[Nonviolenza] Ebdomadario. 47



UN EBDOMADARIO DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 47 del 9 dicembre 2025
Notiziario settimanale della nonviolenza in cammino proposto dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Un appello promosso da padre Zanotelli e due riflessioni di Enrico Peyretti
2. Tre minime descrizioni della nonviolenza e cinque perorazioni per il disarmo
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Omero Dellistorti: Il curioso
5. Omero Dellistorti: Il pancotto (una vecchia storia persiana)
6. Omero Dellistorti: Davvero
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. APPELLI. UN APPELLO PROMOSSO DA PADRE ZANOTELLI E DUE RIFLESSIONI DI ENRICO PEYRETTI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
scusate l'insistenza: saremmo assai grati a tutte le amiche e a tutti gli amici impegnate e impegnati per la pace se sottoscrivessero l'appello promosso da padre Alex Zanotelli ed altre persone amiche della nonviolenza "Per la pace nel cuore d'Europa" (inviando la loro adesione agli indirizzi: centropacevt at gmail.comcrpviterbo at yahoo.it) e lo diffondessero ulteriormente.
Ringraziamo fin d'ora di cuore ogni persona sollecita del bene comune che si oppone a tutte le uccisioni.
Facciamo sentire la voce del'umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Aggiungiamo due riflessioni di Enrico Peyretti, uno dei maggiori maestri della cultura della pace.
La prima riflessione:
"Volentieri sottoscrivo l'appello, perche' e' giusto, come tutti gli altri dello stesso significato. La guerra va anzitutto evitata, perche' e' sempre male, e' distruzione e omicidio; va evitata e poi risolta con dialogo, mediazione, parita'. "Nessuno sia vinto" (Buddha citato da Gorbaciov). "Molto meglio una pace ingiusta di una guerra giusta" (Erasmo citando Cicerone, ripetutamente). Se pensano e se vogliono, e se si preparano, i popoli possono difendersi da un'aggressione con la resistenza popolare nonviolenta, evitando di confermre la guerra con la guerra".
La seconda riflessione:
"Veramente sconfitto e' il popolo che contro la guerra conosce solo la guerra. Documentare le alternative storiche alla guerra
Ricordo alcune domande: come e' possibile difendere la dignita' umana da aggressioni armate, senza usare armi? Cioe', senza duplicare la violenza di offesa con la violenza di difesa (che e' ugualmente disumana)?
Nelle presentazioni e discussioni sul libro "Fino alla liberazione dalla guerra" (Ed. Mille, 2025, info at edizionimille.eu), presentato e discusso a Torino (CSSR), a Ivrea (Mir), a Cagliari (lovesharingfestival), di nuovo a Torino (CAM), la cosa piu' importante sono state queste domande.
Ce' molta ignoranza sulle alternative alla guerra. Questa debolezza e' rassegnazione passiva al male, e favorisce i signori della guerra. Chiediamoci: possono i popoli compiere quel cambiamento culturale per cui non sia piu' accettabile il trionfo della forza contro il diritto? Perche' il principio vitale del "non uccidere" (fatto valere nel privato) non vale nella politica sovrana degli stati omicidi?  Possiamo pensare normali le politiche e istituzioni di morte (esercito, guerra, patria nazionalista, culture suprematiste) come le politiche di vita? Come rispondere alla forza militare con la forza nonviolenta? La nonviolenza e' vilta', resa e sottomissione, oppure e' una forza dotata anche di efficacia liberatrice documentata?
Queste e simili domande sono state poste dagli attenti discussant, nelle occasioni suddette, e meritano tutta l'attenzione e l'impegno culturale e politico. In questo libro come in altri penso di avere richiamato alcune basi etico-politiche, e anche dati storici raccolti da vari ricercatori (una mia bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente e' in rete). Ma la conoscenza diffusa e criticamente documentata delle possibilita' di un popolo di difendersi dalla violenza bellica senza replicarla (e cosi' confermarla), e' ancora conoscenza rara, non accolta negli studi accademici, tantomeno nell'informazione corrente: e' storia oscurata dal semplicismo fatalistico del "la guerra c'e' sempre stata e sempre ci sara'".  Che e' un omaggio rassegnato al male disumano. Altri mali contro la convivenza sono stati superati, cosi' deve e puo' essere superata la guerra, massimo male. La cultura della pace deve lavorare intensamente non solo per affermare la superiorita' etico-politica della resistenza forte alla guerra senza riprodurla, ma per mostrare anche la realta' della pace attiva nella storia umana. Lo sviluppo di istituzioni piu' civili ha espulso dalla realta' storica istituzioni violente prima accettate come naturali (schiavitu', tortura, pena di morte, ecc.). Ci sara' sempre nell'uomo il dilemma bene-male, ma non deve regnare l'istituzione del male disumano. Insieme a cio' occorre mostrare gli enormi crescenti pericoli contro tutta l'umanita' che la guerra causa, al punto che si deve riconoscerla "fuor di ragione", e percio' impegno essenziale di una politica sensata e' espellerla dalla pratica, dalla preparazione, dalla istituzione, dai  mezzi d'azione pensabili nei conflitti, e dal criminale alto profitto dell'industria militare.
Molti lavori sono stati fatti, ma non sono conosciuti, p. es. la ricca collana (decine di opuscoli) del Movimento Nonviolento e di La Meridiana, e altri editori, dagli anni '90, sulle esperienze di Difesa Popolare Nonviolenta, oltre i lavori accurati di autori come Sharp, Galtung, Semelin, Nanni Salio, ecc. L'ignoranza di questa cultura della pace veramente possibile e' rassegnazione al peggio della natura e della storia umana. Veramente sconfitto e' il popolo che contro la guerra conosce solo la guerra.
I movimenti  per la pace, oltre le proteste e le denunce, mi pare che debbano oggi di nuovo studiare e documentare che l'umanita' e' capace - col necessario grande impegno - di non suicidarsi nei conflitti acuti, e di costruire composizioni sagge, equilibrate, di convivenza giusta tra tutti i popoli, ormai uniti di fatto dal problema ecologico, dalla comunicazione, e dalla inseparabile sorte planetaria".
Cosi' scrive Enrico Peyretti.
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Di seguito il testo dell'appello ed allegati in calce alcuni materiali relativi.
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Il testo dell'appello
Il tragico silenzio di noi pacifisti dinanzi alla guerra nel cuore d'Europa. Umile un appello
Mentre ci sembra che in solidarieta' con il popolo palestinese per chiedere la pace e un accordo che metta fine ai massacri e alle violenze a Gaza e in Cisgiordania il movimento pacifista italiano si sia mobilitato e continui a mobilitarsi, e questo e' un bene, invece in solidarieta' con il popolo ucraino per chiedere la pace e un accordo che metta fine ai massacri e alle devastazioni in quel martoriato paese il movimento pacifista italiano sembra riuscire a fare purtroppo ben poco, veramente troppo poco, e questo e' un male.
Ci sono diversi motivi per questa incapacita' di mobilitazione, e non ci sembra necessario enunciarli ed interpretarli qui.
Qui e adesso ci sembra necessario chiedere a tante persone amiche sinceramente impegnate per la pace di esprimere pubblicamente un corale persuaso appello per la pace nel cuore d'Europa.
Abbiamo gia' argomentato nei giorni scorsi perche' ci sembri assolutamente necessaria e urgente una mobilitazione della societa' civile e delle istituzioni democratiche per chiedere la cessazione immediata della guerra in Ucraina, ed in calce alleghiamo per chi fosse interessato quel che abbiamo gia' scritto.
Il nostro tragico silenzio favorisce la folle e scellerata prosecuzione della guerra e delle stragi, favorisce il delirio bellicista e riarmista dei governi di tutta Europa dall'Atlantico agli Urali, favorisce il sempre piu' evidente pericolo che dal focolaio ucraino possa scatenarsi un incendio di dimensioni sempre piu' ampie e sempre piu' incontrollabili, ovvero che da una guerra locale si passi a una guerra continentale e poi mondiale, col rischio di trascinare l'umanita' intera nel baratro.
Chiediamo coralmente la fine immediata della guerra nel cuore d'Europa.
Chi condivide questa opinione ci aiuti a far circolare questo appello.
padre Alex Zanotelli
Marta Anderle
Claudio Boreggi
Franco Borghi
Francesco Domenico Capizzi
Augusto Cavadi
Mario Cossali
Renzo Craighero
Nicoletta Crocella
Luigi Fasce
Franca Grasselli
Antonella Litta
Giovanni Mandorino
Vittorio Miorandi
Enrico Peyretti
Carmen Plebani
Giuliana Rossi
Sara Adriana Rossi
Peppe Sini
padre Efrem Tresoldi
Vincenzo Valtriani
Luisa Zanotelli
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Circolo "Guido Calogero e Aldo Capitini" di Genova
"Scienza medicina istituzioni politica societa'" odv
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Appello gia' pubblicato nei siti:
AmbienteWeb
Peacelink
Pressenza - International Press Agency
Smips
Diffusione a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 8 dicembre 2025
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Allegato primo: Una lettera aperta a tante amiche e a tanti amici impegnati per la pace, i diritti umani, la liberazione dei popoli, il bene comune dell'umanita', per chiedere un rinnovato impegno comune contro la guerra in Ucraina
Carissime amiche e carissimi amici,
ci sembra che negli ultimi due anni l'attenzione e l'impegno dei movimenti per i diritti umani, pacifisti e nonviolenti per far cessare la terribile guerra in Ucraina si sia purtroppo molto attenuato, mentre invece la guerra continua e i governi dei principali paesi europei, ed in testa l'Unione Europea, continuano a fare di tutto affinche' quella guerra non solo non finisca, ma uccida sempre piu' persone, distrugga sempre piu' insediamenti umani e beni naturali, infetti sempre piu' le relazioni internazionali e provochi un riarmo il cui esito non puo' essere che un conflitto generalizzato che se divenisse anche nucleare potrebbe porre fine all'esistenza dell'umanita'.
Mentre e' giusto e necessario mantenere l'attenzione sulla situazione mediorientale ed adoperarsi affinche' si consolidi il processo di pace, cessino i massacri, si soccorrano tutte le vittime, si trovino accordi verso soluzioni strutturali che garantiscano finalmente pace, sicurezza, diritti e convivenza a tutti i popoli dell'area, ebbene, la stessa attenzione e lo stesso impegno dovrebbero essere espressi anche in relazione alla guerra in corso nel cuore d'Europa, affinche' anche qui si ottenga finalmente che tacciano le armi, cessino le stragi, siano soccorse tutte le vittime, si apra un negoziato che porti alla pace.
Scrivendo queste parole speriamo che possano contribuire a promuovere un rinnovato impegno comune.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un fraterno saluto,
il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 13 novembre 2025
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Allegato secondo: Col cuore pensante per la pace nel cuore d'Europa
Prima che sia troppo tardi si ponga fine alla guerra in Ucraina.
Tacciano le armi e si avviino negoziati di pace.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni persona che vive in Europa deve essere consapevole che gia' troppi esseri umani sono morti.
Ogni persona che vive in Europa deve essere consapevole che occorre fermare la guerra prima che essa si espanda ancor piu'.
Ogni persona che vive in Europa deve essere consapevole che occorre fermare la guerra prima che essa diventi continentale, mondiale, atomica.
Le persone, le associazioni, le istituzioni sollecite del bene comune dell'umanita' si adoperino per la cessazione immediata della guerra nel cuore d'Europa cosi' come in qualunque parte del mondo.
Chi vive in Italia si adoperi affinche' il governo italiano e l'Unione Europea cessino di alimentare la guerra e i deliri bellicosi e si adoperino finalmente per la pace che salva le vite.
Dalla Costituzione della Repubblica italiana fino alla Carta dell'Onu, tutti i grandi documenti giuridici dell'umanita' chiamano tutte le persone senzienti e pensanti come tutte le civili istituzioni ad opporsi alla guerra e alle uccisioni, ad impegnarsi per la pace e per salvare le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 23 novembre 2025
* * *
Allegato terzo: Una lettera aperta alla Presidente del Consiglio dei Ministri: "Per la pace nel cuore d'Europa"
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
le scrivo per sollecitare un impegno dell'Italia per la cessazione immediata della guerra in Ucraina, per salvare tutte le vite che e' ancora possibile salvare, per la pace nel cuore d'Europa, per stornare il pericolo di una guerra mondiale.
Le scrivo avendo presenti le parole della legge fondamentale del nostro paese, la Costituzione della Repubblica italiana, che all'articolo 11 recita: "L'Italia ripudia la guerra...".
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
mi duole dover constatare come tanti, troppi governi europei, in questi anni invece di adoperarsi per la fine della guerra si siano adoperati piuttosto per alimentarla, in un vero e proprio delirio distruttivo che nessun artificio retorico puo' riuscire ad occultare.
Sia l'Italia a chiamare l'Europa intera ad uscire dal delirio e ad impegnarsi per la cessazione immediata del crimine immenso che si sta consumando da anni nel cuore del continente e che minaccia peraltro di evolvere in una vera e propria guerra mondiale il cui esito qualora si passasse all'uso delle armi atomiche potrebbe essere l'annientamento dell'umanita'.
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
lei come me ricordera' la terribile tragedia del genocidio della popolazione Ucraina, l'Holodomor, realizzato dal regime totalitario staliniano all'inizio degli anni Trenta del Novecento;
lei come me ricordera' l'orrore della Shoah che coinvolse anche l'Ucraina nel corso della seconda guerra mondiale;
lei come me ricordera' gli eventi che portarono alla sanguinosa e ininterrotta guerra civile nelle regioni di confine tra Ucraina e Russia circa dieci anni fa;
lei come me ricordera' l'occupazione manu militari della Crimea da parte della Russia nel 2014;
ed ovviamente lei come me ha assistito con orrore e sgomento all'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate russe il 24 febbraio 2022; e dal 2022 questa guerra folle e scellerata e' in corso, e di essa e' vittima innocente la martoriata popolazione ucraina.
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
non e' questa la sede per esprimere un giudizio storico, basti il giudizio morale: la guerra e' sempre e solo un crimine contro l'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste nell'uccisione di innumerevoli esseri umani che avevano il diritto di vivere.
Saranno naturalmente le corti di giustizia internazionali a giudicare l'accaduto e ad emettere le sentenze conseguenti; quello che mi preme dirle adesso e' qualcosa di piu' semplice e immediato: ci si adoperi finalmente per far cessare immediatamente la guerra; ci si adoperi finalmente per far cessare immediatamente le stragi; ci si adoperi finalmente per un immediato "cessate il fuoco" ed un immediato avvio di trattative di pace.
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
le sembra ragionevole quanto ho scritto?
Puo' e vuole farsi promotrice di un impegno esplicito e concreto del governo italiano per cercare di fermare immediatamente la guerra e salvare tutte le vite che e' ancora possibile salvare? Solo la pace salva le vite.
Egregia Presidente del Consiglio dei Ministri,
salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti ed auguri di buon lavoro per la pace ed il bene comune dell'umanita'.
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 25 novembre 2025
Post scriptum: mi permetto di allegare in calce una lettera che ho indirizzato alcuni giorni fa al Presidente della Repubblica per esprimergli il mio apprezzamento per quanto detto nel discorso tenuto a Berlino lo scorso 16 novembre.
* * *
Allegato quarto: Una lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana: "Continui a far sentire la sua voce per la pace, per fermare immediatamente la guerra nel cuore d'Europa"
Egregio Presidente della Repubblica,
ho molto apprezzato il discorso da lei tenuto a Berlino il 16 novembre "per fare memoria dei caduti, delle vittime della guerra e della violenza".
Ed in esso quel suo monito: "se vuoi la pace, devi costruirla e preservarla", cosi' nitido e luminoso proprio mentre - per citare ancora le sue parole - "nuovi 'dottor Stranamore' si affacciano all'orizzonte, con la pretesa che si debba 'amare la bomba'".
Il suo "mai piu'" e' condiviso da ogni persona di retto sentire e di volonta' buona, sollecita del bene comune dell'umanita': mai piu' la guerra, mai piu' uccisioni, ogni vittima ha il volto di Abele, salvare le vite e' il primo dovere.
Egregio Presidente della Repubblica,
si e' perso gia' troppo tempo: anni in cui innumerevoli esseri umani in Ucraina sono stati uccisi in una guerra folle e scellerata come tutte le guerre.
Occorre fermare immediatamente questa guerra nel cuore d'Europa.
Purtroppo, e tragicamente, i governi di gran parte dei paesi europei si adoperano affinche' sempre piu' persone vengano uccise, invece di adoperarsi per promuovere e sostenere negoziati di pace che pongano immediatamente fine al massacro della popolazione ucraina vittima di una brutale aggressione.
Come nel conflitto mediorientale occorre addivenire al piu' presto a un cessate il fuoco, all'apertura di negoziati di pace: salvare le vite e' il primo dovere.
Egregio Presidente della Repubblica,
continui a far sentire la sua autorevole voce per la pace e il disarmo, la unisca a quella del pontefice cattolico, invochi la pace che salva le vite, chieda che si arresti la strage in corso, chiami tutti i paesi europei - tutti, dall'Atlantico agli Urali - ad adoperarsi per la cessazione del massacro: chieda alla Russia di porre termine alla barbara, mostruosa aggressione; chieda ai paesi europei i cui governi insipienti e irresponsabili in questi anni hanno soffiato sul fuoco e fornito strumenti di morte, pur ben sapendo che la loro folle e sciagurata politica avrebbe contribuito a provocare lo sterminio della popolazione ucraina, di recedere da questo criminale ed insensato atteggiamento; chieda a tutti di considerare anche il pericolo che l'intera popolazione europea e l'intera umanita' corre se non si spegne al piu' presto questo incendio tornando al negoziato diplomatico, all'interlocuzione politica, al dialogo per comporre i conflitti, alla cooperazione internazionale in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorrono pace, disarmo e smilitarizzazione per salvare tutte le vite, e salvare le vite e' il primo dovere.
Ringraziandola ancora per le sue sagge e commosse parole berlinesi, voglia gradire distinti saluti,
il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 18 novembre 2025

2. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA E CINQUE PERORAZIONI PER IL DISARMO

I. Tre minime descrizioni della nonviolenza

1. La nonviolenza non indossa il frac

La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.

E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.

Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.

La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.

Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.

Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.

La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.

*

2. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

*

3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

* * *

II. Cinque perorazioni per il disarmo

1. La prima politica e' il disarmo

La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite

Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi

Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni

Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi

Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite

Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere

*

2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

*

3. In quanto le armi

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

*

4. Del non uccidere argomento primo

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

*

5. Poiche' vi e' una sola umanita'

Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.

Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.

Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.

Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.

Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.

Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.

La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.

3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. VOCI. OMERO DELLISTORTI: IL CURIOSO

- E' permesso?
- Cosa?
- Posso entrare?
- No, si fermi li'.
- Qui?
- Si'.
- Ecco. Grazie.
- Prego. Desidera?
- No, niente, volevo solo dare uno sguardo.
- Uno sguardo?
- Si', solo uno sguardo?
- Ma chi e' lei, mi scusi.
- Un turista.
- Un turista?
- Si', un turista. Ho visto tutto questo movimento e sono venuto a dare uno sguardo.
- Ma lei e' sceso dal treno?
- No, sono venuto in macchina. Guardi, la mia automobile e' parcheggiata li', la vede?
- La mercedes?
- Si', la mercedes.
- Cosi' lei sarebbe un turista.
- Si'.
- E che ci e' venuto a fare proprio qui?
- Niente, stavo facendo un giro, ho visto da lontano tutta questa gente, sono venuto a dare uno sguardo.
- Non e' che e' un giornalista, eh?
- No, no, sono solo uno curioso. Non volevo dare fastidio.
- E cosa ha visto?
- Eh, quello che si vede da qui, la gente che scende dal treno, le file, quelle casette di legno, la ciminiera...
- Quale ciminiera?
- Quella da dove esce il fumo, no?
- E non ha visto altro?
- Che vuole, da qui non e' che si veda molto. Io volevo avvicinarmi ma c'e' la recinzione di filo spinato, ho pensato che fosse proprieta' privata.
- Proprieta' statale, non privata.
- D'accordo, comunque sempre recintato col filo spinato e'. E io non mi sono avvicinato, io le rispetto le leggi.
- E fa bene, fa molto bene. Cortesemente mi farebbe vedere i suoi documenti?
- Si', certo.
- Ha questo cognome?
- Si'.
- Ed e' forse parente...
- Del ministro? Si', e' mio zio.
- Allora senta, se ne vada e l'incidente finisce qui.
- Quale incidente?
- Lei non doveva venire qui e non ci e' venuto, d'accordo?
- D'accordo, d'accordo, ma che e' fate di preciso qui?
- Risolviamo un problema.
- E serve tutta questa gente?
- Sono loro il problema. Loro sono il problema e noi la soluzione.
- Immagino che non posso fare delle foto, eh?
- No.
- Certo che tutti questi treni che arrivano in continuazione...
- E lei che ne sa che arrivano treni in continuazione?
- Scusi, e' evidente. Saro' qui da quanto, un quarto d'ora, venti minuti? Gia' ne sono arrivati almeno tre e tutti pieni come un uovo di gente.
- Senta, ascolti un buon consiglio, dimentichi tutto e se ne vada. Ed i miei ossequi al signor zio.
- Grazie, riferiro'. Certo pero' che adesso sono piu' curioso di prima.
- Per favore, vada.
- Vado, vado. Pero' lei, mi scusi, insomma, e' un po' reticente.
- E perche'?
- Eh, non mi ci ha fatto capire niente di quello che state a fare qui.
- Gliel'ho detto, risolviamo un problema per conto dello stato.
- Si', questo me l'ha detto, ma non ho ancora capito ne' quale sia il problema ne' quale sia la soluzione.
- Guardi, bisogna proprio che adesso se ne vada, io ho degli ordini da rispettare e lei, mi scusi, ma mi sta mettendo in imbarazzo.
- Non volevo, non volevo proprio. Mi dispiace. Me ne vado subito. Mi dica solo di che problema e di che soluzione si tratta, con tutto questo bailamme...
- Finale. Una soluzione finale. E adesso vada e non si volti indietro.
- Vado, vado. Pero', che modi.

5. VOCI. OMERO DELLISTORTI: IL PANCOTTO (UNA VECCHIA STORIA PERSIANA)

- Ma che e' 'sto pancotto?
- Niente, niente, non si preoccupi.
- Come sarebbe a dire che non mi devo preoccupare? Io mi preoccupo si'. E ci mancherebbe.
- Ma non e' niente, lasci stare. Vada, vada, non e' cosa che la riguardi.
- Ma stiamo scherzando? Non mi riguarda? Mi riguarda eccome. Altroche' se mi riguarda.
- Per favore, ci lasci lavorare semza fare tanta confusione. Vada, vada, che non c'e' niente da vedere.
- Ah, non c'e' niente da vedere? E tutto 'sto casino qui sarebbe niente da vedere? Non scherziamo, eh.
- Insomma, se ne vuole andare si' o no? Non ci costringa...
- Come? Come ha detto?
- Niente, niente, vada via e basta.
- No, no, adesso io resto e voglio vederci chiaro fino in fondo.
- Senta, siamo stati gentili con lei, no? Se ne vada. Adesso.
- Perche', senno'?
- Senno' cosa?
- Se non me ne vado via adesso.
- Ma lei adesso se ne va e l'incidente e' chiuso.
- Ah, questo sarebbe un incidente? Tutto 'sto casino qui sarebbe un incidente?
- No, l'incidente e' la sua insistenza ma adesso lei buono buono se ne va, vero?
- Perche', senno?
- Senta, l'ho invitata cortesemente, no?
- E allora?
- E allora, allora. Ma insomma, se ne vuole andare si' o no? E vada, no? Se ne vada con le buone.
- Con le buone? Perche', senno' ci sono le cattive? Come a questi qua per terra? Eh?
- E basta mo', vada via e basta.
- Neanche per sogno, anzi, sapete che faccio? Chiamo la polizia. Voglio vedere come lo spiegate tutto questo sangue, tutto questo schifo.
- Siamo noi la polizia, babbeo.

6. VOCI. OMERO DELLISTORTI: DAVVERO

- Mi scusi, eh, ma lei ci crede davvero?
- Certo che ci credo davvero. Perche', lei no?
- Io veramente no.
- Dice sul serio?
- Sul serio si'.
- Mi sembra strano.
- A me invece sembra strano che lei ci creda.
- Come tutti.
- Tutti tutti no, io per esempio non ci credo.
- Forse lei crede di non crederci...
- No, non ci credo e basta.
- E come fa ad essere cosi' sicuro?
- Come posso dire? Per l'evidenza.
- Quale evidenza?
- L'evidenza. Se una cosa e' impossibile allora e' impossibile.
- E lei come fa ad essere sicuro che una cosa e' impossibile?
- Insomma, basta ragionarci sopra, no?
- Tutti ragioniamo.
- Infatti.
- Pero' possiamo arrivare a conclusioni diverse.
- E' vero.
- Quindi lei non e' sicuro delle sue conclusioni.
- Lei invece si'.
- Io si'.
- E come fa ad esserne sicuro sulla base di quello che ha appena detto?
- E cosa avrei detto secondo lei?
- Che ragionando si puo' arrivare a conclusioni diverse. L'ha detto, no?
- L'ho detto si'.
- E allora come fa ad essere sicuro delle sue conclusioni?
- La fede. E' la fede che salva.
- E la ragione?
- La ragione aiuta, ma senza la fede...
- Pero' la fede e', come posso dire, un atto di fiducia.
- Un atto di fiducia, non solo, ma anche, certo, e poi lo chiami pure come vuole.
- E una persona non puo' essere obbligata a fare un atto di fiducia.
- E perche' no? La vita - una buona vita, una vita degna - cos'altro e' se non una serie di atti di fiducia, di affidamento, di speranza...
- E il dubbio?
- E' utile e benefico anche quello, senza dubbio che fede sarebbe?
- Alllora diciamo cosi, io ho questo dubbio.
- Va bene.
- Va bene?
- Certo che va bene. Non e' mica il dubbio il problema.
- E qual e' il problema?
- Dovrebbe saperlo.
- Se lo sapessi non mi troverei qui.
- Non faccia l'ingenuo, suvvia.
- Non faccio l'ingenuo, sto cercando di capire.
- E cosa c'e' da capire?
- Perche' io mi trovo qui e perche' lei, che mi sembra una brava persona...
- Grazie.
- Perche' lei, che mi sembra una brava persona, invece di aiutarmi...
- Ma io la sto aiutando, e' lei che non se ne rende conto.
- Ah, sono io che non me ne rendo conto?
- Esattamente.
- E questo sarebbe l'aiuto?
- Si', questo.
- Parla sul serio?
- Serissimo.
- Mi scusi, eh, ma lei ci crede davvero?
- Certo che ci credo davvero. Perche', lei no?
*
- E adesso?
- Va bene, finiamola qui. Tanto ormai la bruciamo lo stesso, lo sa, ma almeno non finisca tra le fiamme eterne: vuole convertirsi o no?

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Maestre
- Isabella Adinolfi (a cura di), Necessita' e Bene. Intorno al pensiero di Simone Weil, Il melangolo, Genova 2025, pp. 344.
- Domenico Canciani, Gabriella Fiori, Giancarlo Gaeta, Adriano Marchetti (et alii), Simone Weil. La passione della verita', Morcelliana, Brescia 1984, 1985, pp. 160
- Domenico Canciani e Maria Ida Gaeta (a cura di), Album Simone Weil, Edizioni Lavoro, Roma 1997, pp. 96.
- Domenico Canciani e Maria Antonietta Vito (a cura di), Simone Weil. L'amicizia pura. Un itinerario spirituale, Citta' aperta, Troina (En) 2005, pp. 136.
- Liliana Cavani e Italo Moscati, Lettere dall'interno. Racconto per un film su Simone Weil, Einaudi, Torino 1974, pp. IV + 142.
- Marie-Magdeleine Davy, Simone Weil, Borla, Torino 1964, pp. 182.
- Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990, pp. 494 (+ 8 pp. di illustrazioni).
- Gabriella Fiori, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga, Milano 1991, 2009, pp. 208.
- Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992, pp. 190.
- Thomas R. Nevin, Simone Weil. Ritratto di un'ebrea che si volle esiliare, Bolati Boringhieri, Torino 1997, 2024, pp. 544.
- Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come l'abbiamo conosciuta, Ancora, Milano 2000, pp. 176.
- Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. XXIV + 688 (+ 20 pp. di illustrazioni).
- Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio. Il ritmo divino nell'uomo, Edb, Bologna 1997, pp. 80.
- Wanda Tommasi (a cura di), Weil, Rcs, Milano 2014, pp. 168.
- Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994, pp. 224.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

UN EBDOMADARIO DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 47 del 9 dicembre 2025
Notiziario settimanale della nonviolenza in cammino proposto dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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