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Re: democrazia partecipativa
- Subject: Re: democrazia partecipativa
- From: "Gennaro Scala" <gennarolasca at yahoo.it>
- Date: Sun, 24 Mar 2002 22:33:47 +0100
ciao
potresti iniziare con questo istruttivo articolo
presente nel sito del banco mundial, alias world bank, o banca
mondiale
ci sono poi dei sindacalisti brasiliani che hanno
delle cose interessanti da dire in merito:
"Democrazia partecipativa" e "bilancio
partecipativo"
La Banca Mondiale ha appena creato un dipartimento internazionale incaricato di sorvegliare l'attuazione della "democrazia partecipativa" in 26 nazioni. Essa ha anche tradotto, pubblicato e distribuito il libro "Il bilancio partecipativo: l'esperienza di Porto Alegre", scritto da Tarso Genro [ex sindaco di Porto Alegre] e Ubicata de Souza. Si tratta semplicemente di propaganda disinteressata della Banca Mondiale? Oppure, al contrario, oppure non è che il metodo della "democrazia partecipativa" e del "bilancio partecipativo" incarna la suddetta strategia di "incanalare le energie" per evitare il "conflitto aperto"? Tutti i documenti che provengono dal primo WSF di Porto Alegre discutono l' esperienza "modello" della "democrazia partecipativa" che ha avuto vita nella capitale di Rio Grande do Sul. Il secondo WSF continua sulla stessa linea. Tra la lista dei laboratori del WSF vi è uno intitolato "Il bilancio partecipativo mondiale" (nientedimeno!), organizzato dal Governatore di Rio Grande do Sul "con la partecipazione del movimento dei cittadini". Ma come funziona in realtà il "bilancio partecipativo"? Secondo l'opinione al fuori di ogni sospetto del suo coordinatore nella città di Sao Paulo, esso vuol dire un "filtro alla domanda popolare". Soltanto una piccola porzione del bilancio municipale - nel caso di Porto Alegre la somma ammonta al 17% - è destinata alla discussione e alla allocazione da parte dell'assemblea dei rappresentanti delle organizzazioni popolari (il consiglio del "bilancio partecipativo"). Questa assemblea definisce le priorità per l'esborso di questi fondi limitati. (Il grosso dei soldi del bilancio municipale sono intoccabili, in quanto essi sono destinati a ripagare il debito estero e altre spese). Poiché sono risorse limitate, c'è una costante lotta interna tra i gruppi attivisti su come le priorità dovrebbero essere stabilite. I consiglieri del "bilancio partecipativo" sono obbligati a scegliere ciò che preferiscono: la creazione di una scuola o di un ospedale, la pavimentazione di una strada, o un centro per la cura dell'infanzia, ecc. Ecco come la responsabilità per NON esser andati incontro alla richieste delle popolazione è fatta ricadere sulle spalle dei partecipanti al "bilancio partecipativo" stessi! - Ora, chi partecipa al "bilancio partecipativo"? La risposta è la "società civile". Nel caso di un'assemblea del "bilancio partecipativo" del municipio di Camacua, un uomo d'affari ha spedito i "suoi" rappresentanti come delegati e ha conquistato quasi il 70% dei voti per dare la priorità alla pavimentazione di una strada, a discapito di tutte le altre domande! È questa, come pretendono i suoi sostenitori, "una forma innovativa di democrazia"? O, al contrario, è una trappola che cerca di cooptare il movimento popolare e le associazioni nell'attuazione dei piani di austerità del governo cittadino, quindi rendendoli responsabili delle "scelte" che inevitabilmente fanno innumerevoli danni agli altri movimenti popolari e associazioni? E quale concezione della società risiede dietro questo "bilancio partecipativo"? È quella di una società senza conflitti, senza contraddizioni, basata sul "consenso tra eguali". Ma questo non è il contrario della democrazia, la quale richiede il riconoscimento che esistono interessi contraddittori nella società, così come il riconoscimento del diritto degli sfruttati e oppressi a organizzazioni indipendenti di fronte allo stato e agli sfruttatori? Quale potrebbe essere, ad esempio, la partecipazione di un sindacato dei lavoratori dei servizi pubblici al "bilancio partecipativo"? Non mancano voci che dicono che i sindacati "dovrebbero imparare a operare in comitati di cooperazione per la gestione del lavoro" e quindi dovrebbero entrare in questi forum "partecipatori". È ragionevole aspettarsi che un sindacato delegato come priorità cercherebbe di migliorare i salari e le condizioni di lavoro. Ma le associazioni dei proprietari di case potrebbero volere le luci nel loro vicinato. Invece di indirizzare le loro domande al potere pubblico e mobilizzarsi per conseguirle attraverso azioni collettive, tali domande sarebbero giocate le une contro le altre nelle assemblee del "bilancio partecipativo". Molti di voi hanno partecipato a queste assemblee. Non stiamo dicendo la pura verità? Fratelli e sorelle: Noi, i sottoscritti sindacalisti, parteciperemo alle Assemblee Sindacali e alle Assemblee Popolari che la CUT ha convocato a Porto Alegre l'1 febbraio per discutere e preparare lo Sciopero Generale del prossimo marzo. Ma non parteciperemo alle commissioni, ai laboratori e alle sessioni ufficiali del World Social Forum. Non ci saremo perché siamo convinti che la difesa delle organizzazioni che i lavoratori hanno creato per combattere contro lo sfruttamento capitalistico è in contraddizione con la politica della "società civile", la quale dissolve i confini tra le classi sociali. Essa è in contraddizione, inoltre, con la politica di "dare un volto umano alla globalizzazione", la quale, come sappiamo, non è un fenomeno naturale, ma piuttosto il prodotto del capitalismo globale. La "globalizzazione" per definizione necessita della distruzione dei nostri posti di lavoro e dei nostri diritti. La globalizzazione capitalistica ha distrutto le nazioni, la democrazia e la sovranità dei poveri. Non può essere umanizzata. Noi, che affermiamo il bisogno di difendere i sindacati come strumenti della lotta dei lavoratori, neghiamo ogni legittimità e autorità delle ONG a parlare in nome degli sfruttati e degli oppressi. Non pretendiamo di essere i soli possessori della verità. Noi semplicemente avanziamo il nostro punto di vista, il quale è parte del processo democratico. Noi sottoponiamo rispettosamente questo punto di vista a tutti i nostri fratelli e sorelle di lotta. Potete contare su di noi come militanti nella battaglia contro la guerra e lo sfruttamento; in difesa dei diritti sociali e del lavoro, contro la deregulation; in difesa dell'indipendenza e della democrazia dei sindacati! Potete contare su di noi nella lotta contro l'FTAA, e per il ritiro del Brasile dalle trattative per attuarlo. Potete contare su di noi per la preparazione dello Sciopero Generale per fermare la distruzione dei nostri diritti lavorativi e per infliggere una sconfitta al governo di FMI-FHC [Financial Holding Company]. qui l'intero testo
ciao
Gennaro
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