film oggi su Grueninger



URGENTE!
Nel quadro della "Memoria della Shoah", oggi lunedì 21, al cinema Massimo
(via Verdi 18, Torino) alle 18,30, gratis fino ad esaurimento dei posti,
viene proiettato il film di Richard Dindo, "Grueningers Fall", 98',
(versione originale tedesca con sottotitoli in inglese e trad. simultanea in
italiano) sul poliziotto svizzero Paul Grueninger, che aiutò migliaia di
ebrei ad entrare in Svizzera illegalmente, per questo licenziato e
processato, morto in povertà nel 1972, riabilitato giuridicamente alla
memoria nel 1995.
Grueninger è "un altro Schindler", un caso di resistenza nonviolenta e
disobbedienza civile in aiuto agli ebrei perseguitati.
Raccogliemmo la sua storia per il libro mai uscito "Lotte nonviolente nella
storia".
Riporto in calce un brano di quel lavoro.

Mercoledì 23 alle 20,30 (coincide con l'assemblea dei soci del Sereno
Regis!) il film di Mustapha Akkad, "Omar Mukhtar. Lion of the Desert", 153',
(versione originale inglese con traduzione simultanea in italiano) sulla
resistenza libica all'occupazione coloniale italiana, film di qualità oltre
che di interesse storico e politico, mai circolato in Italia per censura
patriottica.
Altri film e incontri al cinema Massimo fino a giovedì 24.
Enrico Peyretti
peyretti at tiscalinet.it
enrico.peyretti at tin.it
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    Paul Grüninger, svizzero, gendarme alla frontiera con l'Austria, chiusa
dalla Svizzera agli ebrei in fuga dopo l'Anchluss, nel 1938, perché -
dissero - «la barca è piena». Grüninger lasciò entrare illegalmente in poche
settimane 3.000 ebrei. Fu aiutato dalla complicità di alcuni colleghi, ma si
assunse tutta la responsabilità. Condannato, perse il lavoro e la pensione.
Fu riabilitato politicamente solo dopo la morte, nel 1993 (9).
    A questo proposito merita segnalare il discorso tenuto dal Presidente
della Confederazione Elvetica, Kaspar Villiger, davanti alle Camere
federali, il 7 maggio 1995, in occasione del 50° della fine della guerra
(10). Il Presidente svizzero riconosce che «neppure la Svizzera ha sempre
agito come avrebbero richiesto i suoi ideali», ammette che la piccola
Confederazione si salvò con cooperazioni e concessioni parziali alla
Germania. (Successivamente, fra il 1996 e il 1997, sono emerse rivelazioni
sulla ricettazione compiuta da banche svizzere di denaro e beni sottratti
dai nazisti agli ebrei). «Malgrado tutta la comprensione per le difficili
circostanze di allora, non possiamo ignorare che anche la Svizzera si è
macchiata di colpe». In particolare, c'è un fatto che si sottrae a qualunque
giustificazione: «Si tratta dei molti Ebrei che, respinti alla frontiera
svizzera, andarono incontro a morte certa. La barca era veramente piena?».
Questa domanda è sviluppata da Villiger in un vero esame di coscienza
nazionale. Poi il Presidente, dopo aver ricordato che «molte Svizzere e
molti Svizzeri contribuirono a salvare migliaia di profughi ebrei,
assumendosi il rischio di conseguenze personali», sembra alludere non solo a
Grüninger, ma ad altri casi analoghi, quando dice: «Alcuni di loro furono
addirittura puniti per questo, ma seguirono valori etici che più tardi sono
diventati fondamenti del diritto internazionale e svizzero d'asilo». Su
questi casi Villiger conclude: «Non possiamo più correggere sentenze che ai
nostri giorni sembrano incomprensibili: possiamo però offrire alle persone
interessate il riconoscimento morale che è loro dovuto».
    Abbiamo detto della riabilitazione politica. Successivamente, si è avuta
notizia che il processo per la riabilitazione giuridica si è celebrato in
pochi giorni e concluso il 30 novembre 1995: il presidente del tribunale del
distretto di San Gallo ha sentenziato che «Paul Grüninger ha salvato
numerose vite e dunque non ha violato alcuna legge» (11).
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     (9) Biografia di Stefan Keller, "Grüningers Fall", ora in francese col
titolo "Délit d'humanité". Cfr Corriere della Sera, 16 febbraio 1994, p. 27;
La Stampa, 11 marzo 1994, p. 23; la Repubblica, 10 marzo 1994.
     (10) Kaspar Villiger, "A 50 anni dalla fine della guerra", in "Dialoghi
di riflessione cristiana", Locarno, Giugno-luglio 1995.
     (11) Cfr l'Unità, 28 novembre 1995 e la Repubblica, 1 dicembre 1995.