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Le scelte di Israele di di Neve Gordon
- Subject: Le scelte di Israele di di Neve Gordon
- From: "InfoPalestina" <info at infopalestina.it>
- Date: Wed, 27 Nov 2002 16:17:03 +0100
Le scelte di Israele di Neve Gordon, professore dell'università di Ben Gurion. Gordon,contribuisce a "Le Voci dell'Altro Israele" ngordon at bgumail.bgu.ac.il traduzione a cura di InfoPalestina - info at infopalestina.it 24 novembre 2002 Gerusalemme: Tornare in Israele dopo un'assenza prolungata potrebbe essere un' esperienza scioccante. Di ritorno dall'aeroporto al mio appartamento di Gerusalemme ho notato nuovi manifesti attaccati ai ponti e ai pali lungo l'autostrada. Si legge: Trasferimento =Pace e Sicurezza. Il significato è inequivocabile . Israele deve espellere 3 milioni di palestinesi che vivono nei territori Occupati e probabilmente anche i palestinesi cittadini israeliani per raggiungere pace e sicurezza. Gli slogans razzisti stanno diventando invadenti in Israele, era questo particolare messaggio - l'idea di espulsione come soluzione politica- che mi sconvolgeva. Non occorre essere sopravissuti dall'Olocausto per riconoscerne l'implicazione letale. Lo slogan, tuttavia, non sottolinea soltanto la disfatta della coscienza di certi elementi nella società Israele, ma aiuta anche a scoprire alcune inerenti contraddizioni che stanno sotto la politica israeliana nei Territori Occupati. Dall' estrema destra,(gli autori dei manifesti), alla sinistra radicale, gli israeliani sono d'accordo almeno su due punti. La crisi attuale deve essere negoziata e la terra costituisce la questione più importante intorno a cui ruota il conflitto israelo palestinese. Dopo oltre due anni di conflitto armato che ha causato quasi 2500 morti di cui 300 bambini palestinesi e 80 bambini israeliani - la maggior parte degli israeliani vede la situazione senza speranza, una visione che, ironicamente, è condivisa da molti palestinesi. La mancanza di speranza israeliana non dipende solo dall' opzione militare scelta dal governo di Sharon a scapito di quella politica ( che, malgrado la sua brutalità, non ha stabilizzato la situazione) ma anche dal fatto che la pubblica discussione è stato colonizzata da calcoli militari che recidono la possibilità anche di immaginare un cambiamento positivo. L'attuale assenza di un orizzonte politico aiuta a spiegare perché nessuno ha salutato con entusiasmo l'annuncio delle elezioni anticipate. Molti israeliani sembrano credere che la dottrina avanzata dall' ex primo ministro Menachem Begin e adottata da Sharon di mantenere sotto la sovranità israeliana la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est , mentre ai palestinesi verrà data una forma di autonomia senza ricevere la piena cittadinanza, non è più sostenibile. La sinistra israeliana ha rifiutato questa soluzione per motivi etici e pragmatici, riconoscendo che la volontà israeliana di mantenere il controllo sui Territori è diventata un regime di apartheid. Israele ha introdotto un sistema stradale segregato nei Territori, trasformando le maggiori artierie in strade ad uso esclusivo degli ebrei. I villaggi palestinesi , di conseguenza, sono diventati territori isolati, impedendo l'accesso della popolazione a strutture mediche, lavorative ed educative. ( Secondo l'UNICEF 250.000 bambini palestinesi non possono raggiungere le scuole).Non stupisce quindi che l'economia palestinese sia crollata Secondo un recente rapporto statistico militare israeliano il 60 - 80 percento dei palestinesi vive con meno di $2 al giorno. Gli israeliani di sinistra e di destra si sono resi conto che il conflitto non può essere risolto in queste condizioni, indipendentemente dalla quantità delle forze militari impegnate.Ci si aspetta che un nuovo governo porti nuove idee. Malgrado la complessità della situazione ci sono solo tre opzioni tra cui scegliere se vogliamo uscire da questo vicolo cieco La prima è la soluzione di due stati. Anche se il nuovo leader del partito laburista, ex Generale Amram Mitzna, riuscirà a formare il nuovo governo, il che è assai improbabile, non è chiaro se avrà il coraggio di alterare radicalmente gli accordi di Oslo. Tuttavia questa opzione sarà possibile solo se Israele si ritirerà completamente ai confini del 1967 e smantellerà gli insediamenti, in cui attualmente vivono 400.000 persone. Mentre questo può sembrare un tentativo impossibile, occorre ricordare che quando la Francia finalmente cedette il controllo dell'Algeria, riuscì ad evacuare un numero ben più grande di cittadini francesi. La seconda opzione proposta dalla destra estrema è l'espulsione dei palestinesi dalle loro terre attraverso un trasferimento forzato in Giordania, Libano, Siria o Egitto. Questa idea che fino a poco fa era stata emarginata, sta guadagnando un largo consenso tra le forze in essere. I sondaggi indicano che l'Unione Nazionale, un partito di destra che difende espulsione, potrebbe ricevere il 10% dei voti nelle prossime elezioni ed i suoi membri non sono i soli a promuovere questa soluzione. La terza opzione è che Israele si annetta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, dando la piena cittadinanza alla popolazione palestinese, trasformandosi in tal modo in uno stato binazionale piuttosto che in uno stato ebraico. La soluzione che era stata considerata come un tradimento alla lotta per l'auto determinazione, ha recentemente guadagnato legittimità nell'establishment palestinese. Mentre l'opzione di uno stato binazionale è in un senso, la più democratica delle tre, tra gli israeliani è tuttora considerata abominevole non solo dalla destra ma anche dai laburisti e liberali di Meretz. Se il prossimo leader israeliano avrà la meglio sulla crisi attuale dovrà decidere tra l' abbandono dell'idea di uno stato ebraico, l'impiego di una politica usata dai regimi più oscuri (non ultimo il Terzo Reich) o smantellare gli insediamenti e riportare a casa i coloni ebrei. Ciascuna di queste opzioni nega alcuni elementi del progetto sionista, sottolineando che gli insediamenti costituiscono una contraddizione, in quanto stanno distruggendo il progetto per cui sono nati e che li ha sostenuti. Hanno trasformato il sogno sionista in un incubo. http://www.infopalestina.it
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