7° giorno di digiuno di don Bizzotto, per una "finanziaria di pace". Domenica la partenza per l'Iraq





 "Beati i costruttori di pace"

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Comunicato stampa

7° giorno di digiuno "per una Finanziaria di pace" per don Albino Bizzotto.

Domenica partirà per l'Iraq con altri 30 rappresentanti di associazioni e
parlamentari





E' giunto al settimo giorno di digiuno don Albino Bizzotto, presidente di
"Beati i costruttori di pace". L'iniziativa di "digiuno preventivo" per una
Finanziaria di pace era stata lanciata da padre Angelo Cavagna del Gavci,
che ha digiunato per 21 giorni e dal quale don Albino ha preso il
testimone. Sono decine in Italia le persone che per lo stesso stanno
dogiunando a staffetta.

"Riconosco che se non andiamo ad intaccare concretamente le strutture di
guerra, quindi anche la programmazione finanziaria riguardo al militare,
rimangono insufficienti tutte le altre manifestazioni per la pace" sostiene
il leader dell'associazione padovana da anni impegnata nell'ambito della
pace e dei diritti umani.

Don Bizzotto in una lettera sostiene che "è tutto il complessivo panorama
politico ed economico delle scelte contro la pace che rimane inquietante.
Raddoppiano negli USA gli investimenti per le armi, l'Europa si attrezza
per competere anche sul piano militare; la Nato si allarga e cambia natura;
il terrorismo, preso a pretesto, serve anche a Russia e Cina per
repressioni devastanti di interi popoli, delle minoranze in particolare. La
politica di fatto sta diventando la continuazione della guerra con altri
mezzi; solo la guerra viene proposta per risolvere i conflitti
internazionali e per definire la stessa funzione dell'ONU e delle altre
istituzioni internazionali. Le politiche liberiste all'interno dei singoli
stati negano i diritti civili e sociali per perseguire la privatizzazione
di tutti i servizi e di tutti i beni primari. A Johannesburg ci è stato
mostrato un pianeta con scadenze ad orologeria. Il digiuno lo sento
importante e necessario per le scelte da fare e con che spirito, con piena
coscienza della complessità e pervasività della violenza".

Il sacerdote padovano, in partenza domenica prossima per l'Iraq con una
delegazione di trenta persone fra rappresentanti di associazioni e
parlamentari italiani, si interroga sul senso di un digiuno collettivo.
"Sentiamo che se anche riuscissimo ad esprimerci con un grande movimento
politico per la giustizia e per la pace, non riusciremmo a fermare le
decisioni di potenza che vengono prese in nome dell'attuale ordine
economico mondiale. La guerra va fatta comunque. E noi ci stiamo dentro:
dalla parte di quelli che la fanno e che producono armi. E' la logica di
questa storia che va radicalmente cambiata. Per questo, di fronte
all'insufficienza della politica, penso sia urgente ora la messa in campo
di una grande forza spirituale. Mi riferisco allo spirito di ciascuno così
com'è. E' stato detto che un altro mondo è possibile, anzi necessario. A me
pare che oggi, come vanno le cose, sia urgente rendere possibile
l'impossibile. Il digiuno può essere uno strumento straordinario. Andare a
toccare il nostro necessario quotidiano ci costringe ad affrontare la
realtà dal punto di vista di tutti coloro che mancano del necessario. E'
una denuncia nella propria carne dell'ingiustizia prodotta dai meccanismi e
dalle strutture economiche attuali, impermeabili a ogni appello di
cambiamento. Il digiuno costringe ogni persona a rimotivarsi in quasi tutti
i momenti della giornata, chiede una profondità e forza interiore che sole
possono portare ad una risposta integrale e coerente: ci rende capaci anche
di scelte radicali. Vissuto insieme e in tanti può diventare anche mezzo di
pressione politica, più efficace di ogni altra manifestazione. Digiuno
volentieri anche per una Finanziaria di pace, ma vorrei condividere con
tanti altri obiettivi 'impossibili' ".



Padova, 27 novembre 2002



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