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Carlo Gubitosa dal Caucaso: ultimi due messaggi
- Subject: Carlo Gubitosa dal Caucaso: ultimi due messaggi
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sun, 28 May 2000 17:01:11 +0200
Messaggi del segretario di PeaceLink Carlo Gubitosa, in missione verso la Cecenia, nell'ambito dell'Operazione Colomba, organizzata dall'Associazionbe Papa Giovanni XXIII. --- Subject: News dal Caucaso - 27 maggio 2000 ore 16.35 Ciao a tutti. Ecco alcune notizie relative alle ultime attivita'. Dopo aver superato gli inevitabili ostacoli burocratici, stiamo iniziando a organizzarci assieme agli operatori umanitari locali per accompagnarli nei loro viaggi in Cecenia. Non viaggiamo mai da soli per vari motivi: qui siamo dei perfetti sconosciuti, non disponiamo di mezzi di trasporto nostri, e l'esperienza degli operatori che gia' da mesi fanno avanti e indietro dall'Inguscezia alla Cecenia e' molto utile, sia per la nostra sicurezza, sia per comprendere meglio la situazione attorno a noi grazie ai loro consigli. Per maggiori dettagli relativi ai nostri spostamenti dovrete purtroppo attendere il nostro ritorno. Oggi abbiamo visitato alcuni campi profughi. Il primo campo in cui ci siamo recati e' un insediamento spontaneo di persone che hanno occupato un terreno agricolo e le due strutture che sorgono sul terreno, una stalla e un capannone. Nella stalla sono state costruite delle baracche fatte di pezzi di legno, compensato e alcuni mattoni tenuti insieme alla bell'e meglio con un po' di cemento. Adulti e anziani insistono perche' entriamo nelle baracche per osservarle dall'interno. Ovviamente il pavimento e' rimasto quello della stalla, un impasto nero di terra, fango e sporcizia. In questa fangopoli senz'acqua e senza luce i bambini giocano assieme alle mucche e ai vitelli che i profughi hanno portato con se' durante la loro fuga. Gli operatori umanitari fanno quello che possono, ma purtroppo il loro lavoro e' reso davvero difficile dal grande numero dei profughi. Secondo una stima del ministero per le situazioni di emergenza, il numero dei profughi ufficialmente registrati si aggira intorno alle 179 mila unita'. Accanto alla stalla trasformata in baraccopoli sorge un capannone molto piu' grande. L'impressione all'ingresso e' quella di trovarsi in un girone infernale; due lunghe file di colonne altissime reggono il soffitto che si trova a parecchi metri dal suolo, e su questo corridoio di colonne si affacciano le costruzioni fatiscenti improvvisate dai profughi con il materiale a loro disposizione. Nonostante sia pieno giorno, l'interno della struttura e' completamente buio, e le uniche fonti di luce sono i fuochi accesi sotto le pentole per scaldare acqua e cibo. Questi fornelli sono ricavati con dei semplici tubi di ferro attaccati ai tubi piu' grandi delle condutture del gas che passano attraverso il capannone. Per oggi, purtroppo e' tutto. Oltre a raccontare come stanno i profughi, vorrei raccontarvi anche il perche' di questa situazione, anzi i molti perche' che si intrecciano sullo sfondo della sofferenza di questa gente, ma come ho gia' detto e' meglio rimandare le discussioni piu' approfondite a quando saremo rientrati in Italia. Per finire, una richiesta: il 29 maggio Prodi sara' a Mosca per incontrare Putin, mi sembra, e una delegazione delle organizzazioni umanitarie. Per favore prendete nota di tutte le dichiarazioni che verranno fatte in questa occasione, e di tutti gli impegni che verranno presi. Qui purtroppo i giornali italiani non arrivano. Teneteci da parte i ritagli. Vi ricordo che per il momento i nostri cellulari sono fuori uso, e che riprenderanno a funzionare quando rientreremo a Mosca. Quindi non tempestateci di SMS perche' altrimenti le nostre carte SIM si riempiono e i messaggi in eccedenza vengono cancellati. La buona notizia e' che negli ultimi giorni le connessioni internet stanno funzionando leggermente meglio, e siamo quindi in grado di leggere la nostra posta elettronica. Adesso non ricordo a memoria gli indirizzi degli altri ... quello di Andrea Pagliarani dovrebbe essere paglia at eudoramail.com il mio e' il solito c.gubitosa at peacelink.it 27 maggio ore 21:14:44 Carissimi amici, vi scrivo un'altra email per aggiornarvi sulla nostra situazione, approfittando del funzionamento delle connessioni internet. Purtroppo le telefonate internazionali non si possono ancora fare, ma solo ricevere. A proposito. Mi chiedo il perche' di questa stranezza tecnologica. Le linee sono fatiscenti oppure si permette alle informazioni di entrare nel Caucaso ma non di uscirne ? Comunque queste sono solo mie considerazioni di fantapolitica che vanno prese con beneficio di inventario. Nei giorni scorsi abbiamo visitato parecchi campi profughi, e abbiamo partecipato ad alcune delle riunioni a cui si danno appuntamento tutti gli operatori delle organizzazioni umanitarie per coordinare i loro sforzi. La macchina degli aiuti umanitari si e' ormai messa in moto, ma purtroppo a causa delle scarse condizioni di sicurezza in Cecenia (Non credete a chi vi dice che la guerra e' finita) le ONG e le organizzazioni internazionali tipo ACNUR e Unicef per il momento non possono ancora operare direttamente in Cecenia, ma fanno i pendolari andando avanti e indietro dall'inguscezia per consegnare gli aiuti ad operatori locali. Una presenza fissa, stabile e continuativa delle organizzazioni umanitarie, e' attualmente impossibile. Attualmente siamo gli unici italiani presenti in Caucaso, almeno per quanto riguarda gli operatori umanitari. Magari c'e' qualche giornalista ma qui non abbiamo visto nessuno, e ci arrangiamo con le tre parole di russo che abbiamo imparato per sopravvivere e l'aiuto di un ragazzo dell'organizzazione Memorial che ci fa da autista/interprete/accompagnatore. Nei prossimi giorni avremo altri incontri con le organizzazioni internazionali che sono presenti qui a Nazran e cercheremo di capire sempre di piu' i problemi e le contraddizioni di questa terra che con le sue campagne ricorda molto la svizzera, fino a quando qualche posto di blocco non ci richiama alla dura realta'. Oggi ad esempio, il nostro autista e' stato fermato dalla polizia locale, e abbiamo dovuto scegliere tra il pagamento di 1000 rubli e un controllo del tasso alcolico in ospedale. Il bello e' che anche se fossimo andati in ospedale i risultati del test non sarebbero stati comunicati a noi, ma direttamente ai poliziotti, che avrebbero potuto dirci qualsiasi cosa avessero voluto. Meno male che ci hanno fatto lo sconto e abbiamo pagato solo 800 rubli. Termino questo messaggio con un saluto a tutte le persone che stanno seguendo dall'italia le mie peripezie e quelle degli altri bravissimi volontari dell'operazione colomba. In questi giorni sto imparando tante cose anche da loro. Dasvidanya ! Carlo --- PeaceLink http://www.peacelink.it