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Palestina: Appello al presidente Ciampi
- Subject: Palestina: Appello al presidente Ciampi
- From: alfredo antonaros taracchini <alfredoantonaros at katamail.com>
- Date: Mon, 1 Apr 2002 10:19:30 +0100
Al Presidente della Repubblica, On.le Carlo Azeglio Ciampi Signor Presidente, in qualità di cittadini italiani, ci rivolgiamo a Lei, nel momento in cui la guerra, l'aggressione e la rappresaglia appaiono tenere il campo, fra Israele e Palestinesi, come da molti anni non avveniva. Le giriamo la corrispondenza appena giuntaci da Ramallah, dove una cinquantina di privati cittadini e un parlamentare italiano, senza investiture ufficiali, senza coperture diplomatiche di alcun tipo, armati della loro fede nell'autodeterminazione dei popoli e nella forza della ragione, a mani nude hanno oltrepassato l'assedio dell'esercito israeliano, che non si è azzardato ad usare la forza anche contro di loro, e hanno potuto raggiungere la sede dell'Autorità Nazionale Palestinese assediata, recare viveri, manifestare quella solidarietà di persone, associazioni, reti di base italiane ed europee, che non è mai venuta meno –benché inascoltata in sede politica- ed hanno potuto incontrare lo stesso Presidente palestinese Yasser Arafat. Proprio questa mattina il Santo Padre in San Pietro reiterava il suo accorato appello per la pace in Terra Santa, e per il diritto ad esistere e a vivere del popolo palestinese, accanto a quello israeliano. E' di poche ore fa, praticamente, la risoluzione dell'ONU che invita Israele a desistere dall'assedio di Ramallah; a queste prese di posizione potremmo aggiungere quelle del Presidente della commissione europea, on,le Prodi, ed altre ancora. Ebbene, è paradossale e beffardo che tutte queste autorità non possano nulla, dove hanno potuto interrompere l'assedio, sia pure per qualche ora, cinquanta privati cittadini, a piedi e disarmati. Come non cogliere la contraddizione stridente? Come dar torto, allora, ad un governo e ad destra israeliani, che mostrano ogni giorno di più un disprezzo totale e irridente per il diritto internazionale, per la Comunità Europea, per le risoluzioni dell'ONU?… Cosa dovremo pensare, tutti noi singoli cittadini, del peso e dell'autorità delle parole che si stanno spendendo in questi giorni ed in queste ore, sulla Palestina, sui diritti del suo popolo, e sulla pace, quando alle parole, come da anni e anni, non segue alcun fatto? Cosa dovremo pensare, di tutti coloro sulle cui spalle gravano responsabilità istituzionale e di governo, se non si sentiranno provocati da subito, in queste ore, a cogliere l'occasione di unire le parole ai gesti, e di interporre la loro autorità e la forza che rappresentano, sul terreno della guerra per la guerra, della vendetta e della strage? Ci aspettiamo da Lei che si metta a capo idealmente di quel pugno di nostri coraggiosi concittadini, e sproni il nostro governo innanzitutto, e gli altri, ad agire con l'energia, la tempestività e la decisione che la situazione richiede. Questo breve appello nasce dallo scandalo, dall'indignazione e dalla fiducia, nonostante tutto, ed è fatto di una denuncia e di alcune domande. Alle domande, Le chiediamo di rispondere con l'azione, così come hanno fatto –certo, coi soli loro mezzi- i nostri concittadini che si trovano tuttora in Palestina. Pochi, siamo convinti, potranno dire domani di aver speso altrettanto degnamente la Pasqua Duemiladue, quanto le cinquanta persone, fra nonviolenti, «disobbedienti», «donne in nero», ed altri ancora, che hanno mostrato quest'oggi ciò che possono la fede, la ragione e il coraggio, là dove operino assieme, e dove le circostanze più lo richiedono. Noi saremmo felici e orgogliosi, come italiani, di poter dire domani che quei pochi furono tali solo nei primi giorni, e che a loro si aggiunse fra gli altri il Presidente della Repubblica. Non faccia questo, Signor Presidente, e ci cancelli pure dal novero di coloro che da lei si sentono realmente rappresentati. Nome e cognome Indirizzo postale completo (no e-mail, posta pt) Ricordare: NO ALLEGATI Segue la corrispondenza da Ramallah, così come diffusa via internet: MO: RAMALLAH; BULGARELLI, COME HO INCONTRATO ARAFAT (V. ''MO: RAMALLAH, BOVE' E PACIFISTI...'' DELLE 17.25 CIRCA) - BOLOGNA, 30 MAR - Quando al Ramallah Hospital ''e' arrivata un'ambulanza crivellata di colpi, ci siamo domandati cosa potessimo fare. Ci siamo detti: proviamo a raggiungere il Quartier generale dell' Anp. Cosi', in una cinquantina, con molta cautela, ci siamo incamminati''. Il parlamentare verde Mauro Bulgarelli, con Jose' Bove' tra i quattro pacifisti europei che hanno incontrato Arafat nel pomeriggio, ha raccontato cosi' in una telefonata, al quotidiano 'Il Domani' di Bologna, com'e' arrivato al 'bunker' dove e' assediato Yasser Arafat. ''Non ho mai visto tanti carri armati in vita mia'', prosegue Bulgarelli, ma i soldati israeliani non li hanno bloccati. ''Guardavano allibiti questi 50 folli che avanzavano con le bandiere bianche'', ma poi ''si sono riscossi e ci hanno rincorso. Siamo stati circondati da circa 150 militari che ci hanno bloccato con le armi spianate''. ''Abbiamo iniziato a trattare. Abbiamo spiegato che eravamo una delegazione internazionale e che avremmo proseguito, avremmo disobbedito'', ha detto. Cosi' i manifetanti sono arrivati ''fino al muro di cinta, completamente sbriciolato, dell'Anp. Al posto del muro c'era una fila ininterrotta di carri armati. Abbiamo raggiunto una mediazione'' e, con Bulgarelli e Jose' Bove', sono entrati anche ''una ragazza francese, Claude, e una ragazza che credo sia arabo-isareliana; sono potuti entrare anche i due medici. Con noi avevamo pane, acqua, medicinali e le batterie per i telefoni cellulari''. All'interno, ''gente che non dorme da due giorni, martellata dai colpi dell'esercito israeliano'', ha detto ancora il parlamentare. ''Dopo circa mezz'ora che eravamo all'interno'', riferisce il deputato, ''ho sentito dei colpetti sulla spalla e una voce che, in francese, diceva: 'E' permesso signori?'. Era Yasser Arafat. Mi ha abbracciato (...) e' la terza volta che ci incontriamo in quattro mesi''. ''Arafat ci ha detto che siamo state le sole persone che lo abbiano raggiunto in questi giorni, che la diplomazia dal basso e' stata in grado di fare quello che ministri, governi, ambasciatori, non hanno voluto e saputo fare'', ha proseguito. Poi qualche battuta e un abbraccio. ''Ci siamo salutati e noi siamo usciti''. ''Bisogna disobbedire e oggi abbiamo dimostrato che e' possibile farlo'', ha commentato Bulgarelli, perplesso sull'impegno internazionale. ''Oggi 50 illustri sconosciuti sono riusciti a rompere l'isolamento di Arafat, ma poco fa e' ripreso l'attacco. Se 10 ministri o 10 ambasciatori avessero fatto quello che abbiamo fatto noi, forse il corso del conflitto avrebbe preso un'altra direzione'', ha detto ancora.
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