Antonello Repetto sotto accusa per VILIPENDIO ALLE FORZE ARMATE



Analisi del caso di Antonello Repetto
attualmente sotto accusa per VILIPENDIO ALLE FORZE ARMATE


Antonello Repetto a Carloforte (Cagliari) aveva affisso un manifesto in cui era disegnato uno scheletro in divisa, scrivendo: "Ragazzi vi mandano al macello, boicottate il nuovo modello di difesa, alla divisa fate una pernacchia!!"

E' legittimo chiedersi: il reato (Codice Rocco di fascista memoria) di "vilipendio delle forze armate italiane" può essere applicato ad un disegno rafficurante una generica divisa militare?

Analizziamo il reato di vilipendio.
Il codice penale prevede una serie una serie di ipotesi criminose a tutela del prestigio dello stato, delle sue istituzioni, dei suoi organi e dei simboli che lo rappresentano. La condotta consiste nei comportamenti di oltraggio, offesa o disprezzo verso l'istituzione oggetto di tutela. Reato integrato solo da quelli gravemente offensivi delle istituzioni, non da quelli effettuati nel legittimo esercizio di libera manifestazione del pensiero. Il vilipendio può essere realizzato in qualsiasi forma (parole, gesti, disegni, scritti, ecc.), deve avere la caratteristica della pubblicità (stampa, luogo pubblico o aperto al pubblico, ecc.) e deve essere compiuto con coscienza e volontà.

Il vilipendio delle Forze armate italiane (cp 290) come pure il vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni; le Forze armate devono essere offese nel loro complesso e non commetterà quindi questo reato chi vilipende un ufficiale dell'esercito. Il vilipendio è aggravato se è commesso da militare in congedo, cioè da chi pur non essendo più in servizio appartiene ancora all'esercito. Il vilipendio della bandiera (cp 292) è punito con la reclusione da 1 a 3 anni e le sanzioni sono previste anche per chi vilipende i colori nazionali eaffigurati su cosa diversa da una bandiera; tale vilipendio è esteso a altri emblemi dello Stato (stemmi, sigilli, ecc.) e può essere realizzato in qualiasi forma: strappando, bruciando, calpestando, imbrattando, rivolgendo frasi ingiuriose; il reato è aggravato se è commesso da militare in congedo o da cittadino italiano all'estero. L'articolo 291 del codice penale punisce (con la reclusione da 1 a 3 anni) anche chi commette vilipendio pubblico della nazione italiana (la sua storia, le sue tradizioni, i suoi costumi) ed è una norma che intende tutelare la nazione come entità astratta; il "delitto" è aggravato se commesso da cittadino italiano all'estero.

La Costituzione, che garantisce la libera espressione del pensiero (art.21), può comprimere notevolmente il campo di applicazione del reato di vilipendio.

Albert Einstein affermava: "Questo argomento (la guerra) mi induce a parlare della peggiore delle creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare in ranghi e nelle formazioni al seguito di una musica; costui ha ricevuto solo per errore il cervello: un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente".
Questa frase è vilipendio delle forze armate?

Il codice penale si applica al vilipendio delle Forze armate italiane e a manifestazioni di offesa alle Forze armate italiane nella loro generalità astratta (la divisa non rappresenta la generalità astratta, come vedremo in seguito, delle forze armate, non ne è ciè elemento simbolico distintivo come lo è invece la bandiera di combattimento).

MESSAGGIO CONTRO L'OBBEDIENZA CIECA
La frase di Repetto si rivolge invece alle forze armate in generale (di tutte le nazioni, compresa quella italiana) in relazione alla specifica e pericolosa questione dell'esposizione dei soldati alle radiazioni dell'uranio impoverito. Il manifesto era quindi un messaggio universale "aspecifico" (per ciò che concerne la divisa) e contemporaneamente di specifica critica a missioni che ledono la dignità umana e l'integrità fisica dei soldati, era quindi non un vilipendio globale ma una "pernacchia finalizzata" ad un crimine specifico: l'esposizione dei giovani al rischio radioattivo, imposta con ordini militari e tacendo o occultando il pericolo.

PERNACCHIA ALL'INGIUSTIZIA
Il manifesto intendeva "biocottare" il nuovo modello di difesa mediante l'obiezione di coscienza. E il ricorso alla pernacchia (Totò e Eduardo De Filippo furono maestri della pernacchia, Totò spernacchiò più volte nel film "I due marescialli" un gerarca nazista in divisa) è da intendersi come pernacchia ad un'ingiustizia o a un crimine, non ad un'istituzione, e comunque quando un'istituzione commette un'ingiustizia o un crimine è lecito mettere in ridicolo l'ingiustizia o il crimine facendo ricorso (art.21 della Costituzione) all'espressione del pensiero in ogni sua forma, anche la più forte e sprezzante. Il manifesto intendeva pertanto rivolgere il suo messaggio non all'istituzione ma all'ingiustizia perpetrata sotto il paravento dell'istituzione (e infatti il disegno raffigura una divisa che ricopre uno scheletro) ed era quindi a tutela dello stesso prestigio dell'istituzione che viene gravemente offesa da chi, usando l'obbedienza e la divisa, pregiudica i valori fondamentali della vita e della salute dei soldati.

DIVISA SIMBOLO DELLE FORZE ARMATE?
Si potrebbe obiettare che la pernacchia alla divisa è un oltraggio ai morti per la patria, al loro ricordo. Ma ciò non è vero in quanto nel Regolamento di disciplina militare (approvato con DPR 18/7/86 n.545) solo la bandiera è considerata "simbolo della Patria" e solo la "bandiera di combattimento affidata ad una unità militare" è considerata "simbolo dell'onore dell'unità stessa nonché delle sue tradizioni, della sua storia, del ricordo dei suoi caduti" (art. 7). Se Repetto avesse fatto una pernacchia alla bandiera di combattimento allora potrebbe configurarsi una specifica azione di vilipendio per ciò che concerne il carico simbolico che la bandiera di combattimento per le Forze Armate. Ciò varrebbe forse se si facesse una pernacchia ad uno stemma militare specifico. Ma ciò perde di valore per la divisa che non è caricata di alcun valore simbolico nell'ambito delle norme militari, ma ha essenzialmente un valore pratico di distinguere e dividere per gradi i militari. Questo è ben specificato dall'articolo 17 del Regolamento di discilplina militare che così definisce l'uniforme: "L'uniforme indica la Forza armata, il corpo, il grado dei militari e, talvolta, le loro funzioni ed incarichi". E per Forza armata si intende la distinzione fra Esercito, Aviazione e Marina, non le Forze Armate in generale. Nel corpo dell'articolo si scende operativamente nel dettaglio operativo e non si fa minimamente cenno all'aspetto simbolico-sacrale dell'uniforme; unico cenno è questo (art.17 comma 4): "Il militare deve avere cura particolare dell'uniforme e indossarla con decoro". Ma è un cenno che non la assimila alla bandiera e non la rende simbolo da considerare all'interno di un reato di vilipendio. Altrimenti potrebbe essere vilipendio anche fare una pernacchia al fucile, al cannone, al bombardiere.

E' UNA DIVISA ITALIANA?
In ogni caso è lecito argomentare che la divisa raffigurata nel manifesto non ha valore simbolico di raffigurazione delle Forze armate italiane, in primo luogo perché non si evince da alcun particolare che sia una divisa dell'esercito italiano. Non c'è scritto "alla divisa dell'esercito italiano fate una pernacchia"; quella può essere la divisa del Soldato Universale, di cui canta Buffy Sainte Marie in "The Universal Soldier". E la formazione di Repetto, militante di Pax Christi, è quella di chi si oppone universalmente alla missione di guerra e la sua non può essere che una "pernacchia universale", contro tutte le divise, così come ha fatto Einstein nella sua famosa frase. La pernacchia, che - si noti bene - Repetto non fa ma invita a fare, non è verso la divisa italiana ma verso la divisa in senso lato, quella del Soldato Universale; quindi cade ogni specificità e il tutto rientra nella libertà di espressione garantito dall'art.21 della Costituzione, quello per cui oggi possiamo pubblicare, sostenere e pubblicamente condividere il pensiero di Einstein in quanto pensiero di profondo disperezzo rivolto contro ogno obbedienza che abbrutisce l'uomo e lo costringe a mettere a repentaglio inutilmente la proipria vita.

INFINE
Negli Stati Uniti fare una pernacchia o bruciare la bandiera (o la divisa) non sono più reati da tempo, dopo l'epoca del Vietnam. In Italia, in epoca di vilpendio della magistratura, quale reato si ravvisa se invitiamo a fare una pernacchia alla divisa? Per di più disegnata come l'emblema di una mortale obbedienza?




Alessandro Marescotti
a.marescotti at peacelink.it
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