dalle Donne in Nero di Reggio Emilia



Riceviamo e rigiriamo:

ALLE DONNE IN NERO DI REGGIO EMILIA ALCUNI BREVI FLASH DALLA PALESTINA:
ACTION FOR PEACE 2001
Da Valda Busani


PRIMO FLASH
GIOVEDI 27 DICEMBRE
Partiamo per Ramallah: siamo circa circa 50 italiani, donne e uomini
(Donne in Nero, Arci, Assopace, CGIL e Fiom, etc).
Facciamo parte di Action For Peace, delegazione delle societa` civili di
vari paesi europei, per una presenza di interposizione non violenta a
protezione della popolazione palestinese sotto occupazione militare
israeliana.
A Ramallah incontriamo una cinquantina di belgi e francesi.
Andiamo verso piazza Al Manara dove e` in programma una manifestazione,
insieme ai palestinesi, fin davanti alla postazione militare israeliana
che ha rioccupato un quartiere di Ramallah, per ribadire la illegalita’
della occupazione militare israeliana e in particolare di questa
ulteriore ri-occupazione di territorio palestinese che dovrebbe essere
autonomo in base agli accordi di Oslo.
In piazza parlano una donna palestinese, Fazira, Marwan Barghouti, Luisa
Morgantini e il rappresentante belga.
Quando siamo in vista dlla postazione  militare, noi europei passiamo in
testa al corteo: si vuole evitare qualsiasi contatto diretto fra
palestinesi e soldati israeliani.
Avanziamo tenendoci a braccetto, scandendo slogans quail PALESTINA
LIBERA, STOP ALLA OCCUPAZIONE, PACE.
Davanti a noi un carro armato e due camionette, un altro carro armato
sulla nostra destra e un altro sbuchera’ poco dopo alle nostre spalle,
sempre sulla destra.
Bloccano la strada, quella che da Ramallah porta all’uninversita’ di
Birzeit, impedendo da mesi il passaggio degli studenti palestinesi.
L’asfalto e’ divelto, meta’ della carreggiata e’ ostruita da un cumulo
di terra e detriti e da un palo della luce abbattuto.  Sull’altra meta’
le camionette.
Quando siamo a pochi metri dalla postazione militare, all’improvviso,
senza alcun avvertimento, vengono sparati lacrimogeni ad altezza d’uomo.

Cadono dietro di noi, fra noi e i palestinesi, di fianco e tutt’intorno.

Alziamo le braccia e continuiamo ad avanzare gridando SHALOM, PACE e
PALESTINA LIBERA.
Cominciamo a lacrimare per i gas che sono particolarmente irritanti. Gli
occhi bruciano, brucia la gola e non si riesce a respirare, viene la
nausea e un senso di soffocamento.
Siamo a tre-quattro metri dale camionette e dal carro armato che ci
punta contro il cannone.
Luisa Morgantini e un belga si avvicinano ulteriormente, chiedono di
poter parlare con l’ufficiale responsabile, ma dalle camionette non
abbassano nemmeno il finestrino.
Riprendono i lanci di gas lacrimogeni e adesso anche delle bombe
assordanti che ci arrivano fra i piedi. Ti frastornano, ti squassano
dentro.
Non c’e’ alcuna possibilita’ di parlare, di negoziare alcunche’.
Cerchiamo di respirare, alcuni di noi sono piegati in due dall’affanno e
dalla nausea.
Ragazzi palestinesi ci portano cotone imbevuto di non so cosa e cipolle
per alleviare il respiro.
Piano piano arretriamo, I palestinesi invitano a ritirarci perche’ si
sentono detonazioni, spari, non capiamo se sono pallottole di gomma o
altro.
Quattro o cinque ambulanze fanno la spola: ci sono contusi, anche alcuni
feriti fra I palestinesi.
Torniamo verso il centro di Ramallah: abbiamo sperimentato la
“normalita’” assurda e violenta dell’occupazione militare israeliana.
Manifesti affissi sui muri dicono: “Meglio le pene della pace che
l’agonia della Guerra”.

SECONDO FLASH
VENERDI 28 DICEMBRE
Grande manifestazione a Gerusalemme: pacifiste e pacifisti europei,
Donne in nero israeliane ed europee, donne-ragazze e ragazzi palestinesi
residenti a Gerusalemme e in Israele, marciano da Paris Square, nella
parte isrealiana di Gerusalemme (ribattezzata Hagar square dal nome di
una donna in nero isrealiana morta un paio di anni fa) fino alla porta
di Jaffa, nella parte palestinese della citta’.
Siamo qualche migliaio: un grande fiume di donne vestite di nero, e
anche di uomini che portano le tradizionali “manine nere” con le scritte
STOP ALL’OCCUPAZIONE, PACE, NON C’E’ SICUREZZA PER ISRAELE FINO A CHE
NON C’E’ GIUSTIZIA PER LA PALESTINA, e tante altre, tutte molto
significative e radicali nel rivendicare il diritto
all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Ci sono ragazze ebree che suonano tamburi ritmando slogans di pace, ci
sono gli ebrei progressisti belgi, ci sono le donne in nero italiane,
tante….
E’ un lungo serpentone che si snoda, siamo felici di essere qui, di
essere in tanti e tante.
C’e’ un anziano palestinese con la kefia che si regge con il bastone e
che scambia un saluto di pace con un anziano ebreo: SHALOM, SALAM.
Sono parole e immagini che emozionano, e sara’ difficile portare queste
emozioni in Italia, comunicarle a tante e tanti…
Davanti alla porta di Jaffa un piccolo palco, tanti interventi, in
ebraico, in arabo, in inglese, in francese, in italiano, tutte e tutti
per dire la stessa cosa: STOP ALL’OCCUPAZIONE, PACE, DUE POPOLI DUE
STATI…
Gli sguardi si incontrano, gli occhi sono lucidi di emozione e di gioia:
e’ una situazione terribile, e sara’ ancora un percorso molto lungo e
difficile, con tanto dolore e sangue e morti.
Ma oggi questa manifestazione da’ un po’ di speranza a tutte e tutti…


TERZO FLASH
SABATO 29 DICEMBRE
Andiamo con francesi, canadesi, americani e inglesi tra Ramallah e
Birzeit, su richiesta degli studenti palestinesi, per protestare al
posto di blocco israeliano che impedisce l’accesso all’universita’ e
costringe a file defatiganti e umilianti.
Siamo circa 150, formiamo due cordoni fra I quail satanno I palestinesi.

Quando arriviamo al posto di blocco le camionette si sono ritirate: e’
un sollievo poter vedere la gente passare senza il controllo militare.
Gli studenti e altri passanti palestinesi, insieme a qualche  europeo,
cominciano a smontare il posto di blocco: via i sacchetti di sabbia, via
la garritta militare, a terra i blocchi di cemento, e dove prima c’era
la garritta adesso sventola una bandiera palestinese.
Le camionette israeliane seguono dall’alto: poco dopo iniziano a sparare
lacrimogeni, ma questa volta siamo all’aperto, il vento ci è favorevole
e porta i gas abbastanza lontano: solo un po’ di bruciore agli occhi e
la fatica di respirare…
Ma la cosa importante e’ che il blocco e’ smantellato, le camionette si
sono ritirate, e per oggi almeno I palestinesi passano fra due ali di
euroipee ed europei amici e non in mezzo ai soldati.
Che gioia…
Questo e’ tutto, per ora.
A presto…


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Associazione Resistenza e Pace
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