Del perché l'attentato USA è un atto di guerra (ovvero risposta pubblica a Cosimo Tomaselli)



Caro Cosimo,
sento ancora il bisogno di allargare il discorso, mi scuserai quindi se
condivido ancora le nostre riflessioni, credo che sia opportuno e per
questo riporto anche il primo messaggio e la mia risposta.

Nel merito:
1) Gandhi ha lasciato numerosi scritti che elaborano un pensiero che in
alcuni punti è più che criticabile. Perché? Perché legato al momento
storico in cui è stato elaborato e all'immaginario culturale del quale fa
parte lo stesso autore. Per questo motivo, come da altri ricordato, Gandhi
inizialmente si è schierato anche dalla parte di Mussolini (perché
quest'ultimo era contro gli inglesi, nazione imperialista che aveva
occupato l'India) ed è stato autore di concezioni non proprio "femministe".
Tutte cose che oggi faremmo fatica a definire "scelte nonviolente", non
oscurano certo l'importanza di Gandhi ma sono una premessa necessaria.
Sulla guerra giusta, poi, meglio ricordare sempre che dopo Hiroshima il
movimento pacifista e nonviolento ha elaborato un salto culturale e
politico notevole. Essere contro la guerra non è più (e solo) opzione
etico-politica ma definitivamente politica-biologica, questo San Tommaso
ancora non poteva saperlo.

2) Sul fatto che non sia una guerra dichiarata hai ragione. Questo è un
motivo sufficiente e necessario per non definirla tale ed optare per la
definizione "terrorismo"? Io non penso e del resto in un momento in cui
Bush dice che questa è "la prima guerra del XXI secolo" e la CNN parla di
"America's New War", mi darai atto che qualcosa qui non quadra. Del resto,
non avevamo già detto che l'ultima guerra (nel Kossovo e sulla Serbia), era
già quella nuova nella ridefinizione del concetto strategico (non più
confini nazionali, ma tutela degli interessi occidentali, Bruxelles 24
Aprile '99 - Vertice Nato), delle modalità (il nostro parlamento che non ha
ratificato la scelta) e degli effetti (tutti gli obiettivi militari sono
obiettivi civili)?
Mi dirai, allora: non c'è uno stato che l'ha dichiarata. Ma da Seattle in
poi (e c'è chi dice, ed io approvo, anche prima) non stiamo tutti dicendo
che nuovi poteri sovrannazionali illeggittimi stanno regolando le sfere
politiche, economiche e sociali del pianeta? Paradossalmente queste mie
considerazione fanno da premessa logica a quello che poi affermi anche tu

  Una guerra prima che essere giusta o ingiusta è una situazione nella quale
  tizio dice a caio: io ti faccio questo se tu non fai quello

Sono mesi che l'amministrazione Bush ha inaugurato una politica estera
fortemente irresponsabile, da Kyoto al trattato ABM passando per lo scudo
stellare (per non parlare della questione Mediorientale e dei riflessi
sulla conferenza di Durban). Oggi p. Benjamin dice sul Manifesto che i
segnali c'erano tutti ed infine ecco l'attacco al Pentagono e al World
Trade Center che a ben vedere sono simboli del potere militare ed economico
nel cuore di un sistema che ha prodotto l'orrore che viviamo ogni giorno.
Mi sembra più che ovvio il motivo, "quel ti faccio questo se non fai
quell'altro" ed il messaggio intrinseco (ostilità conclamata contro i
reggenti dell'Impero). C'è però dell'altro.
Ti invito a leggere questo articolo [LINK]. L'autore è Sbancor, non
lasciarti insospettire dall'uso di uno pseudonimo, si tratta di una persona
che lavora nell'alta finanza (ed aveva già scritto un libro dal titolo
"Diario di guerra - critica alla guerra umanitaria", ed. Deriveapprodi) e
quindi conosce il problema stando dentro. La tesi è semplice (e se vuoi
inquietante): intorno a questa faccenda c'è una grossa partita che si gioca
su traffici di droga, armi, su finanziamenti e speculazioni. Il "confronto"
è tra poteri molto forti. L'autore parla di "criminalità organizzata
internazionale", ma del resto la globalizzazione che annienta diritti e
democrazia dove arriva, istaurando al suo posto l'unica forma di governo
compatibile, quello mafioso (nel senso di stato di diritto del più forte),
cos'altro è se non la legittimazione dei poteri sovranazionali, che in
questo contesto prendono forma?
In questa situazione due sono gli elementi importanti: un mercato rapace
che assicuri affari e traffici nel contesto di equilibri di potere
consolidati e al di là della recessione dell'economia "legale" e, quindi,
una maggioranza sociale sfruttata ed impoverita, indipendentemente dalla
latitudine a cui appartiene, vittima due volte, della globalizzazione
economica e del prossimo intervento militare che i guerrafondai stanno
preparando.
Bush è responsabile di tutto questo? Anche delle vittime negli USA? Sì,
anche Bush. Perché lui (come altri e di diverso peso, se vuoi, anche Bin
Laden) è l'espressione più smaccata del ceto politico dominante che
persegue e difende questo stato di cose, col favore di investitori e centri
di potere economico dagli interessi contrapposti, facendo del pianeta una
partita a scacchi dove la vita di miliardi di persone vale il sacrificio
dei pedoni nel raggiungimento dell'obiettivo finale: vincere la partita
sbaragliando il nemico. L'esempio è inadeguato solo su un punto: c'è
sicuramente un centro, e più soggetti contrapposti, non certo e non solo su
uno schema bipolare, bianco o nero.
Il punto è che è una partita che non potrà avere vincitori dal momento che
nell'attuale escalation metterà a repentaglio le sorti dell'intero pianeta.
Ne consegue che noi abbiamo il diritto ed il dovere di sfuggire ad una
logica che non ci appartiene ed in quanto soggetto che rischierebbe gli
"effetti collaterali" passivamente, schiacciati tra l'umanitarismo
liberista e l'islamismo sanguinario, tra globalizzatori e globalizzati,
quest'ultimi integrati come belligeranti tra ceti di potere in competizione
e giustificati dalla difesa identitaria culturale, religiosa, etnica o
nazionalistica come terreno di consenso e di rappresentazione politica
(Bush = mondo occidentale contro Bin Laden = Jihagistan, ovvero "l'Islam
canaglia").
Stando così le cose, credi ancora che gli autori di quel gesto non
mirassero ad una dimostrazione di violenza al tempo stessa così simbolica e
sanguinaria? L'unico confronto possibile tra simili soggetti dotati di
questo potenziale offensivo e di simili motivazione è quanto di più simile
a quella che abbiamo fino ad ora chiamato "guerra" (tra stati).

3) Per questo, Caro Cosimo, provo un'inquitudine profonda per l'ultima
parte della tua risposta, per almeno due motivi.
Il primo è che ho paura dell'affermazione, avallata dal sistema informativo
mediatico, che "quello è stato un gesto di folli". Questo perché se Gandhi
diceva che a quel punto di poteva prendere un fucile, non oso immaginare
cosa potrebbero decidere i vari Bush, Blair, Berlusconi, ecc. Del resto mi
sembra che sia un'affermazione che si presta bene per nascondere almeno due
verità fondamentali. La prima è la catena di violenza (lucida, spietata,
politica nel senso di determinante sugli interessi in gioco) di un sistema
di potere mondiale di rapina e predominio che nell'anniversario dei
vent'anni di Sabra e Chatila può avere arruolato giovani kamikaze che hanno
coronato il loro sogno di morte e vendetta assoldato come "dramma
personale" sul terreno di quella scacchiera di lutti ed interessi
contrapposti, dove altri muovono le pedine. La seconda verità è che dare in
pasto questo all'opinione pubblica occidentale impegnata nel ballo di gala
sul Titanic (interrotto oggi simbolicamente 15 minuti sui campi di calcio e
in una gara di F1 senza sponsor) serva a nascondere le responsabilità di
questo mondo, di ieri e di oggi, ovvero quella catena, quella violenza
strutturale al sistema che è ugualmente abberrante quando bombarda e quando
affama, e a giustificare la difesa ad ogni costo.
Il secondo motivo è che, l'avrai capito, è che non credo assolutamente ad
un conflitto da giustificare su basi etniche, culturali, religiose. Non
credo perché imposto dal ceto di potere, non credo perché fuorviante, non
ci credo perché non appartiene né a me né alle tante anime religiose che in
questi anni hanno ingrossato le fila di un movimento per la globalizzazione
dei diritti e per la convivenza pacifica. Io credo a questo e a chi ha
sfilato con me per le strade di Genova, anche a chi ha pregato, ha
trasformato il suo dissenso in un gesto simbolico e spirituale, ma anche in
prima linea materialmente coinvolto, che era già l'altro mondo possibile
forse perché, per usare le loro parole, era "quel pace in terra agli uomini
di buona volontà" che viene rigorosamente dopo il "gloria a Dio nell'alto
dei cieli". Credo a loro, perché le loro parole hanno avuto la modestia
dell'impegno radicale eppure rispettoso che da sempre anima ogni intento
ecumenico, diverso da mio per scelta laico, che si è sempre opposto alla
violenza descritta sopra e non ha nulla da dimostrare a chi oggi, in mondo
visione, usa toni sferzanti e parole lucide di pianto.

Spero che l'anima religiosa del movimento sappia distinguersi, valutare,
costruire e denunciare questa menzogna. Gli altri, quelli delle guerre
sante, del proselitismo fanatico, del conflitto ideologico, hanno già
deciso e avranno man forte dalle parole di persone come il card. Biffi, che
credo tu sappia non ha bisogno di presentazioni, il cui intervento in
questi giorni sul Resto del Carlino ti allego sotto perché spero faccia
riflettere alla luce di tutto questo. Sono in gioco i rapporti di
convivenza e di relazione sociale che viviamo e costruiamo ogni giorno
nelle nostre città, e che rischiano di essere annientati negli scenari
possibili più neri che dobbiamo prevedere ed evitare, quelli che vengono
prima di attentati o bombardamenti che lasciano sempre e solo vittime
innocenti sotto le macerie.

Marco.


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From: "Cosimo Tomaselli" <tomaselli_cosimo at libero.it>
To: "Marco Trotta" <mrta at libero.it>
Subject: R: amate i vostri nemici
Date: Thu, 13 Sep 2001 13:18:06 +0200

Caro Marco
Come ben sai Gandhi condivideva in pieno la teoria della guerra giusta di
S.Tommaso. Però ciò di cui stiamo parlando è un atto terroristico e non un
atto di guerra per il semplice fatto che l'autore non si è dichiarato.
S.Tommaso non esclude che in guerra si possano usare "insidie", ma un atto
del genere esclude qualunque valutazione ulteriore sulle eventuali (dal mio
punto di vista anche sacrosante) ragioni che i nemici degli USA possono
avere per essere appunto nemici degli USA. Una guerra prima che essere
giusta o ingiusta è una situazione nella quale tizio dice a caio: io ti
faccio questo se tu non fai quello. Perciò alla fine la responsabilità è di
entrambi. P.e: Saddam ritiene che le condizioni poste dagli USA per togliere
l'embargo valgano di più dei bambini che l'embargo quotidianamente uccide. E'
ovvio che abbiamo a che fare con responsabilità di grado diverso: colui che
pone l'embargo e colui che non accetta delle condizioni, ma siamo in un
clima di confronto, violento fin che vuoi, ma confronto. Al contrario Bush
non può essere ritenuto responsabile dei 20-30.000 morti del WTO: nessuno
gli ha detto: se non fai questo noi abbattiamo il WTO e facciamo fuori
20-30.000 persone. Ho addirittura paura che neppure chi ha organizzato
l'attacco si aspettasse tale carneficina (i grattacieli hanno tenuto
all'impatto: è stato il fuoco a farli crollare, evidentemente gli impianti
antiincendioi erano sottoproporzionati!). Questo peggiorerebbe la
situazione, perché chi fa azioni di cui non controlla le conseguenze è un
pazzo, ed è uno dei pochi casi nei quali Gandhi si diceva pronto ad
imbracciare un fucile.
In tutto questo però io sento fortemente la mano di Dio. Non so dirti
perché. Quando Federico Barbarossa affogò in un torrentello in piena e la
più potente crociata si dissolse, i musulmani dissero che Dio aveva avuto
pietà dei suoi fedeli. Credo che avessero ragione: Dio non voleva che il
confronto tra cristiani e musulmani fosse lasciato alle armi. Però se tu hai
provato a dialogare con dei musulmani su temi specifici (la Trinità, la
divinità di Gesù, la tolleranza religiosa, la libertà di conversione...) ti
sarai accorto che siamo su piani diversi. Il dialogo tra musulmani e
cristiani non può passare che per il martirio, ne sono convinto, come ne era
convinto S.Francesco e il beato Raimondo Lullo. L'alternativa è occhio per
occhio e dente per dente.
Alla fine però non vorrei continuare troppo ad esporti le mie ragioni. In
frangenti come questi credo che la preghiera valga più del ragionamento.
Pace Forza e Gioia
Cosimo


-----Messaggio originale-----
Da: Marco Trotta [mailto:mrta at libero.it]
Inviato: mercoledì 12 settembre 2001 17.34
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SignorNo'; Stefano Gandolfi; Stefano Guffanti; Tavolo Enti Servizio Civile;
Teleobiettando; Tomaselli Angelo; Tomaselli Pianiga Cosimo
Oggetto: Re: amate i vostri nemici

Salve a tutt*,

Cosimo Tomaselli, Mercoledì, 12 settembre 2001 ore 17:05:45 +0200
ha scritto a tutt* in "amate i vostri nemici"
 >E' terribile pensare che 20-40.000 persone siano state sepolte sotto le
 >macerie da un vile e ingiustificato attacco terroristico.
 >Pensando alle conseguenze è terribile pensare che con questo i paesi
 >musulmani si autocondannano ad altri 50 anni, per lo meno, di economia
 >agricola, o quasi.
 >Ovviamente gli USA bloccheranno ogni esportazione di alta tecnologia verso
 >questi paesi, chiuderanno ai loro piloti l'accesso alle scuole di volo,
 >forse anche differenzieranno gli aerei americani dagli aerei del resto del
 >mondo (come già avviene con le videocassette).
 >Cosa significa amare i propri nemici in questa situazione?
 >A mio parere è ancora più urgente pregare e lavorare per la conversione
 >dei musulmani. E' evidente che la chiusura integralistica dell'Islam, il
 >concetto stesso di Guerra Santa, la passione per il martirio fondata,
 >sull'odio stanno conducendo popoli interi fuori dalla storia e condannando
 >milioni di persone alla fame, all'ignoranza e a sofferenze che per noi
 >occidentali sono inconcepibili (pensiamo al calvario delle donne...)
 >Amarli vuol dire convertirli.
 >E' possibile che non si trovino nella cristianità altrettanti aspiranti
 >martiri d'amore quanti sono gli aspiranti martiri dell'odio islamico?

Scusami Cosimo. Spesso ho ricevuto tuoi messaggi apprezzando il tuo impegno
per la pace e la nonviolenza, con ottima documentazione sull'OdC, ma questa
volta non sono per niente d'accordo.
In questo momento, molta parte della società civile che come tutti noi
stava provando a costruire un mondo migliore e che ha sempre denunciato le
guerre ed i motivi nascosti che le provocano sempre, sta cercando di
ragionare.
Gli elementi sono pochi, ma mi sembra che una evidenza è certamente il
fatto che per l'efferatezza degli obiettivi, l'intelligenza tattica e le
risorse usate non possiamo parlare di un atto di terrorismo in senso
classico. Lo dico da pacifista convinto, proprio perché ho la brutta
sensazione che così faccendo si potrebbe sottovalutare quella che potrebbe
essere una vera e propria apertura di ostilità per un conflitto a più ampio
spettro. Studiosi ben più documentati di me, come Achille Lodovisi, in
questo senso da tempo predicavano la fragilità della nostra società
costruita su una complessità, un'integrazione ed una strutturazione che ci
rende ostaggi di un modello di sviluppo che non riesce più a garantire
benessere e prosperità generalizzate a fronte delle immani risorse umane,
ambientali, economiche, sociali, che chiede per dispiegarsi. Gli USA
incarnavano questa contraddizione e con l'atteggiamento
dell'amministrazione Bush hanno esasperato la situazione, isolandosi da
doveri e responsabilità nei confronti del resto del mondo, in quello che
potrebbe essere l'inizio di un cinico gioco di amministrazioni politiche
contrapposte dagli interessi economici in gioco, e dalle grigie prospettive
che Kyoto e recesione mondiale fanno intravedere, che hanno come scopo
principale quello di salvaguardare gli attuali equilibri di potere e chi ne
beneficia. Il fondamentalismo islamico, così, rischia di essere solo lo
specchietto delle allodole del sistema informativo globalizzato. Come
potremo auspicare convivenza, ecumenismo, se per primi noi ci facessimo
contaggiare dal morbo dell'identitarismo religioso, etnico, culturale? Io
non credo che l'Islam sia uguale al fondamentalismo, anche se so che
esistono i fondamentalisti come categoria e mi fanno paura da qualsiasi
pare vengano. Piuttosto che pregare per la loro conversione, comincerei ad
auspicare che dall'una e dall'altra parte di intensifichino dialogo e reti
sociali di scambio ed accoglienza per sconfiggere dal basso
quell'escalation di violenza che dalla diffidenza porta all'odio e al
cinismo di chi sceglie perfino di sacrificare la propria vita per
distruggere quella del nemico. Forse non c'è metafora più forte per
spiegare quale barbaria assoluta sia, e quanto dovremmo cercare di
comprenderla per non rimanere vittime o complici.

M.
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