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Berretti bianchi in Palestina
- Subject: Berretti bianchi in Palestina
- From: "Silvano Tartarini" <bebitartari at bcc.tin.it>
- Date: Thu, 29 Aug 2002 13:24:23 +0200
Cari amici, spero che abbiate fatto tutti un po' di vacanza e siate in perfetta forma. Io sono rientrato appena ieri e mi sono rimesso al lavoro. Vi informo che i nostri due berretti Francesco Andreini e Donato Simone sono rientrati da alcuni giorni dalla Palestina. Purtroppo, non sono riusciti ad inviare posta da là per varie ragioni. Francesco sta lavorando ad una relazione che vi farò avere a puntate. Vi invio la prima parte in allegato. Ricordo, solo per gli interessati, che il nostro Consiglio Nazionale è fissato per il giorno 15 settembre 2002 a Firenze. Un caro saluto a tutti, silvano. 7 agosto mercoledì Arrivo a Roma con un certo anticipo ma c'e' gia' la coda per il check-in; i servizi di sicurezza interrogano tutti e fanno mille domande: quando hai deciso di partire, chi ha preparato i bagagli, perche' hai deciso di andare in Israele, non hai paura di andare in questo periodo, dove andrai, hai prenotato etc. Il fatto di aver ascoltato il viaggiatore davanti a me mi ha aiutato a prepararmi e così il primo interrogatorio non e' stato difficile, emotivamente intendo. La persona davanti a me era argentina, e argentini saranno almeno il 40% dei passeggeri dell'aereo, compresa la famiglia con 5 bambini che si trova vicino a me e a Donato. Non riusciamo a chiudere occhio per tutto il viaggio e così quando arriviamo a Tel Aviv siamo già un po' provati: sono le 2 di notte e ci aspettano altre domande, anzi le stesse, ma questa volta in inglese. La signora che e' capitata a me e' durissima e non crede neppure per un attimo al mio dichiarato pellegrinaggio; piu' morbida la ragazza che segue, ma prima di darmi il via libera si consulta con un "capo" che osserva da qualche metro di distanza. Con Donato avevamo deciso di aspettarci per tre ore dopo l'atterraggio, ma avendolo visto passare prima di me e non trovandolo all'uscita dopo un'ora mi avvicino agli "sherut" che portano a Gerusalemme e parto. Scendo a Porta Nuova, come concordato, ma non so dove andare, così entrato nella città vecchia dopo poco incontro l'hotel Casa Nova, aperto alle 5 del mattino, e decido di prendere una stanza per riposare. Lascio il telefono acceso e mi addormento. 9 agosto Mi sveglio intorno alle 9 e chiamo Donato: ha passato le maglie dei servizi prima di me, ma avendo perduto i bagagli e' rimasto in aeroporto piu' a lungo; adesso alloggia al Faisal, presso la porta di Damasco dove decidiamo di incontrarci. Qui riusciamo a parlare con Nour, che ci da appuntamento per il giorno successivo alle 9 per andare a Ramallah, dove sembra ci sia piu' richiesta di volontari; all'appuntamento ci saranno anche altre tre persone. Passiamo il resto della giornata a Gerusalemme, incontrando anche altri "internazionali" tra cui alcuni italiani di Indymedia. A sera usciamo con Stefano e facciamo un giro per la città vecchia: il muro del Pianto e' molto affollato. 10 agosto venerdì Alle 9 incontriamo Nour ed Elisabetta alla stazione dei taxi presso la porta di Damasco; siamo solo in tre ma andiamo ugualmente a Ramallah. La città si trova a una ventina di chilometri da Gerusalemme ma per arrivarci occorre cambiare mezzo di trasporto a causa del posto di blocco di Kalandia. A Kalandia si passa uno alla volta e anche noi ci mettiamo in fila. C'e' un lungo tratto poi da percorrere a piedi e lungo questo tratto una signora ci chiede di affrettarci per aiutare dall'altra parte un giovane che deve andare all'universita' di Bir Zeit e che e' stato fermato. Quando arriviamo pero' nessuno e' fermato. Chiediamo spiegazioni ad un ragazzo che ha superato da poco il blocco: il giovane studente era lui e quando i soldati ci hanno visto arrivare hanno deciso di non insistere con i loro "giochi" nei confronti dei palestinesi. Prendiamo un taxi per andare a Ramallah dove abbiamo un appuntamento al Medical Relief Center, ma il tassista si sbaglia e ci porta al Palestinian Agriculture Relief Center. La città' e' deserta a causa del coprifuoco e anche al PARC tutti dormono. Salgo al quinto piano e finalmente qualcuno ci apre. Al quinto piano si trova uno studio televisivo di una TV indipendente; ci offrono del te' e ci fanno vedere dei filmati sui fatti piu' salienti di Ramallah; e' qui che hanno fatto saltare le carceri, il centro di diffusione radio e TV e gran parte del quartier generale di Arafat. I nostri ospiti hanno chiamato il Medical Relief Center e appena possibile ci verranno a prendere; nel frattempo conversiamo con Muhammed del centro TV e con Abu "Castro" del Parc e scopriamo che nonostante le perentorie dichiarazioni del nostro presidente del Consiglio il comunismo non e' ancora morto neppure in Palestina. Finalmente arriva una ambulanza e ci trasferiamo al Health Development Information and Policies diretto dal dottor Moustafa Barghouti, a due passi dal M.R.C. Ci accolgono il dr. Khaled Haifi e il dr. Muhammar. Ci chiedono di presentarci e diciamo loro dei Berretti Bianchi e del perche' ci siamo recati in Palestina. Poi il dr. Khaled ci avverte della sensazione che potremmo provare di qui in avanti: non servire a nulla. Il fatto pero' di trovarci qui a condividere le loro condizioni di vita e di poter raccontare quello vediamo con i nostri occhi e' di per se' un aiutoimportante. Il dr. Khaled aggiunge poi che gli israeliani sanno che ogni volta che fanno del male agli altri saranno anche loro a subirne le conseguenze. Infine ci chiede di diffondere la notizia di una grande mobilitazione in coincidenza della prossima raccolta delle olive: le olive sono uno dei prodotti piu' importanti della Palestina, molti uliveti si trovano a ridosso degli insediamenti abusivi dei coloni e non mancheranno provocazioni; la presenza di "internazionali" sarà percio' molto importante. Usciamo dalla sede dell'H.D.I.P. (Health Develop. Inf. & Policies) e ci dirigiamo a piedi nel vicino centro del Medical Relief, dove troviamo il dr. Mohammed Skafi. Qui troviamo altri volontari (tre statunitensi ed un palestinese) che ci offrono l'ennesimo te'. Dedichiamo il resto della giornata alla pulizia delle stanze che ci hanno messo a disposizione per la notte. Sono state ristrutturate recentemente perche' erano state fortemente danneggiate dai bombardamenti dell'esercito israeliano e la polvere non manca. Piu' tardi ci chiedono di accompagnare l'ambulanza in un giro di ricognizione; passiamo vicino ad un campo profughi, dove e' in corso una manifestazione di protesta; l'esercito si prepara ad intervenire e quindi ci obbligano a cambiare percorso; per fortuna sapremo che non ci sono state conseguenze. Quando rientriamo al Centro troviamo delle buste di plastica con la cena pronta. 11 agosto sabato Quando ci svegliamo troviamo un vassoio di dolci palestinesi e un biglietto di Alberta, una compagna che vive a Ramallah dallo scorso aprile. Abbiamo un appuntamento per le 8 e 30 per la visita agli altri centri medici di Ramallah. Anche oggi il percorso che dobbiamo compiere e' condizionato dalla presenza dei tanks. Visitiamo un centro per le malattie cardiovascolari molto ben attrezzato: ha una clinica mobile per assistere la popolazione dei villaggi e la sua attività e' iniziata da 3 anni. E' chiaro che da due anni l'attività della clinica mobile si e' molto complicata e deve essere continuamente riprogrammata in base alla possibilità di spostamento concessa dai militari. Ci trasferiamo poi ad un altro centro e lungo il percorso incontriamo il centro di diffusione radio e TV distrutto dall'esercito e la prigione di Ramallah, bombardata anch'essa e distrutta. Il secondo centro medico che visitiamo e' dedicato alle cure oftalmiche, e porta anch'esso segni di spari; adesso e' restaurato ma anche in questo edificio sono entrati sfondando una parete. Un'altra struttura sanitaria che visitiamo e' dedicata alla cura di handicap di vario genere. Vi lavorano 4 dipendenti e nell'ultimo anno hanno fornito 1200 prestazioni. Ci dicono di quanto sia importante l'approccio con i familiari degli assistiti: se non si riesce a creare una relazione di fiducia reciproca tra operatori ed assistiti qualunque supporto venga fornito non avrà alcuna efficiacia; sul tavolo della stanza delle riunioni ci sono disegni dei ragazzi assistiti e tre pezzi della lapide che i palestinesi avevano posto sul luogo della morte di Ciriello, distrutta dall'esercito israeliano. Nell'ultimo Centro che visitiamo troviamo il dottor Skafi: ci racconta che in questo centro, che e' anche sede del pronto intervento, si svolgono attività di formazione (ad oggi 20.000 persone hanno seguito il corso) ed e' anche sede di un centro giovanile; qui si organizzano attività di volontariato di vario genere, compresa la pulizia di locali e strade. Si svolgono anche corsi di preparazione politica e sociale, si parla di diritti umani e di democrazia. Andiamo a mangiare Kebab e Felafel in un locale tipico e alle 15 e 30 siamo pronti per la manifestazione programmata: la pulizia delle strade cittadine: con noi tanti giovani e 4 anziani con i carretti per raccogliere l'immondizia. C'e' anche Mustafa Barghouti, noto leader della sinistra palestinese che ci vuole stringere la mano. La stampa registra e il giorno successivo ci diranno che la notizia era sui quotidiani palestinesi. Alle 18 inizia il coprifuoco e torniamo a "casa" sporchi e sudati. Francesco Andreini-volontario berretti bianchi Associazione Costruzione Pace-ONLUS Sede Legale: c/o ARCI- Via Giorgi 3-CARRARA C.F. 91019360451 E-mail:bebitartari at bcc.tin.it Internet:http://www.peacelink.it/users/berrettibianchi c.c.postale N.21024567 intestato: Associazione Berretti Bianchi Onlus Via F. Carrara 209-55042 Forte dei Marmi (LU) Fax 0584/735682-cell. 0335-7660623 Per annullare l'iscrizione a questo gruppo, manda una mail all'indirizzo: bebitartari at bcc.tin.it
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