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Abbiamo il diritto di resistere.... di Gianni Rocco
- Subject: Abbiamo il diritto di resistere.... di Gianni Rocco
- From: "Assopace per Palestina" <assopacexpalestina at tiscalinet.it>
- Date: Fri, 8 Mar 2002 00:54:01 +0100
Abbiamo il diritto di resistere... di Gianni Rocco,portavoce nazionale dell'Associazione per la Pace "Abbiamo il diritto di resistere,.....anche se il rapporto di forza rimane quello stampato nella foto del ragazzo palestinese che affronta il carroarmato israeliano con un sasso....." Questo ci ha detto Mustafa Barghouthi, direttore del network di o.n.g. palestinese "Pingo", scandendo poi una impressionante sequela di cifre che testimoniano la criminalità della guerra che governo ed esercito israeliano stanno conducendo contro il popolo palestinese: morti, feriti, invalidi, case distrutte, alberi abbattuti, disoccupati, disastro economico, devastazione del territorio e continue umiliazioni che, quotidianamente, i palestinesi tutti, subiscono. Di tutto questo sono stato testimone durante il viaggio, al quale ho partecipato, che una delegazione della Fiom CGIL ha fatto in Palestina dal 27 febbraio al 4 marzo nell'ambito della campagna per la protezione della popolazione civile palestinese promossa da "Action for peace". Siamo giunti in Palestina proprio quando l'ingresso dell'esercito israeliano, nel campo profughi di Balata, nei pressi di Nablus e a Jenin aveva innalzato a dismisura la tensione che poi è esplosa con una sequela impressionante di vittime. Tutto è prevedibile e lucido nella politica criminale di Sharon che risulta sempre più chiara: uccidere più palestinesi possibile, concentrare quelli rimasti in alcune riserve per poi magari costringerli ad andare ad ingrossare la diaspora palestinese nel mondo. Nella mente di Sharon questa è la "soluzione finale" e di fronte a questo crimine il mondo, e l'Europa soprattutto, tacciono. Questo silenzio, che i palestinesi non comprendono, è complice della politica del governo israeliano e crea un senso di isolamento e di disperazione fra i palestinesi che poi sfocia negli attentati suicidi. La sensazione che continuo a portarmi dietro dopo il ritorno dalla Palestina è che gli spazi negoziali fra le due parti sono quasi del tutto chiusi e che solo un intervento esterno può riportare la pace in Medioriente. La soluzione potrebbe essere semplice: applicazione delle risoluzioni dell'ONU e costruzione dello stato palestinese a fianco di quello israeliano. Ma il governo israeliano non vuole questa soluzione e quindi la situazione si complica e si incancrenisce sempre di più. Per questo l'intervento di garanzia esterno diventa fondamentale e i palestinesi, dalle autorità dell'ANP alla persona qualunque lo richiedono con forza..."anche se, in ogni caso, questa è la nostra terra a da qui non ce ne andremo...." è la conclusione di ogni discorso. Questo è ciò che mi sento di riportare da questo viaggio. La situazione che abbiamo trovato non ci ha permesso di svolgere tutto il nostro programma. A Nablus, dove dovevamo incontrare il Segretario Generale del Sindacato Palestinese non siamo riusciti ad arrivare. Ma siamo stati due volte a Ramallah dove abbiamo incontrato il Ministro della cultura Abed Rabbo, Mustafa Barghouthi e partecipato ad una manifestazione in ricordo delle vittime di Balata conclusa con scontri fra militanti palestinesi e esercito israeliano, siamo stati a Gaza dove abbiamo incontrato il sindacato dei metalmeccanici. Abbiamo inoltre incontrato gruppi pacifisti israeliani e partecipato ad una loro manifestazione fin sotto le finestre di Sharon. L'altro elemento che può cambiare la situazione è il risveglio della società civile israeliana che, sia pur lentamente si sta intravedendo. Abed Rabbo lo ha detto chiaramente: "In questa lotta noi potremo vincere solo se, oltre all'intervento internazionale, sapremo convincere delle nostre ragioni la società israeliana". Quindi solidarietà senza titubanze con il Popolo Palestinese e costruzione di ponti per il dialogo con la società israeliana: sta tutta qui l'importanza delle missioni di pace che stiamo attuando dentro "Action for peace". Un'ultima considerazione: il ragazzo del campo profughi di Dehishe che ha causato la strage nel quartiere ultraortodosso di Gerusalemme era un ragazzo come tanti altri, e la "tranquillità" con cui veniva ricordato dai suoi coetanei del campo mi ha gelato il sangue. Ma questo ci richiama ancora di più alle nostre responsabilità come individui e come istituzioni. E' in Europa che si può trovare la chiave per risolvere questo conflitto: dovremo farci sentire di più nelle piazze e nelle sedi istituzionali sia italiane sia europee. "Action for Peace", dopo la missione di Pasqua, dovrà organizzare una grande scadenza di mobilitazione nella quale impegnare tutte le sue componenti, richiamando alle loro responsabilità partiti, sindacati, organizzazioni della società civile, social forum, enti locali su una piattaforma chiara e senza ambiguità: protezione internazionale della popolazione civile palestinese, fine dell'occupazione, costituzione dello Stato di Palestina secondo la risoluzione 242 delle Nazioni Unite. ******************************************************************************** Associazione per la Pace Gruppo Palestina Via Salaria, 89 00198 Roma Tel. +39 - 068841958 La pace non è solo l'assenza della guerra, è una virtù, uno stato della mente, una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia. ********************************************************************************
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