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notizie da Israele-Palestina
- Subject: notizie da Israele-Palestina
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Date: Sat, 27 Apr 2002 18:58:58 +0200
Torture, scudi umani, uccisioni indiscriminate, arresti in massa: prime denunce dei pacifisti israeliani B'TSELEM * La situazione dei diritti umani nei territori occupati è peggiorata enormemente con le ultime incursioni militari israeliane. Informazioni dettagliate sono molto difficili poiché Israele ha impedito l'accesso alle aree in cui l'esercito sta operando. (...). Detenzioni e torture di massa Sin dall'inizio dell'operazione «Muraglia di difesa» l'esercito israeliano detiene migliaia di palestinesi nei territori occupati. Spesso gli arresti di massa sono stati condotti secondo i criteri di età e di genere, così molti palestinesi sono stati detenuti semplicemente perché erano presenti laddove venivano effettuati gli arresti e non perché fossero sospettati. Il 5 aprile 2002, B'Tselem ha ricevuto informazioni da una fonte israeliana sulle dure condizioni di detenzione e sull'uso della tortura durante gli interrogatori nell'accampamento militare di Ofer, situato vicino Ramallah. L'esercito ha emesso un ordine tassativo che nega ai detenuti il diritto di incontrare dei legali. B'Tselem, insieme a tre altre organizzazioni per i diritti umani israeliane, ha presentato una petizione urgente all'Alta corte di giustizia di Israele chiedendo che ai detenuti venga permesso di incontrarsi con i legali e che la corte vieti il ricorso alla forza fisica contro di loro durante gli interrogatori. Il 7 aprile 2002, dopo una breve udienza, la corte ha rigettato la petizione. (...) Scudi umani e niente cure L'8 marzo, intorno all'una del pomeriggio, sei soldati israeliani sono entrati nella moschea di al-Baq nella città vecchia di Nablus, dove era stata istituita una clinica di emergenza. Secondo le informazioni fornite a B'Tselem dal dottor Zahara el-Wawi, medico di quella clinica, i soldati sono entrati nella moschea con i fucili puntati alle spalle dei civili palestinesi che sono stati costretti a marciare davanti ai soldati come "scudi umani". I soldati hanno separato il personale medico dai pazienti, perquisito i cadaveri e controllato l'identità dei pazienti feriti.Da molti giorni a questa parte, B'Tselem sta ricevendo resoconti riguardanti l'uso di civili palestinesi come scudi umani da parte dei soldati israeliani, oltre all'impedimento del trasporto di persone ferite e la mancanza di elettricità, acqua e forniture mediche nelle strutture ospedaliere. Questo è un fenomeno che B'Tselem ha documentato nelle invasioni degli ultimi mesi nelle città palestinesi. Alcuni casi di uccisioni (...) Gli episodi elencati rappresentano solo una piccolissima parte delle violazioni dei diritti umani che vengono commesse nel West Bank. (...) Gran parte delle informazioni riportate qui di seguito sono state raccolte al telefono, poiché gli operatori sul campo sono impossibilitati a raggiungere le vittime e i testimoni oculari per raccogliere testimonianze dirette. Le informazioni sono state verificate nel massimo grado possibile date le circostanze attuali. Il 10 aprile, alle 5:15 due residenti di Dura, distretto di Hebron, Aref Mahmud Sayid Ahmad (33 anni) e Na'if Salem Sayd Ahmad (32 anni) stavano tornando a casa dalle preghiere del mattino presso una moschea della città. Quando si trovavano a dieci metri dalla casa di `Aref Ahmad, da un elicottero è stato sparato un missile che ha ucciso entrambi gli uomini. L'esplosione ha causato un incendio nella casa di 'Aref Ahmad. Sua moglie e la figlia di 8 anni sono state ferite alla testa dallo shrapnel. Faruq, fratello di Na'if Ahmad, è stato gravemente ferito a una gamba. A causa del coprifuoco imposto alla città, è stato impossibile mandare un'ambulanza. Questi si trovano ancora nella casa di Na'if Ahmad. Taher `Abd a-Dudin (35 anni), residente a Dura e sofferente di un ritardo mentale, ha lasciato ieri la sua casa alle 8 del mattino per comprare le sigarette. Quando ha visto i soldati per la strada si è spaventato e ha cominciato a scappare verso la sua casa. I soldati gli hanno sparato uccidendolo. Il suo corpo è nel municipio di Dura. Domenica 7 aprile 2002 alle 11 del mattino, sei soldati sono entrati in casa di Nabil Nadim Nur a-Din (43 anni) nella città vecchia di Nablus e l'hanno perquisita. Dopo la perquisizione i soldati hanno chiesto a Nur a-Din di uscire in strada e di rimuovere gli ostacoli sul lato della strada. Egli si è rifiutato, perché in quel momento erano in atto degli scontri a fuoco, e ha detto ai soldati: «Anche se mi sparate, non uscirò in strada». In risposta, uno dei soldati gli ha sparato. Poi i soldati hanno ordinato al figlio di Nur a-Din, Ahmad, di sgomberare la strada. Ahmad è uscito di casa con loro ma è riuscito a scappare. Ieri Nabil Nur a-Din è riuscito a raggiungere l'ospedale Rafidia a Nablus, 9 aprile, dove è ancora in cura. (Fonte: B'Tselem) Muhammad Abu Hatab (30 anni) è stato ucciso vicino il campo profughi di Askar, nel distretto di Nablus il 5 aprile 2002. Il suo corpo è rimasto in un campo aperto, a 5 metri dalla strada, visibile ai soldati lì vicino. Un palestinese che aveva tentato di rimuovere il corpo è stato preso dai soldati che poi lo hanno picchiato, gli hanno tolto i vestiti e lo hanno portato via. Il 9 aprile alle 10.30 gli uomini della Mezzaluna Rossa hanno tentato di rimuovere il corpo. I soldati gli hanno sparato. Solo il 10 aprile, alle 17.30, l'esercito ha permesso la rimozione del corpo. Domenica 7 aprile 2002, poco dopo le 21, sono stati sparati dei colpi in direzione della casa della famiglia S., vicino il vecchio campo profughi di 'Askar. Il capofamiglia, 65 anni, è rimasto ucciso e sua figlia S. H. (32 anni) è stata colpita al petto da una pallottola. Solo lunedì pomeriggio, dopo aver raggiunto un'intesa con l'esercito israeliano, un'ambulanza della Mezzaluna Rossa è stata mandata sul posto per portare la figlia in ospedale. Comunque i soldati hanno sparato all'ambulanza e hanno ordinato al personale di allontanarsi. Ancora il 10 pomeriggio S. H. non è stata portata all'ospedale. (Fonte: HaMoked - Center for the Defense of the Individual) Hafez Mahmud Sabra (63 anni) è stato ucciso il 7 aprile 2002 nel campo profughi di 'Askar nel distretto di Nablus. Alle ore 19 Sabra si è recato nel suo cortile e ha porto una brocca d'acqua ai suoi vicini. Un tank, situato a 300 metri dalla sua casa, gli ha sparato e lo ha ucciso. Uno shrapnel ha colpito sua figlia Suna Hafez Mahmud Sabra (36 anni) che è rimasta ferita alla schiena e alla testa. Lei si trovava in casa quando è avvenuta la sparatoria. Poiché non viene permesso alle ambulanze di circolare, la famiglia ha deciso di seppellire il padre in cortile. Solo ieri sera, 9 aprile, Suna Sabra è riuscita a raggiungere l'ospedale Rafidia dove ha ricevuto assistenza. (Fonte: B'Tselem)Giovedì 4 aprile 2002 c'erano 28 pazienti con insufficienza renale a Jenin impossibilitati a raggiungere l'ospedale per sottoporsi a dialisi. I tentativi fatti dall'associazione per i diritti civili in Israele di concordare il loro arrivo in ospedale sono falliti. Solo domenica, dopo almeno quattro giorni senza dialisi, 4 pazienti su 28 sono stati portati in ospedale. Le fonti nell'ospedale di Jenin, senza elettricità, non sanno cosa sia successo agli altri 24 malati. Un veicolo corazzato dell'esercito israeliano staziona davanti all'entrata dell'ospedale, impedendo di entrare o uscire. (Fonte: Physicians for Human Rights). Sette soldati israeliani pattugliano il villaggio di Sabastiya nel distretto di Nablus una volta al giorno. Negli ultimi giorni il pattugliamento è stato effettuato dallo stesso gruppo di soldati che ogni giorno hanno scelto una abitazione a caso e hanno lanciato al suo interno granate e bombe lacrimogene. Il 9 mentre sedevano a un caffè vicino alle rovine storiche del villaggio, i soldati hanno fermato i passanti e li hanno picchiati. B'Tselem ha fatto appello al portavoce dell'esercito israeliano chiedendo di investigare questo caso. Non abbiamo avuto risposta. Il 4 aprile 2002, Ghania `Othman Khalil Kharameh (13 anni) è stata ferita mentre si trovava nella sua casa nel quartiere di Ras Al `Ein a Nablus. I proiettili l'hanno colpita al braccio e al petto. Solo sei giorni dopo è stato possibile portarla in ospedale. Che fine hanno fatto i detenuti? Ci sono 1.000 detenuti che si trovano nell'accampamento militare di Ofer; tra 1.000 e 1.500 nella prigione militare di Megiddo; 100 nella struttura di detenzione di Salem aperta vicino Jenin e molte dozzine in strutture di detenzione permanente nel West Bank. I detenuti rilasciati da Ofer hanno riferito dure condizioni di trattamento. Tra le altre cose, hanno denunciato cibo insufficiente, sovraffollamento, freddo, umiliazioni e percosse. Alcuni dei detenuti sono costretti a dormire su tavole di legno. Con l'aumento del numero dei detenuti, ciascuno ha uno spazio di 40 centimetri in cui dormire, e alcuni non hanno neanche quello. L'esercito vieta ai detenuti incontri con gli avvocati. E l'Alta corte di giustizia ha rigettato una petizione di quattro organizzazioni per i diritti umani che chiedevano di entrare nel campo militare di Ofer. (Fonte: HaMoked - Center for the Defense of the Individual). * B'tselem è un'organizzazione pacifista israeliana impegnata sui diritti umani e contro la tortura. In queste ore è impegnata a Jenin a trattare sulle condizioni dei prigionieri palestinesi. Sito web: www.btselem.org <http://www.btselem.org> - Traduzione di Marina Impallomeni Letter@ scomod@ Lettera di un giovane soldato israeliano "Buon giorno, mamma. Non te la prendere per il mio comportamento. Mi sento malissimo, ho l´impressione di diventare una bestia. Non credo a quel che faccio. Obbedisco agli ordini per non sembrare una femminuccia davanti ai miei compagni. Non capiresti mai cosa significhi entrare in una casa dove ci sono dieci bambini, donne e vecchi, con il fucile puntato, gridare e sbraitare in arabo "che nessuno si muova". Solo pochi mesi fa, mamma, ero un liceale, un ragazzo buono come una pasta, adesso faccio l´aguzzino. Il comandante mi grida di occupare la cucina. Io sbatto per terra i secchi, le pentole, rovescio i sacchi di zucchero e di farina per controllare se dentro non ci sia una pistola, o una bomba a mano. Il rumore delle suppellettili che cadono mi fa venire il voltastomaco. Un bambino piccolo mi guarda da un angolo con occhi grandi pieni di odio. So che al suo posto anche io odierei per tutta la vita i soldati ebrei. Li ammazzerei io stesso se avessi visto mia madre, ossia te, costretta a stenderti col volto a terra sul tappeto, tremante di paura mentre attorno ti rovesciano la casa". "Se ancora una volta dovessi entrare in una casa con le armi in pugno,mi rifiuterò. Andrò in carcere. Non te la prendere, mamma. Mi manca molto papà, lui mi avrebbe consigliato il da farsi. Io so che in un combattimento a viso aperto, un uomo contro un uomo, darei la vita. Ma non posso vedermi rovesciare armadi, spaccare i muri, costringere a terra dei vecchi, mi viene voglia di vomitare. Odio me stesso. Io non sono più io. Ho parlato con due commilitoni della mia compagnia, che si sentono come me. Uno di loro si è preso in faccia gli sputi di una vecchia. Poi ha pianto, nel suo sacco a pelo. Solo io l´ho sentito singhiozzare come un bambino. Io so difendermi, non ti preoccupare troppo. Ho visto nel posacenere di casa tante cicche, fumi troppo.Probabilmente a causa mia. Tanti saluti a Yael, chiedile scusa se non l´ho salutata prima di partire. Mi chiedo cosa avrebbe provato se soldati armati fossero entrati nella sua stanza rovesciando tutto e sbattendola a terra. Ecco, ho finito. Se poi decido di rifiutarmi di eseguire gli ordini e finisco in carcere, mi capirai, mamma?". (Fonte: marinonewsletter at libero.it )
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