R: Per un Collettivo di lavoro sui fondamentali della società



Caro Danilo,
mi sembra che l'esigenza indicata da Vandana Shiva, che tu riproponi motivandola
ampiamente, di mettere a punto un piano strategico, sia l'eterno problema del
che fare a cui in molti modi si sta continuamente tentando di dare soluzione.
Concretamente e attualmente mi sembra che ciò stia accadendo per esempio con la
Rete di Lilliput e più in generale nel movimento del "popolo di Seattle" ( ma è
quello che a suo modo anche Peacelink sta cercando di fare, o di aiutare a fare,
da anni ), laddove naturalmente ci si scontra con tutti i limiti e problemi
della rappresentanza e della democrazia in un luogo popolato da tante e diverse
anime; ma io sono certo che solo da una quanto più ampia possibile mobilitazione
di base, anche delle intelligenze, possano venire indicazioni, elaborazioni,
scelte strategiche e conseguenti azioni vincenti.
Così come sono convinto che questa mobilitazione, perché sia sufficientemente
ampia e veramente di base, perché non si riduca e restringa cioè ad un gruppo di
capipopolo (il "gruppo di volonterosi" di Aldo Capitini) più o meno
democraticamente delegati, può essere solo il prodotto, il passo successivo, di
una "discesa in campo" personale e individuale, responsabilmente matura, che a
mio modo di vedere si potrebbe esprimere ad esempio nell'adesione al "Patto tra
i cittadini del mondo", il quale forse maldestramente e certamente con molti
limiti cerca tuttavia di delineare già qualche punto strategico.
Ecco, gli stessi limiti del "Patto", che potrebbe e dovrebbe essere o diventare
finalmente la "Carta" dei cittadini scritta dai cittadini (non dai governi, né
da elites intellettuali o avanguardie pseudorivoluzionarie), verranno superati
solo quando molti e molti singoli cittadini vi aderiranno, portandovi il proprio
personale impegno, capacità ed esperienza, anche per modificarlo, insieme ai
propri sogni.
Certo, il Patto propone da subito impegni concreti, anche se ne lascia la
definizione specifica e/o la verifica della coerente attuazione alla
responsabilità di ciascuno, ma solo una elaborazione che sia indissolubilmente
teorica e insieme pratica produrrà strategie valide ed efficaci. In qualche modo
si tratta di applicare il metodo scientifico dell'elaborazione teorica che deve
essere continuamente verificata dall'esperienza concreta. Altrimenti tante
parole non servono a nulla e restano chiacchere da salotto, forse (falsamente)
gratificanti per i diretti partecipanti (gli applausi di una sala, la
pubblicazione dinun libro), ma assolutamente ininfluenti sulla realtà della
famiglia umana.
Io quindi ri-propongo di partire dal Patto, anche solo come bozza di lavoro, ma
sono disponibile a partecipare a qualsiasi altra discussione e dibattito che si
leghi ad impegni e azioni concrete realisticamente attuabili da tutti; in
sostanza perché si usi il presente e non il condizionale, perché non ci si
risolva a dire: armiamoci e partite.
Spiace dirlo, soprattutto perché sarebbe la prova di una enorme difficoltà, di
una quasi impotenza a cui sto resistendo e mi sto opponendo con tutte le mie
forze, senza nemmeno il conforto e sostegno di una fede religiosa, ma la
scarsissima adesione al Patto temo derivi proprio dalla non disponibilità
personale ad assumere impegni reali e concreti.
Non è un giudizio sulle persone che do, se non altro perché io non sono in grado
nemmeno di conoscere il cammino di esperienze che porta le persone ad essere
quello che sono; ma è una constatazione che mi porta a pensare che per salvare
il mondo dobbiamo prima essere coscienti e convinti che lo facciamo per noi
stessi, per sano sacrosanto e ineluttabile egoismo, dobbiamo prima "liberarci"
dalla spesso inconscia paura di perdere veri o falsi privilegi in nome di un
inesistente altruismo.
E' un gioco dell'oca dal quale si può uscire solo facendo un primo passo reale
come quello che, guarda caso, troviamo alla casella "Patto tra i cittadini del
mondo per la pace, i diritti umani ed uno sviluppo equo e sostenibile".
Chi vuol giocare ?
Ciao,
Gianni.

-----Messaggio Originale-----
Da: "Laboratorio Eudemonia" <528390 at hyperlinker.com>
A: <pck-pace at peacelink.it>
Data invio: giovedì 29 marzo 2001 13.08
Oggetto: Per un Collettivo di lavoro sui fondamentali della società


> Gentili Presenti in Lista PACE di PeaceLink,
>
>
> era già da tempo che desideravo compiere insieme a voi una riflessione, ma
esitavo. Dopo aver incontrato queste parole di Vandana Shiva:
>
> "... I think the movement is stronger than it realizes and that corporate rule
is weaker and more vulnerable than we imagine. The real weakness of our movement
is we have not organized strategically on a long-term basis. We tend to be
primarily reactive, choosing and planning our campaigns from year to year. Many
of us need to sit together to develop a strategic plan for the next twenty years
..."
>
> pronunciate sì in un particolare contesto, ma che paiono valere in una
accezione più ampia e generale, ho però capito che forse era il caso di mettere
da parte le esitazioni, farsi coraggio, e proporvi la questione.
>
>
> E la questione è il fatto che ogni giorno nella umana società nascono una
infinità di nuovi problemi. Si tratta, come a tutti è ben noto, di attentati
alla salute, alla pace, all'ambiente naturale ed al Pianeta intero, alla
giustizia, ai diritti della persona od addirittura di interi popoli, di
attentati alla ragione, al buon senso comune, alle leggi stesse della natura.
>
> Ed ogni giorno, milioni di persone animate da una incrollabile buona volontà
si danno da fare fino all'inverosimile per cercare di risolvere questo e quel
problema, di arginare questa e quella emergenza.
>
> Ed ancora ogni giorno, molti problemi vengon sì risolti, molte emergenze sono
sì arginate, ma molte altre questioni, nonostante il miglior impegno di tante
brave persone, possono essere solo accantonate, perchè alla fin fine le energie
a disposizione sono sempre limitate rispetto a quelle che servirebbero.
>
> Ed ancora il giorno dopo, invariabilmente, altre questioni sorgono ancora, in
numero e gravità crescenti rispetto a quelle del giorno precedente, ed entrambe,
le prime e le seconde, si accumulano, si sommano, lasciando sempre meno spazio
alla speranza di un mondo meraviglioso, così come potrebbe essere, e sempre più
àdito alla constatazione di un mondo terribile, così come invece per troppi
versi ancora è.
>
>
> E' per ciò, allora, che molti, tra coloro che sono attivamente impegnati in un
processo di positiva trasformazione del mondo, iniziano a chiedersi se il metodo
di cercar di parare botta su botta gli attacchi di un sistema sociale cieco e
sordo alle esigenze di grandi cambiamenti invocate dai nostri tempi sia
effettivamente valido, e se non ve ne possa essere un altro, forse anche più
utile, da affiancarvi.
>
> E' pur vero infatti che tanti sono stati salvati, che molte situazioni sono
state risolte, ma è pur vero che cercando di risolvere singolarmente le mille e
mille noie, le mille e mille situazioni angoscianti che nascono ogni giorno le
energie si esauriscono, il tempo avanza verso punti di non ritorno, i successi
maggiori mancano, e questo prostra i cuori dei progressisti e spinge la gente
comune a non affiancarli.
>
>
> Inoltre, molti iniziano a chiedersi se non possa esistere, sepolta in qualche
buio anfratto della, naturalmente sempre sconfinata, nostra incoscienza
collettiva, la possibilità di andare dritto al cuore dei problemi, in fondo alle
radici stesse di una ipotetica abnorme, multiforme pianta generatrice del male.
>
> E' pur vero infatti che impegnare un sistema malato su mille piccoli fronti
quotidiani sicuramente serve ad infastidirlo, oltre che a servire a risolvere
situazioni di emergenza che richiedono un immediato intervento. E' anche vero,
però, che se si desidera realmente iniziare a trasformare un sistema gran
generatore di problemi in un altro forte generatore di soluzioni occorre
aggredire decisamente il primo lì dove esso trae sostentamento, proprio lì dove
esso ha origine.
>
>
> Ed ancora, molti iniziano a chiedersi se non sia il caso di mettersi
personalmente, anche con piccoli mezzi materiali ed intellettuali, umilmente,
alla ricerca di un nuovo sistema sociale, di un nuovo progetto per l'umanità,
inserito in una nuova, ampia, lungimirante visione del mondo, considerato che
ciò che manca davvero oggi è proprio la capacità di immaginare un futuro che sia
talmente desiderabile da spingerci ad abbandonare senza tante storie un modello
di vita, di sviluppo, di comportamento, di pensiero ormai palesemente senza più
speranza.
>
>
> Ed allora, se anche qui vi è qualcuno che si interroga su tutto ciò, sul
perchè, nonostante l'impegno di tanti, i risultati siano stati finora così
terribilmente scarsi, perchè non unirci dunque in un gruppo di lavoro che si
impegni espressamente nella ricerca dei fondamentali alla base del sistema
sociale umano per trasformarne profondamente la natura?
>
>
> La proposta che qui si presenta, logico epilogo di questa riflessione, è
proprio quella di creare un gruppo di lavoro che si concentri sul compito di
identificazione, concertazione e raggiungimento di pochi specifici obiettivi
strategici su cui far leva per trasformare radicalmente, in maniera moralmente e
legalmente ineccepibile, l'attuale sistema sociale.
>
>
> Sarebbe meraviglioso, ed estremamente fruttuoso, penso, se potessimo aprire un
dialogo sulla questione qui presentata, ed a questo scopo potremmo scegliere sia
di continuare qui questo dialogo (benchè capite bene che questo tema va proposto
anche in altre Liste dedicate ad altri argomenti, perchè in fin dei conti
proprio l'approccio interdisciplinare è una delle chiavi di volta del problema),
sia di attivare una apposita mailing list (questo naturalmente non potrà essere
fatto da chi qui propone quest'idea, per favorire la nascita di un territorio
quanto più neutro possibile su cui incontrarci), sia, magari, di darci
appuntamento in tempo reale in una delle tante conference-room presenti in
Internet, per un primo più immediato scambio di idee.
>
>
> Grato per l'attenzione, lascio a voi la parola.
>
> Danilo D'Antonio
>
>
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