Lettera aperta dalla Palestina agli italiani per il 10 dicembre - Gabriele Awartani



Riceviamo e volntieri inoltriamo, ringraziando Claudia e il Coordinamento
provinciale per la Pace di Belluno.
InfoPalestina

Lettera aperta dalla Palestina agli italiani. Gabriele Awartani, madre di 5
figli e più volte nonna, ci ha scritto per l'occasione delle manifestazioni
FUORI L'ITALIA DALLA GUERRA che si svolgeranno in tutta Italia il 10
dicembre, nel 54° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell'Uomo.
Claudia Dorkenwald, Coordinamento provinciale per la Pace, Belluno

Ramallah, Cisgiordania occupata

Sono felice che state realizzando questa manifestazione per la Pace! La
guerra è una dichiarazione di bancarotta morale!
Da una parte colui che è percepito come nemico viene privato della sua
umanità, e dall'altra anche l'aggressore perde i propri tratti umani, per
le azioni che è costretto a commettere. Ed entrambi dovranno convivere con
le conseguenze che la guerra produce.
Il popolo palestinese ha subito numerose guerre e sta subendo soprattutto
la più lunga occupazione mai esistita, che si trascina ormai dal 1967.
Un'occupazione così brutale e al di là del credibile.
Solo negli ultimi due anni ci sono stati miglialia di morti; le demolizioni
di case nei territori occupati sono all'ordine del giorno; le
infrastrutture sono state distrutte. Ogni città e ogni villaggio è
completamente isolato dall'esterno; non esiste più il traffico normale che
collega le città. Centinaia di posti di blocco sono disseminati in tutto il
paese; le strade sono interrotte da profondi fossi o da montagne di
macerie. Le città vengono spesso sottoposte a chiusure ermetiche, il che
significa che neanche un topo può uscire o entrare; rimangono chiuse per
settimane e mesi. E se non bastasse, vengono arbitrariamente imposti
coprifuochi, che durano ugualmente giorni e settimane e vengono tolti solo
per poche ore. Il coprifuoco vuol dire: se metti fuori la testa dalla
finestra o se ti siedi sulla terrazza  - VIENI UCCISO!
Pochi giorni fa, un signore di mezza età usciva di casa a Nablus durante il
coprifuoco per procurare del cibo alla sua famiglia. I soldati lo hanno
bloccato, lo hanno obbligato a togliersi i vestiti e lo hanno fatto correre
completamente nudo per le strade della città, inseguendolo e minacciandolo.
Alcuni uomini coraggiosi, sfidando il coprifuoco, sono accorsi in suo aiuto
e lo hanno coperto.
E' accaduto anche che dopo lunghe settimane di coprifuoco, gli studenti di
Nablus abbiano deciso di tornare a scuola accompagnati dai familiari, a
qualsiasi costo e senza badare alle conseguenze. I soldati israeliani hanno
aperto il fuoco contro di loro, uccidendo alcuni bambini, ferendone altri:
tutti questi ragazzi porteranno per sempre nelle loro anime i segni
indelebili di quella violenza inaudita.
La vita normale è totalmente smembrata. Oltre la metà della forza lavoro è
disoccupata. Chi possiede ancora un lavoro non può raggiungere il proprio
posto di lavoro a causa dei posti di blocco e vede cosi ridotto il proprio
salario. La maggior parte dei salari non viene comunque pagata. Ormai, il
30% dei bambini palestinesi è cronicamente malnutrito. Tutti i bambini sono
traumatizzati dalle uccisioni, dai carri armati, dai bombardamenti, dalle
distruzioni, a cui devono far fronte ogni giorno. Gli ospedali sono in
condizioni disperate perché mancano i rifornimenti, alla gente viene negato
l'accesso alle cure mediche. Molte persone sono morte durante il tentativo
di superare i posti di blocco israeliani e raggiungere gli ospedali  -
malati di cuore, o donne costrette poi a partorire in strada. Vengono
addirittura distrutte le ambulanze e gli autisti sono maltrattati, feriti e
uccisi. - Chi è abbastanza disperato per provare a superare un posto di
blocco israeliano nei territori occupati rischia di essere mandato
indietro, umiliato, pestato, e oltrettutto rischia di subire la confisca
delle chiavi della macchina o di essere ferito o ucciso. La visita di
parenti o amici, che non vivono nella stessa città, è diventata
un'avventura e i rischi di un viaggio si affrontano solo per motivi
urgenti. I contatti si mantengono attraverso il telefono. A volte capita di
incontrare dei soldati israeliani ragionevoli, ma bisogna comunque sempre
essere prudenti e avere paura dei coloni israeliani militanti che vivono
negli insediamenti illegali disseminati ovunque in Cisgiordania. Per loro,
solo un palestinese morto è un buon palestinese e ti sparano come a un
coniglio.
Nel primo giorno di festa per la fine del Ramadan, 10 palestinesi - tra
loro anche dei bambini - sono stati uccisi da una granata fatta esplodere
contro di loro da un carro armato a Burej, un CAMPO PROFUGHI amministrato
dall' UNRWA! Quest'anno i soldati israeliani hanno ucciso 5 dipendenti
dell'UNRWA, tra loro c'erano anche stranieri. Per quanto tempo ancora può
passare sotto silenzio il fatto evidente, che i soldati israeliani non
mostrano alcun rispetto per l'UNRWA, la Croce Rossa, l'ONU, l'Unione
Europea - per nessuno.
 Quali desideri stanno più a cuore ai palestinesi?
Chiedono una soluzione giusta - non violenta - per il conflitto
israelo-palestinese.
Chiedono un proprio stato, anche se oggi sarebbe solo il 22% della loro
patria originale.
Dovrebbe essere un territorio unito - non una serie di Bantustan isolati
l'uno dagli altri come vorrebbero gli Israeliani.
Tutte le colonie illegali dovrebbero sparire. Le case vuote potrebbero
essere date ai profughi palestinesi per compensare le perdite che hanno
subito quando sono stati cacciati  nel 1948 dagli israeliani.
La smilitarizzazione non è un problema. I palestinesi vogliono essere i
padroni delle proprie risorse, acqua inclusa. Attualmente più dell'80%
dell'acqua della Cisgiordania occupata viene usata dalle colonie illegali e
da Israele.
Chiedono di poter viaggiare dentro e fuori del loro paese, come lo fa la
gente in tutto il mondo, senza posti di blocco e senza dover subire
vessazioni di ogni genere, lunghe attese e umiliazioni. Vogliono lavorare,
senza essere ostacolati in tutti i modi possibili dalle autorità
israeliane, per procurare cibo e riparo alle loro famiglie.
I bambini palestinesi vogliono avere una vita, vogliono vivere un'infanzia
in cui possano giocare, andare a scuola senza il rischio che qualcuno gli
spari, ottenere un'educazione superiore per potersi costruire un proprio
futuro. I palestinesi vogliono vivere senza PAURA, senza dover temere per
la loro vita, le loro famiglie, le loro case!
Chiedono forse troppo????
Infine desidero ringraziare tutti gli attivisti per la pace in particolar
modo coloro che compiono viaggi di solidarietà; per il loro coraggio
nell'affrontare i rischi di vessazioni, umiliazioni, arresti e addirittura
mettendo a rischio la propria vita per mostrare la loro solidarietà con i
calpestati, oppressi e perseguitati in questo mondo. Finché ci saranno
persone come voi, ci sarà un barlume di speranza.
Se togliete anche questo, non resta che pura disperazione.
Gabriele  Awartani,