un'ulteriore brutta notizia: Chavez si è dimesso



Dopo una giornata di cortei e scontri con dieci morti
il generale Kairuz annuncia: "Controlliamo tutto il
Paese"

Venezuela, deposto Chavez
i militari prendono il potere
La giunta transitoria sarà guidata
dal leader degli industriali

   

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 CARACAS - E' finita con un pronunciamento militare,
così come era cominciata, l'avventura al vertice dello
Stato venezuelano del presidente Hugo Chavez. Ieri,
dopo una giornata di cortei e scontri che hanno
causato dieci morti nelle strade della capitale, il
generale Camacho Kairuz ha annunciato: "L'intero
Venezuela è sotto il controllo delle forze armate
nazionali". Alla guida di una giunta provvisoria
dovrebbe andare il capo degli industriali Pedro
Carmona Estanga

Dunque i militari, dopo le rassicurazioni delle ore
precedenti, hanno deposto il presidente populista che,
secondo il capo di stato maggiore venezuelano, si è
consegnato a tre alti ufficiali nel Palazzo di
Miraflores, sede della Presidenza della Repubblica.
Pare che Chavez sia stato trasferito poi via terra
nella base aerea di La Carlota. 

L'accelerazione degli avvenimenti è stata improvvisa.
Dopo la proclamazione di uno sciopero generale a
oltranza da parte di un'inedita alleanza fra
industriali e sindacati per protestare contro alcune
nomine nell'industria petrolifera, la più importante
del Paese, la situazione è velocemente degenerata
verso una rivolta generale contro il presidente che
già con la riforma agraria aveva eccitato gli animi
nel Paese.

Dopo alcune ore di scontri l'esercito, che in un primo
momento aveva assicurato fedeltà all'ex golpista
eletto presidente nel 2000, ha cambiato strategia fino
all'annuncio del controllo del potere e alla richiesta
di dimissioni di Chavez.

I miliatari, ha assicurato il generale Kairuz,
lavorano "ad una transizione pacifica del potere".
"Non vi è alcun tipo di resistenza", ha anche detto
Kairuz, "il governo nazionale ha abbandonato le sue
funzioni e pertanto noi siamo impegnati a cercare di
organizzare, a dare continuità a questo sforzo della
società civile". "Non vogliamo un bagno di sangue,
vogliamo una transizione pacifica", ha poi detto il
generale che ha rivolto un appello agli ufficiali
ancora vicini a Chavez ad unirsi al movimento di
protesta. "Chavez non si è fatto vivo - ha concluso -
e non crediamo che lo farà più".

Repubblica (12 aprile 2002)

 


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