2 interventi E. Deiana



Seduta congiunta
Commissioni riunite 3° e 4° del Senato (3° Affari esteri, emigrazione; 4°
Difesa)
Commissioni riunite 3° e 4°ella Camera dei deputati (3° Affari esteri e
comunitari; 4° Difesa)

Seduta di giovedì 13 settembre 2001
COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SULLA SITUAZIONE INTERNAZIONALE CONSEGUENTE AGLI
ATTACCHI TERRORISTICI NEGLI STATI UNITI D'AMERICA

DEIANA (RC).
Signor presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad un terribile
crimine contro l'umanità. Terribile nella forma, nella violenza, nel
significato, ma non voglio spendere parole su questo. Intendo svolgere,
invece, alcune considerazioni in ordine al problema della guerra.
Infatti, invocare l'articolo 5 del Trattato NATO significa rubricare ciò che
è avvenuto negli Stati Uniti l' 11 settembre scorso nel capitolo guerra.
Ritengo che scivolare su questo terreno significhi da un parte alimentare
una terribile spirale di ritorsioni, vendette e violenze che ci può condurre
molto lontano, dall'altra adottare un contesto di interpretazione di quanto
è avvenuto che è fuori dalla logica e dalla ispirazione anche politica e
giuridica della guerra e del  Trattato NATO.
Per mia formazione politica e per il lungo impegno profuso in merito, sono
dell'idea che la guerra - lo dico con uno slogan - debba essere cacciata
dalla storia.

MALGIERI (AN).
Si tratta di una aspirazione universale.

DEIANA (RC).
Si, una aspirazione universale, ma allora aggiungo, come corollario, che
sono contraria all'idea che la guerra possa essere cacciata dalla storia
attraverso la guerra. La guerra alimenta altra guerra. Non intendo però
svolgere una discussione su questo, ma piuttosto riflettere sul concetto di
guerra.
	Credo che la guerra - per chi la accetta - sia la legalizzazione
attraverso
precise metodologie sociali, giuridiche, politiche e simboliche dello
spargimento di sangue; si legalizza lo spargimento di sangue che, altrimenti
, provoca negli umani reazioni, emozioni e sconvolgimenti incontrollati.
(Brusio in Aula. Richiami del Presidente.)
	Uno degli aspetti fondativi di questa legittimazione è la chiara
identificazione e contestualizzazione del nemico. Nelle guerre tra Stati
moderni il nemico ha la forma di uno Stato e risiede in un territorio
preciso; sono gli Stati che si assumono reciprocamente la responsabilità
della guerra. Per fare la guerra come forma legale e legittimata dello
spargimento del sangue dell'altro dobbiamo sapere chi abbiamo di fronte e
che la dichiarazione di guerra dello Stato di appartenenza è all'interno di
un contesto legale che lo legittima. 'annientamento dell'altro in un
contesto di legalità, permette, ad esempio, ai soldati di sublimare l'orrore
dell'annientamento. La legalizzazione attraverso regole e contesti precisi
di legalità è un elemento fondamentale della guerra. Il terrorismo sfugge
completamente a questa configurazione.
	Pertanto, rubricare quello che è avvenuto negli Stati Uniti sotto il
capitolo di guerra e coprirlo con l'articolo 5 del Trattato  NATO significa
operare uno spostamento di contesto che apre scenari inquietanti e può
aprire una logica di esclation della violenza che non può assolutamente
aiutare a combattere il fenomeno che si deve invece contrastare e che è
quello del terrorismo.
	L'articolo 5 del  Trattato NATO , come ricordava prima il senatore
Andreotti , configurava……(Commenti di Gruppi FI e AN. Richiami del
Presidente).

DEIANA (RC).
Evidentemente, Presidente, argomenti "contro" non sono di moda. Non si
capisce, ho ascoltato con grande attenzione la relazione dei ministri
Ruggero e Martino che contengono argomenti molto lontani dalla mia cultura;
evidentemente i colleghi pensano che la situazione sia risolta, che
l'applicazione dell'articolo 5 del Trattato NATO e l'adeguamento del nostro
Paese a quest'ultimo sia cosa fatta e che argomentazioni diverse non abbiano
diritto di essere prese in considerazione.
	Mi rendo conto che il mio rischia di restare un intervento
testimoniale,
voglio però concluderlo.
	Con molta chiarezza voglio sottolineare che estendere l'articolo 5 per
creare un contesto di assunzione di responsabilità collettiva di tutti i
Paesi aderenti al Patto rispetto a quello che è successo negli Stati Uniti
significa estendere arbitrariamente il concetto di guerra, violare una volta
di più l'articolo 11 della Costituzione Italiana.
	Da questo punto di vista - come ricordava prima il senatore Andreotti -
l'articolo 5 del Trattato NATO configura un contesto molto preciso che
presenta tutti gli elementi che prima ricordavo rispetto alla
identificazione dello Stato nemico, al Patto di Varsavia sottoscritto da
Stati nemici, nonché al contesto territoriale verso cui eventualmente fare
la guerra, nonché rispetto ai vincoli che l'articolo 51 delle Nazioni Unite
pone allo stesso articolo 5.
	In questo caso siamo in un contesto completamente diverso. Il nuovo
Concetto strategico della NATO, contenuto in un documento esaminato ed
approvato dai Governi che ne fanno parte, il 24 e 25 aprile 1999, non è
stato discusso e approvato  in nessun Parlamento; quindi è un documento che,
ancora una volta, sancisce accordi informali tra Governi senza passare
attraverso il vaglio della discussione democratica nei Parlamenti e
soprattutto attraverso una ridefinizione eventualmente precisa dei contesti
nuovi di questa che può configurarsi come un'altra guerra.  (Commenti dai
gruppi FI e AN).

PRESIDENTE.
Collega, le ricordo che sta esaurendo il tempo a sua disposizione.

DEIANA (RC).
Mi avvio quindi alla conclusione. Intendo ribadire la pericolosità di
assumere l'articolo 5  per le implicazioni molto negative che si avrebbero
nell'estensione di un  concetto e di un'ipotesi strategici già devastanti,
come quelli delle guerre che abbiamo visto in atto sia nel Golfo, sia nei
Balcani, con le spirali di odio, le escalation di violenza, l'imbarbarimento
delle concezioni dei rapporti internazionali, lo svuotamento dell'ONU,
sostanzialmente lo smantellamento di tutti quei meccanismi che potrebbero
invece offrire un valido supporto e comunque, a mio avviso, devono essere i
soli legittimati ad operare per individuare le soluzioni. Occorre
ripristinare e rafforzare ilo ruolo dell'ONU, trovare soluzioni al
terrorismo che uniscano i popoli, non scavino altri fossati.

PRESIDENTE.
Collega lei ha esaurito il tempo a sua disposizione.

DEIANA (RC).
Concludo, Presidente. Io credo che affinché la memoria delle vittime inermi
di New York e Washington sia onorata bisogna  fare di tutto perché si
blocchi questa spirale di violenza e la via verso nuovi processi di
militarizzazione del territorio, delle coscienze e delle menti umane.

Seduta congiunta
Commissioni riunite 3° e 4° del Senato (3° Affari esteri, emigrazione; 4°
Difesa)
Commissioni riunite 3° e 4°ella Camera dei deputati (3° Affari esteri e
comunitari; 4° Difesa)

Seduta di giovedì 4 ottobre 2001
COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SUI PIU' RECENTI
SVILUPPI DELLA SITUAZIONE INTERNAZIONALE

Deiana (RC). Parlo a nome di Rifondazione comunista.

Non crediamo affatto che il terrorismo potrà essere sconfitto - diversamente
da quanto ha testé affermato il senatore Dini - da una coalizione mondiale
che non riesce neanche ad imporre e a garantire una tregua di tre giorni in
Palestina. Il Governo ci chiede una cambiale in bianco, ma non credo che
questa possa essere data. Ritengo che di tutta questa materia debbano essere
investiti subito il Parlamento e l'intero Paese attraversi il Parlamento
stesso.
Il carattere di basso profilo che continuamente i Ministri degli esteri e
della Difesa hanno voluto attribuire alla nostra adesione all'attivazione
dell'articolo 5 del Trattato NATO e a tutte le misure che ci sono state
descritte è esclusivamente ideologico. In realtà si tratta di tutt'altro che
di misure di basso profilo. Sono misure che ne preparano altre  e che si
collocano all'interno di una scelta che è di guerra, una scelta di un nuovo
assetto mondiale che prende le mosse dalla terribile tragedia che ha colpito
gli Stati Uniti d' America ma che ha dei 'presupposti manifestatisi in
precedenza, come stanno a dimostrare il dibattito che ha accompagnato il
nuovo Concetto strategico della NATO, le cosiddette missioni di pace nel
mondo, quelle di protettorato e di gendarmeria mondiale, la strategia di
controllo globale della NATO.
Credo che il governo ci stia proponendo delle vere e proprie misure di
guerra. Assimilare il terrorismo alla guerra è uno sbaglio tragico,
drammatico per due motivi. Il terrorismo provoca effetti che possono essere
assimilati a quelli di un atto di guerra, ma non ha alcuna configurazione
giuridica che possa in qualche modo collocarlo nel diritto bellico: Adottare
misure di guerra contro il terrorismo e, quindi, coinvolgere gli Stati e le
popolazioni civili - come avverrà nel caso di attacchi militari contro
l'Afghanistan - significa violare la realtà dei fatti e, privare i Paesi del
mondo di misure, di percorsi, di intelligenze collettive dei popoli tali da
affrontare la questione del terrorismo, sempre più legata ai processi di
globalizzazione.
Ripeto che l'incapacità di risolvere la questione palestinese, il dramma che
in quei luoghi si consuma tutti i giorni, sta a dimostrare quanto in realtà
siamo lontani dall'affrontare alla radice le grandi questioni che alimentano
e legittimano, presso settori della popolazione mondiale, l'aberrazione
delle strategie terroristiche. Adottare queste misure significa violare la
realtà dei fatti, sottrarsi all'obbligo di  capire come si debba affrontare
il terrorismo oggi. Significa violare tutte le norme giuridiche nazionali ed
internazionali che presiedono all'esercizio della forza militare e del
diritto di guerra.
Voglio ricordare che è ancora vigente l'articolo 11 della Costituzione
Italiana; l'articolo 5 del Trattato NATO non può essere attivato senza la
contestualità dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e l'articolo
24 del cosiddetto nuovo Concetto strategico della NATO, cui più volte hanno
fatto riferimento i Ministri Martino e Ruggiero, fa parte di un documento
stilato e sottoscritto dai Governi e non di un Trattato tra Stati, tanto che
non è mai stato sottoposto al giudizio dei Parlamenti.
Credo che, mentre si preparano misure così drammatiche , la verifica della
volontà del Parlamento debba essere assicurata dal Governo affinché siano
rispettate, per lo meno, alcune regole democratiche del nostro Paese.





Forum delle donne di Rifondazione comunista
Viale del Policlinico 131 - CAP 00161 - Roma
Tel. 06/44182204
Fax 06/44239490