No ai fiori per San Valentino!... Campagna di informazioni sul commercio dei fiori



Vorremmo segnalarvi la campagna "No ai fiori per San Valentino" proposta da
p. Alex Zanotelli, missionario comboniano.


da www.giovaniemissione.it
link diretto:
http://digilander.iol.it/giovaniemissione/fiorisanvalentino.htm

Davide Passaro
staff del sito Giovani e Missione


Campagna di informazione sul commercio dei fiori
1) La proposta di p. Alex Zanotelli
2) La campagna di informazione sul commercio dei fiori



"La vittoria sulla Del Monte ha aperto le porte per la campagna contro l'
industria dei fiori. Dopo un anno di indagini è ora pronto il documento
finale che mette a nudo la drammatica realtà di 120.000 operai (in buona
parte donne)che lavorano in questo settore.

La campagna nazionale si aprirà il 10 febbraio con una conferenza stampa che
rivelerà il vero volto dell'industria dei fiori, la più fiorente in Kenya. E
inviterà i Keniani ad un boicottaggio simbolico per il 14 febbraio (No ai
fiori per San Valentino). La settimana verrà chiusa da una celebrazione a
Naivasha il 17 febbraio in memoria delle vittime di questo settore. All'
industria dei fiori verrà dato un chiaro ammonimento: tre mesi per trattare
altrimenti a maggio si andrà ad un boicottaggio internazionale. Vari
organismi si sono dati un appuntamento a Nairobi il prossimo maggio per
lanciare un boicottaggio dei fiori Keniani in Europa (i fiori arrivano ad
Amsterdam e da lì sono distribuiti in varie nazioni europee).

Un lungo cammino, il cammino dei poveri, degli oppressi. Ma su queste strade
ho sperimentato sempre più vivo il Dio di Mosè, il Papi di Gesù, il Dio che
cammina con il Suo Popolo, il Dio che libera. Ho vissuto la spiritualità
dell'Esodo. Un cammino illuminato dalla lettura continuata dell'Apocalisse
che ci ha accompagnato in questo anno difficile. Che forza rivoluzionaria la
lettura della Parola fatta nei bassifondi della storia. Per me dodici anni
di Parola a Korogocho mi hanno causato una rivoluzione copernicana. E' un
dono grande che ho ricevuto. Parola che diventa volto: il volto di Gesù, il
volto dei poveri. I volti della gente della discarica, i volti dei ragazzi
di strada, i volti di donne, i volti di lebbrosi, volti di malati di Aids. I
momenti serali stupendi di eucaristia celebrata a lume di lampada nelle
baracche con la piccola comunità cristiana. "

per leggere tutto il testo della Lettera agli amici di p. Alex Zanotelli il
link diretto è:
http://digilander.iol.it/giovaniemissione/alex01012002.htm



CAMPAGNA DI INFORMAZIONE SUL COMMERCIO DEI FIORI


SAN VALENTINO SENZA FIORI


Il mercato mondiale dei fiori freschi tropicali è un grande business: nel
1998 si esportavano fiori freschi per un valore di circa 4 miliardi di euro.
Fiori ce vengono dal Sud del mondo: da questo punto di vista Ecuador e
Colombia, Kenya e Zimbawe sono stati dei giganti delle esportazioni negli
ultimi dieci anni. Ai consumatori del nord costa meno farsi arrivare i fiori
freschi dal Kenya o dall'Ecuador piuttosto che dall'Olanda o addirittura dal
proprio paese.
Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'Europa fino a 4-5 anni
fa importava circa il 70% dei fiori esportati nel mondo. Il Kenya nel 2000
ha esportato (soprattutto in Olanda che a sua volta li riesporta in altri
paesi, ma anche in Gran Bretagna, Germania e Svizzera) oltre il 90% della
sua produzione, circa 38 mila tonnellate di fiori freschi, soprattutto rose,
per un valore di circa 100 milioni di euro: si tratta della terza voce nelle
esportazioni del Kenya. Sono 40-45 mila le persone che lavorano direttamente
nel settore, e si stimano altri 60-70 mila addetti nell'indotto. Contando
anche le loro famiglie, ci sono proiezioni che parlano di 500 mila keniani
che vivono grazie alle esportazioni di fiori. L'area più importante di
produzione per l'export floreale in Kenya è la zona attorno al lavo
Naivasha, a nord-ovest della capitale Nairobi, dove si contano ben 24 grandi
fattorie specializzate. Qui ogni giorno si recidono milioni di rose, che
prendono subito il volo per l'Olanda o la Gran Bretagna, e sono vendute
l'indomani come fiori freschi, venendo comunque a costare anche la metà di
quelle che potrebbero essere coltivate in serra localmente.

Sorprese in arrivo.
Ma chi conosce le condizioni di lavoro e di salute di chi coltiva i fiori
del Kenya? E quanto vengono pagati i dipendenti? I proprietari delle grandi
fattorie, poi, sono keniani o stranieri? Chi ci guadagna in questo grande
business - e a chi vanno invece le briciole? Per non parlare dei dubbi sulle
ricadute ambientali di questa "agricoltura industriale": il lago Naivasha ha
sempre meno acqua, sempre più inquinata; c'è forse un legame con l'utilizzo
di acqua dolce per innaffiare e un presumibile utilizzo intensivo di
pesticidi? In Kenya c'è chi ha incominciato a indagare, a raccogliere dati e
testimonianze: non solo i sindacalisti ma anche organismi come la Kenya
Human Rights Commission, già protagonista di alcune battaglie civili per
migliorare i diritti dei lavoratori, con risultati significativi. E la
sinergia tra produttori del Sud e consumatori del Nord ha già più volte
permesso all'opinione pubblica occidentale di scoprire temi che purtroppo a
lungo preferiva ignorare. Dal Kenya oltre ai fiori protrebbero arrivare
presto delle novità, forse senza aspettare San Valentino.


Tratto da Nigrizia - dicembre 2001