Riflessioni per il glt e il seminario sulla nonviolenza, sulla campagna "scelgo la nonviolenza" e sull'attivismo "anti-guerra".



Ciao a tutti.
Premessa: cosa fa un piccolo gruppo di Prato.
Mi scuso per la poca partecipazione in lista e per non poter essere
presente a Ciampino nei prossimi giorni per l'incontro del Glt e per il
seminario. Vi faccio un grande augurio perchè tutto riesca nel migliore dei
modi, e spero che esperienze di formazione e confronto sulla nonviolenza
attiva possano sorgere in modo continuativo anche a livello regionale e
locale (che tra l'altro è uno degli obiettivi del seminario di Roma).
Questo è quello su cui ci stiamo impegnando qui a Prato, con la
costituzione di un gruppo di in-form-azione nonviolenta, che, per ora
attraverso alcuni suoi aderenti, è collegato in vari modi anche alla
Caritas, al Movimento Nonviolento, al Movimento Internazionale della
Riconciliazione, a Pax Christi, Beati i costruttori di pace, alla Rete di
Lilliput, alla campagna in difesa della 185/90, banche armate, Anch'io a
Kisangani, Osm, corpi civili di pace. Il gruppo nasce dall'evoluzione e
dall'allargamento di un piccolo ma attivissimo gruppo di obiettori Caritas
in congedo. Ci siamo visti proprio ieri sera, e stiamo iniziando a pensare
a cosa fare nei prossimi mesi.
Per la riunione del Glt, il seminario nazionale di Ciampino sulla
nonviolenza e per una riflessione sull'"attivismo nonviolento".
Campagna "scelgo la nonviolenza".
Sicuramente qui a Prato prenderemo in considerazione la campagna "scelgo la
nonviolenza", di cui ho ricevuto copia della guida da Paolo Candelari
proprio stanotte e di cui parleremo nella nostra prossima riunione. Credo
che per ora sia stato fatto un buon lavoro e di questo ringrazio gli amici
del Mir/Mn di Torino. Se devo dare un contributo alla scelta delle priorità
del Glt-nonviolenza, e non solo ad esso, penso che sia questa la campagna
di riferimento su cui la Rete di Lilliput, i movimenti per la pace, le
associazioni, gli enti religiosi, i circoli, ecc... dovrebbero impegnarsi,
se credono o vogliono cominciare a credere nella noviolenza. Con questa
campagna si fa una scelta di pace ben precisa, salviamo ed estendiamo il
senso dell'obiezione di coscienza a cui personalmente tengo molto, e si
fornisce un quadro sistematico di opzioni di nonviolenza attiva tra cui
ogni cittadino può trovare qualcosa che fa per lui. Quello che mi piace è
il senso dell'iniziativa, che oltre alla scelta nonviolenta di fondo, tenta
di fornire degli esempi di azioni concrete da praticare, in modo che non ci
siano più incertezze da parte nostra su cosa proporre di costruttivo alle
persone, e che da parte loro non possa essere più contestato che non ci
sono alternative o che queste sono solo piccole cose perchè scollegate tra
loro. Se praticate da molti, certo queste scelte di nonviolenza attiva
porterebbero ad incidere davvero nella società (oltre che su noi stessi).
Con questa campagna riusciremmo finalmente anche a "contarci" e a
"contare", cosa non da poco. Aldilà dei numeri però servono adesioni
convinte ed anche tra persone non appartenenti al tradizionale circuito dei
nonviolenti, perchè solo così l'iniziativa potrà avere successo. Perciò
serve l'impegno nella diffusione a livello locale, e, aldilà anche di
dichiarazioni e scelte ufficiali, cogliere l'occasione della campagna per
una generale autoformazione e la formazione alla pace nelle nostre città.

La guerra: che fare?

- Intanto la campagna "scelgo la nonviolenza" capita proprio in un momento
appropriato. Se         diffondessimo questa, che tra l'altro contiene al
suo interno ad esempio l'opzione di adesione alla campagna "non taglio la
corda..", sarebbe già molto. Si potrebbe semplicemente allegare alla
dichiarazione standard di obiezione da spedire al presidente della
repubblica e al presidente del consiglio una lettera personale dei
cittadini aderenti alla campagna che faccia specifica menzione del
possibile attacco all'Iraq ed alla situazione Israelo-Palestinese.

- Per quanto riguarda gli eventuali altri appelli da firmare contro la
guerra in Iraq, credo non sia necessario avere un appello unico per tutta
l'Italia, nè affannarsi ad avere un appello diverso per ogni associazione o
rete. L'importante è che tutti contengano un rifiuto di tutte le guerre e
le azioni militari per la risoluzione o la prevenzione di conflitti in atto
o minacciati, una scelta chiara per la nonviolenza, e che ci sia la
possibilità di coordinamento fra i promotori degli appelli, in modo ad
esempio da sapere e far sapere alla gente quanti Italiani si sono
dichiarati apertamente contrari alla guerra con stile nonviolento.
Effettivamente resta la questione: aderiamo a tutti, o solo a qualcuno?
Credo che il criterio sia quello di aderire a quelli che rispecchiano la
nostra posizione, se non ce n'è uno largamente condiviso a livello
italiano. In una recente mail Sergio Colombo ha compilato una lista di
appelli da prendere in considerazione.

- Anche se non riuscissimo a fermare l'attacco, sarebbe importante
informare sulla situazione che ci sta dietro, senza, come a volte accade,
sostenere tesi preconcette per preoccuparsi solo dopo di trovare i fatti
che le giustificano, ma partendo invece da un'informazione corretta che
possa far pensare anche autonomamente i cittadini che ci sono buone ragioni
per non appoggiare l'eventuale intervento armato, per poi spiegare noi le
nostre motivazioni che spingono a rifiutarlo.

- Se si propongono azioni, sarebbe preferibile non convocare manifestazioni
nazionali con concentramento in un unica città, ma ad esempio proporre una
data (magari legata a qualche fatto significativo) o una settimana nella
quale impegnarsi a livello locale, ed in contemporanea in tutta Italia, con
le azioni e le modalità che sono ritenute più opportune localmente da
singoli nodi, gruppi nonviolenti, associazioni, parrocchie, ecc... Su
questo punto, in occasione dell'attacco all'Afghanistan e dell'inasprirsi
della crisi in Medio Oriente, tra le altre cose nell'autunno scorso a Prato
montammo una tenda della pace dove realizzammo un digiuno a staffetta e
tentammo di parlare con i passanti. Questo può essere solo uno dei tanti
modi per unire la presa di coscienza personale alla sensibilizzazione sul
territorio.

- Sarebbe utile collegarsi con i movimenti per la pace internazionali, in
particolare americani, che sono anche una ricca fonte di informazione.
Prima dell'intervento in Afghanistan, aderii ad un'appello telematico di
un'organizzazione americana che chiedeva di non attaccare, e l'appello ebbe
diverse centinaia di migliaia di adesioni. Se riusciamo a muoverci per
tempo, potremmo garantire ai pacifisti americani un'appoggio (seppur
ideale) più ampio, questa volta, senza la pretesa che Bush ci ripensi, ma
almeno per provare a far calare un po' di consensi...Oltretutto questa
organizzazione da allora mi spedisce regolarmente un bollettino telematico
ricco di spunti ed informazioni preziose. Un elenco di siti internet di
movimenti americani è presente ad esempio sul numero 39 di Vita, in edicola
fino ad oggi (e credo anche sulla versione on-line del settimanale).

Un saluto di pace a tutti.

Filippo Ciardi.