabilire un dialogo con il vostro interlocutore,
chiedendogli se anche lui personalmente condivide le vostre preoccupazioni.
Siate comprensivi con lui se vi esprime le sue difficoltà a far passare le
vostre istanze al livello superiore, ma al tempo stesso incoraggiatelo ad
insistere e preannunciategli che anche voi, da parte vostra, vi rifarete
vivi con lui.
*   Un gruppo di amici si potrebbe ritrovare insieme nei pressi di un
telefono con il vivavoce. Una persona chiama, le altre ascoltano il
dialogo, facendo poi a rotazione. Il fatto di essere in molti permette, tra
una telefonata e l'altra, di valutare come è andata e di affinare la
propria 'tecnica'.

CAMPAGNA LANCIATA DA GREENPEACE INTERNATIONAL

Greenpeace Activist News, Vol. 3, No. 1
21 gennaio 2003

DICIAMO NO ALLA GUERRA IN IRAQ

Ogni giorno si aggiunge un nuovo tassello all'eventualità che esploda un
conflitto in Iraq.
Sorprendentemente uno dei maggiori deterrenti a questa ipotesi potrebbe
essere il Consiglio delle Nazioni Unite. Sorprendentemente perché l'
amministrazione Bush fin dall'inizio sembra avere un atteggiamento di scarso
rispetto e poco tempo per le Nazioni Unite. Comunque i sondaggi dimostrano
che sia negli Stati Uniti, che nel resto del mondo, l'opinione pubblica dà
maggior peso alle Nazioni Unite che a Bush e alla sua cricca di petrolieri.

E' necessario che l'amministrazione Bush ritorni sui suoi passi rispetto al
Consiglio delle Nazioni Unite prima di cominciare una guerra in Iraq (anche
se in realtà è già cominciata. N.d.Trad.). Se lo facesse, Greenpeace crede
sia necessario che le Nazioni Unite si oppongano alla guerra in Iraq. Ci
sono molte ragioni per non farla, ma una di queste è che al momento l'Iraq
non sta minacciando gli Stati Uniti, e secondo il codice internazionale, gli
Stati Uniti non possono pretendere di agire per legittima difesa.

E' giusto che il Consiglio di sicurezza dell'ONU sottostia alle decisioni
dell'amministrazione Bush? In questo momento di crisi mondiale, per favore
scrivete ai consiglieri dell'ONU e chiedete loro di applicare le leggi
internazionali e di rifiutarsi di approvare un intervento armato in Iraq.
E' sufficiente riempire con i propri dati la scheda che troverete sul link:
http://act.greenpeace.org/ams/e?a=476&s=blue2s
in seguito verrà creata una lettera che potrete rivedere, eventualmente
modificare e spedire a tutti e 15 i rappresentanti del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU con un unico click del mouse.
Nota bene: vengono raccolte delle informazioni personali per la compilazione
e l'invio della vostra lettera. Non useremo assolutamente i vostri dati per
altri scopi senza il vostro permesso. E' possibile la lettura di una norma
di garanzia sulla privacy.
Ecco il testo della lettera:
"As the representative of a nation that is a member of the United Nations
Security Council you are charged with the very important task to strictly
uphold the requirements of the UN Charter, Article 2(4) which prevents
Member states from undertaking the threat or use of force against the
"territorial integrity or political independence of any state".  I
respectfully call on you to uphold this requirement with respect to any
proposed military intervention in Iraq.

Current US plans for a "pre-emptive" military strike against Iraq run afoul
of international law.   There is no evidence that Iraq is preparing an
immediate, actual attack on the US, which under international law would
justify taking military action in self defense.

UN weapons inspectors must be given sufficient time to do their work, and
the necessary support to ensure a peaceful resolution to the conflict."

Per avere maggiori informazioni si può dare un'occhiata a questo articolo:

http://act.greenpeace.org/1043107438

> Greenpeace Activist News, Vol. 3, No. 1
> 21 January 2003
>
> SAY NO TO WAR IN IRAQ
>
> Every day brings a new development that seems to bring the world closer to
war in Iraq. Surprisingly, one major force for peace could be the United
Nations Security Council. Surprisingly, because the Bush administration
originally seemed to have little respect or time for the United Nations.
However, polls show that the US public, like most people around the world,
places more faith in the United Nations than do Bush and his oil industry
supporters.
>
> So the Bush administration may need to go back to the UN Security Council
before beginning a war in Iraq. If it does, Greenpeace believes that the
Security Council should say No to a war in Iraq. There are many reasons for
this, but one is that Iraq is not currently threatening the United States,
and under international law, the United States cannot claim legitimate self
defence.

>
> But will the UN Security Council stand up to the Bush adminstration? In
this time of global crisis, please write to the UN ambassadors that sit on
the Security Council and ask them to uphold international law and refuse to
approve a war in Iraq. You can use this link:
>
> http://act.greenpeace.org/ams/e?a=476&s=blue2s
>
> To find more information and more to do, please take a look at this
article:
>
> http://act.greenpeace.org/1043107438