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18/01 Oriago di MIRA (VE): "Chi sono i nemici del terrorismo mondiale?"
- Subject: 18/01 Oriago di MIRA (VE): "Chi sono i nemici del terrorismo mondiale?"
- From: "ROMANO GASPAROTTI" <gasparo at libero.it>
- Date: Mon, 14 Jan 2002 12:59:36 +0100
Associazione Culturale Punto Rosso - Riviera del Brenta in collaborazione con COMUNE di MIRA - Assessorato alla Cultura e Bandera Florida - Mirano Associazione culturale ' eperché' - Mira UN ALTRO MONDO E' IN COSTRUZIONE dibattito pubblico Chi sono i nemici del terrorismo mondiale ? Venerdì 18 gennaio 2002 , Sala conferenze - Biblioteca comunale B.go Matteotti Oriago di MIRA, ore 20.45 Intervengono: - Gianfranco BETTIN (sociologo, scrittore, prosindaco di Mestre) - Paolo CACCIARI (giornalista, assessore alla Pace del Comune di VENEZIA) - Vani KAMIRAN "Kamu" (mediatore culturale, vice-presidente comunità curda in Italia) - Mahmoud IBRAHIM(architetto, esponente comunità arabo- islamica) - Martino TOSETTO (cooperativa ACLI-S.Gaetano, Bandera Florida ) - Alessio BELLIN (portavoce del Veneziasocialforum) Introduce e coordina: Romano GASPAROTTI (Associazione culturale Punto Rosso) Perché la globalizzazione, anziché garantire la pacificazione dei conflitti, sembra aspirare alla guerra come condizione permanente? A chi si devono le responsabilità politiche delle ferite sulle quali può speculare il terrorismo internazionale? E' davvero inevitabile considerare chi si oppone alla guerra o come testimone di posizioni puramente etico-religiose(e quindi destinate a rimanere apolitiche) o addirittura come fiancheggiatore, suo malgrado, del terrorismo stesso? Per informazioni : boscogrande1998 at altavista.it - tel. 041-429411 (Associazione Punto Rosso - Riviera del Brenta) - tel. 041- 429 394 (Biblioteca comunale di Oriago) -------------------------- Traccia per la discussione Dopo l'evento dell'11 settembre e dopo la diffusione mondiale, il 13 dicembre, del filmato - posto che sia autentico e attendibile - in cui Bin Laden rivendica e oscenamente si compiace della strage provocata, risulta sempre più arduo continuare ad opporsi ad una guerra che minaccia di diventare davvero infinita. Sembra addirittura che la parola "pace" mostri solo il suo significato retorico e incapace di suscitare pratiche di azione politica concreta. Chi oserebbe ritenere "non giusto" combattere contro un'organizzazione ramificata su scala globale il cui leader ringrazia Allah per la realizzazione dei suoi piani perfettamente calcolati e irride i "fratelli" esecutori ignari del fatto che la loro missione sarebbe stata suicida oltre che omicida ? Eppure un approccio non emotivo, ma razionalmente critico di fronte a quanto sta succedendo difficilmente riuscirebbe a smentire alcune considerazioni di carattere politico e anche morale : 1. Come testimoniano, per esempio, i medici di Emergency : chiunque oggi appoggi la guerra , volente o nolente, approva che vengano inevitabilmente uccise immediatamente migliaia di uomini, donne e bambini che non combattono e, nel tempo, altrettante migliaia di bambini e innocenti a causa delle conseguenze della guerra( distruzioni materiali e degrado ambientale, distruzione del tessuto socio-economico, fame, malattie, mine, instabilità politica ecc.). 2. Chiunque oggi ritiene "giusta" la guerra non considera uguali nemmeno i morti, ammettendo che i cinquemila lavoratori innocenti periti sotto le macerie delle Twin Towers siano oggettivamente più importanti delle migliaia e migliaia di vittime civili che , dalla fine della seconda guerra mondiale continuano a morire in Palestina, in Africa, in Iraq, in Afghanistan, in Kurdistan e negli altrove dimenticati del globo. Inoltre, nel caso specifico : 1. Ritenere che la jih’d islamica implichi lo sterminio scientifico di innocenti e il suicidio del kamikaze è semplicemente frutto di abissale ignoranza . 2. Concordare con Bin Laden e Al Qaeda sul fatto che la lotta dei palestinesi - uno dei popoli più laici del mondo arabo e caratterizzato , tra l'altro, da una forte presenza cristiana - sia del tutto omogenea con il fanatismo fondamentalista sarebbe altrettanto da ignoranti se non celasse, in realtà, il cinico interesse di chi si pone alla guida dell'attuale impero occidentale. 3. Tutti gli attuali nemici degli Stati Uniti - coloro che oggi incarnano le "forze del Male" - fino a ieri erano alleati fedeli e ben pagati degli stessi Stati Uniti in funzione di opposizione contro altri nemici. 4. Le strategie politiche che hanno ispirato l'azione politica americana dalla fine della guerra fredda ad oggi non manifestano il minimo segno della presenza di un qualsiasi progetto chiaro, coerente e a lunga scadenza, ma si costruiscono e si modificano di giorno in giorno seguendo i luoghi fonti di energia e i tracciati degli oleodotti da tenere necessariamente sotto controllo per continuare ad alimentare il modello occidentale di sviluppo a spese dei Paesi poveri del mondo. 5. Scelte politiche che coinvolgono direttamente la vita e la morte di milioni di persone sono determinate a partire dal punto di vista esclusivo degli interessi economico-politici degli Stati uniti d'America e degli interessi personali del presidente di turno(interessi petroliferi, necessità di contraccambiare i gruppi industriali e finanziari che hanno pagato la campagna elettorale, volontà di sostenere l'industria bellica e il suo indotto ecc.) 6. Fatto ancor più grave è che , al di qua dell'Oceano, tali interessi sono condivisi anche dai principali partiti della sinistra cosiddetta laburista e/o riformista sulla base della condizione/convinzione che solo accettando questo punto di vista sarà possibile confermarsi come classe di governo o legittimarsi per governare o( come in Italia) ri-conquistare il potere perduto. Chi , in queste condizioni, si dichiara contrario non alla guerra in quanto tale - perché contro di essa si sono schierati ad Assisi proprio coloro che avevano appena votato "per senso di responsabilità" la mobilitazione italiana - bensì contro questa "guerra infinita" o viene considerato, come nel caso dei cattolici di base, rappresentante di posizioni puramente etico-religiose e quindi apolitiche oppure viene tacciato di filo-terrorismo. Proviamo allora a rispondere, senza pregiudizi, a queste semplici domande. A chi si deve la responsabilità politica di aver prodotto le ferite sulle quali il terrorismo internazionale può speculare? Chi ha utilizzato e finanziato le organizzazioni del terrorismo fondamentalista islamico contro cui oggi si deve combattere? Chi non ha mai nemmeno tentato di risolvere, in una prospettiva che andasse al di là della volontà di potenza dettata da interessi unilaterali, i problemi e le contraddizioni di cui oggi il terrorismo è cinico parassita? Chi, pur in guerra, pare non voler annientare completamente i leaders e i principali gangli del terrorismo perché essi potrebbero risultare utili in altre circostanze, onde garantirsi così l'occasione per poter combattere altre guerre ? Su chi ricadono i profitti economici che ogni guerra porta con sé? La risposta a queste domande suscita, allora, un' ulteriore domanda politica generale, che chiama in causa tutti i sudditi dell'impero globalizzato. Chi ci difende veramente dal terrorismo? Chi si oppone davvero ad un mondo governato dai poteri economico-finanziari dei Paesi più sviluppati, dagli interessi della famiglia Bush e, per quanto ci riguarda, della famiglia Berlusconi? Se la sinistra laburista e riformista ormai è impegnata nella difesa residuale, per quanto importante e doverosa nella contingenza, di qualche pezzo di welfare e di un minimo di solidarietà di fronte all'ultra o neoliberismo dominante, quali sono gli orizzonti e i nuovi soggetti capaci di ridare un senso e una prospettiva lungimirante alla politica per rispondere ai bisogni della vita locale e nel contempo contribuire a nuovi assetti globali? Sono questi i compiti di una nuova sinistra che riesca in tutti i luoghi di esperienza, di lavoro e di comunicazione a dare respiro e obiettivi politici, a partire dai vissuti, alle fondamentali lotte per i diritti, l'uguaglianza e la non-esclusione nel concreto delle pratiche di vita e degli stessi atteggiamenti etici. In questa prospettiva il ruolo dei movimenti, delle associazioni territoriali, dei Forum sociali è fondamentale a patto che non si rinchiuda in dimensioni localistiche o neoidentitarie e che non riproduca i meccanismi del tradizionale modo di far politica, il cui lessico e le cui categorie la stessa globalizzazione attuale ha contribuito a dissolvere. p. punto rosso - Riviera del Brenta Romano Gasparotti
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