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Intervento sessione plenaria P.E 19.09.2001
- Subject: Intervento sessione plenaria P.E 19.09.2001
 - From: "Luisa Morgantini" <lmorgantini at europarl.eu.int>
 - Date: Fri, 21 Sep 2001 10:56:59 +0200
 
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 Intervento sessione plenaria del 19.9.2001 
del Parlamento Europeo per due minuti 
di Luisa Morgantini (GUE/NGL). - 
 
Signor Presidente, "non c'è causa - neanche una causa 
giusta - che possa fare delle uccisioni di civili innocenti un atto legittimo. 
Il terrore non lastrica la strada per la giustizia ma il cammino più breve per 
l'inferno. Noi condanniamo e deploriamo questo crimine orrendo, condanniamo chi 
l'ha pianificato e perpetrato, con tutta la nostra forza possibile. La nostra 
partecipazione al dolore per le vittime, al dolore delle loro famiglie e 
dell'intero popolo americano in questi momenti difficili non è che l'espressione 
del nostro profondo impegno verso l'unicità del destino 
umano". 
Non sono parole mie ma alcune parole di intellettuali, 
politici e ministri palestinesi, come Yaser Abed Rabbo, Hanan Ashrawi, Mahmoud 
Darwish. Sono parole forti che danno speranza perché vengono da persone che 
vivono e soffrono sotto l'occupazione militare israeliana.  
Questi sono tempi in cui tutti - persone, Stati, istituzioni - dobbiamo assumerci il massimo della responsabilità e della determinazione per mettere il terrorismo fuori dalla storia, e insieme a questo la globalizzazione della povertà, dell'ingiustizia e delle guerre devono essere cacciati fuori dalla storia. "Le parole devono sostituire le armi" diceva Xavier 
Solana. Per questo non devono evocare, incitare all'odio o alla cultura del 
cowboy, "o vivi o morti": come dicono le donne contro la guerra, tra uccidere e 
morire c'è una terza via, che è vivere.  
L'educazione alla pace, al rispetto del diritto non 
deve escludere nessuno, meno che mai i capi di Stato.  
Oggi dalla Palestina e da Israele con l'annuncio della 
tregua viene una striscia di futuro, esile, sì, ma è indispensabile 
aggrapparvisi. L'Unione europea ha contribuito alla possibilità di ripresa del 
dialogo. Questo ruolo politico deve crescere e, se si accresce, si accresce 
nella fermezza della difesa del diritto. Si dica chiaramente a Sharon, cosi' 
come si è detto ad Arafat che deve avere fermezza nel controllare il terrorismo, 
si dica a Sharon che non può continuare impunemente a confiscare terre 
palestinesi, a costruire insediamenti, a uccidere e tenere i palestinesi 
segregati nei villaggi o, come ha fatto nella mattina di ieri, a distruggere il 
costruendo porto di Gaza, finanziato dai paesi dell'UE.  
Ci vogliono misure concrete: dare ai palestinesi fiducia per uno Stato nella sicurezza e dare ad Israele la certezza che nessuno attenta alla sua esistenza, cioè che è in discussione è la sua politica coloniale e di espansione, non la sua esistenza. Ieri, in Libano, insieme a una delegazione italiana ho 
incontrato il Presidente Lahoud. Egli ha espresso chiaramente il rifiuto del 
terrorismo, ma  ha ribadito con forza quanto sia indispensabile la 
soluzione della questione palestinese e lo sviluppo della cooperazione politica 
ed economica con l'Europa e il mondo arabo. 
Dobbiamo credere in noi stessi,ed essere veramente costruttrici/tori di pace, costruttrici/tori del diritto.  | 
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