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Ahi Strasburgo - Ahi Strasburgo!
- Subject: Ahi Strasburgo - Ahi Strasburgo!
- From: luisa morgantini <MC6381 at mclink.it>
- Date: Tue, 23 May 2000 12:11:36 +0200
Ahi Strasburgo, Ahi Strasburgo! Ho promesso a Tommaso di Francesco una rubrica settimanale sugli avvenimenti al Parlamento Europeo, a Strasburgo e a Bruxelles. Cercherò di mantenere la promessa perché quando Tommaso chiede qualcosa io tremo. Sono restia a scrivere, per timore delle scempiaggini, ma soprattutto sono sommersa da cose da fare che non permettono neppure di fermarti un'ora per pensare e scrivere di cose che non sarebbero neanche di poco conto. L'ultima sessione plenaria è stata per me, ma anche per i parlamentari che hanno a cuore il loro mandato, la follia pura, nei primi giorni vi è stata anche l'angoscia dei morti palestinesi e della ripresa dell'Intifadah, così per sentire le notizie e parlare con i palestinesi, ho passato qualche notte notte in parlamento All'ordine del giorno delle sessione le cose più impensabili: dallo spettro radio, all'ammissione della Grecia nell'Euro, dal debito dei paesi poveri al controllo del biossido di carbonio, ai sistemi ferroviari tradizionali ad alta velocità, persino le encefalopatie spongiformi trasmissibili per poi continuare con la cooperazione con il Sudafrica, la tratta delle donne e la piattaforma di Pechino, la situazione nello Zimbabwe, un rapporto sul programma europeo di lotta alla discriminazione razziale ed etnica, le domande orali e scritte alla Commissione e al consiglio su questioni ostiche, le risoluzioni sulle tragedie del mondo, e poi dare seguito alla decisione del governo francese e considerare il famigerato Le Pen decaduto dal ruolo di parlamentare (alla fine la decisione è stata quella di attendere più garantista di attendere l'esito del ricorso). Abbiamo anche avuto una seduta solenne, ospite d'onore il presidente della Slovenia, Kucan (il suo intervento ha sollevato problemi con il ministro Dini, anche se poi è stato rettificato sostenendo ci fosse stato un errore nella versione inglese della traduzione). Per la verità non sono riuscita ad ascoltarlo, giuro nessuna questione politica, semplicemente, nello stesso momento, nel cortile principale del parlamento, dovreste vederlo, tutto circolare con le mura di mattoni rossi (ogni volta che lo attraverso mi prende il brivido di angoscia che mi ha sempre dato il quadro di Van Gogh, quello che mostra il cortile del manicomio e gli uomini che camminano in circolo), si sono radunati i comitati europei per l'appoggio al popolo Saharawi. Ho dovuto scegliere, ho lasciato l'aula e mi sono precipitata di corsa, investendo qualche usciere (ma ormai sono abituati alla mia irruenza), trafelata ho raggiunto il cortile, ho abbracciato qualche italiano e qualche rappresentante sarahawi in costume. Per essere gentile ho accompagnato qualche italiano all'entrata dei pass dei parlamentari per poterli invitare alla mensa e negli uffici, altrimenti i "visitatori" stanno soltanto nell'area esterna a quella dei parlamentari, noi li vediamo da lontano, quando stanno sugli spalti per seguire i lavori di plenaria. Un giorno c'erano anche i lavoratori della Good Year e penso che siano stati contenti quando nel mio intervento in plenaria , dove si discuteva, ahimè della chiusura della fabbrica, li ho salutati calorosamente. Non mi sono fermata molto, mi aspettavano nell'atrio il figlio di Leyla Zana, la parlamentare curda alla quale è stato dato il premio Sacharafov e che è ancora in carcere, insieme a lui Ali Dogan il curdo gentile che nel periodo in cui i curdi stavano a Roma in piazza Celimontana per chiedere l'asile politico per Ocalan, ne era il portavoce. Con loro mi dirigo verso l'aula in plenaria, colpo di fortuna vedo in conversazione Cohen Bendit e Rutelli, anche loro fuori dall'aula, non mi sembra vero, chiedo subito un appuntamento per il figlio di Leyla Zana, (Cohen Benduit è il presidente per la delegazione della Turchia e il comune di Roma ha dato la cittadinanza a Leyla Zana). Ritorno nell'atrio di corsa per riprendere gli amici del comitato Sarahawi, e poi devo rientrare nell'aula, finita la seduta solenne con il discorso di Kucan ricomincia il voto (se non partecipi almeno alla metà delle votazioni tolgono mezza diaria). Tutti si affannano ad entrare in aula per votare, i primi tempi non lo sapevo, di solito mi informano di queste cose gli assistenti dei parlamentari di altri gruppi politici che sono molti più attenti di noi. Ma a parte questo, il voto è il momento fondamentale della sessione e l'unico in cui l'aula sia piena. Nei dibattiti sui vari temi vi partecipa solo chi deve intervenire. E' frustante per chi deve parlare, ma anch'io diserto è davvero impossibile seguire tutti i dibattiti. Nei nostri uffici abbiamo i televisori a volte seguiamo in diretta. Uscita dal voto vengo bloccata da una parlamentare del bureau dell'integruppo "Iniziative per la Pace" di cui sono presidente, è molto preoccupata, per il pomeriggio ho organizzato un'incontro oltre che con il figlio di Leyla Zana con il rappresentante del PKK per illustrare il loro progetto di pace. La parlamentare dice che l'ambasciata turca ha telefonato facendo pressioni sul suo gruppo politico per non permettere che il Pkk parlasse. L'ho rassicurata, è tempo di rompere il tabù, il Pkk per la prima volta nel parlamento europeo parlerà del coraggioso progetto di pace per ora unilaterale visto che la Turchia rimane sorda. L'incontro sarà un successo, è presente anche il generale Morillon, ricordate quello di Sebrenica?, sarà lui il relatore per i rapporti del parlamento con la Turchia. Il figlio di Leyla Zana dice parole pesanti come un macigno, "sono stato qui con mio padre nel 95 ha ritirare il premio per mia madre, quando ho visto tutti quei parlamentari in piedi che applaudivano, ho pensato: mia madre adesso sarà libera, sono passati tanti anni, lei è ancora in carcere". E' fatta, il tabù è infranto. Lascio i kurdi e raggiungo una delegazione di giornalisti arabi , c'è anche un palestinese, discutiamo dei rapporti euro-arabi e del futuro della piattaforma di Barcellona. Ri-raggiungo i comitati Sarahawi, una parlamentare spagnola, mi chiede in nome dei parlamentari per il Sarahawi di assumere la questione nell'intergruppo "Iniziative per la pace", loro non sono riusciti ad avere le firme necessarie per costituire un intergruppo, non mi sottraggo, però mi faccio promettere che siano loro ad occuparsene. In tutto questo affanno mi viene in mente l'articolo di Giuliana Sgrena sui parlamentari che partono il Giovedì per farsi il weekend, amo Giuliana ma la maledico, io dovrò partire il Giovedì pomeriggio per due cose, primo salutare la ragazza afghana che sta a casa mia da ormai 20 giorni per il progetto di alfabetizzazione promosso dalle Donne in Nero e che torna nel suo campo profughi in Pakistan, e poi perché il Venerdì e il Sabato dovrò essere ad Ancona per l'inziativa del controvertice al patto di stabilizzazione per i Balcani. In realtà non vi ho detto nulla delle cose importanti successe al parlamento, prometto che lo farò le prossime volte e non sarò cosi autoreferenziale, ma come sapete oltre ad essere pacifista sono femminista e non posso che partire da me, non preoccupatevi riesco però anche a vedere la foresta e qualche volta il cielo. Alcune questioni voglio però riportarvele: il Lunedi, abbiamo chiesto di introdurre in agenda il punto "Diritti dell'Uomo in Tunisia" (avevamo invitato al parlamento Ben Brik in sciopero della fame per l'arresto di suo fratello e non solo). Abbiamo perso perchè Socialisti e Popolari europei non hanno voluto mettere la questione all'ordine del giorno (Tunisia come Israele è parte dell'Internazionale Socialista). Un piccolo successo lo abbiamo raggiunto sul programma europeo di lotta alla discriminazione razziale ed etnica (speriamo che non rimanga solo sulla carta), il gruppo dei Popolari non ne voleva sapere di votare il rapporto, per fortuna su questo abbiamo trovato il consenso di altri gruppi compresi i socialisti. La risoluzione per la cancellazione del debito ai paesi poveri è invece molto ambigua, e chiede troppe contropartite. Insieme ad altri parlamentari del mio gruppo avevamo presentato una risoluzione per la cancellazione del debito senza condizioni, pur capendo la complessità del problema. Nella riunione di conciliazione il nostro rappresentante aveva poi accettato la soluzione di compromesso sulla risoluzione presentata dai Popolari. Non ce la siamo sentita di votarla e cosi ci siamo astenuti e ho presentato una motivazione di voto per riaffermare la nostra posizione. E per finire la tratta delle donne e degli essere umani. Un voto importante, il corpo non è una merce e le donne vittime del traffico devono essere accolte e dato l'asilo politico senza il ricatto della testimonianza. Inshallah! Non male come settimana. Vi abbraccio LUISA MORGANTINI
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