dal "Quotidiano" di Lecce del 7/8/01
- Subject: dal "Quotidiano" di Lecce del 7/8/01
- From: "ctmmovimondo" <ctmmovim at tin.it>
- Date: Fri, 10 Aug 2001 15:29:27 +0200
"Creecere rafforzando la non
violenza"
Una
settimana, dieci giorni….quanto è passato da Genova? Impossibile rispondere,
Genova ce la portiamo dentro e difficilmente potremo dimenticarla, quel tragico
fine settimana è storia che ci appartiene e niente potrà cambiare la realtà di
ciò che è successo e avvenuto. Chi ha vissuto Genova ha sperimentato una
devastazione totale e profonda! Nel corpo, per le violenze gratuite e
volutamente perpetuate su corpi inermi e pacificamente in piazza a chiedere
giustizia economica e non elemosina perbenista, borghese e che non cambia il
corso delle povertà costruite; nell’anima, perché la violenza è stata tanta e
tale da offuscare la ragione non solo di chi ha colpito ma anche di chi ha
ricevuto percosse e non riesce ancora a capire il perché; nello spirito, perché
dopo il dolore e la rabbia si profila come un tarlo nel profondo di molti il
vuoto di un’amarezza sconcertante e senza sbocchi, un non sapere più cosa e
perché fare qualcosa….Domande inquietanti risuonano nel silenzio solitario della
memoria: Perché le forze dell’ordine a Genova, hanno inseguito, minacciato,
impaurito, disperso migliaia di aderenti ai nodi impegnati da anni sulle
tematiche della solidarietà e della non violenza? Perché le prime cariche di chi doveva
garantire l’ordine pubblico si sono abbattute sui banchetti dei gruppi della
Rete Lilliput (per un economia di Giustizia”), sui caroselli di Mani Tese (il
nome di una Ong per rappresentare tutti) e sui colori dei gruppi e del Commercio
Equo e Solidale (altro che lo 0% di niente dei G8!!) gettando tutto all’aria? A
mani nude: in tanti, da tutta Italia, per chiedere pace, giustizia, cooperazione
e per ribadire il nostro impegno di solidarietà con i popoli più poveri
(percorso quotidiano che centinaia di noi praticano da anni e senza
sponsorizzazioni di nessuno). Studenti, insegnanti, professionisti, intere
famiglie, giornalisti, lavoratori, pensionati, religiosi e anche tute bianche,
sindacati, partiti, bandiere….Ma noi non abbiamo bandiere che sventolano a
stagioni alterne, in questi anni (non ieri, oggi o domani) abbiamo organizzato
tavoli di sensibilizzazione nelle scuole, nelle associazioni, nei comuni e nelle
piazze di ogni angolo d’Italia sui temi di cui ci occupiamo: lavoro minorile,
progetti di sviluppo, razzismo, esclusione sociale, economia solidale, finanza
etica, consumo critico. Nonostante la connotazione non violenta della nostra
protesta, organizzata e coscientemente presentata, in molti sono stati oggetto
dei soprusi dei gruppi estremisti utilizzati ad hoc e peggio, da parte delle
forze dell’ordine. Lo scempio che abbiamo visto a Genova .- culminato con
l’assalto e aggressione alla sede operativa del GSF – non è degno di uno stato
civile, di un paese che appartiene agli Otto Grandi e che vorrebbe insegnare ai
paesi Poveri la democrazia e la partecipazione (H. Lutz, presidente del
sindacato europeo di polizia, è anche più esplicito “Tali rituali – il passo di
marcia battendo con i manganelli sugli scudi – non appartengono a una polizia
democratica”, nota Ansa del 28/07/01 h. 3:28). Ora da giorni assistiamo al
rimbalzo delle responsabilità da un partito all’altro, da maggioranza a
opposizione, dal governo di oggi a quello di ieri. Noi sappiamo solo che la
violenza poteva essere fermata e la società civile doveva essere ascoltata. Le
forze dell’ordine hanno l’obbligo di garantire la sicurezza di tutti i cittadini
e non solo quella dei capi degli 8 paesi (a meno che la Costituzione Italiana
non sia stata cambiata radicalmente in questi ultime mesi…). Se dobbiamo poi
analizzare il “successo” del vertice di Genova rimaniamo attoniti per la
superficialità e vacuità delle conclusioni di un summit che è costato parecchie
decine di miliardi: nessun passo avanti nella lotta alla povertà e nella
risoluzione del problema del debito; nessun aumento di fondi per la cooperazione
ma solo la promessa di finanziare parte del fondo per le emergenza sanitarie
proposto dall’ONU, con un contributo di 2.800 miliardi di lire, una cifra
inferiore a quanto l’Italia da sola sta spendendo per la costruzione di una
nuova portaerei. E tutto questo niente
è stato deciso (…) mentre oltre la cortina di ferro la legalità veniva
soppressa e violentata (volutamente da chi doveva provocare e strategicamente da
chi aveva il compito di difendere ed invece ha represso, o forse ha ricevuto
l’ordine di reprimere….), mentre la piazza infuocava e la morte di un giovane
(che non può diventare bandiera di nessuno!) avveniva per mano di un altro
giovane usato e che forse alla fine pagherà un conto che non è solo suo. Tutto
questo niente deciso nell’arco di 3 giorni, che oltre la cortina sono stati
giorni vellutati: 28 mila pasti serviti, 84 mila piatti utilizzati, 56 mila
bicchieri e 112 mila posate, 100mila bottiglie d’acqua, 14mila bottiglie di
vino, 90 forme di parmigiano e 120 prosciutti crudi, 12 quintali di pasta e
altrettanti di pesce, insieme a 1400 torte (dati forniti dai 4 catering
utilizzati per sfamare gli 8 grandi ed il loro seguito)!! Con
quello che è successo in quei giorni con la sofferenza fisica e morale che molti
hanno provato, come movimento legato ai modelli dell’economia e dello sviluppo
solidale, forse abbiamo la possibilità di essere più vicini ai nostri produttori
del Commercio Equo e alle lotte che quotidianamente affrontano in condizioni
drammatiche (in giugno ho visitato l’Ecuador dollarizzato). Forse dobbiamo
prendere esempio da loro ora più che mai. Adesso che ci risvegliamo e ci siamo
accorti di essere in un paese dove la democrazia è stata pericolosamente minata
ed attaccata. Dove non sarà come prima perché c’è stato un cambiamento radicale
nella cultura politica della gestione delle forme di dissenso nel nostro paese
(e le intimidazioni di questi giorni degli Apulia Skinheads contro i “fantasmi”
delle Tute Bianche – a cui va la mia e nostra solidarietà perché siamo tutti
fantasmi in cerca di giustizia- sono un’avvisaglia di questo nuovo clima). La
strategia di tensione e criminalizzazione iniziata a Genova rappresenta un duro
attacco alla democrazia del nostro paese ed evidentemente alle idee ed ai
contenuti delle nostre istanze. E’ una strategia che offende le realtà come la
nostra che operano da sempre avendo
incarnato nel proprio agire quotidiano valori come giustizia,
solidarietà, non violenza, boicottaggio (come denuncia e invito al non
acquisto/non consumo) e cooperazione. Dobbiamo quindi essere vigili e
responsabili in questo momento delicato per la storia, non solo del nostro
movimento ma anche del nostro paese. Abbiamo bisogno non di tensione
provocatoria e vuota ma di tensione come attenzione a far emergere tutta la
potenzialità di stile e di contenuti di cui siamo portatori. Anche il nostro
territorio esprime queste potenzialità, questo è il compito che Genova ci
consegna. E’ un percorso che abbiamo cominciato molto tempo fa in tanti, altri
si sono aggiunti e altri ancora ci accompagneranno in futuro, può essere la
nostra forza se davvero crediamo che un altro mondo è possibile. Una forza che
poggia nelle nostre coscienze libere e radicalmente orientate a costruire
alternative di vita a partire dal quotidiano del nostro vivere e agire,
boicottando la violenza ed i sistemi di violenza imposti dall’ordine che divide
il mondo in G8 (con tutti i suoi potentati economici stabiliti) e masse
impoverite, escluse, emarginate e immigrate. Carlo
Mileti |
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