[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Sul Tribunale Internazionale dell'Aia
- Subject: Sul Tribunale Internazionale dell'Aia
- From: "glr" <glr_y at iol.it>
- Date: Sat, 10 Jun 2000 12:41:45 +0200
- Priority: normal
- Return-receipt-to: "Dist. List 1" <glr_y at iol.it>
------- Forwarded message follows ------- Date sent: Mon, 05 Jun 2000 10:50:42 +0200 From: Coordinamento Romano per la Jugoslavia <crj at sigmasrl.it> To: crj <crj at sigmasrl.it> Subject: Sul tribunale antijugoslavo "ad hoc" dell'Aia / 1. I seguenti articoli sono usciti su "Il Manifesto" del 27 e 28 Maggio 2000: La mossa di guerra dell'Aja Louise Arbour, incriminando il 20 aprile 1999 al Tribunale dell'Aja la leadership di Belgrado, impedì una soluzione negoziale e legittimò i bombardamenti aerei Nato e i target civili CHRISTOPHER BLACK, EDWARD S. HERMAN * * Tra i molti paradossi della guerra della Nato contro la Jugoslavia c'è il ruolo del Tribunale criminale internazionale e della sua ex procuratrice generale, Louise Arbour, eletta dal primo ministro canadese Jean Chretien all'Alta Corte del Canada nel 1999. Quel premio si giustifica interamente per i servizi politici resi alle potenze della Nato, ma è una monumentale presa in giro se si considera la questione della corretta amministrazione della giustizia. In realtà, poiché Arbour e il suo Tribunale hanno giocato un ruolo chiave nel favorire crimini di guerra, ci sono eccellenti motivi per sostenere che in un mondo giusto Arbour si troverebbe sul banco degli imputati piuttosto che nella veste di giudice. Il momento della verità per Arbour e il Tribunale è venuto nel mezzo della campagna di bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia durata 78 giorni, quando Arbour è apparsa una prima volta in una conferenza stampa del 20 aprile 1999 insieme al ministro degli esteri britannico Robin Cook per ricevere da lui la documentazione sui crimini di guerra serbi. Successivamente, il 27 maggio, Arbour ha annunciato l'incriminazione del presidente serbo Slobodan Milosevic e di quattro suoi collaboratori per crimini di guerra. L'inappropriatezza di questo comportamento da parte di un organo presumibilmente giudicante nel mezzo della guerra in Kosovo, e mentre la Germania, la Russia ed altre potenze stavano cercando di trovare una soluzione diplomatica al conflitto, è sconcertante. La mossa dell'Aja Quando è apparsa il 20 aprile 1999 con Cook, Arbour ha affermato che "sarebbe inconcepibile... che noi di fatto accettassimo di essere guidati dalla volontà politica di coloro che possono voler promuovere un'agenda (lista di incriminati?)". Ma la sua apparizione con Cook e le incriminazioni che sono seguite corrispondevano perfettamente ai bisogni dell'"agenda" della leadership della Nato. Le critiche ai bombardamenti Nato, sempre più intensi e orientati a colpire le infrastrutture civili, erano andate aumentando, e nei media britannici Blair e Cook accusavano i loro critici di insufficiente entusiasmo per la guerra. L'intervento di Arbour e del Tribunale, che dichiarava la leadership serba colpevole di crimini di guerra, era una mossa nel campo delle pubbliche relazioni che giustificava la politica della Nato e contribuiva a permettere la continuazione e l'escalation dei bombardamenti. Questo è stato osservato ripetutamente dai leader e dai propagandisti della Nato: Madeleine Albright ha rilevato che le incriminazioni "chiariscono al mondo e al pubblico dei nostri paesi che questa [politica della Nato] è giustificata dai crimini commessi, e penso anche che essa ci permetterà di continuare a portare avanti tutti questi processi [cioè i bombardamenti]" (Cnn, 27 maggio). Il portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin ha affermato che "questo passo senza precedenti... giustifica nel modo più chiaro possibile quanto abbiamo fatto negli ultimi mesi" (Cnn Morning News, 27 maggio). I reati più gravi Anche se il Tribunale era insediato sin dal maggio 1993, e le atrocità più gravi nelle guerre jugoslave sono avvenute durante il disintegrarsi della vecchia Federazione, dal giugno 1991 e durante i colloqui di pace di Dayton alla fine del 1995, nessuna incriminazione era stata emessa contro Milosevic, per nessuna di quelle atrocità. L'incriminazione del 27 maggio si riferisce esclusivamente a 241 morti di cui si è avuto notizia nei primi mesi del 1999. Tale incriminazione appare preparata frettolosamente in risposta a qualche bisogno urgente. Il 20 aprile Arbour aveva persino detto di avere "fatto visita alla Nato" per "dialogare con potenziali fornitori di informazioni al fine di dare vita a un sostegno senza precedenti, di cui il Tribunale ha bisogno se vuole attuare il suo mandato in una cornice temporale tale da renderlo rilevante per la risoluzione del conflitto... di dimensioni adeguate a ciò che in Kosovo sta attualmente avvenendo". Ma la sua azione ha impedito una soluzione negoziata, anche se ha contribuito ad accelerare una soluzione attraverso l'intensificarsi dei bombardamenti. La stessa Arbour ha osservato: "Sono preoccupata dell'impatto che questa incriminazione può avere sul processo di pace", e ha detto che sebbene le persone incriminate abbiano "diritto alla presunzione di innocenza fino alla condanna, le prove su cui si basa questa incriminazione sollevano seri dubbi sulla loro adeguatezza ad essere garanti di qualunque intesa, per non parlare di un accordo di pace". (Cnn Live Event, Special, 27 maggio). In questo modo Arbour non solo ha ammesso di essere consapevole del significato politico della sua incriminazione, ma ha anche suggerito che la sua possibile interferenza con eventuali sforzi diplomatici era giustificata perché le persone incriminate, sebbene non ancora dichiarate colpevoli, non sarebbero state adeguate a negoziare. Questo giudizio politico largamente extragiudiziario, insieme al momento scelto per le incriminazioni, indica il ruolo altamente politico di Arbour e del Tribunale. Il controllo del Tribunale Il servizio reso da Arbour alla Nato con l'incriminazione di Milosevic è stato l'esito logico della finalità e del controllo de facto del Tribunale. Esso è stato istituito dal Consiglio di sicurezza all'inizio degli anni '90 per servire agli scopi della politica nei Balcani dei suoi membri dominanti, specialmente gli Usa. (Cina e Russia li hanno seguiti come partner silenziosi e impotenti, a quanto pare in cambio di concessioni economiche). E il suo finanziamento e la sua relazione funzionale di interdipendenza con le principali potenze Nato ne hanno fatto uno strumento della Nato. Sebbene, secondo l'art. 32 del suo Statuto, le spese del Tribunale devono essere previste nel budget generale dell'Onu, questa clausola viene regolarmente violata. Negli anni 1994-1995 il governo Usa ha elargito al Tribunale 700.000 dollari in contanti e 2,3 milioni di dollari in attrezzature (mentre evitava di fare fronte al suo debito con le Nazioni Unite, cosa che avrebbe permesso loro di finanziare il Tribunale). Il 12 maggio 1999 la giudice Gabrielle Kirk McDonald, presidente del Tribunale, ha dichiarato che "il governo degli Stati Uniti ha accettato molto generosamente di dare 500.000 dollari [per un progetto "Outreach"] e di aiutare a incoraggiare altri stati a contribuire". Molte altre agenzie governative e non governative con sede negli Usa hanno fornito risorse al Tribunale. Indipendenza violata L'articolo 16 dello Statuto del Tribunale stabilisce che il procuratore agisca in modo indipendente e non cerchi o riceva istruzioni da alcun governo. Anche questa sezione è stata sistematicamente violata. Le fonti Nato hanno regolarmente avanzato proteste suggerendo la loro autorità sul Tribunale: "Decideremo se le azioni della Jugoslavia contro le persone di etnia albanese costituiscono un genocidio" dichiara un foglio informativo dell'Usia (United States Information Agency), e nella conferenza stampa tenuta insieme a Arbour il 20 aprile Cook ha dichiarato: "Concentreremo la nostra attenzione sui crimini di guerra che vengono commessi in Kosovo e siamo determinati a consegnare i responsabili alla giustizia", come se lui e Arbour fossero un team che decide insieme, e in collaborazione, chi debba essere accusato dei crimini di guerra, ed ovviamente escludendo sé stesso dai potenziali accusati. Precedentemente, il 31 marzo, due giorni dopo che Cook le aveva promesso informazioni utili a sostenere accuse in merito ai crimini, Arbour aveva annunciato l'incriminazione di Arkan. I funzionari del Tribunale si sono persino vantati del "forte sostegno dei governi interessati e di singoli individui come la segretaria di stato Albright", citata poi come "madre del Tribunale" (da Gabrielle Kirk McDonald). In una conferenza stampa del settembre 1999 la procuratrice generale succeduta ad Arbour, Carla Del Ponte, ha ringraziato l'americana Fbi per aver aiutato il Tribunale, ed ha espresso ringraziamenti per "l'importante sostegno che il governo degli Stati Uniti ha fornito al Tribunale". La stessa Arbour ha informato personalmente Clinton dell'imminente incriminazione di Milosevic due giorni prima del resto del mondo, e nel 1996 la procuratrice si era incontrata con il segretario generale della Nato e il suo comandante supremo per "stabilire contatti e cominciare a discutere le modalità di collaborazione e assistenza". Tra procuratore e Nato, a cui è stata affidata la funzione di gendarme del Tribunale, si sono svolti molti altri incontri. Anche nella raccolta dei dati, il procuratore è stato fortemente dipendente dalla Nato e dai governi Nato, il che ancora una volta rimanda alla relazione simbiotica fra il Tribunale e la Nato. Le potenze della Nato hanno concentrato la loro attenzione quasi esclusivamente sul comportamento scorretto dei serbi nel corso della loro partecipazione alla frammentazione della Jugoslavia, e il Tribunale ha seguito la scia della Nato. La gran parte delle incriminazioni del Tribunale si riferivano a serbi, e quelle, pochissime, dirette contro croati e musulmani sono spesso sembrate essere state fatte al momento giusto per controbattere ad accuse di pregiudizio anti-serbo (ad esempio, la prima incriminazione non serba [Ivica Rajic], annunciata durante i colloqui di pace a Ginevra e il bombardamento della Nato nel settembre 1995). L'agenda atlantica La stessa Arbour ha affermato (20 aprile) che "il vero pericolo è quello di cadervi [nel seguire l'agenda politica di qualcuno] inavvertitamente, essendo nelle mani di fornitori di informazioni che potrebbero avere una loro agenda che noi dovessimo non essere in grado di riconoscere". Ma anche un imbecille si sarebbe potuto accorgere che la Nato aveva un'agenda e che semplicemente accettare la marea di documenti offerti da Cook e Albright comportava seguire attentamente quella agenda. Arbour ha persino riconosciuto la sua volontaria e quasi esclusiva "dipendenza... dalla buona volontà degli stati" per fornire informazioni che "guideranno la nostra analisi del contesto criminale". E il suo riferimento del 20 aprile alla "moralità dell'impresa [della Nato]" e le sue osservazioni sulla possibile mancanza di carattere da parte di Milosevic, che lo renderebbe inidoneo alle negoziazioni, così come la sua prontezza ad aiutare la Nato con un'incriminazione, rimandano a un servigio politico inteso in modo piuttosto chiaro. E la pulizia contro i serbi? In una drammatica esemplificazione del pregiudizio di Arbour e del Tribunale, un rapporto del Tribunale stesso intitolato "The Indictment Operation Storm: A Prima Facie Case" descrive i crimini di guerra commessi dalle forze armate croate con l'espulsione di più di 200.000 serbi dalla Krajina nell'agosto 1995, durante la quale "almeno 150 serbi hanno subìto esecuzioni sommarie, e molte centinaia di loro sono scomparsi". Questo rapporto, fatto trapelare al New York Times (con la costernazione dei funzionari del Tribunale), ha affermato che gli omicidi ed altri atti disumani commessi da croati erano "diffusi e sistematici", e che era disponibile "materiale sufficiente" per chiamare a risponderne in base al diritto internazionale tre generali croati di cui veniva fatto il nome. (Raymond Bonner, "War Crimes Panel Finds Croat Troops 'Cleansed' the Serbs", New York Times, 21 marzo 1999). Ma l'articolo del Times riferisce anche che gli Stati uniti, che sostenevano la pulizia etnica condotta dai croati sui serbi in Krajina, non solo hanno difeso i croati presso il Tribunale, ma si sono rifiutati di fornire le foto satellitari delle aree della Krajina attaccate dai croati che erano state loro richieste, e inoltre non hanno fornito altre informazioni richieste. Con quali risultati? 1-Continua (trad. Marina Impallomeni) * * Christopher Black è un avvocato difensore di Toronto e scrittore. E' uno degli avvocati che hanno presentato la richiesta al Tribunale sui crimini di guerra di incriminare i leader della Nato per crimini di guerra. Edward Herman è un economista e famoso studioso dei media; il suo libro più recente è "The Myth of the Liberal Media: An Edward Herman Reader" (ed. Peter Lang, 1999). --- Il tribunale ha in mano carte truccate Il tribunale dell'Aja viola virtualmente ogni standard di giusto processo e rifiuta il principio dell'"innocenza fino alla condanna" CHRISTOPHER BLACK - EDWARD S. HERMAN * * Igenerali croati nominati nel rapporto su "Operation Storm" non sono mai stati incriminati dal Tribunale dell'Aja nel momento in cui le rivelazioni avvenivano, e sebbene il numero dei serbi uccisi e scomparsi in soli quattro giorni in quella pulizia etnica sia stato almeno pari alle 241 vittime dei serbi menzionate nell'incriminazione di Milosevic, nessuna incriminazione parallela del leader croato Tudjman è stata mai emessa dal Tribunale. Ma non si è trattato di una mancata raccolta delle prove: gli Stati Uniti si opponevano all'incriminazione dei loro alleati, e così il Tribunale non ne ha prodotta alcuna. Arbour ha dichiarato che il Tribunale è "soggetto a una regolamentazione estremamente severa delle prove, in relazione all'ammissibilità e alla credibilità del prodotto che presenteremo alla corte" per cui sarebbe stata cauta rispetto a "accuse non confermate, non verificabili, non provate" (20 aprile). Una legge "creativa" Ciò non corrisponde affatto a quella che John Laughland su The Times (Londra) ha descritto come una "corte disonesta con regole truccate" (17 giugno 1999). Il Tribunale vìola virtualmente ogni standard di giusto processo: esso non mantiene separata l'accusa dal giudizio; non accorda il diritto alla cauzione o a un processo celere; non ha una definizione chiara dell'onere della prova richiesto per condannare; non ha un organismo indipendente presso cui ricorrere in appello; vìola il principio secondo cui un imputato non può essere processato due volte per lo stesso reato (l'art. 25 dà diritto al procuratore di presentare appello contro l'assoluzione); le persone sospette possono essere trattenute 90 giorni senza processo; secondo la norma 92 le confessioni sono considerate libere e volontarie a meno che il prigioniero non dimostri il contrario; i testimoni possono testimoniare anonimamente e, come ha osservato John Laughland, "le norme contro il sentito dire, profondamente radicate nella Common Law, non vengono osservate e l'ufficio del procuratore ha persino suggerito di non chiamare i testimoni per produrre le prove, ma soltanto gli 'investigatori dei crimini di guerra' del Tribunale stesso". Come osservato, Arbour presuppone la colpevolezza prima del processo; il concetto di "innocenza fino alla condanna" viene respinto, e Arbour può dichiarare che le persone collegate ad Arkan "saranno macchiate dalla loro associazione con un criminale di guerra incriminato" (31 marzo). Ma conosce la Arbour i legami politici tra Arkan - prima che venisse assassinato a Belgrado - e il filo-occidentale presidente del Montenegro Milo Djukanovic? Chiaramente Arbour non crede nelle regole fondamentali della giurisprudenza occidentale, e Laughland cita le sue parole: "La legge, per me, dovrebbe essere creativa e usata per far funzionare le cose". E nel giro di un mese dalla sua elezione alla Suprema Corte canadese, Arbour faceva parte di una maggioranza della corte che ha introdotto nella legge canadese la pratica pericolosamente ingiusta del tribunale di permettere un uso più liberale delle prove per sentito dire nei processi. La conseguente corruzione del sistema della giustizia canadese, sia per la sua nomina che per i suoi effetti, rispecchia il sistema politico canadese, i cui leader hanno appoggiato la guerra della Nato senza discutere. L'impunità della Nato Nel bombardare la Jugoslavia dal 24 marzo al giugno 1999, la Nato si è resa colpevole del grave crimine della violazione della disposizione dello Statuto delle Nazioni Unite che prevede che questa non faccia uso della forza senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. La Nato si è anche resa colpevole di un'aggressione criminale attaccando uno stato sovrano che non stava travalicando i propri confini. A sua difesa, la Nato ha sostenuto che preoccupazioni "umanitarie" richiedevano tali azioni e così ha giustificato violazioni di legge evidentemente gravi. A prescindere dal fatto che questa risposta sancisce violazioni di legge sulla base di giudizi a proprio favore che contraddicono la preminenza del diritto, essa è anche chiamata in questione da fatti contrari sulla base delle sue stesse motivazioni. In primo luogo, i bombardamenti Nato hanno "trasformato un problema umanitario interno in un disastro", secondo le parole del canadese Rollie Keith, di ritorno dalla missione Osce per la tutela dei diritti umani in Kosovo. In secondo luogo, è ormai provato, con l'impostura di Rambouillet, che la Nato si è rifiutata di negoziare un accordo in Kosovo ed ha insistito con la soluzione violenta; e che, come ha detto un funzionario del Dipartimento di Stato, la Nato ha deliberatamente "fatto muro" e impedito una soluzione di compromesso perché la Serbia "aveva bisogno di essere bombardata". Questi fatti suggeriscono che la supposta base umanitaria delle violazioni di legge ha fatto da copertura a obiettivi meramente politici e geopolitici. La Nato si è anche resa colpevole di crimini di guerra più tradizionali, inclusi alcuni che il Tribunale aveva ritenuto incriminabili quando commessi dai serbi. Così l'8 marzo 1996, il leader serbo Milan Martic è stato incriminato per aver lanciato un attacco con cluster bombs su obiettivi militari a Zagabria nel maggio 1995, con la motivazione che il missile "non era finalizzato a colpire obiettivi militari ma a terrorizzare i civili di Zagabria". Il rapporto del Tribunale sulla croata "Operation Storm" in Krajina ha fornito anche prove concrete che in un assalto croato di 48 ore alla città di Knin sostanzialmente "sono state lanciate granate contro obiettivi civili". Meno di 250 granate su 3.000 hanno colpito obiettivi militari. Ma nessuna incriminazione ha fatto seguito a questa risultanza , né ad altri raid. Lo stesso caso si è verificato in molti bombardamenti della Nato, in cui sono stati colpiti obiettivi civili, come nel bombardamento di Nis il 7 maggio 1999 in cui un mercato e un ospedale distanti da qualunque obiettivo militare sono stati colpiti separatamente - ma la Nato non ha subìto alcuna incriminazione. Ma la Nato è stata anche colpevole del bombardamento di obiettivi non militari come politica sistematica. Il 26 marzo 1999, il generale Wesley Clark ha dichiarato: "Lavoreremo molto sistematicamente e progressivamente sulle sue forze militari... [per vedere] quanto dolore vuole soffrire". Ma questa focalizzazione sulle "forze militari" non ha avuto effetto, così la Nato si è rapidamente dedicata a "demolire... l'apparato economico che sostiene" le forze militari serbe (parole di Clinton), e gli obiettivi della Nato si sono gradualmente estesi a fabbriche di tutti i tipi, centrali elettriche, infrastrutture idriche e fognarie, tutti i trasporti, edifici pubblici, e molte scuole e ospedali. Di fatto, la strategia della Nato era di mettere in ginocchio la Serbia con una escalation graduale di attacchi alla società civile. Questa politica ha palesemente violato il diritto internazionale, di cui un elemento fondamentale è che gli obiettivi civili siano "off limits". Il diritto internazionale proibisce la "distruzione arbitraria di città o villaggi o la devastazione non giustificate da necessità militari" (Sesto principio di Norimberga, formulato nel 1950 da una commissione sul diritto internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite). La "necessità militare" non consente, evidentemente, la distruzione di una società civile al fine di rendere più difficile, per un paese, appoggiare le sue forze armate, non più di quanto non consenta l'uccisione diretta dei civili perché essi pagano le tasse con cui si sostiene la macchina bellica, o perché un giorno potrebbero diventare soldati. Tenere in ostaggio un'intera popolazione è una flagrante violazione del diritto internazionale, e le azioni che mirano a questo obiettivo sono crimini di guerra. Il 29 settembre 1999, in risposta alla domanda se il Tribunale avrebbe investigato sui crimini commessi in Kosovo dopo il 10 giugno, o su quelli commessi dalla Nato in Jugoslavia, la procuratrice Carla Del Ponte ha dichiarato che "l'ufficio del procuratore deve dedicarsi principalmente a indagare sui cinque leader della Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia che sono già stati incriminati e a procedere contro di essi". Per quale motivo esso "debba" dedicarsi principalmente a questo, specialmente alla luce di tutte le prove già raccolte nella preparazione delle incriminazioni, non è stato spiegato. Alla fine di dicembre, è stato infine riferito che Del Ponte stava riesaminando la condotta della Nato, su pressione della Russia e di molte altre "parti interessate" ("U.N. Court Examines Nato's Yugoslavia War", New York Times, 29 dicembre 1999). Ma l'articolo stesso indica che l'attenzione è concentrata sulla condotta dei piloti Nato e dei loro comandanti, non sui decision-makers della Nato che hanno operato la scelta decisiva di colpire le infrastrutture civili. L'articolo suggerisce la natura - di pubbliche relazioni - dell'indagine, che "avrebbe l'effetto di cancellare la convinzione... che il tribunale sia uno strumento usato dai leader occidentali per sfuggire alle proprie responsabilità". Il rapporto indica anche la delicata questione che il tribunale "dipende dall'alleanza militare per arrestare e consegnare i sospetti". Esso cita anche Del Ponte, secondo cui "non è la mia priorità, perché ho indagini riguardanti un genocidio, e corpi in fosse comuni". Possiamo essere sicuri che da questa indagine non scaturirà nessuna incriminazione. Un tribunale parziale Un tribunale imparziale si sarebbe sforzato di bilanciare la marea di documenti della Nato con ricerche sul posto e accogliendo la documentazione rivale. Ma sebbene abbia ricevuto denunce sui crimini della Nato dalla Jugoslavia e da una quantità di team di giuristi occidentali, il Tribunale non si è dedicato ad esse fino a questa tardiva e sicuramente nominale inchiesta che "non è la mia priorità", poiché il Tribunale "deve" perseguire i cattivi serbi, per ragioni che sono fin troppo chiare. Anche di fronte all'attuale disastro della missione Nato-Onu in Kosovo. I leader della Nato, frustrati nell'attaccare la macchina militare serba, si sono applicati piuttosto scopertamente a distruggere la società civile della Serbia, un mezzo per ottenere la rapida vittoria auspicata prima dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della Nato. Sebbene questo abbia comportato che gli abitanti della Serbia fossero trasformati in ostaggi e attaccati insieme ai loro mezzi di sussistenza - in palese violazione del diritto di guerra - Arbour e il suo Tribunale non solo non hanno protestato con i leader della Nato e non li ha perseguiti per crimini di guerra ma, incriminando Milosevic il 27 maggio, hanno fornito alla Nato una copertura morale permettendo crescenti attacchi alla popolazione in ostaggio. Arbour e il Tribunale ci presentano così lo sbalorditivo spettacolo di una istituzione presumibilmente organizzata per limitare, prevenire e perseguire i crimini di guerra, che di fatto li facilita consapevolmente. Inoltre, petizioni sottoposte al Tribunale durante la permanenza di Arbour avevano richiesto che il Tribunale perseguisse i leader della Nato, compreso il primo ministro canadese Jean Chretien, per crimini di guerra. Se fosse stata procuratrice in Canada, Gran Bretagna o Stati Uniti, Arbour sarebbe stata soggetta alla radiazione dall'albo professionale per aver preso in considerazione e poi accettato un lavoro da una persona che le era stato chiesto di perseguire. Ma Arbour è stata eletta alla Suprema Corte del Canada da Chretien senza che questo conflitto di interessi e questa immoralità venissero quasi menzionati. In questo Nuovo Ordine Mondiale post-orwelliano ci viene detto che viviamo in un contesto di diritto, ma come ha detto una volta Sant'Agostino, "ci sono leggi giuste e ci sono leggi ingiuste, ed una legge ingiusta non è affatto una legge". 2- Fine La prima puntata è stata pubblicata il 27 maggio (trad. Marina Impallomeni) * * Christopher Black è un avvocato difensore di Toronto e scrittore. E' uno degli avvocati che hanno presentato la richiesta al Tribunale sui crimini di guerra di incriminare i leader della Nato per crimini di guerra. Edward Herman è un economista e studioso dei media; il suo libro più recente è "The Myth of the Liberal Media: An Edward Herman Reader" (Peter Lang, 1999). ---- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA ---- RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU e-mail: crj at sigmasrl.it - URL: http://marx2001.org/crj http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/ ------------------------------------------------------------ ------- End of forwarded message -------
- Prev by Date: Notizie dal protettorato del KAOS-ovo (8) - OVERVIEW
- Previous by thread: Notizie dal protettorato del KAOS-ovo (8) - OVERVIEW
- Indice: