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19-20/07 Pistoia: GENOVA 01 di Fausto Paravidino Luglio Pistoiese 2002
- Subject: 19-20/07 Pistoia: GENOVA 01 di Fausto Paravidino Luglio Pistoiese 2002
- From: "Ufficio Promozione Associazione Teatrale Pistoiese" <infoticket at pistoiateatri.it>
- Date: Mon, 15 Jul 2002 14:59:16 +0200
Comune di Pistoia Associazione Teatrale Pistoiese LUGLIO PISTOIESE 2002 Chiostro di San Francesco (Piazza S. Francesco, Pistoia) Venerdì 19 e Sabato 20 Luglio 2002, ore 21.30 Associazione Teatrale Pistoiese Teatro del Tempo Presente GENOVA 01 di Fausto Paravidino con Filippo Dini Simone Gandolfo Antonia Truppo Mise en espace di Filippo Dini Fausto Paravidino ha vinto il Premio Ubu 2001 quale miglior nuovo autore teatrale. Nato a Genova nel 1976, ha lavorato nella compagnia di Jurij Ferrini; ha frequentato la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, lavorando poi con Lello Arena e Franco Branciaroli, e per il cinema con Massimo Costa e Pupi Avati. Con un 'suo' gruppo ha messo in scena il testo "Gabriele", scritto con Giampiero Rappa e vincitore della "3a Rassegna della Drammaturgia Emergente" e più volte replicato nel 2000. Nell'ottobre del '99 é andato in scena il suo primo testo, del 1996: "Trinciapollo". Ha scritto anche "2 Fratelli" (1998) con il quale ha vinto il premio "Tondelli" di Riccione teatro. Ha collaborato come sceneggiatore alla soap opera "Caro Domani". Ha scritto insieme a Sabina Guzzanti la sceneggiatura cinematografica del suo ultimo film. Lo scorso autunno il Royal Court Theatre di Londra ha commissionato a Fausto Paravidino un testo sul G8 che non superasse i 15-20 minuti e così è nato "Genova 01"Š "Genova 01" racconta ciò che avvenne a Genova al di fuori della cosiddetta zona rossa durante i giorni del G8. Credo che il teatro non possa mai fungere da mezzo per una semplice narrazione dei fatti (anche se realmente accaduti), ma necessariamente debba rappresentare per l'artista l'unico modo per esprimerli, la loro sublimazione. Rappresentare questo testo, per me è raccontare la lotta antica dell'uomo contro la dittatura, contro qualsiasi forma di dittatura, da quella perpetrata negli scontri di Genova a quella quotidiana, nascosta e apparentemente meno pericolosa dell'uomo contro se stesso. Credo che il G8 si possa riassumere in cinque grandi argomenti, che in "Genova 01" trovano una loro 'sublimazione drammaturgica' nei cinque atti che lo compongono. Quasi ricalcando la struttura dei cinque atti shakespeariani, il primo racconta di come ambo gli eserciti si stanziarono nei rispettivi accampamenti e di come l'uno cantò e ballò in nome di un altro mondo diverso e possibile, portando negli occhi quella luce, quel sole che difficilmente avrebbe visto un tramonto; l'altro osservò con fredda circospezione. Quelle medesime motivazioni, quella stessa smania per la verità, che già da molto tempo ormai hanno reso possibili le imprese più straordinarie in tante parti del mondo, ebbene quei 'sogni' scintillavano ancora negli occhi di quei valorosi all'alba del secondo giorno e per noi secondo atto, ma ben presto ebbero a dover resistere, ebbero a dover chiedere coraggio a se stessi e ai loro cavalieri, che cadevano sotto i colpi della repressione. Questa giornata è la più difficile da raccontare poiché è la più densa di avvenimenti, di orari, di immagini e di smarrimento, di stupore, di paura. Questo è l'atto più propriamente raccontato, più narrato, anche registicamente proprio perché ci sono tanti punti di vista e ognuno di loro necessita una collocazione all'interno di quel caos, che troverà quiete soltanto nel fragore di quei due spari, nel silenzio di quella morte. Il giorno e atto successivo si aprono con il rancore e la paura nel cuore di quelle trecentomila persone che non sono più separate in tanti gruppi come ieri, oggi sono un fiume, un enorme fiume che viene bloccato e fatto straripare. Una giornata che si avvia verso la sera con troppa lentezza, e ancora con pestaggi e violenze. Il quarto atto rappresenta ciò che non poteva essere né atteso né previsto, come la foresta in Macbeth si anima e pare prendere vita, così con lo stesso stupore e terrore credo siano stati accolti i massacratori della Diaz. Di questa notte si sa poco, abbiamo solo un video che ci fa vedere l'arrivo, ma cosa sia effettivamente successo lo sanno solo coloro che erano presenti. Certo abbiamo anche, a testimonianza della tragedia, il sangue, le fratture, le urla di quella notte. Qui la storia sembra sprofondare nella tenebra del mistero, si vede sempre meno, e anche la mente sembra non comprendere più quali siano le logiche che governano l'universo, fino a perdere completamente coscienza nel quinto e ultimo atto (i fatti di Bolzaneto) che completa questo viaggio forse catartico (?) all'interno di ciò che più c'è di oscuro e terrificante nell'animo umano, ovvero il suo istinto al predominio, alla violenza, all'odio. Filippo Dini FILIPPO DINI Frequenta la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova per i primi due anni. Per questo Stabile è in "Amore per amore" di Congreve e "Sir Galvano e il cavaliere verde" di W. Scott, entrambe regie di Anna Laura Messeri. Nel '96 abbandona la Scuola insieme ad altri sette suoi compagni di corso, con i quali mette in scena "Sogno di una notte di mezza estate" diretto da Lello Arena e prodotto dalla Compagnia della Luna di Roma. Insieme ad alcuni di quei disertori dello Stabile (Fausto Paravidino, Giampiero Rappa, Sergio Grossini e Andrea Di Casa), fonda nel '98 il Gloriababbi Teatro; con questa compagnia è in "Gabriele" di G. Rappa e F. Paravidino, diretto da G. Rappa; "Trinciapollo" scritto e diretto da F. Paravidino e una mise en espace di "La malattia della famiglia M" anche scritto e diretto da F. Paravidino. Con la stessa compagnia di attori, ma prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, nel 2000 dirige "2 fratelli" di F. Paravidino. Contemporaneamente a questa attività artistico-produttiva con il Gloriababbi Teatro, lavora in "Miseria e nobiltà" di Scarpetta e "Il malato immaginario" di Moliere, regie di Carlo Croccolo; con il Teatro della Tosse di Genova in "Gli uccelli di Aristofane e altre utopie" scritto e diretto da Tonino Conte; con il Teatro Parioli di Roma è in "Un bel giorno a Santa Stella" scritto da G. Rappa e Lello Arena e diretto da quest'ultimo; "Molto rumore per nulla" di Shakespeare e "Pazzo d'amore" di Shepard, regie di G. Bontempi. Del 2001 è l'incontro con Carlo Cecchi ne "Le nozze" di Cechov ed è successivamente Leonce nel suo "Leonce e Lena" di Buchner, prodotti entrambi dal Teatro Garibaldi di Palermo. Recentemente ha lavorato ne "Il gabbiano" di Cechov, dello Stabile di Firenze, per la regia di Valerio Binasco. Posto unico non numerato: _ 4 Prevendita e info: 0573/99161 e Biglietteria on line su www.pistoiateatri.it
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