PALESTINA: APPELLO DI MONS. SABBAH



 Da, clicca: ADISTA N. 75 (29 ottobre 2001)


"RESTITUITE LA TERRA OCCUPATA AI VERI PROPRIETARI".
ACCORATO APPELLO DI MONS. SABBAH AL GOVERNO ISRAELIANO
31084. ROMA-ADISTA.Il precipitare della situazione in Terrasanta ha spinto
i patriarchi cristiani di Gerusalemme e gli altri massimi rappresentanti
delle varie Chiese a lanciare un nuovo appello contro ogni violenza e,
soprattutto, contro quella che il patriarca latino di Gerusalemme,
mons.Michel Sabbah,indica come la radice di tutte le violenze, e cioè
l'occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi. Questa netta
presa di posizione trae origine dal crescente stato di tensione creatosi in
Palestina negli ultimi giorni, e che ha raggiunto il suo apice il 17
ottobre, quando un commando del Fronte popolare per la liberazione della
Palestina (Fplp, che contesta la politica del presidente palestinese Yasser
Arafat) ha assassinato a Gerusalemme Rehavam Zeevi, ministro del turismo
dimissionariodel governo israeliano guidato da Ariel Sharon. Zeevi
teorizzava la necessità ed il diritto di "deportare" i palestinesi dai
Territori, per lasciar libero spazio agli ebrei. L'eli-minazione di Zeevi è
stata l'annunciata "vendetta" che l'Fplp ha attuato per rispondere
all'assassinio del proprio leader, Abu Ali Mostafa, ucciso il 27 agosto
dagli israeliani con un missile che lo ha raggiunto nel suo studio.
Dopo l'uccisione di Zeevi i carri armati israeliani sono di nuovo entrati
nei Territori per "stroncare il terrorismo". Negli scontri - scoppiati in
varie zone, e perfino sulla piazza della Natività a Betlemme - sono morti
due ebrei e più di venti palestinesi, tra cui alcune donne incinte e
ragazzi. I tre patriarchi di Gerusalemme (il greco-ortodosso Ireneo I,
l'armeno Torkom Manugian ed il latino Sabbah), insieme ai capi delle altre
Chiese, il 19 ottobre hanno lanciato un drammatico messaggio in cui, tra
l'altro, affermano: "Mentre i leaders dell'Occidente sono preoccupati per
la lotta contro il terrorismo, sembra che per il mondo non sia notizia il
fatto che cittadini palestinesi (musulmani e cristiani) siano soggetti a
simili atti di terrorismo".
Mons. Sabbah il 20 ottobre ha diffuso l'appello che pubblichiamo qui sotto
integralmente. Cui hanno fatto eco le parole di Giovanni Paolo II che,
prima dell'Angelus di domenica 21 ottobre, ha detto: "E' con profonda
tristezza che ricevo dolorose e preoccupanti notizie da Betlemme, come pure
dalle città di Beit Jala e Beit Sahour [città palestinesi confinanti con
Betlemme]. La guerra e la morte sono arrivate persino sulla piazza della
Basilica della Natività di Nostro Signore. Nel nome di Dio ripeto ancora
una volta: la violenza è per tutti solo un cammino di morte e di
distruzione, che disonora la santità di Dio e la dignità dell'uomo. Esprimo
alle famiglie vittime della violenza la mia vicinanza nel dolore, nella
preghiera e nella speranza. Esse hanno il dono di vivere nella Terra Santa
per gli Ebrei, per i Cristiani e per i Musulmani. Deve essere impegno di
tutti renderla finalmente Terra di pace e di fraternità".

Ai nostri carissimi Fratelli e Figli nel Signore!



Il profeta Osea dice: "Il Signore fa un processo agli abitanti del Paese.
Non c'è né sincerità né amore, né conoscenza di Dio in questo popolo, ma
ovunque spergiuri, menzogne, omicidi e latrocini, adulteri, violenze e
sangue che provoca sangue. Ecco perché il Paese è in lutto e chiunque vi
abita deperisce" (Osea4, 1-3). Queste parole si applicano, purtroppo,
almeno parzialmente, ai nostri giorni. E tutti noi portiamo la
responsabilità di purificare il nostro tempo e di tornare alla rettitudine,
alla giustizia e al bene.
Fratelli e Sorelle: siamo vicini a voi. Con voi viviamo la tempesta che è
scoppiata in questi giorni. Con l'aiuto di Dio, questa crisi passerà. Siamo
con voi, in questi tempi difficili. Vi diciamo: armatevi con la pazienza e
con la fede. Col Salmista affermiamo: "A torto mi perseguitano i potenti,
ma il mio cuore teme le tue parole" (Salmo118, 161); e anche: "Vedi la mia
miseria e salvami, perché non ho dimenticato la tua legge. Difendi la mia
causa, riscattami, secondo la tua parola fammi vivere" (118, 153-154).
Il nostro destino è di essere nati sotto l'occupazione e di essere
costantemente esposti alla morte. Ogni persona umana ha il diritto e il
dovere di fare tutto il possibile per ottenere la propria libertà. La
Comunità internazionale deve finalmente sentire e capire che il palestinese
è un essere umano, come tutti gli altri. Come ogni essere umano, ha il
diritto di avere la propria dignità e di conquistare la libertà nella
propria terra.
Uccidere è male. Ogni violenza è male. Ogni guerra sfigura il volto di Dio,
e perciò è un male. Omicida è pure colui che spinge all'omicidio. E colui
che apre le porte della morte e ci fa entrare le persone. Nella nostra
Terra Santa, l'elemento che apre le porte della morte è l'occupazione
militare. Diciamo dunque: è davvero abbastanza quello che ha sofferto il
popolo palestinese fino ad oggi. E' ora di porre fine alla sua tragedia.
Al popolo israeliano diciamo: anche tu meriti la sicurezza e la pace. Ti
auguriamo sicurezza e pace. In ognuna ed ognuna di voi,vediamo la dignità
che viene da Dio e che è un dono per ognipersona umana, sia palestinese che
ebrea. La chiave della morte o della pace si trova nelle vostre mani e in
quelle del governo che avete eletto. E' il governo che può aprire o
chiudere le porte della morte. E' il governo che può darvi la pace o
privarvene. Coloro che oggi si combattono gli uni e gli altri e vengono
buttati nell'abisso della morte hanno il diritto di vivere e di godersi la
sicurezza. Perciò, dipende dal vostro governo di porre fine all'occupazione
che pesa sui palestinesi da decine di anni a questa parte, privandoli della
loro dignità e libertà. Le Nazioni Unite hanno formulato delle risoluzioni
come base per la pace. Basterebbe applicarle.
Con i nostri confratelli, i Patriarchi della Città Santa e tutti gli altri
Capi di Chiese a Gerusalemme, diciamo: basta col sangue, basta con le
lotte! Chiudete le porte della morte, dell'odio e del terrore. Smettetela
con l'effusione del sangue che chiama un'altra effusione di sangue. Il
sangue di tutte le vittime grida davanti a Dio e davanti ad ogni coscienza
umana. Restituite la terra occupata ai veri proprietari, permettendo così
ai cuori di ritrovare la serenità, ad ogni essere umano di ritrovare la
propria umanità e, al palestinese come all'israeliano, di ritrovare
nell'uguaglianza la propria dignità data da Dio!

Mons. Michel Sabbah
Patriarca Latino di Gerusalemme
20 ottobre 2001

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