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Fw: [internazionale] Il presidio davanti all'Onu: lettera aperta al sindaco Veltroni
- Subject: Fw: [internazionale] Il presidio davanti all'Onu: lettera aperta al sindaco Veltroni
- From: "Stefano e Fabio" <ulliana at qnet.it>
- Date: Sun, 21 Apr 2002 00:35:23 +0200
----- Original Message ----- From:senzaconfine To:Undisclosed-Recipient:; Sent:Thursday, April 18, 2002 5:55 AM Subject:[internazionale] Il presidio davanti all'Onu: lettera aperta al sindaco Veltroni LETTERA APERTA AL SINDACO WALTER VELTRONI E, PER CONOSCENZA E CON INVITO AL CONFRONTO, ALLE FORZE SOCIALI, SINDACALI E POLITICHE DEMOCRATICHE DI ROMA ALLE ASSOCIAZIONI DEI PARTIGIANI E DEGLI EX DEPORTATI ALLA COMUNITA' EBRAICA Caro Sindaco, il presidio che da tre settimane fa sventolare in piazzetta San Marco, davanti alla Delegazione Onu, le bandiere di un popolo riconosciuto dalle Nazioni unite ma negato e represso in patria, è divenuto il punto di riferimento per quei romani che rifiutano il duplice orrore della guerra e della sua rimozione e che si sono stretti intorno ai cittadini palestinesi, ma anche ai coraggiosi rappresentanti del dissenso pacifista israeliano, più volte ospiti graditi. In pochi giorni ventimila cittadini hanno sottoscritto la richiesta di un intervento internazionale che ponga fine ai massacri, agli assedi, a tutte le forme di violenza contro le popolazioni civili, ed all'occupazione militare che le genera e le moltiplica. Si sono fermati in tanti, anche per offrire fondi e medicinali ed il proprio impegno per tenere aperti canali di intervento umanitario e speranze di pace. Dal presidio non sono partite provocazioni né aggressioni, ma inviti a non rimuovere il dramma pluridecennale dell'occupazione e il dramma attuale di Jenin, Ramallah, Betlemme, Nablus. Se c'è stata tensione nella città, è derivata da episodi d'intolleranza messi in atto da gruppi che la comunità ebraica, proprio in nome della sua storia dolorosa, dovrebbe isolare ed indurre alla ragione. Per questo ci sorprende negativamente l'intervento del Comune di Roma affinché il presidio sia rimosso dal centro di Roma, proprio nel momento in cui brucia la chiesa della Natività a Betlemme, fallisce la mediazione di Powell e si annunciano giorni cupi, nei quali ancora più importante sarà la mobilitazione e la sensibilità della società civile. E' comprensibile che questa pressione non incontri resistenza da parte della comunità palestinese, legata anche a una funzione diplomatica. Ma noi, come cittadine e cittadini romani, non possiamo accettare che il Campidoglio, dopo aver ospitato una manifestazione unilaterale di sostegno allo stato d'Israele e quindi, oggettivamente, agli atti del suo governo, intervenga per rimuovere una presenza assolutamente pacifica, aperta al confronto e al dialogo in direzione dell'applicazione delle risoluzioni dell'Onu e della convivenza fra due stati con eguali diritti. L'attuale collocazione del presidio è stata scelta in funzione della sua visibilità e della prossimità ad istituzioni nazionali ed internazionali che dovrebbero intervenire per fermare una spirale sanguinosa, non certo della vicinanza e dell'avversità ad un luogo, come il quartiere ebraico di Roma, che anzi ci è caro per la comune memoria dell'antifascismo. Se questo è il problema, è un falso problema. Sarebbe paradossale che si prenda atto dell'impossibilità di far convivere e dialogare, a Roma, i rappresentanti di due popoli che tutti noi vogliamo far convivere in pace e con pari dignità in Israele ed in Palestina. A pochi giorni da una scadenza che ci accomuna tutti nella memoria e nell'impegno, come il 25 aprile, invitiamo il Comune di Roma, le forze politiche che lo governano, le forze sindacali e sociali alla riflessione e al confronto. Invitiamo anzi coloro che non l'hanno già fatto a rafforzare un'iniziativa doverosa per tutti, finché prosegue l'occupazione militare dei territori già occupati nel '67. Intendiamo evitare qualsiasi contrapposizione, tanto più in questi momenti drammatici. Siamo aperti ad ogni ragionevole soluzione. Ma francamente non possiamo accettare che sia imposta dall'alto una "soluzione" che allontani dal cuore della città una presenza che è nel cuore della cittadinanza romana. Le associazioni e le persone che hanno dato vita e sostenuto il presidio in piazzetta San Marco Roma, 18 aprile 2002
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