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R: R: Azione di pace in Congo
- Subject: R: R: Azione di pace in Congo
- From: "Gianni Zampieri" <zampieri.gg at libero.it>
- Date: Sun, 18 Mar 2001 00:30:05 +0100
Cara Mariagrazia, sono d'accordissimo che tutti servono. Io ho fatto le mie esperienze e certamente non intendo impedire o sconsigliare gli altri a farne all'infinito. Ma credo che per fare reali passi avanti occorre far tesoro dell'esperienza passata. Non credo sia necessario o ineluttabile che ciascuno debba ripartire da zero e rifare le esperienze e gli errori di chi lo ha preceduto. Si dice che la storia è maestra di vita. Io ci credo, ma non che lo sia di per sè, lo è solo se siamo noi a trarne insegnamento. Se veramente siamo preoccupati di ottenere reali e duraturi cambiamenti, dobbiamo anche pesare i risultati delle nostre azioni e confrontarli con i mezzi impiegati, con le risorse in termini di persone e di quali e quanti mezzi materiali. > Permettimi pero' di dissentire sul fatto che chi e' andato in Congo o altrove non > avrebbe chiamato a raccolta la "moltitudine": abbiamo cercato il coinvolgimento di > tutti, non solo per partire, ma proprio per fare un'azione di pressione sulle > istituzioni e di presa di cosicenza anche qui in Europa. > Sono reduce da questo viaggio in Congo e posso assicurarti che non c'e' raccolta > firme e protesta in piazza che possa uguagliuare l'incontro occhi negli occhi e mani > nelle mani con chi lotta come noi dall'altra parte del mondo. Certo che avete cercato di farlo, ma purtroppo i risultati sono quelli che sono. Non voglio sminuire, per carità, il lavoro, la fatica di tante persone, anzi, proprio perché vorrei che non fosse fatica sprecata, proprio perché (anche) mi piange il cuore pensare alla disillusione e allo sconforto che grava sui loro "dopo".(Vorrei sapere in proposito cosa pensano oggi tutti gli ex delle varie iniziative - Comiso, Sarajevo, Mir-Sada ecc. - , non solo i pochi che perseverano). Di quanto cambierà l'atteggiamento del governo italiano nei confronti dell'Africa o del Congo dopo il vostro viaggio? Cosa farà concretamente il sottosegretario Rino Ferri nei prossimi mesi, oltre che usare la vicenda in campagna elettorale, e soprattutto cosa farà il suo successore subito dopo? Dopo il ritorno dei seicento da Sarajevo e dei 1200 dalla Bosnia c'è stato il Kossovo ed ora c'è la Macedonia: e allora? E allora è evidente che i governi non si lasciano influenzare da poche persone, per quanto si agitino. Loro guardano alle azioni e ai numeri che possono incidere sul consenso (il voto) che sorregge le loro poltrone e nient'altro. O noi troviamo un modo serio per mettere in discussione il loro potere o non serviranno a nulla il lavoro e il sacrificio di tanti volonterosi, viaggiatori o sedentari che siano. Leggo con soddisfazione e compiacimento dei risultati della campagna contro la Monsanto, a cui naturalmente ho dato la mia adesione. Sono contento ovviamente per i keniani (o kenioti?) anzitutto e anche per Alex Zanotelli, Francuccio Gesualdi e quant'altri hanno lavorato sodo per questo risultato. Ma non mi illudo che siano risultati acquisiti per sempre; temo anzi che presto vedremo iniziative della Monsanto per isolare la vicenda, perché non si estenda ad altri paesi e situazioni, magari fingendo di cedere ad altri l'impresa locale o in chissà quali altri modi. E nel frattempo bisognerebbe poter fare lo stesso in mille e mille altre situazioni. Insomma, quel che cerco di dire è che non possiamo illuderci che bastino le manifestazioni, per quanto eclatanti, di pochi (pochi nel senso del reale peso politico) per determinare un cambiamento reale. Gli interessi in gioco e i poteri in campo sono troppo grandi e contro di loro l'unica possibilità è che a muoversi, in modo esplicito e non sporadico, siano anche le tantissime persone che pensano necessario e possibile un mondo diverso. E' necessario che i sudditi diventino cittadini e non per interposta persona; il primo gesto, l'azione primaria, che è l'espressione della propria volontà e l'adesione ad un patto sociale di cittadinanza qualunque esso sia , non può essere delegato a nessuno, gruppo di volonterosi, partito o leader politico o papa che sia. Personalmente ne ho fatte di cose e continuerò a farle (se vuoi la lista ti accontento, ma preferisco non rischiare l'autocompiacimento), il massimo per quest'anno sarà probabilmente essere a Genova almeno dal 19 al 22 luglio ma credo che sono moltissimi quelli che non possono farlo. Moltissimi invece possono sottoscrivere e rinnovare ogni anno (non più di mezz'ora e meno di 5000 lire di spesa) il Patto (quello che propongo io o un altro o meglio quello che insieme andremo a riformulare cammin facendo). Non sarà, in senso fisico, come guardare negli occhi e stringere le mani di quanti lottano come noi dall'altra parte del mondo, ma lo sarà in un senso forse perfino più vero e profondo, proprio perché dovrà superare il limite della fisicità e dell'emotività, e soprattutto più efficace perché potrà coinvolgere e dare voce ad una grande moltitudine. Certo, se fosse possibile muoverci fisicamente in milioni di persone sarebbe bello e soprattutto il gioco sarebbe presto fatto, ma quanti potranno, a quanti possiamo proporre di andare di persona, quando è sempre più difficile portare qualcuno in piazza anche qui da noi ? E in quanti altri posti del mondo sarebbe necessario andare per "guardare gli occhi negli occhi e mani nelle mani" ? Impossibile e improponibile. Quando invece, almeno per cominciare, milioni di persone potrebbero alzare la voce semplicemente mandando un messaggio scritto (il Patto) e non una-tantum per uno degli infiniti casi (sono anche socio di Amnesty International da 15 anni e sono molte centinaia gli appelli che ho firmato e spedito e continuerò a farlo non solo per Amnesty) ma ogni anno, affermando una volontà e un impegno e, importantissimo, vincolando esplicitamente il proprio consenso politico (il voto) ad un reale cambiamento di rotta. Forse non sarà personalmente gratificante come stringere mani e cogliere sorrisi, ma oggi questo è necessario e questo è possibile. Almeno da Einstein (qualche solerte studioso troverà certamente riferimenti precedenti) ci è stato detto e ci viene continuamente ripetuto: Albert Einstein (da "Mein Weltbild"--->"The world as I see it"--->"Come io vedo il mondo" trad.R.Valori-Newton C.) : "... i governanti non potranno realizzare questo scopo importante (il regolamento pacifico delle controversie internazionali) senza l'appoggio energico della maggioranza della popolazione." Aldo Capitini a suo tempo affermava che "la pace non sarà il frutto di un gruppo di volonterosi, ma camminerà sulle spalle di una moltitudine" Raniero La Valle ("Un anno dal Golfo...azioni unite di resistenza e pace"- Avvenimenti 12-02-1992): "La violazione del diritto alla pace - si è visto dopo il Golfo - prepara la violazione di altri diritti. Ecco perché debbono scendere in campo i cittadini." Staffan De Mistura, rappresentante dell'Onu a Roma, a fine 1998: "i diritti umani sono sanciti da quando, 50 anni fa, fu varata la Dichiarazione universale, ma la realtà insegna che per farli applicare occorre un movimento di opinione che "alzi la voce" ; Bruce Rich (su Carta- almanacco - Luglio 2000) , direttore di una delle maggiori associazioni ambientaliste degli Stati Uniti, tra l'altro dice che "...noi delle Ong abbiamo seguito il gruppo di lavoro Ocse per almeno tre anni senza che venisse mai pubblicato un solo documento o che esponenti della società civile fossero ammessi agli incontri ufficiali. ...... Solo la pressione dei singoli cittadini di ogni parte del mondo ... ha generato qualche apertura." Walter Veltroni ("Forse Dio è malato" - Rizzoli 2000) : "i governi occidentali sono lenti anche perché le opinioni pubbliche non spingono" Aldo Forbice (conduttore di "Zapping" GrRai, sulla pena di morte , Liberetà - ottobre 2000): "siamo convinti che solo i cittadini potranno riuscire a rimuovere l'indifferenza, a esercitare una forte pressione sui governi, sui potenti del mondo" Amnesty International (Campagna 2000/2001 "Non sopportiamo la tortura") : "Per fermare la tortura è indispensabile soprattutto una spinta "dal basso" ... Luisa Morgantini (Europarlamentare) /Alessandro Rossi (AssoPace) ("Euroesercito poco sicuro" il manifesto - 1-12-2000): " I grandi assenti sono purtroppo i cittadini e i movimenti per la pace. " Joseph Halevi ("Argentina ma non solo - Col consenso di Washington" il manifesto - 22-12-2000): "Veri e propri organismi di devastazione mondiale il Fondo (FMI), la Banca (Mondiale) e il Tesoro di Washington possono venire bloccati solo con un movimento di massa. .... nella sinistra partitica europea è inutile sperare." Pietro Ingrao (da un dialogo con Gabriele De Rosa su "La guerra può essere giusta?" a Rai-Educational - 2000): "Riusciamo ora, invece, a trovare una via per la pace? Questo è il punto che bisogna affrontare. E questo richiede nuove alleanze tra popolazioni e governanti? Sì. Richiede una capacità delle popolazioni di far sentire la loro volontà di pace e qualche volta, persino di imporla ai governanti ... Credo che bisogna tornare a una battaglia per la pace, a ripronunciare questa parola: disarmo." Francesco Alberoni ("Avere energia pulita...,basta volerlo"-Corsera 15-01-2001): "Le strade dunque esistono. Ma per percorrerle occorre essere coscienti del problema, e uno sforzo titanico, scientifico ed economico, possibile solo se si mobilita l'opinione pubblica di tutto il mondo. Occorre fede e coraggio. Poi i politici, i governi, le industrie seguiranno." Ignacio Ramonet ("Porto Alegre" Le Monde diplomatique/il manifesto - gennaio 2001): "Da anni ci sentiamo ripetere che, contrariamente a quanto affermavano le utopie socialiste, solo il capitale e il mercato - e non la gente - possono fare la storia e la felicità degli uomini. A Porto Alegre, alcuni nuovi sognatori di assoluto ricorderanno che di globale non c'è solo l'economia: sono di portata mondiale anche i problemi dell'ambiente, la crisi delle disuguaglianze sociali, la preoccupazione per i diritti umani. E devono essere i cittadini del pianeta a prenderle in mano." Monique Chemillier-Gendreau ("Valori universali" Le Monde diplomatique/il manifesto - gennaio 2001): "Si tratta quindi di un problema che dovranno affrontare le prossime generazioni, quando tutti capiranno che i progressi interni e quelli delle relazioni internazionali vanno di pari passo e che il dirittto è, in entrambi i casi, uno strumento la cui attuazione non può essere lasciata al caso. Intanto, aumentano le disuguaglianze, a meno che non si attivino i popoli, prima dei governi." Oliviero Diliberto ("L'Iraq e lo scudo di Bush" il manifesto - 18-02-2001): Attorno alla questione dello scudo si deve far crescere una mobilitazione. Il Partito dei Comunisti Italiani ha preso alcune iniziative .Quello che manca però è il popolo della pace. . lottare per la pace significa difendere il nostro futuro e l'indipendenza dei nostri popoli. Tonino Perna ("I Balcani dimenticati"- Altreconomia gennaio 2001): "La società civile è stata ignorata.Le promesse del novembre '95 sono scomparse. Dobbiamo invertire la rotta. Proprio la società civile italiana . deve battersi per rovesciare questa situazione." Sicuramente molti altri l'hanno detto e ripetuto e se me li segnalate ne facciamo una raccolta più completa e più varia, anche se a me bastano e avanzano. Sono stato due anni in Bolivia (trent'anni fa) e forse puoi immaginare quanta sia l'immutata nostalgia dei miei campesinos. Purtroppo tutte le informazioni e notizie mi dicono che loro, quelli che sono ancora vivi e i loro figli e nipoti, non stanno affatto meglio, nonostante la almeno trentennale opera di volontari e quant'altri. Ora io vorrei che cercassimo modi efficaci di aiutarli veramente, ma per far questo so di dovermi preoccupare di tutti gli ultimi, perché il meccanismo infernale che li costringe nell'emarginazione e nella sofferenza è lo stesso per tutti, e quindi devo mettere da parte le nostalgie personali, perché se tornassi in Bolivia so che lì mi lascerei coinvolgere da quelle persone e da quella situazione contingente. Forse riuscirei a vivere e morire soddisfatto di qualche piccolo risultato circoscritto e provvisorio, o più probabilmente non sopporteri la mia stessa impotenza a dare risposte solide e durature. D'altra parte tantissimi, almeno da trent'anni a questa parte, ci hanno ripetuto che per cambiare là dobbiamo cambiare qui e qualcuno ci ha anche spiegato che i cambiamenti devono partire dalle persone, cioè da noi, ma devono anche investire le strutture, le istituzioni e i centri di potere, proprio per piegarle e poi mantenerle al servizio delle persone, di tutte le persone e non solo di pochi. > La tecnologia, aerei compresi, non va denigrata, se ci permette di sentirci vicini e > far sentire di piu' la nostra voce. Non sto denigrando la tecnologia, sto semplicemente ricordando che i costi economici e ambientali, anche quelli sostenuti per andare a Seattle come a Butembo, in qualche modo finiscono per gravare in parte anche su quegli ultimi che vogliamo aiutare. Non si tratta di condannarci al silenzio o all'immobilismo; si tratta di mettere sul piatto della bilancia anche questo elemento; poi ognuno farà in coscienza le proprie scelte. > La moltitudine qualcuno deve pure iniziare a crearla in qualche maniera! Ogni > persona tornata da Butembo e' sicuramente diversa da com'era quando e' partita. > E io spero che almeno loro comincino a sottoscrivere il Patto, come ha fatto Alex da Korogocho. :-)) Ti abbraccio, Gianni.
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