Palestina: Appello al presidente Ciampi



Al Presidente della Repubblica,
On.le Carlo Azeglio Ciampi

Signor Presidente,
in qualità di cittadini italiani, ci rivolgiamo a Lei,
nel momento in cui la guerra, l'aggressione e la
rappresaglia appaiono tenere il campo, fra Israele e
Palestinesi, come da molti anni non avveniva.

Le giriamo la corrispondenza appena giuntaci da
Ramallah, dove una cinquantina di privati cittadini e
un parlamentare italiano, senza investiture ufficiali,
senza coperture diplomatiche di alcun tipo, armati
della loro fede nell'autodeterminazione dei popoli e
nella forza della ragione, a mani nude hanno
oltrepassato l'assedio dell'esercito israeliano, che
non si è azzardato ad usare la forza anche contro di
loro, e hanno potuto raggiungere la sede dell'Autorità
Nazionale Palestinese assediata, recare viveri,
manifestare quella solidarietà di persone,
associazioni, reti di base italiane ed europee, che
non è mai venuta meno –benché inascoltata in sede
politica- ed hanno potuto incontrare lo stesso
Presidente palestinese Yasser Arafat.

Proprio questa mattina il Santo Padre in San Pietro
reiterava il suo accorato appello per la pace in Terra
Santa, e per il diritto ad esistere e a vivere del
popolo palestinese, accanto a quello israeliano. E' di
poche ore fa, praticamente, la risoluzione dell'ONU
che invita Israele a desistere dall'assedio di
Ramallah; a queste prese di posizione potremmo
aggiungere quelle del Presidente della commissione
europea, on,le Prodi, ed altre ancora.

Ebbene, è paradossale e beffardo che tutte queste
autorità non possano nulla, dove hanno potuto
interrompere l'assedio, sia pure per qualche ora,
cinquanta privati cittadini, a piedi e disarmati.
Come non cogliere la contraddizione stridente? Come
dar torto, allora, ad un governo e ad destra
israeliani, che mostrano ogni giorno di più un
disprezzo totale e irridente per il diritto
internazionale, per la Comunità Europea, per le
risoluzioni dell'ONU?…

Cosa dovremo pensare, tutti noi singoli cittadini, del
peso e dell'autorità delle parole che si stanno
spendendo in questi giorni ed in queste ore, sulla
Palestina, sui diritti del suo popolo, e sulla pace,
quando alle parole, come da anni e anni, non segue
alcun fatto?
Cosa dovremo pensare, di tutti coloro sulle cui spalle
gravano responsabilità istituzionale e di governo, se
non si sentiranno provocati da subito, in queste ore,
a cogliere l'occasione di unire le parole ai gesti, e
di interporre la loro autorità e la forza che
rappresentano, sul terreno della guerra per la guerra,
della vendetta e della strage?

Ci aspettiamo da Lei che si metta a capo idealmente di
quel pugno di nostri coraggiosi concittadini, e sproni
il nostro governo innanzitutto, e gli altri, ad agire
con l'energia, la tempestività e la decisione che la
situazione richiede.

Questo breve appello nasce dallo scandalo,
dall'indignazione e dalla fiducia, nonostante tutto,
ed è fatto di una denuncia e di alcune domande. Alle
domande, Le chiediamo di rispondere con l'azione, così
come hanno fatto –certo, coi soli loro mezzi- i nostri
concittadini che si trovano tuttora in Palestina.
Pochi, siamo convinti, potranno dire domani di aver
speso altrettanto degnamente la Pasqua Duemiladue,
quanto le cinquanta persone, fra nonviolenti,
«disobbedienti», «donne in nero», ed altri ancora, che
hanno mostrato quest'oggi ciò che possono la fede, la
ragione e il coraggio, là dove operino assieme, e dove
le circostanze più lo richiedono. Noi saremmo felici e
orgogliosi, come italiani, di poter dire domani che
quei pochi furono tali solo nei primi giorni, e che a
loro si aggiunse fra gli altri il Presidente della
Repubblica.

Non faccia questo, Signor Presidente, e ci cancelli
pure dal novero di coloro che da lei si sentono
realmente rappresentati.

Nome e cognome
Indirizzo postale completo (no e-mail, posta pt)
Ricordare: NO ALLEGATI


Segue la corrispondenza da Ramallah, così come diffusa
via internet:

MO: RAMALLAH; BULGARELLI, COME HO INCONTRATO ARAFAT
(V. ''MO: RAMALLAH, BOVE' E PACIFISTI...'' DELLE 17.25
CIRCA)

- BOLOGNA, 30 MAR - Quando al Ramallah Hospital ''e'
arrivata un'ambulanza crivellata di colpi, ci siamo
domandati cosa potessimo fare. Ci siamo detti:
proviamo a raggiungere il Quartier generale dell' Anp.
Cosi', in una cinquantina, con molta cautela, ci siamo
incamminati''. Il parlamentare verde Mauro Bulgarelli,
con Jose' Bove' tra i quattro pacifisti europei che
hanno incontrato Arafat nel pomeriggio, ha raccontato
cosi' in una telefonata, al quotidiano 'Il Domani' di
Bologna, com'e' arrivato al 'bunker' dove e' assediato
Yasser Arafat. ''Non ho mai visto tanti carri armati
in vita mia'', prosegue Bulgarelli, ma i soldati
israeliani non li hanno bloccati. ''Guardavano
allibiti questi 50 folli che avanzavano con le
bandiere bianche'', ma poi ''si sono riscossi e ci
hanno rincorso. Siamo stati circondati da circa 150
militari che ci hanno bloccato con le armi spianate''.
''Abbiamo iniziato a trattare. Abbiamo spiegato che
eravamo una delegazione internazionale e che avremmo
proseguito, avremmo disobbedito'', ha detto. Cosi' i
manifetanti sono arrivati ''fino al muro di cinta,
completamente sbriciolato, dell'Anp. Al posto del muro
c'era una fila ininterrotta di carri armati. Abbiamo
raggiunto una mediazione'' e, con Bulgarelli e Jose'
Bove', sono entrati anche ''una ragazza francese,
Claude, e una ragazza che credo sia arabo-isareliana;
sono potuti entrare anche i due medici. Con noi
avevamo pane, acqua, medicinali e le batterie per i
telefoni cellulari''. All'interno, ''gente che non
dorme da due giorni, martellata dai colpi
dell'esercito israeliano'', ha detto ancora il
parlamentare. ''Dopo circa mezz'ora che eravamo
all'interno'', riferisce il deputato, ''ho sentito dei
colpetti sulla spalla e una voce che, in francese,
diceva: 'E' permesso signori?'. Era Yasser Arafat. Mi
ha abbracciato (...) e' la terza volta che ci
incontriamo in quattro mesi''. ''Arafat ci ha detto
che siamo state le sole persone che lo abbiano
raggiunto in questi giorni, che la diplomazia dal
basso e' stata in grado di fare quello che ministri,
governi, ambasciatori, non hanno voluto e saputo
fare'', ha proseguito. Poi qualche battuta e un
abbraccio. ''Ci siamo salutati e noi siamo usciti''.
''Bisogna disobbedire e oggi abbiamo dimostrato che e'
possibile farlo'', ha commentato Bulgarelli, perplesso
sull'impegno internazionale. ''Oggi 50 illustri
sconosciuti sono riusciti a rompere l'isolamento di
Arafat, ma poco fa e' ripreso l'attacco. Se 10
ministri o 10 ambasciatori avessero fatto quello che
abbiamo fatto noi, forse il corso del conflitto
avrebbe preso un'altra direzione'', ha detto ancora.