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LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLE ACLI
- Subject: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLE ACLI
- From: "Angelo Melocchi" <melang at bluewin.ch>
- Date: Tue, 11 Sep 2001 15:22:00 +0200
Da, clicca: ADISTA N. 61 (8 settembre 2001) - http://www.adista.it L'AVENTINO DELLE ACLI: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE LUIGI BOBBA di Angelo Levati* Da quando il mio circolo ACLI si è dotato di posta elettronica, ricevo i testi delle tue prese di posizione. Tra le altre ho letto anche la tua dichiarazione del 20 luglio sul G8. Ho saputo del tuo intervento durante la manifestazione a Genova quando qualcuno ci disse "come, non seguite l'invito del vostro presidente?". Il tuo testo l'ho qui davanti a me e ti confesso tutto il mio stupore, in quanto non si è mai visto nelle ACLI che un presidente invitasse non solo a non aderire ufficialmente ma anche a non partecipare ad una manifestazione a titolo personale! Ho aspettato qualche tempo a scrivere questa lettera, pensando che gli animi (ed anche il mio) si acquietassero, ma vedo che, ogni giorno che passa, le cose si complicano sempre di più: ogni giorno vengono alla ribalta notizie sempre più inquietanti! Mi chiedo se la decisione delle ACLI centrali sia in linea con il motto del Congresso di Bruxelles "osare". L'attuale è un momento molto delicato in cui il governo Berlusconi, impegnato a ricompensare le forze che, più o meno esplicitamente, gli hanno dato una mano in campagna elettorale, sembra anche impegnato ad aprire una commedia già vista decenni or sono quando il tipografo Achille Grandi fu costretto a chiudere l'esperienza della CIL (Confederazione Italiana Lavoratori) e Luigi Sturzo dovette rifugiarsi all'estero. E' di quegli anni l'abbandono del Parlamento da parte dei rappresentanti dell'opposizione che si ritirarono sull'Aventino: operazione che avrebbe poi facilitato l'avvento del "Regime". Ora non sono i partiti a lasciare il Parlamento, ma alcune forze vive a lasciare la piazza (Il Sindacato nel suo complesso per questioni di equilibrio tra CGIL e CISL, i DS perché hanno i loro problemi e... anche le ACLI!). Con questa operazione le ACLI rinunciano al diritto di intervenire e ad una autonoma valutazione, coraggiosa, pur difficilissima, da laici nella Chiesa e da cristiani sul territorio: il rischio di essere strumentalizzati c'era, ma ne valeva la pena! E' stato molto importante partecipare con i movimenti cattolici il 7 luglio scorso ad un momento di riflessione, e sarebbe stato altrettanto importante partecipare anche il 21 luglio, invece abbiamo fatto la figura dei soliti cattolici che dicono le loro ragioni, importanti e interessanti ma distinguendosi dagli altri, quasi abitassimo in un altro pianeta. Pare sia stato Padre Boschini a pensare le ACLI sulla porta della chiesa perché con un occhio dovevano guardare dentro e con l'altro guardare fuori; gli faceva eco il Presidente Penazzato con la coniugazione delle tre fedeltà, molto diverse tra loro, che davano al nostro movimento un equilibrio tra le cose temporali e quelle ecclesiali. Oggi, nelle ACLI, sembra che quell'equilibrio sia saltato: si va dal nulla o quasi nei confronti della fedeltà alla democrazia, dall'affrontare in modo parziale alcuni servizi del lavoro e non "il lavoro"e le conseguenze del lavoro attuale sulla vita dell'uomo e della famiglia; nel terzo ambito, fedeltà alla Chiesa, pare che le ACLI stiano giocando il ruolo di quei giovani, ormai adulti, ma che non hanno voglia di sposarsi e preferiscono stare con i genitori, ripetendo quello che i genitori dicono e non vogliono saperne di quelle responsabilità che il Concilio Vaticano II ci ha proposto e cioè che, "in prima persona e sotto la propria responsabilità, a noi laici spetta la gestione delle cose temporali". A Genova potevamo esserci con tutte le nostre pregnanti motivazioni e saremmo stati credibili perché siamo le ACLI e molti si ricordano di noi perché, anni addietro, abbiamo fatto scelte che, più tardi, si sono rivelate azzeccate. Invece non c'eravamo! C'erano religiose, sacerdoti e missionari! Caro Bobba, io ho fatto l'esperienza della fabbrica e del sindacato unitario (un'esperienza affascinante!) e questo mi ha aiutato a rischiare in tante situazioni, anche nelle ACLI, magari con un po'di ingenuità; la stessa ingenuità che oggi mi spinge a scriverti questa lettera dicendoti che attualmente le ACLI rischiano di trasformarsi in una fontana destinata a prosciugarsi perché hanno rinunciato ad essere come i gufi che scrutano nella nebbia del futuro, cioè a sentire prima i cambiamenti che stanno arrivando. Forse, sui fatti di Genova, avremmo potuto ipotizzare che siamo all'inizio di una nuova era (ogni parto ha anche delle componenti di violenza) in cui i giovani, la componente più debole della società, attenti, seppure in forma embrionale, alle novità del futuro, forse stanno scegliendo, seppure in modo imperfetto, di rientrare in politica allettati dal sogno dell'economia internazionale, come anni addietro il sogno dell'America Latina aveva mosso molte esperienze giovanili, per evidenziare le contraddizioni della nostra società. Invece oggi le ACLI stanno avviandosi verso il vicolo cieco del terzo settore, gestendo l'esistente, che ci fa perdere ogni ampia prospettiva sia nazionale che internazionale e ci allontana dalla nostra tradizionale presenza. Oggi è necessario riaprire percorsi più mirati per il lavoro, che è una delle componenti fondamentali della vita dell'uomo e delle famiglie, collaborando con i tre sindacati confederali, aiutandoli in un percorso comune verso la loro riforma a difesa sì dei tutelati, ma anche dei non tutelati (vedi immigrati) e stimolandoli verso la internazionalizzazione della loro opera come risposta alla globalizzazione dell'economia. Oggi è necessario anche aprire percorsi ecumenici e interreligiosi con associazioni cattoliche, evangeliche e laiche di tutto il mondo, chiedendo l'ausilio delle nostre ACLI all'estero che, in questo, hanno molte più conoscenze e più competenze di noi, per aiutare il nostro Paese ad aprirsi, nonostante gli attuali chiari di luna, verso una società multietnica, multiculturale e multireligiosa. * L'autore è socio del circolo Acli di Cernusco sul Naviglio (Milano).
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