Usa, o Terroristi (Zastava Trieste)



Usa, o Terroristi


Intervento di apertura di Zastava Trieste
all'iniziativa del 12/9/2001 a Contovello (Trieste)

"Parliamo di Jugoslavia"
da Kragujevac alla Macedonia

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Oggi non è un giorno 'normale'.

Nessuno poteva pensare, quando abbiamo voluto organizzare
quest'incontro per parlare della situazione jugoslava, per
parlare di Nato e di guerra come argomenti strettamente ad
essa connessi, di trovarci qui oggi con in testa le
immagini che ieri hanno fatto il giro del modo, di trovarci
spettatori di una tragedia che ha le dimensioni di decine
di migliaia di vittime nell'attacco subito ieri dagli Stati
Uniti.
Credo quindi che non possiamo iniziare questa serata come
se nulla sia successo. Che non possiamo, noi di Zastava
Trieste ma anche gli altri intervenuti, esimerci
dall'esprimere il nostro pensiero su quanto è accaduto, pur
cercando di mantenere la tabella di marcia prevista, di
affrontare i temi e gli argomenti propri della nostra
iniziativa di oggi.

Personalmente a me ieri, e credo a molti di voi, vedendo le
immagini diffuse dai media, sono tornate alla mente le
immagini dei bombardamenti su Bagdad e su Belgrado.
L'attacco alle torri di Manhattan mi ha ricordato il
bombardamento del palazzo della televisione di Belgrado, le
immagini dal Pentagono il bombardamento al rifugio
antiaereo di Bagdad nel quale sono stati uccisi migliaia di
civili. Quando ho visto il crollo delle torri mi sono
ritornate in mente vecchie immagini di Beirut e più recenti
della Palestina. E questo certamente non è casuale. Non si
tratta solo di un'associazione di immagini e di idee. Non
riesco infatti a pensare alla tragedia che ha colpito ieri
la popolazione statunitense senza collegarla ad altri fatti
che ad essa sono, obiettivamente, strettamene collegati.

Per capire questo attacco terroristico, che per le sue
modalità e obiettivi ha i caratteri propri di un atto di
guerra, dobbiamo saper vederne le cause, cercare di mettere
a fuoco cosa c'è dietro, pensare alle premesse.
Questa tragedia ha un suo proprio retroterra, ha delle sue
cause scatenanti, che non bastano certo a giustificare un
attacco portato direttamente sulla popolazione civile, e
che tantomeno può essere in qualche modo condiviso come
metodo di lotta all'imperialismo statunitense. In primo
luogo, oltre alla strage di vite umane e all'uso cinico
strumentale che ne viene poi fatto, perchè stimola nella
bestia che si vorrebbe colpire, anzichè domarla, una
reazione che si riversa sulle ragioni che si suppongono di
voler sostenere e difendere, sulla difficile ricerca di
sostegno nelle masse proletarie che queste ragioni
richiedono, una reazione che comporta la repressione del
dissenso radicale. Nessun passo avanti.
Ma queste cause scatenanti sono reali e non vanno taciute o
perse di vista, nel nome di una cieca e pietosa solidarietà
alle migliaia di vittime.

Qualcuno oggi ha deciso questa criminale azione. Hanno
pagato a migliaia. Ma non si possono piangere le vittime
soltanto di UN terrorismo. Occorre condannarlo sempre e
dovunque, occorre sentire parole di ripulsa per ogni strage
che viene compiuta nel mondo.
Questo non accade.
In questo momento la condanna è netta contro gli attacchi
terroristici avvenuti negli USA, mentre vi sono degli utili
idioti che ancora avallano, giustificano, o non comprendono
come tali, altre manifestazioni di terrore, ad esempio
quelle recenti e attuali contro Jugoslavia e Palestina.
Un Paese oggi vittima di genocidio è la Palestina. I
"terroristi" palestinesi mettono in campo loro stessi
contro il terrorismo israeliano. In quella zona del mondo
vi è una vera e propria pulizia razziale: quella messa in
opera da Israele contro la Palestina è una vera e propria
distruzione di un popolo. Tutto ciò può avvenire grazie
alla protezione USA ad Israele. Vi sono oltre 250
risoluzioni dell'ONU contro Israele, risoluzioni che
intimano a questo Paese di ritirarsi dai territori da esso
occupati con la guerra preventiva del 1967. Ma in Palestina
e Israele non hanno accesso gli osservatori internazionali.
Una sola risoluzione simile ha permesso alla Nato di
scatenare un attacco forsennato contro l'Iraq. Attacco che
ancora continua con bombardamenti quotidiani e con un
embargo che uccide migliaia di bambini l'anno.
Neppure è servita, una risoluzione, invece, per attaccare
la Jugoslavia e distruggerla. Sempre gli USA hanno permesso
ciò con i loro veti al Consiglio di Sicurezza.
Ed è inutile rifare la storia di quanto questo Paese abbia
contribuito alla destabilizzazione del mondo.

Le migliaia di persone assassinate ieri negli USA c'entrano
poco o nulla con tutto questo. Ed è orrendo ciò che è
accaduto. Va espressa la nostra solidarietà alle vittime,
ma non solo: essa va anche al Paese, alla comunità
statunitense così duramente colpita. Su questo non ci sono
dubbi.
Ma è anche indubbio che il governo di quel Paese porta su
di sé tutta la responsabilità per decenni di prepotenza
mondiale, diretta o connessa al sostegno di gruppi
terroristici e squadroni della morte, per la sua
partecipazione diretta e indiretta ad attacchi militari a
Paesi piccoli, poveri, che nulla avevano a che fare con
l'Impero e poco con le contrapposizioni interimperiali: non
erano nemici militari, ma nemici politici, geopolitici,
geoeconomici. Tanto è bastato per mettere mano alla
pistola.

Non per caso l'attacco terroristico di ieri ha colpito gli
Usa, e specificatamente gli Usa dell'attuale presidente
Bush Junior.
Nessuno avrebbe mai pensato di portare un'azione di questo
tipo in una qualsiasi altra metropoli di un qualsiasi altro
Paese nel mondo. Nessun altro luogo al mondo rappresenta
meglio e più di New York e di Washington, cioè dei luoghi
decisionali politici, economici e militari degli Usa,
l'attuale potere economico e militare mondiale, e il reale
detentore monopolistico di tale potere. Non a caso sono
stati colpiti il World Trade Center e il Pentagono come
simboli di quel potere.
Questo è un punto fondamentale: si è trattato di un attacco
di fronte a tutto il mondo, con l'amplificazione del
messaggio mediatico, ai simboli del potere mondiale. Non
dimentichiamo che il quarto aereo dirottato ieri e
abbattuto dalla difesa aerea statunitense, e che quindi non
ha raggiunto il suo bersaglio, con molta probabilità aveva
come suo obiettivo la Casa Bianca o il Parlamento di
Washington, a completamento del quadro suddetto.

L'immane tragedia di ieri ha quindi le sue fondamenta in
ciò che rappresentano nel reale e nell'immaginario
collettivo mondiale gli Stati Uniti d'America, nel ruolo da
essi assunto all'interno della politica aggressiva e della
violenza espressa oggi dal Potere mondiale. Un Potere
storicamente espresso e rivendicato dagli stati Uniti nel
loro ruolo di unica superpotenza occidentale. Un ruolo oggi
ulteriormente rafforzato dopo la scomparsa della
controparte sovietica, risultando così essi, oggi, i
detentori unici del monopolio assoluto della violenza, da
dispiegare in ogni parte del globo nell'imposizione cieca
degli ideali e degli interessi immediati propri
dell'Occidente ricco.
L'attacco subito ieri dagli Usa è il frutto di un mostro
che gli Usa stessi e con essa i Paesi ricchi del mondo
hanno cresciuto e nutrito dentro di sè.

Sono cause, queste, che vanno ricordate e riaffermate,
quando i nostri mezzi di informazione ci mostrano i
palestinesi dei Territori occupati esultare per l'attacco
subito ieri dagli Stati uniti, quando i nostri politici e
lo stesso Presidente della Repubblica, ed oggi Xavier
Solana ministro degli esteri dell'Unione Europea, lanciano
richiami all'unità contro il terrorismo internazionale,
quando tutta l'informazione internazionale occidentale
indica il mostro integralista islamico come nemico comune
contro cui allearsi. Il tutto, nel nome di un'unità in una
solidarietà internazionale sospetta, che ripercorre i
sentieri dell'unità nazionale escludente e
criminalizzatrice del dissenso, una scorciatoia tante
volte, e ancor oggi, riesumata in Italia contro il comodo
mostro del rinascente terrorismo interno, nel segno di una
stabilizzazione e di una negazione della legittimità dei
conflitti e dell'opposizione politica al sistema esistente,
al 'pensiero unico'.

Facciamo attenzione a questi tentativi di semplificare, di
separare il mondo in buoni e cattivi sull'esempio di ciò
che è stato fatto, in scala minore e in ambiti nazionali,
con la criminalizzazione dei serbi per convincere
l'opinione pubblica internazionale della giustezza
dell'attacco del 1999 alla Jugoslavia, e in Italia
recentemente in occasione delle manifestazioni e dei
disordini di Genova.
Questa è una campagna mondiale di criminalizzazione diretto
in primo luogo contro il mondo arabo non-allineato e che sa
tanto di disinformazione, una campagna utile al pre-potere
per riaffermare la sua supremazia, per giustificare le sue
politiche interne antidemocratiche e antiliberali, e, in
campo internazionale, imperiali.
Utile anche per coprire le politiche terroristiche attuali
e trascorse di Israele, della Turchia, della Francia, degli
stessi Stati Uniti, della NATO, soltanto per citare la
storia recente e attuale, e trascurando Hiroshima, Dresda,
Corea, Vietnam, America latina, Africa, Indonesia...
Tanto per essere più chiari, Azeglio Ciampi ha ieri
dichiarato, prima che qualsiasi discussione sul tema sia
stata affrontata dal nostro Parlamento:
"Questi attentati (...) richiedono una lotta senza
quartiere contro il terrorismo (...) per difendere i valori
che sono alla base della civiltà. I Popoli liberi devono
essere uniti e compatti nella risposta a questo atto di
guerra contro il Mondo Civile".
Secondo il nostro (?) Presidente, quindi, noi dovremmo
agire totalmente piegati alle decisioni che saranno prese
dagli Usa secondo le loro priorità e convenienze. Contro,
beninteso, il Mondo Incivile (?).
Un'indicazione confermata oggi dalle parole di Xavier
Solana:
"Decidere se reagire agli attacchi subiti da soli o
coadiuvati da una coalizione di alleati "spetta solo agli
Stati Uniti", ma "qualsiasi sia la loro conclusione gli
Europei saranno al loro fianco nella lotta al terrorismo".
Agli ordini di Bush, quindi: nessun dubbio dall'Europa.
Appiattimento totale ai desiderata degli Usa, ai suoi
progetti espansionistici, alle sue politiche imperialiste,
allo scudo spaziale, alla militarizzazione della politica
internazionale, con tutti gli enormi vantaggi che ciò
comporterà per l'apparato militare-industriale statunitense
ed europeo, che a tali richiami non è certo estraneo e
indifferente.

Noi invece crediamo che da tali politiche l'Italia e
l'Europa abbiano il dovere di dissociarsi e differenziarsi,
per puntare invece, con decisione e da protagonista, ad una
ripresa di tutti i processi di pace interrotti e affondati,
alla determinazione e alla rimozione dei fattori politico-
economici alla base degli attuali conflitti regionali e
internazionali, ed al rilancio e all'affermazione del ruolo
di mediatrice internazionale e di assise democratica
dell'Assemblea Generale dell'ONU.
Primo fra tutti va ripreso il processo di pace in la
Palestina, fonte di conflitto, snodo cruciale
internazionale e prima immediata vittima istituzionale, con
la soppressione dell'ormai imminente incontro Peres -
Arafat, dell'attacco subito ieri dagli Usa. E va tutti i
costi fermata un'ulteriore escalation bellica, già
ventilata ieri da Bush e, oggi, dall'Europa, da cui
trarrebbero vantaggio tutti gli attori citati di questa
vicenda, tranne coloro che ne subirebbero le nefaste
conseguenze: i reali protagonisti di questi teatri di
guerra, i popoli.

Un appunto nel merito per così dire 'tecnico' su ciò che è
accaduto ieri.
Qualcuno stoltamente paragona l'attacco terroristico di
ieri a Pearl Harbour.
Se dobbiamo trovare un parallelo tra questi due episodi,
potremmo trovarlo nella comune prevedibilità dei due
eventi, nella comune disattenzione con cui tali ipotesi
siano state trascurate, nella comune incapacità da parte
dei potenti sistemi informativi di oggi e di allora di
averne segno.
Dov'era la Cia nelle settimane scorse, dov'era il potente
Mossad e l'MI5, dov'era Echelon?
E' possibile che 4 aerei cadano in mano ad almeno una
ventina di uomini armati liberi di girare per gli Usa e di
studiare l'azione, probabilmente per settimane se non mesi,
senza essere individuati?
E' possibile che 4 aerei contemporaneamente sfuggano al
controllo dell'aviazione civile e militare per riuscire a
raggiungere indisturbati i loro obiettivi?
Ancora una domanda: cui prodest? E' realmente credibile che
quest'azione possa portare dei vantaggi al mondo arabo o
alla causa Palestinese? Noi crediamo di no.
Può essere allora lecita l'ipotesi che i servizi
occidentali abbiano voluto coprire in qualche modo
un'azione che, se portata a termine magari in tono minore,
poteva dare fiato, giustificare e rafforzare le attuali
intenzioni occidentali e statunitensi - dall'espansione ad
Est della NATO, alla politica statunitense di
criminalizzazione dei cosiddetti 'Paesi canaglia', fino al
progetto dello Scudo Spaziale -, e che la realtà sia poi
sfuggita loro di mano, come già accadde in Italia ai tempi
della Strategia della tensione, che ha visto a suo tempo in
opera, non a caso, gli stessi attori?

Per finire:
Il terrorismo è per sua definizione tutto ciò che allontana
i cittadini dalla politica, li spaventa, li terrorizza. E'
il contrario della partecipazione, della democrazia. Il
terrorismo crea le situazioni migliori per il governo di
pochi, per i regimi autoritari. Ogni terrorismo.
Nel mondo il terrorismo foraggiato o praticato direttamente
dagli Stati la fa da sovrano. E se esso va condannato
quando ad agirlo sono le consorterie multinazionali del
terrorismo o i senza patria, tanto più esso va denunciato e
combattuto quando a praticarlo sono Stati che sulla
democrazia si vorrebbero basati.
Il terrorismo non sarà vinto finché non vi sarà una
condanna unanime per ogni suo modo di manifestarsi.
Ferma è dunque la nostra opposizione ad ogni progetto di
escalation della violenza, ad ogni ipotesi di cieca
vendetta militare, alla Nato come istanza assoluta di
repressione globale, al tentativo strumentale di
rinchiudere il dissenso nel falso dualismo "o con la Nato o
con il terrorismo".
Esprimiamo la nostra contrarietà alle ipocrite ipotesi di
rinuncia alla manifestazione del conflitto e del dissenso e
di autoriduzione degli spazi democratici, riaffermando il
diritto/dovere di espressione della critica, della denuncia
e della lotta alla radicalizzazione violenta del Nuovo
Ordine Mondiale, ai suoi mandanti e attori, corresponsabili
diretti dell'attuale crisi mondiale.
Invitiamo le componenti coerenti del movimento ad unirsi a
questo dissenso e a questa lotta.


Zastava Trieste - 12 settembre 2001


zastavatrieste at libero.it


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