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Riflessioni per il glt e il seminario sulla nonviolenza, sulla campagna "scelgo la nonviolenza" e sull'attivismo "anti-guerra".
- Subject: Riflessioni per il glt e il seminario sulla nonviolenza, sulla campagna "scelgo la nonviolenza" e sull'attivismo "anti-guerra".
- From: "Filippo Ciardi" <filciar at inwind.it>
- Date: Thu, 26 Sep 2002 13:10:55 +0200
Ciao a tutti. Premessa: cosa fa un piccolo gruppo di Prato. Mi scuso per la poca partecipazione in lista e per non poter essere presente a Ciampino nei prossimi giorni per l'incontro del Glt e per il seminario. Vi faccio un grande augurio perchè tutto riesca nel migliore dei modi, e spero che esperienze di formazione e confronto sulla nonviolenza attiva possano sorgere in modo continuativo anche a livello regionale e locale (che tra l'altro è uno degli obiettivi del seminario di Roma). Questo è quello su cui ci stiamo impegnando qui a Prato, con la costituzione di un gruppo di in-form-azione nonviolenta, che, per ora attraverso alcuni suoi aderenti, è collegato in vari modi anche alla Caritas, al Movimento Nonviolento, al Movimento Internazionale della Riconciliazione, a Pax Christi, Beati i costruttori di pace, alla Rete di Lilliput, alla campagna in difesa della 185/90, banche armate, Anch'io a Kisangani, Osm, corpi civili di pace. Il gruppo nasce dall'evoluzione e dall'allargamento di un piccolo ma attivissimo gruppo di obiettori Caritas in congedo. Ci siamo visti proprio ieri sera, e stiamo iniziando a pensare a cosa fare nei prossimi mesi. Per la riunione del Glt, il seminario nazionale di Ciampino sulla nonviolenza e per una riflessione sull'"attivismo nonviolento". Campagna "scelgo la nonviolenza". Sicuramente qui a Prato prenderemo in considerazione la campagna "scelgo la nonviolenza", di cui ho ricevuto copia della guida da Paolo Candelari proprio stanotte e di cui parleremo nella nostra prossima riunione. Credo che per ora sia stato fatto un buon lavoro e di questo ringrazio gli amici del Mir/Mn di Torino. Se devo dare un contributo alla scelta delle priorità del Glt-nonviolenza, e non solo ad esso, penso che sia questa la campagna di riferimento su cui la Rete di Lilliput, i movimenti per la pace, le associazioni, gli enti religiosi, i circoli, ecc... dovrebbero impegnarsi, se credono o vogliono cominciare a credere nella noviolenza. Con questa campagna si fa una scelta di pace ben precisa, salviamo ed estendiamo il senso dell'obiezione di coscienza a cui personalmente tengo molto, e si fornisce un quadro sistematico di opzioni di nonviolenza attiva tra cui ogni cittadino può trovare qualcosa che fa per lui. Quello che mi piace è il senso dell'iniziativa, che oltre alla scelta nonviolenta di fondo, tenta di fornire degli esempi di azioni concrete da praticare, in modo che non ci siano più incertezze da parte nostra su cosa proporre di costruttivo alle persone, e che da parte loro non possa essere più contestato che non ci sono alternative o che queste sono solo piccole cose perchè scollegate tra loro. Se praticate da molti, certo queste scelte di nonviolenza attiva porterebbero ad incidere davvero nella società (oltre che su noi stessi). Con questa campagna riusciremmo finalmente anche a "contarci" e a "contare", cosa non da poco. Aldilà dei numeri però servono adesioni convinte ed anche tra persone non appartenenti al tradizionale circuito dei nonviolenti, perchè solo così l'iniziativa potrà avere successo. Perciò serve l'impegno nella diffusione a livello locale, e, aldilà anche di dichiarazioni e scelte ufficiali, cogliere l'occasione della campagna per una generale autoformazione e la formazione alla pace nelle nostre città. La guerra: che fare? - Intanto la campagna "scelgo la nonviolenza" capita proprio in un momento appropriato. Se diffondessimo questa, che tra l'altro contiene al suo interno ad esempio l'opzione di adesione alla campagna "non taglio la corda..", sarebbe già molto. Si potrebbe semplicemente allegare alla dichiarazione standard di obiezione da spedire al presidente della repubblica e al presidente del consiglio una lettera personale dei cittadini aderenti alla campagna che faccia specifica menzione del possibile attacco all'Iraq ed alla situazione Israelo-Palestinese. - Per quanto riguarda gli eventuali altri appelli da firmare contro la guerra in Iraq, credo non sia necessario avere un appello unico per tutta l'Italia, nè affannarsi ad avere un appello diverso per ogni associazione o rete. L'importante è che tutti contengano un rifiuto di tutte le guerre e le azioni militari per la risoluzione o la prevenzione di conflitti in atto o minacciati, una scelta chiara per la nonviolenza, e che ci sia la possibilità di coordinamento fra i promotori degli appelli, in modo ad esempio da sapere e far sapere alla gente quanti Italiani si sono dichiarati apertamente contrari alla guerra con stile nonviolento. Effettivamente resta la questione: aderiamo a tutti, o solo a qualcuno? Credo che il criterio sia quello di aderire a quelli che rispecchiano la nostra posizione, se non ce n'è uno largamente condiviso a livello italiano. In una recente mail Sergio Colombo ha compilato una lista di appelli da prendere in considerazione. - Anche se non riuscissimo a fermare l'attacco, sarebbe importante informare sulla situazione che ci sta dietro, senza, come a volte accade, sostenere tesi preconcette per preoccuparsi solo dopo di trovare i fatti che le giustificano, ma partendo invece da un'informazione corretta che possa far pensare anche autonomamente i cittadini che ci sono buone ragioni per non appoggiare l'eventuale intervento armato, per poi spiegare noi le nostre motivazioni che spingono a rifiutarlo. - Se si propongono azioni, sarebbe preferibile non convocare manifestazioni nazionali con concentramento in un unica città, ma ad esempio proporre una data (magari legata a qualche fatto significativo) o una settimana nella quale impegnarsi a livello locale, ed in contemporanea in tutta Italia, con le azioni e le modalità che sono ritenute più opportune localmente da singoli nodi, gruppi nonviolenti, associazioni, parrocchie, ecc... Su questo punto, in occasione dell'attacco all'Afghanistan e dell'inasprirsi della crisi in Medio Oriente, tra le altre cose nell'autunno scorso a Prato montammo una tenda della pace dove realizzammo un digiuno a staffetta e tentammo di parlare con i passanti. Questo può essere solo uno dei tanti modi per unire la presa di coscienza personale alla sensibilizzazione sul territorio. - Sarebbe utile collegarsi con i movimenti per la pace internazionali, in particolare americani, che sono anche una ricca fonte di informazione. Prima dell'intervento in Afghanistan, aderii ad un'appello telematico di un'organizzazione americana che chiedeva di non attaccare, e l'appello ebbe diverse centinaia di migliaia di adesioni. Se riusciamo a muoverci per tempo, potremmo garantire ai pacifisti americani un'appoggio (seppur ideale) più ampio, questa volta, senza la pretesa che Bush ci ripensi, ma almeno per provare a far calare un po' di consensi...Oltretutto questa organizzazione da allora mi spedisce regolarmente un bollettino telematico ricco di spunti ed informazioni preziose. Un elenco di siti internet di movimenti americani è presente ad esempio sul numero 39 di Vita, in edicola fino ad oggi (e credo anche sulla versione on-line del settimanale). Un saluto di pace a tutti. Filippo Ciardi.
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