Una conversazione con Justin Podur a Gaza



Justin Podur, Cynthia Peters

Z-Net


Parlami di Gaza.

Durante le primissime ore qui a Gaza, proprio dopo aver attraversato il
posto di blocco di Erez, ho attraversato un boschetto di aranci che dei
buldozer corazzati israeliani stavano radendo al suolo. Abbiamo cominciato a
scattare delle foto a quello che stava succedendo, ma dai carri armati più
vicini hanno sparato in aria per avvertirci di smettere. Siamo tornati il
giorno seguente per esaminare i danni e per parlare con coloro che si
occupavano dell'aranceto - una famiglia che abita in una casa lì accanto.
L'esercito israeliano aveva sparato contro la loro casa e i loro serbatoi
d'acqua. Per tre giorni l'intera famiglia aveva avuto paura di uscire di
casa.



Il posto di blocco di Erez è vicino all'insediamento di Erez. Forse gli
israeliani hanno pensato che l'aranceto poteva fornire una copertura per
qualche tipo di operazione palestinese contro l'insediamento.

I posti di blocco sono spesso vicini agli insediamenti. Sono luoghi di
grandi tragedie così come di sofferenza quotidiana. Pochi giorni fa, il 28
giugno, hanno sparato ad una coppia di nome Lalooh. La loro casa era vicino
ad un posto di blocco. Il marito era uscito per stendere il bucato. I
soldati israeliani gli hanno sparato. Sua moglie è uscita a vedere cosa
stava succedendo, e hanno sparato anche a lei. Lei è morta, lui è ricoverato
in rianimazione.

Un'altra cosa che si nota ai posti di blocco è quali macchine passano
facilmente e quali no. Gli israeliani hanno targhe automobilistiche
arancione. I palestinesi le hanno verdi. A tutti i posti di blocco si vedono
lunghe file di targhe verdi che aspettano per ore mentre le targhe verdi
passano sfrecciando.

Gaza è completamente recintata. E' come se fosse la più grande prigione del
mondo. A ovest c'è il mare. A nord, a sud e a est ci sono recinzioni
metalliche elettrificate. Ai palestinesi non è permesso uscire di qui.
Conosci quel famoso detto secondo cui "E' meglio che dieci persone colpevoli
sfuggano alla giustizia piuttosto che un'innocente soffra"? Bhè, qui hanno
rinchiuso più di un milione di persone innocenti.

Gaza è una terra di 360 chilometri quadrati. Di questi, il 58% è in mano ai
palestinesi; il 42% è nelle mani dei militari israeliani e degli
insediamenti. Nella zona controllata dai palestinesi vi sono 1 milione e 250
mila persone. Nell'area controllata da Israele ci sono solo 4000 persone.
Questo significa che nella loro area i palestinesi sono in circa in 6000 per
chilometro quadrato, mentre nella zona israeliana sono circa in 27 per
chilometro quadrato. Ogni colono ha 226 volte più spazio di ogni palestinese
(non considerando poi la qualità della terra).

L'economia di Gaza è un disastro. Gran parte degli israeliani fanno i
pendolari per lavorare. Ma i palestinesi non possono muoversi. Il loro tasso
di disoccupazione è del 67%. La gente sta sopravvivendo soltanto grazie
all'aiuto reciproco, all'ospitalità, alla carità e ai risparmi, c'è un pò di
agricoltura, ma tutto questo potrà durare solo per qualche tempo. Sono ormai
due anni che la gente di Gaza ha dovuto organizzarsi in questa prigione.

Come se la cava la gente?

La gente perde un sacco di tempo solamente per provare a muoversi. Sulla
strada centrale tra la città di Gaza e il nord c'è un posto di blocco - e
questo rende la strada quasi inutilizzabile per i palestinesi. La gente di
solito prende la strada verso occidente che fa il giro lungo. Ma l'altro
giorno gli israeliani hanno messo un posto di blocco improvvisato anche su
questa strada occidentale, il che significa che la gente deve tornare
indietro, lasciare la macchina da qualche parte e provare a proseguire a
piedi sulla spiaggia. Il prossimo passo, senza dubbio, sarà che l'esercito
israeliano comincerà a pattugliare le spiagge.

Anche le più semplici pratiche quotidiane costituiscono un rischio.

Incredibilmente, la gente continua a trovare dei modi per vivere la propria
vita. Ho avuto occasione recentemente di visitare un istituto d'arte, dove
ho visto persone che facevano sculture, mobili e dipinti. Hanno poco
materiale, i laureati non sapranno dove andare a lavorare, e gli spostamenti
per andare e tornare dall'istituto sono difficili, ma continuano a
perseverare. Israele sostiene che se dovesse allentare le misure di
sicurezza, aumenterebbe il rischio di attentati suicidi. Ma, come ammettono
anche molti esperti militari, queste misure di sicurezza fanno davvero poco
per prevenire gli attentati. Quello che in ogni caso sappiamo di queste
misure di sicurezza è che impediscono alla gente di dedicarsi all'arte, di
andare a scuola e di vivere la loro vita.

Ho visitato un istituto tecnico dove la situazione era la stessa. Offriva un
alto livello di specializzazione, ma ci sono pochissime prospettive per gli
studenti che ottengono un diploma. Devono rimanere a dormire a scuola per
essere sicuri di poterla frequentare.

Il volontariato internazionale è stato attivo anche a Gaza?

Si. Ti farò un altro esempio di un'azione recente a cui non ho assistito, ma
che altre persone mi hanno raccontato. A Raffa, nella zona sud di Gaza,
un'operazione israeliana condotta con dei buldozer fece dei danni ad una
fognatura lasciandola aperta, e questo stava per diventare un serio problema
per la salute pubblica. Quando degli operai provarono a ripararla, degli
israeliani fecero fuoco su di loro. Chiesero allora ai volontari
internazionali di proteggerli mentre la riparavano - così vennero circa 20
volontari e fecero un anello intorno agli operai permettendogli di riparare
la fognatura. Una piccola vittoria, ma pur sempre una vittoria.

Il ministro della difesa israeliano Binyamin Ben-Eliezer ha ordinato lo
smantellamento di 10 insediamenti "canaglia". E' in qualche modo un gesto
significativo?

Il problema non sono questi insediamenti canaglia - piccole enclavi abusive
costituite da poche persone con delle roulotte. Il problema sono gli
insediamenti approvati da Israele, che utilizzano infrastrutture parallele
completamente separate. I coloni non devono certo preoccuparsi che gli venga
tolta l'acqua o l'elettricità. I loro bisogni e le loro libertà sono
protette dall'apparato militare israeliano. A loro è permesso attraversare i
muri - quelli che sono effettivamente muri per i palestinesi. Il problema è
proprio questa sistematica protezione e cura nei confronti degli
insediamenti sottoposti a sanzioni, che rappresenta quotidianamente un furto
commesso contro i palestinesi, e dà una giustificazione alle forze armate
per il fatto di trovarsi là.

Iniziare a smantellare queste infrastrutture parallele sarebbe un gesto
magnifico.

Cosa significherebbe per Gaza una soluzione che prevede due stati?

Il problema è: come funzionerebbe? Cosa succederebbe a Gaza? La gente di
Gaza sarebbe in grado di spostarsi verso la West bank, e viceversa? Ci
sarebbe qualche sorta di ponte o tunnel? Chi controllerebbe l'accesso? Da
quello che ho visto, la radice di molti problemi è il fatto che la gente non
può spostarsi. Se non vengono aperte delle linee di comunicazione tra le due
aeree che andrebbero a costituire la Palestina, la vita quotidiana sarebbe
ancora considerevolmente misera. Non si possono costruire le due prigioni
più grandi del mondo e poi chiamarle stato, e aspettarsi che questo abbia
qualcosa a che fare con la pace e la giustizia per i palestinesi.

Questa soluzione che prevede due stati non è un piano di pace, se pace
significa tranquillità di spirito e una minima capacità di influire sul
proprio destino.

Qual'è lo scopo di questa intifada?

Il problema è che non c'è un obiettivo da conseguire - né offensivo, né
difensivo. La cosa importante è essere ribelli, mantenere la dignità. Ho
sentito molti giovani, e anche molti bambini, dar voce all'idea che non è
gli rimasto nulla da scegliere se non come morire.

La gente a volte sostiene che mantenere lo stato di occupazione costituisce
un rischio per la sicurezza dello stato di Israele stesso, ma non sono
sicuro che questo sia vero. Sono i civili israeliani che subiscono la
minaccia degli attentati suicidi, non Israele come nazione. La tragedia è
ciò che sta accadendo ai palestinesi. E in qualche modo, questa è anche la
tragedia di Israele. Ciò di cui gli israeliani dovrebbero preoccuparsi non è
cosa gli può succedere, dovrebbero piuttosto chiedersi cosa stanno facendo.

La pacifista israeliana Neta Golan ha chiesto ad un soldato: "Non hai
imparato dalle sofferenze attraverso cui è passata la nostra gente?" Lui le
ha risposto che stava lavorando affinchè gli ebrei non dovessero soffrire
mai più. Il fatto è che proteggendo gli ebrei, gli israeliani stanno
infliggendo sofferenze terribili al popolo palestinese. Ma si tratta di una
sofferenza che gli israeliani hanno la possibilità di fermare.