In questi ultimi giorni si sta giocando una partita a scacchi di quelle 
interminabili, di quelle in cui si gioca bene d’attacco e di difesa. Lo scenario 
internazionale,poi,  rende più difficile il gioco con le sue dure regole, 
approvate da tutti. Bush muove la regina (la signora guerra) in scacco al “re” o 
meglio al  “rais” e l’avversario si difende con i suoi alfieri, lasciando 
apparentemente libero il passaggio dei pedoni. Per ore ed ore, giorni, il 
susseguirsi dei movimenti di gioco sembra identico.
Ma nel frattempo i ritmi 
si fanno sempre più incalzanti. Bush vuole abolire le regole di gioco imposte 
dall’Onu, imitando lo stile del suo nemico, ma “quasi” tutto il mondo è lì a 
dirgli di non prendere iniziative personali!
Le porte dell’Iraq nei confronti 
degli ispettori, che dovrebbero assicurare al mondo l’assenza di armi nucleari, 
si aprono e si chiudono come sbattute dal vento.
Sembra davvero di assistere 
ad un gioco per adulti, di un certo rango però, accecati da odio e potere e 
mettiamoci assetati di profitto, perchè quando si intavolano minacce di guerra è 
così scontato che il seme generatore sia “il profitto”.
Il giudice di gara, 
l’Onu, rischia di avere meno potere di uno dei due avversari e questo ci deve 
indurre a pensare a tutto il resto… 11 settembre compreso. Se gli Usa dovessero 
attaccare senza il consenso delle Nazioni Unite, il mito americano crollerebbe 
del tutto, il mito del sale in zucca. Innanzi ad un mondo intero cosciente che 
tutti i popoli si muovono inevitabilmente verso un unico destino c’è da pensare 
che si stia per compiere un evento “anacronista”, del tutto fuori dal contesto 
culturale attuale…globalizzazione e dintorni!
La Chiesa lo sta ripetendo da 
vari pulpiti. La Conferenza Episcopale Americana scrive lettere di dissenso a 
Bush ed il Papa vede spiragli di Pace ma quando a decidere è il più potente del 
Mondo, le questioni si complicano notevolmente.
Mi piace,in questo contesto, 
pensare ai tanti bambini iracheni che giocano nella povertà, ai padri di 
famiglia che lavorano un giornata intera per sostenere se pur miseramente la 
propria famiglia, alle tante madri a cui i propri figli verranno strappati dalla 
cieca falce della violenza.
E’ giusto che a pagare l’estratto conto della 
“guerra” siano sempre i più deboli, i più indifesi? E’ gente che da anni paga 
già le spese di una guerra più sottile, quella dell’embargo.
Riflettiamoci 
tutti insieme e poi cerchiamo  di sforzarci di trovare soluzioni che 
partano dal basso del nostro essere uomini semplici convinti che nel dubbio sia 
sempre meglio morire da "martiri della Pace" e non da "signori della 
Guerra".
 
 
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M. Cannone
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