I: [JUGO] tute marcianti



 
-----Messaggio Originale-----
Da: Fulvio
Data invio: lunedì 15 ottobre 2001 12.02
Oggetto: [JUGO] tute marcianti

In margine alla marcia Perugia-Assisi (cui, confermo, mi pare giusto aver partecipato, nonostante il carattere liturgico e processionale di certi spezzoni,  perchè se non ci fossimo stati non se ne sarebbe accorto nessuno, mentre così la guerra USA è diventata centrale e insieme a lei, implicitamente, il così a lungo bandito imperialismo, mentre la depistante globalizzazione è praticamente scomparsa), un episodio piccolo, ma significativo che segnalo in particolare a coloro che stanno mettendo insieme il cursus honorum delle tutebianche.
Nella tarda mattinata, nella piazza tematica dei Cobas e del GSF, a Santa Maria degli Angeli, mentre insieme a Nando stavo conversando con alcuni compagni di viaggio, ho improvvisamente udito degli ululati scomposti, manifestazione inequivocabile di collera incontenibile e di smarrimento mentale, momentaneamente sublimato in borborigmi (gorgoglii addominali)incomprensibili. Voltatomi, mi sono visto confrontato, a pochi centimetri dal mio cortissimo naso, da una schiera di paonazzi che sbraitavano cose al mio indirizzo. L'accostamento immediato fu con i personaggi di qualche film di tifosi, o romanisti o altro, imbestialiti per le pappette ricevute dalla loro squadra e che imbarbariscono contro esponenti del campo avverso. Trattavasi di un plotone di tutebianche che, guidati da una piccoletta esagitata qualificatasi, senza esservi sollecitata, "sorella di Casarini", si avventava contro il sottoscritto "nemico", sparacchiando improperi e spingendo gli occhi fuori dalle orbite. Le argomentazioni precise di questo sfogo dialettico si sono perse nell' indistinto rumoreggiare della "moltitudine", ma qualcosa è emerso dall'intreccio di arti disarticolati per aria e sillabe rimestate nel minestrone di una dozzina di opinioni simultaneamente esternate: "stronzo", "la fai finita", "amico di Milosevic", "scemo-scemo-scemo". Da queste proposte di dibattito espresse dalla tifoseria della curva casariniana, ho potuto estrarre un senso compiuto soltanto relativamente al riferimento a Milosevic e, entrando nel merito, ho trasferito la questione sul piano giuridico, spiegando a questi sodali della signora Carla del Ponte un principio di diritto incontrovertibile:"Slobodan libero!". Siccome l'accerchiamento si stringeva e mi era presente quanto inflitto, in analoga situazione alla compagna della Rete antirazzista di Venezia e a tanti altri compagni di scarsa fede negrista, cacciarista e sherwoodiana, pensai di disorientare gli iracondi proponendogli il proprio modello: pur privo di scudo, bardatura in gommapiuma, casco e catapulta, alzai le mani e suggerii:"Bastonatemi". Vistisi riflessi in uno specchio, come succede a certe creature inconsapevoli della propria identità, gli esagitati si sono bloccati al pari della moglie di Lot. Insisteva soltanto, a un paio di centimetri dalla mia faccia, una zanzara con telecamera, penso per raccogliere da me altre considerazioni preziose. Ho ritenuto di lasciarle un'ovvietà storica, purtroppo da molti trascurata e dimenticata, riferita a un momento alto dell'internazionalismo delle tute bianche, quando allacciarono rapporti fraterni, duraturi e di grande portata con l'organizzazione rivoluzionaria giovanile di massa in Jugoslavia, messa in  piedi dai volontari di una ONG di Langley e chiamata Otpor. Sono bastata due parole perchè la "moltitudine" si ritirasse nelle valli da cui era orgogliosamente discesa:"Otpor-CIA".
A conclusione e a significare antiche relazioni e preferenze, un signore della Digos si è sentito in dovere di rimbrottare e invitare alla disciplina pubblica il sottoscritto singolo, pur fatto segno delle manifestazioni di interesse della "moltitudine", lasciando quest'ultima in perfetta pace a rivedersi sullo schermetto della telecamera le glorie dell' ultima impresa.
Tanto dovevo al migliore approfondimento del fenomeno.
Fulvio Grimaldi.        

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