GUASTALLA: obiettori pignorati



Una manifestazione pacifista
Obiettori fiscali per la Pace? Pignorati
Guastalla, sono i gruppi che destinano lo 0,2 per mille per il disarmo
Decine di associazioni da anni attive sul fronte pacifista

Samuela Santini

GUASTALLA. «Siglato un armistizio mondiale, tutte le guerre ancora
esistenti nei vari Paesi del mondo da oggi termineranno», questo sognano un
giorno di leggere sulle prime pagine dei giornali i pacifisti che anche a
Guastalla fanno obiezione di coscienza. Alcuni di loro versano una quota di
reddito per il disarmo, ma lo Stato riconosce quei versamenti e li pignora
per evasione fiscale.
Il Comitato collettivo non violento è solidale con i gruppi
antiglobalizzazione, ha partecipato a varie manifestazioni, di recente
organizzate nella nostra zona, l'ultima a Viadana e, il 30 giugno scorso a
Reggio. Ha aderito alla campagna del consumo critico, cioè l'acquisto di
prodotti immessi in canali commerciali equi e solidali alternativi ai
canali tradizionali gestiti dalle multinazionali dei paese economicamente
avanzati.
Anche a Guastalla covano le «pacifiche» sacche di opposizioni al prossimo
G8 di Genova. Si tratta di decine di associazioni: Papa Giovanni XXXIII,
associazione per la Pace, Beati costruttori di pace, Lega degli obiettori
di coscienza e Lega per il disarmo che da diversi anni portano avanti con
costanza e impegno la campagna di obiezione di coscienza per la conversione
non violenta dalle spese militari.
Cosa fanno? Ogni anno effettuano un versamento simbolico, pari allo 0,2 per
mille, che decurtano dalle imposte dovute in quell'anno allo Stato.
Versamento che viene destinato a finanziare il Fondo per la pace o il Fondo
nazionale per gli obiettori di coscienza oppure qualsiasi organizzazione
non governativa impegnata in azioni nonviolente.
Quello dell'opzione fiscale è uno degli obiettivi più importanti che la
dirigenza della campagna sta tentando di presentare a livello parlamentare.
Una proposta di legge che tuteli l'obiezione di coscienza alle spese
militari e che riconosca il diritto ai contribuenti in sede di
dichiarazione dei redditi di indicare se destinare una quota «per la fine
dei conflitti».
«E' dal 1991 - spiega Antonio Campanini del comitato - che eseguiamo questi
versamenti e fino al 1995 non abbiamo avuto nessun problema: addirittura la
banca che a Guastalla è concessionaria dello Stato per la riscossione dei
tributi (Bipop) copriva la somma che a fine anno corrispondeva all'importo
dell'imposta non versata allo Stato».
E dal 1995 cosa è cambiato? «Siccome la Banca decise di non coprire più la
differenza - continua - abbiamo subito in conformità alla legge i
pignoramenti. Grazie comunque alla collaborazione dimostrataci dalla Banca
i beni pignorati venivano riacquistati dai nostri associati».
Oggi invece? «Nei giorni scorsi ci siamo recati in Banca, dopo avere
ricevuto il consueto avviso di messa in mora, e - commenta Campanini - con
nostra sorpresa ci siamo sentiti trattare come evasori fiscali».