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Comunicato ed appello
- Subject: Comunicato ed appello
- From: comitato.libero at virgilio.it
- Date: Fri, 12 May 2000 12:05:15 +0200
Comitato per la libertà di Sergio Spina - Bologna Vi inviamo un articolo che ci è giunto e che verrà stampato prossimamente in "Proposta", scritto da Nedda Petroni, del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista e relativo al convegno tenutosi a Bologna, il Primo Aprile 2000 sul tema.: "Leggi speciali e cultura dell'emergenza: verso l'abolizione della legislazione speciale contro il terrorismo politico". Riteniamo sia un resoconto puntuale ed esauriente, oltre ad essere un importante contributo all'iniziativa che vogliamo promuovere. COMUNICATO ED APPELLO Il Primo Aprile scorso, organizzato dal Comitato per la libertà di Sergio Spina, si è svolta Bologna un'iniziativa pubblica sul tema: "leggi speciali e cultura dell'emergenza: verso l'abolizione della legislazione speciale contro il terrorismo politico". Con Michele Colangelo, rappresentante del Comitato promotore, hanno preso parte al convegno i parlamentari Giovanni Russo Spena e Ugo Boghetta di Rifondazione Comunista, l'avv. Emanuele Battain del Foro di Venezia, Giorgio Bertazzini, presidente dell'associazione "Antigone" sezione di Milano, lo scrittore Stefano Tassinari. I fatti sono noti e già attraverso questa rivista se ne è avuta notizia, mediante un appello firmato da molti intellettuali e Associazioni a favore dei compagni che per essi sono stati incriminati. Si tratta di due attentati compiuti rispettivamente nella notte tra il 4 e il 5 settembre 1999 e in quella tra il 5 e il 6 novembre successivo, contro ditte di Pordenone impegnate nella realizzazione del progetto "Aviano 2000", da parte di cinque compagni, tra cui il bolognese Sergio Spina, che dalla polizia viene indicato come il più importante, cioè la mente del gruppo: il primo a colpi di martello contro un'apparecchiatura elettronica, il secondo con quattro bottiglie incendiarie - che non scoppiarono - poste sotto alcune cataste di legname destinate alla costruzione di alloggi per il personale della base Usa. Gli autori rivendicarono successivamente l'azione con un volantino a firma "Gruppo partigiani per il Sabotaggio". Come si vede e come è stato fatto notare nel convegno, si tratta di un fatto di scarso rilievo, addirittura inconsistente dal punto di vista militare, che però, senza alcuna prova, ma per la sola necessita di trovare un colpevole da offrire in pasto all'opinione pubblica, è stato messo in relazione all'omicidio di D'Antona. Di conseguenza, giudicato in base alla legislazione speciale ancora vigente, si è trasformato nell'accusa pesantissima di "associazione sovversiva". Il compagno Battain, analizzando l'art. 270/bis del Codice Penale, a cui l'imputazione rimanda, ha dimostrato come essa sia stata fatta in mala fede e del tutto arbitrariamente, in quanto, nella vicenda di Sergio Spina e dei suoi compagni, mancano tutti gli elementi che lo stesso articolo indica come necessari per l'individuazione del reato. Così è apparso evidente a tutti i convenuti che la legislazione speciale, emessa in un periodo di particolare turbolenza politica e del tutta ingiustificata nell'attuale clima di normalità, viene mantenuta in efficienza, in quanto risulta un potente strumento di repressione: non solo per il suo carattere speciale, già di per sé in contraddizione con la legislazione di uno stato democratico, ma anche perché, prestandosi ad interpretazioni arbitrarie, distrugge la certezzadel diritto e nullifica quella già minima sfera di libertà concessa al cittadino in uno stato classista: l'art. 272, che l'avv. Battain ha letto a dimostrazione di questa affermazione, sembra preso di sana pianta da una legislazione fascista, dato che considera reato l'istigazione alla lotta di classe. Sicché, come hanno fatto notare alcuni intervenuti, noi tutti comunisti siamo passibili di essere dichiarati fuorilegge ad arbitrio di un qualsiasi giudice; e se non siamo ancora giunti a questo esplicito maccartismo, probabilmente per ragioni di prudenza politica, non è detto che in un futuro, magari prossimo, non possiamo ritrovarci sotto la minaccia di un'incriminazione. La recente riforma che trasforma i Carabinieri nella quarta forza armata dello Stato, mette in luce ancora una volta il carattere anomalo della nostra "democrazia autoritaria" e rileva il processo di regressione democratica lungo il quale il Paese avanza a grandi passi, ponendosi l'unico al mondo che trasforma in esercito una forza di polizia. Quest'anomala identificazione tra esercito e polizia sembra riportarci ad una situazione ottocentesca, precostituzionale, quando le popolazioni oppresse sotto regimi autocratici chiedevano come riforma primaria l'istituzione della Guardia Civica. Essa rappresenta un passo decisivo verso la creazione dell'esercito di professionisti, in una situazione di già avanzata militarizzazione del territorio, ove il numero degli uomini in armi è superiore a quello di qualsiasi altro paese democratico, come numerosi interventi hanno dimostrato: primato, anche per questo, che non ci fa onore. Tanto più pericoloso, dato che il clima bellicista creato dalle guerre della NATO e l'acquisito prestigio delle forze armate, a cui il Presidente del Consiglio ha attribuito il merito della ritrovata grandeur della nazione. Dopo l'abbattimento di un principio fondamentale della Costituzione, che già è stato fatto, con il condurre una guerra non dichiarata né approvata dal Parlamento una nazione che solennemente aveva affermato di ripudiare questo tipo di soluzione politica, altri principi ed altri articoli verranno abbattuti con questa progrediente riforma delle Forze Armate: la Costituzione materiale si allontana sempre più da quella formale. E' la logica conseguenza della convinta accettazione da parte dei nostri governanti dell'istanza totalitaria del neoliberismo: mai come oggi è apparso chiaro che lo Stato è il comitato d'affari della classe dominante. Si è sempre saputo che la formula "meno stato più mercato", a suo tempo agitata come una bandiera di libertà dagli ultraconservatori Tacher e Regan, in realtà vuol dire più stato per le classi dominanti ai fini di un'ulteriore concentrazione della ricchezza. Esse, infatti, oggi si ritrovano finalmente libere da quei famosi "lacciuoli", con cui l'welfare aveva cercato in qualche modo di porre un freno all'indefinita concentrazione della ricchezza. Svalorizzato il lavoro, ormai sottomesso completamente alle esigenze del capitale, rinnegata quella funzione sociale con cui l'welfare assicurava il soddisfacimento almeno dei bisogni primari, con ciò conferendo ai cittadini una qualche certezza per la programmazione della propria vita, oggi lo Stato si presenta con il volto del gendarme, che assicura alle classi dominanti l'ordine interno necessario al conseguimento del massimo profitto e contemporaneamente mette a tacere le paure dei piccolo-borghesi con il controllo del territorio, le punizioni preventive e l'oppressione dei diritti civili: "quanto più diminuisce la sicurezza sociale, tanto più cresce quella poliziesca" - ha commentato Russo Spena. Oggi si controlla il movimento operaio, togliendogli la classica arma dello sciopero, si frantumano con una riforma classista la scuola e il movimento studentesco, si criminalizzano i centri sociali; e non è un caso che il rinnovato ricorso alle leggi speciali sia avvenuto dopo una guerra incostituzionale ed il conseguente rilancio delle forze armate, che già si sentono in diritto di farsi promotrici di una riforma dello Stato. "Lo Stato stesso è eversivo", hanno gridato alcuni giovani presenti al convegno, con accenti di protesta che, oltre allo sdegno politico, manifestavano un profondo disagio esistenziale. Il colonnello Pappalardo, che ha compiuto un grave reato contro lo Stato, rimane impunito, mentre si punisce oltre il dovuto chi ha manifestato il suo dissenso contro la violenza di un apparato bellico che, avendo già seminato morte in un Paese, rinforza le proprie strutture, per essere pronto a colpire ovunque lo richiedano gli interessi della Capitale. In questo scenario inquietante, che può avere sviluppi incontrollabili, il Convegno ha proposto la raccolta di almeno cinquantamila firme, per la presentazione di una Proposta di Legge, rivolta ad ottenere l'abrogazione della legislazione speciale. Perciò, invito i compagni di Proposta e Progetto Comunista a sostenere tale iniziativa, pressso i Circoli e le loro associazioni e a far pressione presso la Direzione di Rifondazione Comunista affinché, al di là dele iniziative individuali dei parlamentari già impegnatisi, tutto il Partito dia forza a questa battaglia, che può essere un momento importante nella difesa della soppravivenza delle istituzioni democratiche. Nedda Petroni Barbarano,12 Aprile 2000 Per informazioni: comitato.libero at virgilio.it
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