Berretti bianchi in Palestina



Cari amici, spero che abbiate fatto tutti un po' di vacanza e siate in
perfetta forma. Io sono rientrato appena ieri e mi sono rimesso al lavoro.
Vi informo che i nostri due berretti Francesco Andreini e Donato Simone
sono rientrati da alcuni giorni dalla Palestina. Purtroppo, non sono
riusciti ad inviare posta da là per varie ragioni. Francesco sta lavorando
ad una relazione che vi farò avere a puntate. Vi invio la prima parte in
allegato. Ricordo, solo per gli interessati, che il nostro Consiglio
Nazionale è fissato per il giorno 15 settembre 2002 a Firenze. Un caro
saluto a tutti, silvano.




7 agosto mercoledì
Arrivo a Roma con un certo anticipo ma c'e' gia' la coda per il check-in; i
servizi di sicurezza interrogano tutti e fanno mille domande: quando hai
deciso di partire, chi ha preparato i bagagli, perche' hai deciso di andare
in Israele, non hai paura di andare in questo periodo, dove andrai, hai
prenotato etc. Il fatto di aver ascoltato il viaggiatore davanti a me mi ha
aiutato a prepararmi e così il primo interrogatorio non e' stato difficile,
emotivamente intendo. La persona davanti a me era argentina, e argentini
saranno almeno il 40% dei passeggeri dell'aereo, compresa la famiglia con 5
bambini che si trova vicino a me e a Donato. Non riusciamo a chiudere
occhio per tutto il viaggio e così quando arriviamo a Tel Aviv siamo già un
po' provati: sono le 2 di notte e ci aspettano altre domande, anzi le
stesse, ma questa volta in inglese. La signora che e' capitata a me e'
durissima e non crede neppure per un attimo al mio dichiarato
pellegrinaggio; piu' morbida la ragazza che segue, ma prima di darmi il via
libera si consulta con un "capo" che osserva da qualche metro di distanza.
Con Donato avevamo deciso di aspettarci per tre ore dopo l'atterraggio, ma
avendolo visto passare prima di me e non trovandolo all'uscita dopo un'ora
mi avvicino agli "sherut" che portano a Gerusalemme e parto. Scendo a Porta
Nuova, come concordato, ma non so dove andare, così entrato nella città
vecchia dopo poco incontro l'hotel Casa Nova, aperto alle 5 del mattino, e
decido di prendere una stanza per riposare. Lascio il telefono acceso e mi
addormento.
9 agosto
Mi sveglio intorno alle 9 e chiamo Donato: ha passato le maglie dei servizi
prima di me, ma avendo perduto i bagagli e' rimasto in aeroporto piu' a
lungo; adesso alloggia al Faisal, presso la porta di Damasco dove decidiamo
di incontrarci. Qui riusciamo a parlare con Nour, che ci da appuntamento
per il giorno successivo alle 9 per andare a Ramallah, dove sembra ci sia
piu' richiesta di volontari; all'appuntamento ci saranno anche altre tre
persone. Passiamo il resto della giornata a Gerusalemme, incontrando anche
altri "internazionali" tra cui alcuni italiani di Indymedia. A sera usciamo
con Stefano e facciamo un giro per la città vecchia: il muro del Pianto e'
molto affollato.
10 agosto venerdì
Alle 9 incontriamo Nour ed Elisabetta alla stazione dei taxi presso la
porta di Damasco; siamo solo in tre ma andiamo ugualmente a Ramallah. La
città si trova a una ventina di chilometri da Gerusalemme ma per arrivarci
occorre cambiare mezzo di trasporto a causa del posto di blocco di
Kalandia. A Kalandia si passa uno alla volta e anche noi ci mettiamo in
fila. C'e' un lungo tratto poi da percorrere a piedi e lungo questo tratto
una signora ci chiede di affrettarci per aiutare dall'altra parte un
giovane che deve andare all'universita' di Bir Zeit e che e' stato fermato.
Quando arriviamo pero' nessuno e' fermato. Chiediamo spiegazioni ad un
ragazzo che ha superato da poco il blocco: il giovane studente era lui e
quando i soldati ci hanno visto arrivare hanno deciso di non insistere con
i loro "giochi" nei confronti dei palestinesi. Prendiamo un taxi per andare
a Ramallah dove abbiamo un appuntamento al Medical Relief Center, ma il
tassista si sbaglia e ci porta al Palestinian Agriculture Relief Center. La
città' e' deserta a causa del coprifuoco e anche al PARC tutti dormono.
Salgo al quinto piano e finalmente qualcuno ci apre. Al quinto piano si
trova uno studio televisivo di una TV indipendente; ci offrono del te' e ci
fanno vedere dei filmati sui fatti piu' salienti di Ramallah; e' qui che
hanno fatto saltare le carceri, il centro di diffusione radio e TV e gran
parte del quartier generale di Arafat. I nostri ospiti hanno chiamato il
Medical Relief Center e appena possibile ci verranno a prendere; nel
frattempo conversiamo con Muhammed del centro TV e con Abu "Castro" del
Parc e scopriamo che nonostante le perentorie dichiarazioni del nostro
presidente del Consiglio il comunismo non e' ancora morto neppure in
Palestina. Finalmente arriva una ambulanza e ci trasferiamo al Health
Development Information and Policies diretto dal dottor Moustafa Barghouti,
a due passi dal M.R.C. Ci accolgono il dr. Khaled Haifi e il dr. Muhammar.
Ci chiedono di presentarci e diciamo loro dei Berretti Bianchi e del
perche' ci siamo recati in Palestina. Poi il dr. Khaled ci avverte della
sensazione che potremmo provare di qui in avanti: non servire a nulla. Il
fatto pero' di trovarci qui a condividere le loro condizioni di vita e di
poter raccontare quello vediamo con i nostri occhi e' di per se' un
aiutoimportante. Il dr. Khaled aggiunge poi che gli israeliani sanno che
ogni volta che fanno del male agli altri saranno anche loro a subirne le
conseguenze. Infine ci chiede di diffondere la notizia di una grande
mobilitazione in coincidenza della prossima raccolta delle olive: le olive
sono uno dei prodotti piu' importanti della Palestina, molti uliveti si
trovano a ridosso degli insediamenti abusivi dei coloni e non mancheranno
provocazioni; la presenza di "internazionali" sarà percio' molto
importante. Usciamo dalla sede dell'H.D.I.P. (Health Develop. Inf. &
Policies) e ci dirigiamo a piedi nel vicino centro del Medical Relief, dove
troviamo il dr. Mohammed Skafi. Qui troviamo altri volontari (tre
statunitensi ed un palestinese) che ci offrono l'ennesimo te'. Dedichiamo
il resto della giornata alla pulizia delle stanze che ci hanno messo a
disposizione per la notte. Sono state ristrutturate recentemente perche'
erano state fortemente danneggiate dai bombardamenti dell'esercito
israeliano e la polvere non manca. Piu' tardi ci chiedono di accompagnare
l'ambulanza in un giro di ricognizione; passiamo vicino ad un campo
profughi, dove e' in corso una manifestazione di protesta; l'esercito si
prepara ad intervenire e quindi ci obbligano a cambiare percorso; per
fortuna sapremo che non ci sono state conseguenze. Quando rientriamo al
Centro troviamo delle buste di plastica con la cena pronta.
11 agosto sabato
Quando ci svegliamo troviamo un vassoio di dolci palestinesi e un biglietto
di Alberta, una compagna che vive a Ramallah dallo scorso aprile. Abbiamo
un appuntamento per le 8 e 30 per la visita agli altri centri medici di
Ramallah. Anche oggi il percorso che dobbiamo compiere e' condizionato
dalla presenza dei tanks. Visitiamo un centro per le malattie
cardiovascolari molto ben attrezzato: ha una clinica mobile per assistere
la popolazione dei villaggi e la sua attività e' iniziata da 3 anni. E'
chiaro che da due anni l'attività della clinica mobile si e' molto
complicata e deve essere continuamente riprogrammata in base alla
possibilità di spostamento concessa dai militari. Ci trasferiamo poi ad un
altro centro e lungo il percorso incontriamo il centro di diffusione radio
e TV distrutto dall'esercito e la prigione di Ramallah, bombardata
anch'essa e distrutta. Il secondo centro medico che visitiamo e' dedicato
alle cure oftalmiche, e porta anch'esso segni di spari; adesso e'
restaurato ma anche in questo edificio sono entrati sfondando una parete.
Un'altra struttura sanitaria che visitiamo e' dedicata alla cura di
handicap di vario genere. Vi lavorano 4 dipendenti e nell'ultimo anno hanno
fornito 1200 prestazioni. Ci dicono di quanto sia importante l'approccio
con i familiari degli assistiti: se non si riesce a creare una relazione di
fiducia reciproca tra operatori ed assistiti qualunque supporto venga
fornito non avrà alcuna efficiacia; sul tavolo della stanza delle riunioni
ci sono disegni dei ragazzi assistiti e tre pezzi della lapide che i
palestinesi avevano posto sul luogo della morte di Ciriello, distrutta
dall'esercito israeliano. Nell'ultimo Centro che visitiamo troviamo il
dottor Skafi: ci racconta che in questo centro, che e' anche sede del
pronto intervento, si svolgono attività di formazione (ad oggi 20.000
persone hanno seguito il corso) ed e' anche sede di un centro giovanile;
qui si organizzano attività di volontariato di vario genere, compresa la
pulizia di locali e strade. Si svolgono anche corsi di preparazione
politica e sociale, si parla di diritti umani e di democrazia. Andiamo a
mangiare Kebab e Felafel in un locale tipico e alle 15 e 30 siamo pronti
per la manifestazione programmata: la pulizia delle strade cittadine: con
noi tanti giovani e 4 anziani con i carretti per raccogliere l'immondizia.
C'e' anche Mustafa Barghouti, noto leader della sinistra palestinese che ci
vuole stringere la mano. La stampa registra e il giorno successivo ci
diranno che la notizia era sui quotidiani palestinesi. Alle 18 inizia il
coprifuoco e torniamo a "casa" sporchi e sudati.
Francesco Andreini-volontario berretti bianchi
Associazione Costruzione Pace-ONLUS
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