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Chi farà pace nell'Universotà di Padova?
- Subject: Chi farà pace nell'Universotà di Padova?
- From: "sergio bergami" <serberg at libero.it>
- Date: Fri, 30 Mar 2001 16:03:36 +0200
Mercoledì 28 marzo 2001 si è svolto, come già preannunciato su questa lista, il dibattito dal titolo Chi farà pace nell'Univeristà di Padova presso il Palazzo del Bo sede del Rettorato dell'Università. Il dibattito è stato organizzato dalle sezioni di Padova di: ASSOCIAZIONE PER LA PACE, Beati i costruttori di Pace, GAVCI, MIR, in collaborazione col Centro diritti della persona e dei popoli dell'Università. A nome delle 4 associazioni ha preso la parola Sergio Bergami che ha letto il seguente documento: Mentre organizzavamo questo dibattito proprio in questi giorni alcuni studenti di medicina ci hanno detto: "Ma noi che c'entriamo con la "Pace"?". Potrebbero naturalmente esser stati anche studenti di altre facoltà scientifiche come ingegneria o biologia a sollevare questa obiezione: "E noi che c'entriamo?" A questi studenti vorremmo rispondere proponendo dei semplici interrogativi: "La pace, e di conseguenza la guerra, non coinvolge anche i medici che si ritrovano di fronte questioni vitali, come quelle dell'uranio impoverito che potrebbe contaminare migliaia di persone e danneggiare in modo permanente l'ambiente e la vita? E ai futuri ingegneri: è forse la stessa cosa progettare cacciabombardieri o progettare protesi per mutilati da mine, progettate a loro volta da qualche altro abile ingegnere? Scusate la banalità degli esempi, ma la questione della non neutralità della scienza non la scopriamo certo noi, è anzi interrogativo che gli scienziati si pongono da molto tempo. Mi piace qui ricordare almeno due figure di scienziati come Einstein ed Oppenheimer e le loro crisi di coscienza che li portarono a porsi di fronte alle questioni della pace e della guerra in maniera critica, pagando anche di persona. Piuttosto le obiezioni di alcuni studenti di questo ateneo fanno sorgere in noi associazioni pacifiste altri interrogativi. Che tipo di sapere viene impartito da questa Università? Un sapere tecnico indubbiamente di alta qualità, tanto da porla ai primi posti nella graduatoria delle università italiane. Ma è forse, e sottolineo il forse, un sapere che non si pone più in maniera problematica, in maniera critica, che non si interroga più sul perché ma solo sul come? Veniamo allora a spiegare noi il perché di questo dibattito, quali sono state le ragioni che ci hanno spinto a chiedere di incontrare all'interno dell'Università gli studenti ed i docenti dell'ateneo. Questa richiesta ha trovato la pronta e fattiva disponibilità del Centro Diritti della Persona e dei Popoli, che ha chiesto quest'aula e che qui voglio ringraziare sentitamente, dopo che una nostra richiesta diretta al "competente ufficio" era stata respinta, perché noi associazioni per la pace non facciamo parte dell'università. In sostanza, noi che volevamo porre il problema di chi farà "pace" dentro l'università padovana avremmo dovuto trovare uno spazio fuori dell'università per poter discutere. Il perché è indicato nel documento prodotto dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha proclamato l'anno 2000 Anno Internazionale per la cultura di pace. Nella sua risoluzione 53/243 del 6 ottobre1999: Dichiarazione e Programma d'azione su una cultura di Pace, l'Assemblea Generale all'art. 4 dichiara: L'educazione a tutti i livelli è uno dei principali mezzi per edificare una cultura di pace. In questo contesto, l'educazione nel settore dei diritti dell'uomo riveste un'importanza particolare. Ed all'art. 8 dichiara: I genitori, gli insegnanti, gli uomini politici, i giornalisti, le organizzazioni ed i gruppi religiosi, gli intellettuali, le persone che esercitano una attività scientifica, filosofica, creativa ed artistica, gli operatori nei servizi sanitari o nelle organizzazioni umanitarie, gli assistenti sociali, le persone che hanno delle responsabilità a diversi livelli così come le organizzazioni non governative hanno un ruolo primario da giocare per ciò che riguarda la promozione di una cultura di pace. Inoltre l'Assemblea Generale dell'ONU ha anche proclamato il decennio 2001-2010 "Decennio internazionale della promozione di una cultura della nonviolenza e della pace a beneficio dei bambini del mondo". Per promuovere questo decennio l'Assemblea Generale ha anche stilato un programma d'azione. In questo programma d'azione l'art. 9 chiede tra l'altro che i diversi attori, ai vari livelli, si attivino in favore di: Iniziative per rafforzare una cultura di pace per mezzo dell'educazione: [...] b) Fare in modo che i bambini ricevano, fin dalla più tenera età, una educazione al riguardo dei valori, delle attitudini, dei comportamenti e dei modi di vita che debbano loro permettere di risolvere le controversie in maniera pacifica e in uno spirito di rispetto della dignità umana e di tolleranza e di non discriminazione; [...] d) Assicurare l'eguaglianza dell'accesso all'educazione per le donne, specialmente per le ragazze; e) Incoraggiare la revisione dei programmi di insegnamento, ivi compresi i manuali, nello spirito della Dichiarazione e del Quadro d'azione integrato riguardante l'educazione alla pace, ai diritti dell'uomo e alla democrazia del 1995 [...] h) Ampliare le iniziative in favore di una cultura di pace attuate dalle istituzioni di insegnamento superiore nelle diverse regioni del mondo, ivi comprese l' Università delle Nazioni Unite, l'Università per la pace ed il progetto di gemellaggio delle università e il programma dei quaderni dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura. E all'art 16 al punto L chiede di: Incoraggiare la formazione alle tecniche di comprensione, di prevenzione e di risoluzione dei conflitti in favore del personale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, delle organizzazioni regionali competenti così come degli Stati Membri. La Regione Veneto si è dotata di importanti strumenti legislativi per favorire la diffusione della cultura di pace. Lo stesso statuto dell'Università di Padova recita all'art. 1.2: "Essa promuove l'elaborazione di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace, la salvaguardia dell'ambiente e la solidarietà internazionale". Allora noi siamo andati a vedere cosa succede nelle università straniere e limitandoci all'Europa abbiamo trovato questo. Università europee con un dipartimento di ricerca per la pace, i conflitti e lo sviluppo Università di Uppsala (Svezia) Università di Goteborg (Svezia) Università di Bradford (Gran Bretagna) Università Europeee con un Istituto di ricerca per la pace ed i conflitti Università di Lancaster (Gran Bretagna) Università di Granada (Spagna) Molte università hanno invece Centri di ricerca o College con programmi di ricerca specifici, come per citarne alcune L'Università di Lovanio in Belgio una Divisione per le relazioni internazionali L'Università dell'Ulster ha un College l'Univewsità di Limerik in Irlanda ha un Centro studi per la pace e lo sviluppo In Italia i più conosciuti sono il Centro Interdipartimentale di ricerche sulla pace dell'Università di Bari il Centro interdipartimentale di scienze per la pace dell Università di Pisa. In questi dipartimenti ci si occupa di pace, dell'analisi della violenza e dei conflitti, di prevenzione dei conflitti, di teoria della risoluzione dei conflitti, di psicologia della cooperazione, del controllo sul trasferimento di armi convenzionali, di controllo sulle politiche riguardo le armi biologiche e la proliferazione nucleare, dell'applicazione pratica di tali studi come per esempio la riconversione dell'industria bellica; alcuni istituti si sono specializzati nell'analisi di aree geografiche determinate, in modo da offrire soluzioni positive ai conflitti potenziali presenti in tali aree. Ci si occupa anche della politica della sicurezza internazionale, che oggi significa analisi dei rapporti Nord Sud e quindi delle questioni socioeconomiche riguardanti lo sviluppo sostenibile, la cooperazione economica e la tutela dell'ambiente. In queste istituzioni ci si preoccupa anche di formare esperti in mediazione nei conflitti, supervisori alle elezioni, di valutatori di programmi di sviluppo. L'Anno Internazionale per una cultura di pace si è concluso, con un bilancio per l'Italia non brillante. Resta il cammino da compiere nel prossimo decennio se crediamo che la pace e la nonviolenza siano la prima un valore fondamentale indispensabile al mantenimento della vita sulla Terra, e la seconda un mezzo ed un fine per migliorare il mondo nel quale viviamo. Allora noi, associazioni pacifiste e nonviolente padovane, chiediamo quale ulteriore contributo, oltre a quello che già fa il Centro sui Diritti della persona e dei Popoli, potrà dare la nostra Università su questi temi. In particolare chiediamo: - se e come si sta sviluppando una ricerca per la pace e la prevenzione dei conflitti, la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile - come sarà possibile rendere l'educazione alla pace e allo sviluppo patrimonio di tutte le facoltà e di tutti i corsi di laurea e non solo di quelli di tipo umanistico, come richiesto dalle già ricordate Dichiarazione e Programma d'azione dell'Assemblea Generale dell' ONU e affermato dallo Statuto dell'Università di Padova, - come adeguare la preparazione degli insegnanti, che viene svolta nelle scuole di specializzazione, all'educazione alla pace e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti. Nel processo di riordino degli studi universitari è stata creata una classe di lauree che si chiama: lauree nelle scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace ed è la n. XXXV. L'Università di Firenze, per esempio, ha già istituito uno specifico corso di laurea sulla pace e la prevenzione dei conflitti che coinvolge due dipartimenti quello di Scienza della politica e quello dell'educazione. E la nostra Università come si sta preparando? Quale organizzazione pensa di darsi? Ci sarà un istituto specifico o si arriverà ad un vero e proprio dipartimento? Nel corso della legislatura che si è appena conclusa è stata depositata nei due rami del Parlamento una proposta di legge per la creazione anche in Italia di un Istituto di ricerca per la pace sul modello di quelli stranieri come il Sipri o il Prio. L'Università di Padova ha qualcosa da dire in proposito? Al termine di questo intervento ha preso la parola don Albino Bizzotto che ha affermato la necessità del collegamento tra iniziative di diplomazia popolare e riflessione in ambito universitario. Ha poi risposto per l'università il Prorettore prof. Rossi che ha detto: - che nelle lauree triennali trovava difficile l'inserimento di un percorso di educazione alla pace in tutti i tipi di lauree - propendeva per introdurre questo tema attraverso dei seminari e dei master postlaurea aperti però a vari tipi di lauree - ha affermato che nelle scuole di specializzazione per i futuri insegnanti già si sta facendo educazione alla pace (!) ha preannunciato che il Centro diritti della persona e dei popoli guidato dal prof. Papisca diventerà un centro interdipartimentale Sempre a nome dell'università è intervenuto poi il prof. Faggi che ha la delega per la cooperazione allo sviluppo. -Ha ribadito la difficoltà di introdurre in tutte le lauree triennali un percorso sulll'educazione alla pace; - ha preannunciato la creazione di una laurea triennale interfacoltà in cooperazione allo sviluppo - ha affermato la necessità della concretezza, dell'apertura all'esterno, cioè contatti anche col mondo delle ONG, e la necessità di sfruttare le risorse presenti in università - ha appoggiato l'idea dei master sulla pace - ha dato notizia di una laurea nella facoltà di lettere in mediazione interculturale Ha poi preso la parola il prof. Papisca che - ha dato notizia dela creazione di una laurea triennale sui diritti dell'uomo - sta progettando una specializzazione biennale sui sistemi e politiche dei diritti umani nella quale ci sarebbe posto per un insegnamento sulla nonviolenza Sono poi intervenuti alcuni studenti e poi la prof.ssa Chiaramonte che ha dato notizia dell'attivazione di un percorso sulla storia delle culture civilta come modo per conoscere l'altro e che esiste già un master sull'interculturalità. E' intervenuto anche il prof. Pace parlando delle possibili prospettive di un dottorato di ricerca su questi temi. E' intervenuto infine il prof Paccagnella affermando che salute e pace devono viaggiare insieme. Al dibattito erano presenti fra studenti e docenti circa 40 persone. Era presente anche una giornalista del Gazzettino. Sergio Bergami
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