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Re: Centri sociali antimperialisti a Napoli (2)
- Subject: Re: Centri sociali antimperialisti a Napoli (2)
- From: federicandrea at tin.it
- Date: Tue, 20 Mar 2001 10:55:58 +0100
Ho avuto una prima secca reazione alla lettura di questa mail, che mi spinge a due righe di riflessione: ma non siamo in una mailing list dedicata alla pace??? Di che stiamo parlando???? E comunque ne ringrazio gli autori, perché pongono questioni che credo siano centrali oggi per chiunque voglia dedicarsi a ragionare, e a lavorare, per crescere sulla pace e per costruire qualchge reale germe di pace. Io trovo profondamente sbagliato e pericoloso rivendicare gli scontri di Napoli come "la migliore risposta sociale e politica alle logiche dell’istituzionalizzazione e della simulazione del conflitto praticate da alcuni in forme spettacolari e virtuali", come viene detto, o ancora come "un momento importante nello sviluppo del movimento sociale di contestazione alla globalizzazione come costruzione di movimenti di lotta autonomi e antagonisti al potere col quale non è possibile ne dialogare, ne chattare neppure utilizzando i suoi strumenti, semmai controusandoli per scopi ben mirati e puntando al suo definitivo crash!" E non mi interessa ragionare sul fatto se sia vero o meno che gli scontri sono iniziati per colpa di provocazioni delle forze dell'ordine. Il problema è che rispondendo si accetta quel gioco, il gioco della violenza; rispondendo si accetta profondamente quel sistema che si dichiara di contestare. Si parla di rabbia: è proprio su quella che fanno leva, e chi cade nella rete violenta accetta il gioco, e fa sì che l'unico risultato che si ottiene è la facile catalogazione dei mezzi d'informazione di "popolo di Seattle= provocatori e violenti" Cito ancora: > Le quattro giornate di Napoli, ricche di creatività, differenziazioni > delle forme di partecipazione e di lotta, azione diretta e uso della > forza, hanno dimostrato che tutti gli strumenti sono validi ed efficaci > per praticare gli obbiettivi e il programma di lotte di una vera > opposizione sociale che sa muoversi e svilupparsi senza scivolare nelle > vuote ideologie o nelle perdenti logiche da ghetto. Credo che dobbiamo interrogarci profondamente, se vogliamo costruire qualche cosa di serio, ed opporci chiaramente a queste prese di posizione; prendere le distanze da forme di lotta che non possono avere sbocchi positivi. > Queto primo risultato politicamente positivo rappresenta quindi > sicuramente un esempio da seguire per preparare la prossima > mobilitazione del movimento antiglobalizzazione che si misurerà anche > con una partecipazione internazionale nel prossimo luglio a Genova > contro Il G8. questo dimostra ancora che è opportuno invece prendere a modello questi fatti per rileggerli e rielaborare strategie che siano nuove per davvero: senza chiudere le porte a nessuno, ma chiudendo fermamente le porte alla violenza, spontanea o indotta che sia. Andrea Guerrizio > ------- Forwarded message follows ------- > Date sent: Sun, 18 Mar 2001 12:43:52 +0100 > From: "zone di conflitto (to)" <zonediconflitto at ecn.org> > To: movimento at ecn.org, cslist at ecn.org > Subject: cs: RIFLESSIONI SULLA “BATTAGLIA DI > NAPOLI”:oggi riceviamo e diffondiamo dal Centro di > Doc. Senza Pazienza (To) > > > 17 marzo 2001: . > Il bilancio della mobilitazione contro il global forum è pesante, > selvagge cariche delle forze dell’ordine: polizia, carabinieri e guardia > di finanza hanno attaccato questa mattina a Napoli la manifestazione a > cui hanno aderito più di ventimila persone. > Ne sono seguiti duri scontri che sono durati più di un ora. Decine di > persone sono rimaste ferite in modo grave e ceninaia contuse e > intossicate dai gas lacrimogeni. > Il questore Izzo ha voluto ancora una volta usare la mano pesante per > imporre gli ordini che venivano dall’alto: impedire a tutti i costi che > i dimostranti potessero arrivare a disturbare l’incontro dei signori > dell’arroganza tecnologica, della guerra, della disoccupazione, della > devastazione ambientale, dello sfruttamento che si sono incontrati a > sfoggiare, per l’ennesima volta il volto spettacolare e celebrativo del > grande capitale. > Le iniziative del no al global forum sono durate 4 giorni e hanno avuto > la capacità di coinvolgere per la prima volta in Italia vasti strati > sociali interessati a opporsi e a boicottare veramente le strategie che > il capitale va costruendo. > La discesa in piazza di oltre ventimila tra disoccupati, lavoratori > socialmente utili, immigrati, giovani, studenti, proletari rappresenta > il risultato più significativo e politicamente determinante di un > processo di riaggregazione che procede da tempo. > In tutto il sud sta crescendo un buon radicamento che consolida nuove > forme di partecipazione e protagonismo contro le istituzioni e il > sistema dei partiti. In molte città e territori è nata una nuova > stagione di occupazioni che ha fatto sorgere nuovi collettivi e centri > sociali capaci di rivolgere il loro intervento verso le condizioni di > vita, e di repressione degli immigrati e delle fasce di popolazione più > precarie. > Anche dal nord si sono mosse le realtà che concretamente stanno > costruendo opposizione sociale antiistituzionale e anticapitalista e che > ha visto la scorsa settimana scendere in piazza contemporaneamente > Milano e Brescia diecimila persone contro i centri di detenzione, la > repressione poliziesca e la Lega Nord ed a Ravenna migliaia di persone > contro gli Ogm. > Anche da Torino, dopo le mobilitazioni contro il Tav, sono scesi a > Napoli oltre 200 compagni e compagne. > Quanto è accaduto a Napoli è stato un vero scontro sociale che si è > trasformato in battaglia di piazza capace di rispondere ai divieti, alle > provocazioni e alla violenza della polizia. > Si è saputo cosi dipanare un filo rosso che da continuità e lega > unitariamente le mobilitazioni di Seattle, Praga, Nizza e Davos. > La determinazione e la rabbia si è espressa concretamente contro le > istituzioni e chi le dirige transnazionalmente con politiche che > affamano, devastano e distruggono oltre i due terzi del mondo. > Le imprese e le multinazionali informatiche si muovono sempre più non > certo per diffondere benessere e il miglioramento delle condizioni di > vita dei proletari ma per accrescere le forme d’accumulazione di > profitto, per estendere il dominio e per espropriare e mercificare ogni > forma di sapere, comunicazione ed informazione costruite e prodotte dai > proletari. > La partecipazione di massa alle quattro giornate di Napoli e alla > battaglia dell’ultimo giorno sicuramente hanno rappresentato la migliore > risposta sociale e politica alle logiche dell’istituzionalizzazione e > della simulazione del conflitto praticate da alcuni in forme > spettacolari e virtuali. > Nei fatti si e dimostrato e indicato concretamente che paga molto di più > l’organizzare le lotte reali radicate nei territori che rincorrere i > partiti sul loro terreno con l’entrismo nei consigli comunali e nel > consociativismo da funamboli della politica. > Napoli è stato un momento importante nello sviluppo del movimento > sociale di contestazione alla globalizzazione come costruzione di > movimenti di lotta autonomi e antagonisti al potere col quale non è > possibile ne dialogare, ne chattare neppure utilizzando i suoi > strumenti, semmai controusandoli per scopi ben mirati e puntando al suo > definitivo crash! > Le quattro giornate di Napoli, ricche di creatività, differenziazioni > delle forme di partecipazione e di lotta, azione diretta e uso della > forza, hanno dimostrato che tutti gli strumenti sono validi ed efficaci > per praticare gli obbiettivi e il programma di lotte di una vera > opposizione sociale che sa muoversi e svilupparsi senza scivolare nelle > vuote ideologie o nelle perdenti logiche da ghetto. > Queto primo risultato politicamente positivo rappresenta quindi > sicuramente un esempio da seguire per preparare la prossima > mobilitazione del movimento antiglobalizzazione che si misurerà anche > con una partecipazione internazionale nel prossimo luglio a Genova > contro Il G8. > Compagne e compagni > dell’autonomia e Centro di documentazione. Senza pazienza > Torino 17 marzo 2001 > > > ------- End of forwarded message ------- > -- "Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre." Jostein Gaarder
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