Attacco all'America





 Dichiarazione di Fausto Bertinotti (11.09.01, ore 16,30)





Abbiamo assistito, in diretta Tv, a un evento sconvolgente, a una gigantesca tragedia. Ciò che è accaduto a New York e a Washington, anche se mancano a tutt'ora le inforrnazioni e gli elementi necessari per una compiuta valutazione politica, ha certo pochi paragoni storici.

Di fronte a questo trauma, che certo inciderà in profondità sugli equilibri internazionali, sulla politica e sulla nostra stessa iniziativa politica, ci sentiamo di dire, prima di tutto, che siamo sconvolti dalla distruzione di vite umane che è stata così freddamente e barbaramente perpetrata. Non conosciamo, in queste ore, il numero delle vittime. Non siamo in grado di definire né le responsabilità né la dinamica effettiva degli eventi. Ma è possibile che esse siano centinaia, forse migliaia, di persone, di donne e uomini incolpevoli. La violenza distruttiva della guerra investe ora l ordinaria quotidianità. Qui è tutto improvviso, imprevisto, privo di comprensibilità.

E' stato colpito anche il simbolo di una civiltà, di un Paese, di un impero. Una sequenza di attentati che sembrano denotare un livello molto elevato di «potenza organizzativa», ma che definiscono soprattutto una cieca disumanità distruttiva: rispetto ad essa la nostra condanna è irriducibile assoluta. Non c'e nulla che giustifichi l'uso di una tale violenza. Non ci sono ragioni in nome delle quali sia lecito pagare un prezzo così alto in termini di vite umane.

L'altro elemento traumatico è l'estrema vulnerabilità di tutti i simboli della civiltà occidentale. Anche quelli dei vertici e dei poteri più alti, che sembrerebbero corazzati contro ogni pericolo, si sono rivelati vulnerabili, come qualsiasi altro luogo delta nostra quotidianità. Anche questo ci propone una riflessione di fondo su questa fase e su quella che abbiamo definito come crisi dei processi di globalizzazione.

Intanto, dobbiamo batterci perché a questa tragedia non seguano ritorsioni tali da rnettere in moto soltanto ulteriori spirali distruttive. Diciamo no alle politiche di ritorsione, così come diciamo no a ogni tipo di fondamentalismo, politico, religioso, imperiale. Dobbiamo sapere che la nostra stessa azione politica, adesso, diventa molto più difficile, proprio nel momento in cui il movimento tende a crescere e a radicarsi su scala nazionale a internazionale: il pericolo è grande per la politica in quanto tale e per gli stessi spazi di agibilità democratica. Quando fenomeni così grandi, enorrni, di distruttività e di guerra prendono il sopravvento, la prospettiva che si affaccia è sempre quella della «notte della politica».

Noi continuiamo a ritenere, all'opposto, che l'unico antidoto efficace alla violenza è la partecipazione politica, è il protagonismo di massa