comunicato stampa urgente



UIKI - Onlus

Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia





 Di nuovo il pericolo si abbatte sul Kurdistan



Ai passi di pace che negli ultimi 4 anni la parte kurda ha proposto,

il governo turco vuole rispondere con la guerra.

I kurdi continuano a manifestare nelle piazze contro l'isolamento e la
guerra in Kurdistan



Il governo turco, sempre più vicino alla sua adesione all'Unione Europea,
dichiara di aver svolto cambiamenti nel sistema statale, ma in realtà la
pratica dimostra che sta facendo il contrario.

Nelle ultime settimane e giorni ha cominciato nuovamente a colpire i kurdi
nelle persone del loro presidente e dei guerriglieri.

Dal 27 novembre del 2002 non si hanno notizie del presidente Ocalan perché
gli avvocati non hanno potuto incontrarlo.  Gli avvocati hanno
pubblicamente espresso la propria preoccupazione circa la vita e la salute
del loro assistito denunciando le gravi condizioni di isolamento. Hanno
infatti chiesto al Ministro della giustizia e al governo turco di fare
chiarezza, ma non hanno ottenuto alcuna risposta a riguardo.

Questa situazione ha innescato nella popolazione kurda in Kurdistan e nel
mondo paura circa il destino del loro presidente, chiave della risoluzione
della questione kurda e simbolo dell'unione fra i kurdi.

Lo stato di isolamento in cui Abdullah Ocalan è detenuto viene percepito
dai kurdi come il proprio isolamento dal mondo. Per questo hanno avviato
azioni democratiche di protesta in Kurdistan e in ogni luogo in cui si
trovano, tra cui l'Italia da cinque giorni manifestano davanti le
rappresentanze diplomatiche coinvolte, per dimostrare la loro grande ansia.

L'esercito turco ha intrapreso nuove operazioni militari sulle montagne
kurde contro le forze del KADEK, assestate in posizione di difesa da ormai
quasi quattro anni, per annientarle. Il 15 gennaio scorso i militari turchi
hanno infatti colpito un piccolo gruppo di guerriglieri situato sulle
montagne nei pressi di Diyarbakir e mentre altri sono stati attaccati in
un'area di confine con l'Iran.

Questo nuovo attacco potrebbe significare una nuova guerra contro i kurdi.
Le intenzioni del governo turco sono quelle di coinvolgere il KADEK in una
nuova situazione di guerra e di alzare la tensione in Kurdistan.

I kurdi rifiutano questa guerra come qualsiasi altra perché nessuna guerra
può essere strumento di risoluzione per i popoli. Il conflitto che incombe
sul suolo iracheno, viene utilizzato ogni giorno dal governo turco per
ammassare truppe, armamenti e mezzi nel Kurdistan meridionale, in modo da
occuparlo militarmente avviando così reiterando gli scontri con le forze
del KADEK.

Chiamiamo l'opinione pubblica democratica, le organizzazioni della società
civile e le istituzioni italiane a fare qualcosa di concreto prendendo una
chiara posizione a riguardo, proteggendo così i diritti dei kurdi e del
loro presidente Ocalan, condannando l'occupazione militare che l'esercito
turco sta portando avanti nel Kurdistan meridionale, senza farsi ingannare
dai biechi giochi dei guerrafondai turchi.

 Roma, 20 gennaio 2003



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