I: Articolo x LSF



    Vi mando in bozza, alcune mie considerazioni sui fatti di questi giorni.

    Anche se dall'articolo non traspare tengo a precisare il mio sentimento
di solidarietà verso il popolo americano, ai movimenti civili e di
solidarietà e a tutte le istituzioni che in una maniera o nell'altra
cercano con trasparenza la verità di quel maledetto giorno.

    Inoltre, ritengo doveroso aggiungere che la nonviolenza è la sola
alternativa a queste barbarie e che il nostro movimento, deve saper trarre
da questa tragedia ulteriore forza e impulso per i progetti futuri.

    Simone Pernechele



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UN NUOVO MONDO E' POSSIBILE



	Il mondo in questi giorni è stato scosso da una immensa, gigantesca
e smisurata tragedia. Questo dato di fatto non può essere messo in
discussione. Ogni atto di violenza che venga da qualsiasi parte (politica o
territoriale) di piccole o grandi dimensioni va condannato a gran voce.
L'uomo dopo tanti anni di storia dovrebbe aver imparato che la guerra, il
terrorismo, la violenza nel senso più ampio del termine è una strada senza
uscita è un vicolo cieco dal quale non si esce con facilità (sempre che ai
nostri giorni si possa comunque uscirne). Chi fa le spese di questa
violenza è sempre la gente comune, persone che per un motivo o per l'altro
non hanno nulla a che vedere con il terrorismo internazionale con le guerre
o con affari di stato che ne causano il nascere. Questa gente non c'entra
con le motivazioni per cui si scatenano le guerre. La nostra classe
politica, l'intelligence per giustificare le loro azioni e i loro interessi
danno ai cittadini un nemico, attraverso i media lo ingrandiscono, lo
abbruttiscono a misura. La verità è che questo nemico nella maggior parte
dei casi non solo non esiste, ma il più delle volte sono i politici stessi
i nemici della cittadinanza. Quindi l'informazione gioca brutti scherzi e
fa credere alla gente cose che sono invece storpiate volutamente
dall'informazione di regime che mangia allo stesso banchetto della classe
politica.
Ciò che mi lascia perplesso e mi spinge a queste considerazioni è la
mancanza totale da parte dei media di una seria riflessione attorno ai
fatti che accadono, il non analizzare a fondo i fenomeni che hanno causato
fatti di questo genere, tutti pronti a servire questa o quella parte
politica .
Ma l'uomo vuole veramente la pace?
Tal genere di servilismo al potere politico è chiaramente a ritorno, visto
che anche i media hanno un' arma importante che siamo noi: che insieme
creiamo ascolto audience o come meglio si vuol chiamare. Ecco quindi che
alla fine il gioco si chiude e insieme queste due entità gestiscono il
potere. Negli stati Uniti quest'alleanza politica è ancora più forte e
incisiva, fa tornare alla mente, agli osservatori più attenti, il grande
romanzo di G. Orwell 1984. Ma questo è un fenomeno ormai presente in tutti
gli stati cosiddetti capitalisti fino a comprendere quelli che come la
Russia si sono accodati in questi ultimi anni. Le prove di questo connubio
sono tante e visibili: dai silenzi sulle stragi che gli USA hanno commesso
alla farsa di questi giorni.
La domanda più banale è: Noi (occidentali) siamo più importanti degli altri
popoli che vivono sulla terra? Perché viviamo tutti con questo
egocentrismo, sebbene ci siano sforzi e segnali nel mondo accademico e in
particolare nella scienza antropologica che vanno in tutt'altra direzione?
Perché la classe politica delle potenze occidentali soffre ancora di questo
stereotipo e spadroneggia, trattando il Terzo Mondo come delle bestie da
domare e da controllare con il terrore?
Cerco di spiegarmi meglio. Questa violenza che si è abbattuta negli Stati
Uniti in questi giorni è a mio parere frutto della stessa politica
internazionale che gli Stati Uniti con l'avallo di altre nazioni e non da
meno con l'appoggio dei media ha effettuato fin dall'inizio della II Guerra
Mondiale. Ed è evidente che ritorna ciò che abbiamo seminato.
In Salvador il 7 marzo dell'80 due settimane prima dell'assassinio
dell'arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero, la popolazione subì lo
stato d'assedio e successivamente la guerra contro i civili (con il
sostegno e il coinvolgimento costante degli Usa) che portò in un primo
attacco al Rio Sumpul una strage di almeno 600 persone. Furono i contadini,
gli studenti, i preti e i sindacalisti le principali vittime di questa
guerra, gente che lavorava nell'interesse del popolo. Solo nell'ultimo anno
della presidenza Carter (1980) il numero dei morti raggiunse i 10.000, e
salì a 13.000 l'anno dopo con i reaganiani al comando. Queste notizie si
seppero solo grazie ad alcuni osservatori della chiesa, ma i media di
regime negli Usa non ritennero che valesse la pena di riportarla. Nel
dicembre del 1981 L'Atlacatl Battalion (unità specializzata creata,
addestrata ed equipaggiata dagli Stati Uniti) prese parte ad un'operazione
nella quale furono massacrati oltre mille civili, in un'orgia di omicidi,
stupri e incendi. E come questo tanti altri. I peggiori massacri hanno
avuto luogo quando lo squadrone era fresco dell'addestramento americano. Ma
molto probabilmente noi contiamo di più visto che per questi fatti nessuno
si è scomposto per creare un problema internazionale, tanto meno i media
(quelli di regime) che   hanno ritenuto necessario parlarne per ovvi
motivi. Anche in Nicaragua i genocidi le stragi e le violenze subite dai
civili con la partecipazione e l'avvallo degli Usa non sono state da meno
attraverso un esercito di mercenari finanziati dalla Cia chiamati Contra o
combattenti per la libertà. Reagan si servi di questi soldati per scatenare
contro il Nicaragua una guerra di terrorismo su vasta scala oltre ad un
assedio economico che si rivelò ancor più letale. Perché l'America è
arrivata fino a questo punto con il Nicaragua? Nascondeva questi crimini
con il pretesto di un impegno contro l'Unione Sovietica (che non c'era) e
lo nasconde tuttora con il pretesto di un impegno contro la droga (vedere
Plan Colombia). E il Guatemala? Un a redattore di un giornale guatemalteco,
La Epoca, fatto saltare letteralmente in aria, Julio Godoy disse: "Si è
tentati di credere che qualcuno alla Casa Bianca adori gli idoli aztechi, e
offra loro sangue centroamericano".
E l'invasione del Vietnam, l'Indocina. Il golpe indonesiano del 1965, messo
in atto da Suharto, fu particolarmente apprezzato dall'occidente perché
distrusse l'unico partito politico popolare della zona e ciò comporto il
massacro, nel giro di pochi mesi, di circa 700.000 persone, quasi tutti
contadini braccianti: "Un raggio di luce in Asia", esultava James Reston
primo opinionista del New York Times, mentre assicurava ai suoi lettori che
gli Usa avevano avuto una non piccola parte in quel trionfo. E arriviamo
poi alla Guerra del Golfo i cui esiti presumo tutti sappiamo che ha
distrutto ospedali, moschee e altri bersagli civili (per sbaglio) mettendo
la popolazione in ginocchio e lasciandola comunque in seguito nelle mani
del bandito e con un embargo totale per paura che qualche povero bambino si
potesse riprendere dalla brutale aggressione e diventasse un potenziale
oppositore dell'imperialismo Usa (notare che parlo di Usa poiché un
cittadino centroamericano una volta mi fece notare che anche loro sono
americani e a nessuno piace anche solo l'idea di essere confusi con la
cultura e l'arroganza di altri stati). Detto chiaramente gli Stati Uniti
hanno sempre bloccato qualsiasi tentativo di "processo di pace" in
MedioOriente che contemplasse conferenze internazionali o il riconoscimento
del diritto dei Palestinesi all'autodeterminazione. Per vent'anni gli Stati
Uniti sono stati gli unici ad avere questa posizione come testimoniano le
votazioni alle Nazioni Unite. Nel 1990 in piena crisi del golfo ci furono
144 voti favorevoli ad una conferenza internazionale sul Medioriente e solo
2 voti contrari. Questi due voti non potevano che essere degli Usa e dello
stato di Israele.
La distruzione delle due torri gemelle a New York è sicuramente un fatto
gravissimo e vanno individuati i responsabili. Seriamente. Con fermezza ma
soprattutto con trasparenza. Va espressa a gran voce una totale solidarietà
con le vittime e i loro famigliari. Soprattutto negli atti pratici
intensificando azioni volte ad una soluzione pacifica di tutti questi nodi
che portino il mondo a quote più normali.
La rilevanza che i media hanno dato a questo fatto (giustissima vista la
tragedia immane in cui il mondo si trova di fronte ) è enorme, ma
certamente non proporzionale agli altri fatti tragici che accadono nel
mondo per colpa di queste politiche terroristiche.

Insomma il Terzo Mondo è il nemico numero uno ed è quello che minaccia di
sfuggire al controllo.Insieme ad esso c'è tutta una parte della popolazione
civile che come dice De Gregori in una sua canzone "sta dalla parte di chi
ruba nei supermercati e non dalla parte di chi li ha costruiti rubando".
Questa è la "cittadinanza attiva internazionale" che nel Gennaio del 2001
si è riunita a Porto Alegre in Brasile per dire basta a questo tipo di
politica dall'alto e si riunirà ancora nel 2002 con nuovi obiettivi e
chiaramente con nuovi problemi. 17-18.000 persone sono accorse da tutto il
mondo per entrare in questo Forum Mondiale che non ha precedenti in tutta
la storia dell'umanità. Per Gennaio 2002 il Forum Mondiale sarà ancora più
numeroso
Queste popolazioni hanno bisogno di tutta la nostra comprensione ma
soprattutto del nostro aiuto concreto. Noi possiamo garantire a loro un
margine di sopravvivenza favorendo dall'interno la disgregazione degli
Stati Uniti. La possibilità che il Terzo Mondo si riscatti dalle brutalità
dell'occidente dipende in larga misura da quel che accadrà negli Stati
Uniti nel prossimo immediato futuro e il clima non mi sembra dei migliori.
Un Terzo Mondo cresce in casa nostra, per la prima volta nella storia
dell'umanità ci troviamo a difendere un ambiente che assicuri la stessa
esistenza dell'uomo.
Un nuovo mondo è possibile, non certo, ma restare a guardare porterà
inevitabilmente al disastro.


Simone Pernechele
Presidente Arci Legnago