SOS Algeria
- Subject: SOS Algeria
 - From: "Sigrid Loos" <sigloos at libero.it>
 - Date: Tue, 26 Jun 2001 20:30:56 +0200
 
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 Mi è arrivato questo messaggio e vi prego di 
divulgarlo al massimo in nome di una tragedia che si sta consumando in Algeria. 
Grazie 
Sigrid 
Cari amici, 
Una grossa tragedia sta sconvolgendo l'Algeria 
(ancora una volta) e in Italia non se ne parla nemeno. Il silenzio della stampa 
e altri mezzi d'informazione sembra strano, per non dire complice, di fronte ad 
eventi di questa importanza. 
Sono due mesi ormai che vanno avanti gli scontri 
tra manifestnati e forze armate. Il bilancio è pesantissimo più di cento morti, 
migliaia di feriti, 130 persone scomparse dopo la mega protesta ad Algeri del 14 
giugno e alcuni piccoli centri urbani svuotati dal terrore che fanno 
regnare le operazioni punitive dei gendarmi e dei paracadutisti sulla 
popolazione civile. 
Il governo non vuol dialogare e gioca alla politica 
del peggio. Disprezzo e operazioni punitive sono le risposte di fronte ad una 
gioventu che non trova altro di fronte alle loro leggittime rivendicazioni per 
un futuro migliore in un paese strariccho come l'Algeria. 
questo messaggio vi è mandato per diffondere la 
voce di questi giovani disperati.  
qui di seguito abbiamo inserito la dichiarazione 
della nostra associazione: ASAKA-Italia e la piattaforma delle rivendicazioni 
che il governo di Bouteflika non vuol ascoltare e che i generali reprimono nel 
sangue. Inoltre troverete tradotto l'appello della Kabylia al resto del 
mondo  in allegato. Grazie di fare circolare 
il messaggio. 
Karim METREF  
in allegato in formato word l' SOS 
della Kabylia al mondo 
Associazione Socioculturale 
ASAKA-Italia,  asakaitalia at libero.it 
Dichiarazione  Dal 18 aprile scorso i cittadini 
algerini vivono l’orrore, diverse regioni del paese vivono al ritmo della 
lacrimogena e delle pallottole delle forze armate tutti i 
giorni. Il bilancio è pesantissimo: più di 
cento persone assassinate dalle forze della repressione, migliaia di feriti 
oltre a più di un centinaio di cittadini scomparsi, gelo di tutte le attività 
economiche già in gravi difficoltà, disturbo del ciclo scolastico per centinaia 
di migliaia di allievi e studenti, alcune città sono addirittura totalmente 
isolate dal “resto del mondo”. È partito tutto dopo l’assassinio di 
un giovane studente, dentro una caserma della Gendarmeria Nazionale di 
Beni-Douala, una piccola città nella regione della Cabilia, e l’arresto 
violento, ad Amizour, di tre altri ragazzi della scuola media e l’aggressione 
del loro professore che ha provato ad intervenire. Il tutto è avvenuto la 
vigilia del 20 Aprile, data storica per il movimento culturale berbero che 
rivendica la riconoscenza culturale e identitaria dei berberi in 
Algeria. Spari a 
pallottole reali, torture, umiliazioni, provocazioni e addirittura uccisione a 
bruciapelo di persone ferite e già cadute per terra: sono le risposte del potere 
algerino e dei suoi apparati della repressione, gendarmeria ed altre corpi di 
sicurezza venuti in rinforzi alle manifestazioni pacifiche per denunciare 
l’ingiustizia. Invece di avviare un dialogo con la 
popolazione, affine di far ritornare la pace e cogliere quest’occasione di far 
uscire il paese dall’impasse politica, in cui si trova da anni, 
L’amministrazione di Bouteflika (il presidente algerino) e dei generali al 
potere, giocano al deterioramento della situazione e tenta, ancora una volta, la 
diabolizazione del movimento. In effetti, ancora una volta hanno sterrato la 
storia del separatismo della Cabilia, vecchia ricetta miracolo per ghettizzare 
le proteste di questa regione e impedire cosi il movimento di diffondersi nel 
resto del territorio. Ma questa volta il popolo algerino ha preso coscienza 
della natura sanguinaria del potere in quanto in varie regioni del paese si 
verificano proteste ed indignazione delle popolazione ai linguaggi criminali del 
potere  unica  risposta alle rivendicazioni legittime e 
alle aspirazioni democratiche dei cittadini   Noi 
dell’associazione ASAKA-Italia: Condanniamo tutte le esazioni di un 
potere dispotico contro i civili e il suo rifiuto di dialogare e di soddisfare i 
bisogni legittimi di una gioventù disperata e senza nessuna prospettiva per il 
futuro, in un paese in cui le enormi entrate del petrolio e del gas vanno 
spartite solo tra i generali e la mafia politica economica presente a tutti i 
livelli dello stato e delle istituzioni civili e 
militari. Sosteniamo le 
rivendicazioni giuste e legittime della coordinazione interprovinciale nata da 
questo movimento popolare come riportate nella piattaforma * delle rivendicazioni a l’intenzione del presidente 
algerino.            
Lanciamo un appello à l’opinione pubblica internazionale, le 
organizzazioni non governative a sostenere il popolo algerino nella sua lotta 
per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale, ed a fare pressione sui 
propri governi per condizionare tutta cooperazione con il governo algerino 
all’apertura di un dialogo trasparente e serio con tutte le forze che mirano 
alla pace e alla democrazia nel paese. Nonché alla ricerca di soluzioni concrete 
alle attese del popolo in materia di giustizia sociale, libertà d’espressione, 
riconoscenza di tutte le componenti culturali e linguistiche del 
paese. Invitiamo la 
stampa internazionale e in particolarmente i media Italiani, a diffondere le 
informazioni in modo oggettivo e continuo, per tenere il pubblico informato e 
testimoniare della tragedia che colpisce il popolo algerino da ormai troppi 
anni. Esprimiamo il nostro cordoglio alle 
famiglie delle vittime: morti, dispersi e feriti, della repressione selvaggia, 
condividiamo il dolore per la perdita dei migliori figli dell’Algeria e 
rimaniamo a fianco delle famiglie fin ad un regolamento giusto e definitivo 
della questione: con presentazione ad una giustizia indipendente dei colpevoli 
di crimini contro la popolazione civile e l’indagine sulla sorte dei 
dispersi.   Torino il 23 
Giugno 2001. * 
La piatta forma di rivendicazioni:     Il testo che seguirà è la  piatta forma di rivendicazioni adottata 
l’11 giugno 2001, dalla coordinazione interprovinciale di 07 province del 
centro, che sarà consegnata alla presidenza della repubblica dopo la marcia di 
giovedì 05 luglio 2001 dei delegati dei comitati dei villaggi e quartieri. 
Piatta forma che doveva, essere consegnata alla presidenza della repubblica dopo 
la marcia del 14 giugno 2001, ciò che non è stato fatto per le ragioni che 
conosciamo. Ecco quindi il testo integrale:    Noi, rappresentanti delle province di 
Setif, Bordj Bou Arreridj , Bouira, Boumerdes, Bgayet, Tizi-ouzou, Algeri ed il 
comitato collettivo delle università di Algeri, riunito il giorno del lunedì 11 
giugno 2001 alla "casa dei giovani" Mouloud Feraoun d'El Kseur (Bgayet), abbiamo 
adottato la piatta forma comune di rivendicazioni 
seguenti: 
 1 - Per la presa in 
carico "" urgente dalla parte dello stato di tutte le vittime ferite e delle 
famiglie dei martiri della repressione durante questi 
avvenimenti. 2 - Per la sentenza 
dai tribunali civili di tutti gli autori e responsabili dei crimini e la loro 
radiazione "" dai corpi di sicurezza e delle funzioni pubbliche. 
 3 – Per uno statuto di 
martire, ad ogni vittima della dignità, durante questi avvenimenti e la 
protezione di tutti i testimoni del dramma.   4 - Per la partenza 
immediata, delle brigate di gendarmeria e dei rinforzi delle URS (unità di 
repressione e di sicurezza). 5 - Per l'annullamento 
delle persecuzioni giudiziarie contro i manifestanti, ed il condono di 
quelli giudicati durante questi avvenimenti. 6  - Arresto immediato delle spedizioni 
punitive, delle intimidazioni e delle provocazioni contro la 
popolazione. 7 - Dissoluzione delle 
commissioni d'inchiesta iniziate dal potere. 8 - Soddisfazione 
della rivendicazione Masira (berbera) in tutte le sue 
dimensioni (identità, 
civilizzazione, lingua e cultura) senza referendum e senza condizione, e la 
consacrazione di Tamazight (lingua berbera) come lingua nazionale ed 
ufficiale.  
 9 - Per uno stato 
garante di tutti i diritti socioeconomici e di tutte le libertà democratiche. 
 10 - Contro le 
politiche di sottosviluppo, di impoverimento e di "barbonizzazione" del popolo 
Algerino.  11 - La messa sotto 
l'autorità effettiva delle istanze, democraticamente 
elette di tutte le funzioni 
esecutive dello stato e dei corpi di sicurezza.  12 - Per un piano 
d'emergenza socioeconomico per tutta la regione della Cabilia. 
 13 - Contro il 
disprezzo (tamehqranit, hogra) e tutte le forme d'ingiustizia e di 
esclusione. 14 - Per una 
risistemazione  caso per caso, degli esami regionali per 
gli alunni non avendo potuto superargli. 15 - Istituzione di 
un'allocazione di disoccupazione,  
per tutti ricercatori di lavoro al 50% del reddito minimo dei 
lavoratori. Esigiamo una risposta 
ufficiale, urgente e pubblica a questa piattaforma di 
rivendicazioni.     La 
coordinazione interprovinciale. El kseur (Bejaia-Algeria)l’11 
giugno 2001.      | 
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