SILENZIO SULLA MORTE DI ANTONIO RUSSO




Poche le manifestazioni in ricordo del giornalista "di frontiera"
barbaramente ucciso in Georgia il 16 ottobre 2000 e poi abbandonato sul
ciglio della strada

(News ITALIA PRESS) Ricorre oggi il primo triste anniversario dalla morte di
Antonio Russo, il giornalista abruzzese assassinato esattamente un anno fa a
Tblisi, in Georgia. Seviziato, torturato e infine barbaramente ucciso, il
cadavere di Russo fu abbandonato sul ciglio di una stradina di periferia: un
'esecuzione in piena regola per indurre al silenzio chi, come lui, ficcava
il naso in situazioni che dovevano essere taciute.
Russo era stato inviato da Radio Radicale come reporter di guerra in Cecenia
e stava svolgendo un'indagine sulle atrocità che i militari russi compivano
sui civili. Aveva già raccolto abbondante materiale e aveva inviato
corrispondenze che testimoniavano le gravi violazioni del diritto
internazionale perpetrate dall'esercito russo sui civili. Ma aveva visto
anche ciò che non doveva rimanere segreto: pochi giorni prima della
scomparsa il giornalista abruzzese aveva infatti raccontato di aver visto
corpi di civili ceceni dilaniati da armi sicuramente "non convenzionali", e
in quanto tali vietate dal trattato di Helsinki. Aveva inoltre visto
cadaveri di animali e di uomini buttati volontariamente nei fiumi per
inquinare l'acqua.
Secondo il quotidiano inglese The Observer erano poi stati gli stessi
militari russi o i loro agenti segreti a sequestrarlo e ucciderlo,
distruggendo anche il materiale compromettente.
Russo era pericolosamente uscito "allo scoperto" il 26 settembre del 2000,
quando dal palco improvvisato della "Conferenza sui danni prodotti dalla
guerra nel Caucaso", aveva denunciato di aver notato tra i cadaveri un corpo
senza testa: "si vede solo il collo" aveva detto mostrando le foto "aperto
come un fungo, non si potrebbe mai immaginare che lì c'era una testa. Questo
effetto può essere stato causato solo da un tipo di pallottola speciale
fatta in alluminio, il cui effetto è devastante: si può far esplodere un
corpo o una parte di esso e ritrovare i pezzi per tutta la stanza. Queste
pallottole sono state usate in Serbia, Jugoslavia e Cecenia". Nel mostrare
foto e documenti Russo chiedeva e  pregava che gli fossero fornite altre
prove, altre informazioni per poterle portare a Bruxelles al Parlamento
Europeo, per denunciare al mondo intero la guerra fra le montagne del
Caucaso. A questo seguì solo un breve collegamento audio con Radio radicale
il 10 ottobre, durante il quale ribadiva i massacri, il terreno contaminato
dagli agenti chimici, l'emergenza sanitaria e, soprattutto, la presenza di
un numero imprecisato di mine antiuomo. Poi il silenzio, fino all'annuncio
da parte della Farnesina del ritrovamento del cadavere.
Oggi, ad un anno di distanza, poche voci pubbliche in ricordo di questa
figura e del suo coraggio. Tra i pochi non poteva però mancare la voce del
Partito Radicale Transnazionale, che ha reso omaggio alla figura di Russo
con una manifestazione davanti all'Ambasciata Russa a Roma, sottolineando
peraltro che stanno ancora aspettando che la Procura di Roma faccia
giustizia sul caso.


Nello

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