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Payman una donna kurda
- Subject: Payman una donna kurda
- From: "Teatro Di Nascosto" <hidden.theatre at sirt.pisa.it>
- Date: Thu, 8 Nov 2001 09:32:59 +0100
Teatro di Nascosto - Hidden Theatre - Centro Interculturale di Porto Franco "Payman" lllllllll Monologo che racconta la vita di Payman, donna del Sud Kurdistan (Kurdistan iracheno). di e con Annet Henneman Produzione: Teatro di Nascosto-Hidden Theatre, Regione Toscana - Porto Franco, Fondazione Pontedera Teatro 11 novembre ore: 17.00, Anfiteatro della Casa della Cultura di Quarrata Inaugurazione della casa della Cultura La Civetta ore: 15.30 saranno presenti il sindaco Stefano Marini, il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e l'assessore alla cultura della Regione Toscana Mariella Zoppi Volterra 5-11-2001 ore 7.30, dal diario di Annet Henneman Stamattina sono andata al bar a bere un cappuccino... Mentre stavo uscendo ho incontrato lo sguardo di un ragazzo. Era uno degli studenti che mercoledì scorso era tra gli studenti volterrani in Piazza dei Priori per la manifestazione per la pace. Ho ricordato quella mattina... Ero ridiventata Payman, come lo ero a Washington, Boston, Siena e come sarò in tanti altri posti da Alessandria a Quarrata, Suleymania (Kurdistan iracheno)... Ho detto: "Sono Payman, una di quel popolo di 40.000.000 che è diviso tra l'Iran, l'Iraq, la Siria e la Turchia." Ho raccontato come sono nata in un campo di rifugiati, che ci dovevamo spostare ogni 4, 5 mesi con tutta la famiglia, 7 fratelli e i miei genitori... Come noi bimbi la notte cercavamo il caldo, seduti l'uno contro l'altro, facendo dei giochi per fare passare il tempo più veloce e dimenticare il freddo.. Come ho vissuto l'Anfal nel 1988 ( il progetto di Saddam Husseyn e i suoi militari per fare diventare arabi tutti i kurdi del Kurdistan iracheno) con quel bombardamento chimico su Halabje quando sono morte 5000 persone in 5 minuti e in una settimana per tutto il Kurdistan 200.000... Raccontavo : "In quei giorni avevamo perso 8 persone solo nella nostra famiglia... una di quelle sere guardavamo la televisione e speravamo che per una volta si sentisse la parola kurda, ma in televisione parlavano solo di due israeliani che erano stati ammazzati..." Ho raccontato del mio desiderio di pace, che non ce la facevo più, ogni tre, quattro, cinque anni della mia vita c'era guerra, c'erano morti, la paura, e fuggire di nuovo, perdere la casa, perdere tutto quello che avevamo costruito, e poi iniziare di nuovo... E' così che ho deciso di andare, di fuggire... Su una di quelle navi... ammassati, senza mangiare, un bagno per 800 persone, per 6 giorni pagando almeno $2000 a persona... poi il camion dove dopo un ora non si respirava più... Fuggire, come gli Afgani, come gli Eritrei, come i Palestinesi... come... Raccontavo del desiderio di ritornare nel mio paese... Della preoccupazione per chi è rimasto... i miei fratelli, mia madre, i miei amici... I ragazzi mi guardavano e parlando, vedevo cambiare la loro faccia. Prima diventava seria e poi apparivano delle lacrime... Dopo si sono alzati tutti in piedi, applaudivano, si abbracciavano tra di loro e tanti, tanti venivano ad abbracciarmi e chiedevano cosa possiamo fare... Raccontare dicevo, raccontare. E decidiamo di fare un lavoro tutti insieme, per raccontare... Per usare le forze che si sono sentite sprigionare... In quei momenti so, è questo il teatro che voglio fare. Non avevo niente altro che un microfono e il mio vestito kurdo. Niente scenografia, niente colonna sonora. C'era Payman e c'erano loro... e la gratitudine di Payman, la sua felicità perché ha potuto condividere, perché quelle persone, loro sanno adesso qualcosa del suo popolo intrappolato, soppresso, torturato, negato, ma forte nel suo desiderio di esistere, andare avanti, nella speranza che un giorno, e sicuramente quel giorno arriverà, si potrà vivere in pace e libertà sulla loro terra... Annet Vorrei far sapere che questo monologo, che il nostro lavoro di teatro reportage, in allegato troverete le nostre attività, è disponibile per qualunque situazione. Per le piazze, per chiese, scuole, case, associazioni... Per noi la cosa più importante è raccontare per chi ha grande difficoltà a farsi sentire. Usateci!
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