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AFGHANISTAN E MINE: NON DOVEVA ESSERE UNA "GUERRA CHIRURGICA"?
- Subject: AFGHANISTAN E MINE: NON DOVEVA ESSERE UNA "GUERRA CHIRURGICA"?
- From: "Silvia Marcuz <smarcuz at libero.it>"
- Date: Sat, 19 Jan 2002 23:43:46 +0100
da http://www.saveriani.bs.it/ AFGHANISTAN E MINE: NON DOVEVA ESSERE UNA "GUERRA CHIRURGICA"? "Gli aerei Usa e britannici hanno disseminato 'bombe a grappolo' (=mine), munizioni ad alta sensibilità e ordigni inquinanti. Cosi tutta l'attività di sminamento dovrà cominciare da capo" La Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antipersona (ICBL) ha espresso preoccupazione per la situazione in Afghanistan, uno dei paesi più minati del mondo e in cui meglio aveva funzionato l'attività di bonifica, anche grazie ad investimenti di centinaia di milioni di dollari. Tutto è andato in fumo con la nuova esplosione di violenza innescata con il pretesto della lotta al terrorismo. L'immane lavoro per individuare, recintare, numerare e bonificare le aree con mine ed altri ordigni inesplosi in Afghanistan è stata azzerato: si dovrà ricominciare daccapo. Le fazioni in lotta hanno lasciato sul terreno un numero imprecisato di mine; gli aerei statunitensi e britannici hanno disseminato "bombe a grappolo", munizioni ad alta sensibilità e ordigni inquinanti, a tappeto. La Campagna internazionale ha chiesto alla comunità internazionale che, all'interno della Convenzione dell'Onu sulle armi convenzionali, un nuovo Protocollo si occupi di bandire o almeno di regolamentare l'uso di ordigni ad effetto indiscriminato come le bombe a grappolo ed altre sottomunizioni ad alta sensibilità. (M. Storgato) La Campagna italiana http://www.campagnamine.org/homepage.htm Campagna internazionale contro le mine (ICBL) http://www.icbl.org/ MINE ANTIPERSONA: CON LA GUERRA TUTTO SALTA IN ARIA MARCELLO STORGATO La Campagna contro le mine antipersona non è affatto finita. In Afghanistan, uno dei paesi più minati del mondo, l'attività di bonifica dovrà ricominciare. Daccapo. Nonostante quasi tre quarti delle nazioni del mondo abbiano firmato e ratificato il Trattato internazionale che vieta ogni produzione e utilizzo delle mine antipersona e ne sancisce la distruzione, sono ancora 54 i paesi che non ne vogliono sapere. Tra questi: Cina, Russia e Stati Uniti (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu), Finlandia, Turchia e Cuba, la maggior parte dei paesi del Medio Oriente, dell'ex Unione Sovietica e vari stati asiatici. Proprio qui vengono ancora prodotte le mine. Fare in modo che tutti gli stati ratifichino e rispettino il Trattato internazionale, resta l'obiettivo della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine. Nell'ultimo anno, nuove mine sono state piazzate in ben 25 paesi: Angola, Burundi, Repubblica democratica del Congo (RdC), Eritrea, Etiopia, Namibia, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda, Colombia. Passando all'area asiatica e mediorientale, la lista prosegue con Afghanistan, Filippine, India, Israele, Kirghizistan, Myanmar (Birmania), Nepal, Pakistan, Sri Lanka, Tajikistan, Uzbekistan. In Europa, gli stati interessanti sono invece Georgia, Iugoslavia, Macedonia, Russia. Nella RdC, ad esempio, le mine sono state impiegate dalle forze ugandesi e da quelle rwandesi (nonostante che Uganda e Rwanda abbiano ratificato il Trattato); ma il Congo stesso sembra averne fatto uso. Anche Etiopia ed Eritrea si sono reciprocamente minate durante il loro conflitto. L'Angola ha ammesso di aver fatto uso di mine contro i ribelli dell'Unita, contaminando ulteriormente il proprio paese e sconfinando nella Namibia. Anche il Sudan sembra aver minato le postazioni delle forze ribelli. In Burundi, tutte le forze in gioco hanno fatto uso di mine. I vari gruppi ribelli nel continente africano hanno piazzato nuove mine, contaminando in misura ancora più grave Angola, Burundi, RdC, Namibia, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda. Alcuni governi hanno negato di aver fatto uso di questi ordigni messi al bando, ma è difficile cedere loro. Una cosa è chiara: le mine sono state utilizzate durante vecchi e nuovi conflitti tra fazioni interne o tra stati. Questo basta a dimostrare quanto sia importante fermare e prevenire le guerre, se si vuole che i Trattati internazionali vengano rispettati. Ben 41 stati hanno smesso di produrre le mine antipersona. Tra questi, ci sono molti dei grandi produttori degli anni '70, '80 e primi anni '90. Ma 14 nazioni hanno continuato a produrle: Egitto, Stati Uniti e Cuba, Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, India, Iran, Iraq, Myanmar (Birmania), Singapore, Vietnam, Russia. Ricordiamo che Egitto e Singapore hanno precedentemente prodotto mine antipersona anche con licenza italiana (Tecnovar e Valsella). Sembra invece che il commercio si sia fermato quasi del tutto. L'ultimo rapporto di Jane's Mines and Mine Clearance afferma che, nel 2000-'01, si è verificata "un'assenza virtuale di mine nelle esposizioni di armi e nelle esibizioni di apparati militari. Sotto pressione internazionale, anche gli stati che non hanno aderito al Trattato di messa al bando, si sentono costretti a dimostrare la propria correttezza politica". E' probabile, tuttavia, che ci siano stati casi di transito. La Campagna internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione in Afghanistan, uno dei paesi più minati del mondo e in cui meglio aveva funzionato l'attività di bonifica, anche grazie ad investimenti di centinaia di milioni di dollari. Tutto è andato in fumo con la nuova esplosione di violenza innescata con il pretesto della lotta al terrorismo. L'immane lavoro per individuare, recintare, numerare e bonificare le aree con mine ed altri ordigni inesplosi in Afghanistan è stata azzerato: si dovrà ricominciare daccapo. Le fazioni in lotta hanno lasciato sul terreno un numero imprecisato di mine; gli aerei statunitensi e britannici hanno disseminato "bombe a grappolo", munizioni ad alta sensibilità e ordigni inquinanti, a tappeto. La Campagna internazionale ha chiesto alla comunità internazionale che, all' interno della Convenzione dell'Onu sulle armi convenzionali, un nuovo Protocollo si occupi di bandire o almeno di regolamentare l'uso di ordigni ad effetto indiscriminato come le bombe a grappolo ed altre sottomunizioni ad alta sensibilità. © MISSIONE OGGI
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