[Nonviolenza] Telegrammi. 5598



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5598 del 16 giugno 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti: Teniamo viva la coscienza
2. Parla un vecchio
3. Dieci nuovi contributi poetici per la realizzazione della lapide in memoria del poeta antifascista nonviolento Alfio Pannega da collocare sulla facciata della casa adiacente Porta Faul in cui a lungo visse. E un invito a chiunque legga queste righe
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Gian Marco Martignoni: Per leggere ed interpretare correttamente l'esito dell'appuntamento referendario dell'8 e 9 giugno
6. Salvatore Quasimodo: Ed e' subito sera
7. Salvatore Quasimodo: Rifugio d'uccelli notturni
8. Salvatore Quasimodo: Dove morti stanno ad occhi aperti
9. Salvatore Quasimodo: Isola di Ulisse
10. Salvatore Quasimodo: Alle fronde dei salici
11. Salvatore Quasimodo: Giorno dopo giorno
12. Salvatore Quasimodo: Milano, agosto 1943
13. Salvatore Quasimodo: Uomo del mio tempo
14. Salvatore Quasimodo: Anno Domini MCMXLVII
15. Salvatore Quasimodo: Il mio paese e' l'Italia
16. Salvatore Quasimodo: Ai quindici di Piazzale Loreto
17. Salvatore Quasimodo: Auschwitz
18. Salvatore Quasimodo: Ai fratelli Cervi, alla loro Italia
19. Salvatore Quasimodo: Il muro
20. Salvatore Quasimodo: In questa citta'
21. Salvatore Quasimodo: Ancora dell'inferno
22. Salvatore Quasimodo: Epigrafe per i caduti di Marzabotto
23. Salvatore Quasimodo: Epigrafe per i partigiani di Valenza
24. Segnalazioni librarie
25. La "Carta" del Movimento Nonviolento
26. Per saperne di piu'

1. L'ORA. ENRICO PEYRETTI: TENIAMO VIVA LA COSCIENZA
[Da Enrico Peyretti, maestro dei maestri della cultura della pace, riceviamo e diffondiamo]

Il mondo va male, ma la resistenza umana c'e', umile, silenziosa, forte.
Ma il pericolo e' grande.
Io ho fede che l'umanita' non e' abbandonata a se stessa.
Ma tragedie ce ne sono state e possono essercene ancora, dolorose.
Il nostro lavoro e' resistenza, e' valore.
Teniamo viva la coscienza.

2. L'ORA. PARLA UN VECCHIO

Con oltre mezzo secolo di militanza politica sul groppone, e senza alcun potere che non sia questa facolta' di parola, mi espongo a far la figura dell'ingenuo agli occhi dei potenti e dei loro cortigiani, dicendo quel che penso e che credo pensi ogni persona ragionevole.
Occorre abolire la guerra prima che la guerra abolisca l'umanita'.
Occorre riconoscere che siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Occorre affermare che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre deciderci tutte e tutti a salvare tutte le vite.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
non vi e' nessun problema che non possa essere risolto dialogando.
Uccidere non e' mai la soluzione: convivere e' la soluzione.
*
La nonviolenza e' la politica necessaria.
La nonviolenza e' la scelta prefigurata in tutti - tutti - i grandi codici giuridici e morali.
La nonviolenza e' l'appello unanime di tutte - tutte - le grandi tradizioni di pensiero dell'umanita'.
La nonviolenza e' la via.
*
La nonviolenza sa che anche il potere piu' tirannico e sanguinario ha bisogno di un certo grado di consenso.
Negare il consenso a tutte le stragi e' il primo passo per restare tutte e tutti umani, e' il primo passo per restare tutte e tutti vivi.
Insorgano nonviolentemente tutti i popoli del mondo contro tutti i poteri assassini.
Insorgano nonviolentemente tutti i popoli del mondo per disarmare ogni mano.
Insorgano nonviolentemente tutti i popoli del mondo affinche' l'umanita' possa continuare ad esistere.

3. MEMORIA. DIECI NUOVI CONTRIBUTI POETICI PER LA REALIZZAZIONE DELLA LAPIDE IN MEMORIA DEL POETA ANTIFASCISTA NONVIOLENTO ALFIO PANNEGA DA COLLOCARE SULLA FACCIATA DELLA CASA ADIACENTE PORTA FAUL IN CUI A LUNGO VISSE. E UN INVITO A CHIUNQUE LEGGA QUESTE RIGHE

Diffondiamo alcuni nuovi contributi per la successiva realizzazione (col metodo della "scrittura collettiva" della scuola di Barbiana) della lapide in memoria di Alfio Pannega da collocare sulla facciata della casa adiacente Porta Faul in cui a lungo visse.
*
Un invito
Invitiamo tutte le persone che hanno conosciuto Alfio e gli hanno voluto bene ad inviarci i loro ricordi a questi indirizzi di posta elettronica: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
*
Il prossimo incontro
Sabato 21 giugno presso la "Fattoria di Alice", in strada Tuscanese 20, a Viterbo, per iniziativa delle amiche e degli amici di Alfio in collaborazione con l'Afesopsit ("Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia") che generosamente ci ospita e ci sostiene si svolgera' un incontro in cui da tutti i contributi ricevuti si cerchera' di ricavare un testo unico da proporre al Comune come lapide per ricordare Alfio da collocare sulla facciata della casa in cui visse molti anni, dapprima in solitudine e poi con le sue compagne ed i suoi compagni del centro sociale "Valle Faul" al cui interno la casa si trovava (ricordiamo ancora una volta che "compagna, compagno" e' una parola che deriva dal latino medioevale e significa la persona che condivide il suo pane con le altre persone affinche' nessuno resti senza cibo).
*
Un libro in preparazione
Ricordiamo anche che prosegue la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010 presso la casa editrice Davide Ghaleb.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
*
Con Alfio contro la guerra e tutte le uccisioni, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia dell'intero mondo vivente
Ricordare Alfio significa proseguire la sua lotta nonviolenta per la pace, la solidarieta', la difesa dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 13 giugno 2025

* * *

Dieci nuovi contributi

In questa casa visse
Alfio Pannega,
Persona generosa,
Coscienza ecologica di questa città,
Poeta innamorato,
Amico di ogni forma di vita,
Bello come un bosco.

Alfonso

***

(prima stesura)

Alfio
Nutrito da un incantevole stupore

*

(seconda stesura)

Alfio Pannega
Poeta, antifascista
Ha diffuso l'anima dagli occhi al mondo
Cuore nutrito da incanto
Uomo raro

Andrea

***

Qui riposa Alfio Pannega
un uomo che non inseguì l'effimero,
ma accolse la vita così com'era,
scoprendo nella semplicità
il volto della saggezza

Davide

***

(prima stesura)

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Poeta popolare
Antifascista
Fratello
Bacca rossa fra le spine.

*

(seconda stesura: variazioni)

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Poeta popolare
Antifascista
Fratello
Bacca rossa fra le spine.

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Bacca rossa fra le spine
Poeta popolare
Antifascista
Fratello degli ultimi.

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Poeta del popolo, voce libera
Antifascista, fratello.
Una bacca rossa tra le spine.

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Poeta popolare, antifascista
Fratello degli ultimi
Rosso frutto nato tra le spine.

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Bacca rossa tra le spine
Poeta popolare e spirito libero
Resistente
Fratello di lotte e di sogni giovanili.

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
Poeta del popolo, voce antifascista
Fratello degli ultimi
Una bacca rossa tra le spine.

Giorgio

***

In questa casa visse
Alfio Pannega
Uomo libero
divideva il pane ed i versi
della natura conoscitore
soffiava vento di speranza
per un'umanità più giusta.

Marco e Paola

***

In questa casa visse Alfio Pannega
uomo semplice di spiccato senso morale e umano
gli animali e le piante suoi fratelli da rispettare
amo' la vita fino agli ultimi giorni

Mariella

***

Alfio, uomo del popolo
fiero poeta civile
amore per i compagni, le persone, gli animali
presenza consapevole
lucido testimone

Nicoletta

***

Basta una goccia per trasmettere tutta la memoria dell'oceano
Basta un  fugace sguardo per indovinare una presenza
Basta  un respiro per mescolare  tutta l'aria del mondo
Basta una impronta per riconoscere un passaggio sulla terra
Basta un singolo pensiero per ritrovare Alfio Pannega

Paolo

***

In questa casa lungamente visse
Alfio Pannega
Ha reso fertili terreni e cuori
Ha donato tutto di sé senza finzioni
Fiero compagno antifascista
Padre e figlio di questa dura città
Uomo dallo sguardo limpido come l'acqua.

Sara

***

In questa casa posta nella Valle Faul
lunga "una buona corsa di cavallo, e larga poco meno che la metà"
sede di attività economiche vitali per la città
tra gli orti irrigui che fiancheggiavano il fosso Urcionio
tra felci, pervinche, villucchioni, centauree, borraggini,
gioiose corone di succiamele e impenetrabili canneti
ha vissuto gran parte della propria vita Alfio Pannega
emblema di alacre lavoratore, di libero pensatore e di portatore di pace.

Note
riga 2: Feliciano Bussi "Istoria della città di Viterbo", p. 75.
riga 3: secondo me va contestualizzata la figura di Alfio e la sua casa attigua alle Officine del gas (piena di operai altrettanto alacri e disagiati) e di fronte al mattatoio comunale idem come sopra
riga 5 e 6: Antonelli G., L’Urcionio, in "Latina Gens - Rivista mensile del Lazio, dell'Umbria e della Sabina", Roma, 1930, pp. 387–390.

Silvio

* * *

Riproponiamo anche ancora una volta i testi realizzati dalle e dai partecipanti all'incontro del 7 giugno alla "Fattoria di Alice"

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
poeta popolare
antifascista
strenuo difensore dei diritti umani
custode e innamorato della natura
stella polare per tutti

***

In questa casa lungamente visse
Alfio Pannega
uomo del popolo
simbolo della cultura
che libera dalle costrizioni
in semplicita' e sensibilita'
fiamma d'amore per la natura

***

Qui visse Alfio Pannega
conoscenza nostra che non si nega

***

In questa casa
lungamente visse
Alfio Pannega
poeta antifascista
combattente per la giustizia
per l'umanita' intera

***

In questa casa visse Alfio
era una persona brava
era una persona umile
[qui tre righe che il trascrittore non e' riuscito a decifrare. Chiederemo di farlo all'autore il 21 giugno]
Alfio era amico di tutti
[qui una riga che il trascrittore non e' riuscito a decifrare. Chiederemo di farlo all'autore il 21 giugno]

***

In questa casa lungamente visse
Alfio Pannega
un grande esempio da seguire
per tutti noi

***

In questa casa Alfio
ha abitato e vissuto
con i compagni e le compagne del centro
in particolare Lucianino
Mario Claudio Antonietta
Giselle e tutta la famiglia

Alfio era un signore
di spirito animo e cuore
e di grande spessore umano

***

...
hai respirato l'aria di Galiana
qualcuno certamente te lo disse
...
[il manoscritto e' incompleto e di difficile lettura, ma l'autore - drammaturgo, regista ed attore - ha improvvisato una perfetta ottava a braccio; contiamo quindi che lui stesso la trascrivera' e la mettera' a disposizione]

***

In questa casa lungamente visse
Alfio anima buona e gentile
simbolo
di amore per la natura
di liberta' dei giovani
di amore per la cultura
poeta libero

***

Qui visse Alfio con i suoi cani
grande amico compagno e poeta
con cui ebbi la fortuna di condividere
molti anni della mia vita

Ciao Alfio

***

Alfio Pannega in questa casa visse
donando amore a tutte le persone
agli animali alle piante al mondo intero

***

Questo abbiamo pensato
quando Alfio ci ha lasciato:
speriamo che vada dalla mamma
e possano per sempre stare insieme

***

In questa casa lungamente visse
il grande Alfio Pannega
ti ho conosciuto grazie ai tuoi cantastorie
e adesso anche io ti ricordo
affabile umile generoso di gran cuore
devoto alla cultura alla natura e ai giovani

***

Io non conoscevo Alfio Pannega
e dire qualcosa di lui lo trovo difficile
ma oggi sentendo parlarne ancora
ricordo che era un uomo buono

***

In questa casa visse Alfio Pannega
con noi passeggia ancora mano nella mano
con tanto amore tanta pace e tanta
serenita' ci vuole ancora bene

Alfio sei tra le nostre braccia
Alfio sei tra di noi

***

A uno dei miei padri

Un passo dietro ad un altro passo
a contare la vita dell'orto
curvo come torri centenarie
mani callose abbarbicate
alla Terra, e sudore di Alfio
che alimenta la vita

***

Alfio

che la natura gli animali e le piante
ti accompagnino nel tuo viaggio

e che il ricordo vivo
dei tuoi compagni rimanga nei cuori

salutami il veliero
auguri Alfio

***

In questa casa lungamente visse
Alfio Pannega
che a nessuno nulla negava
con tutti legava e a tutti donava

Resta nel nostro cuore

***

In questa casa lungamente visse
Alfio Pannega
uomo libero compagno combattente

resterai per sempre vivo
in ogni pensiero resistente

***

In questa casa visse lungamente
Alfio Pannega
amante degli animali
- cani e gatti soprattutto -
e delle persone.

Poeta, se aveva un tozzo di pane
lo divideva con il prossimo. Amante
delle piante della natura e della vita.

***

Caro Alfio riposa in pace
perche' noi siamo tutti con te
sperando che Gesu' ti riporti in vita
noi tutti siamo vicino a te
pace e beatitudine

Ciao

***

In questa casa visse il signor Alfio
amante degli animali e delle persone e della vita

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. L'ORA. GIAN MARCO MARTIGNONI: PER LEGGERE ED INTERPRETARE CORRETTAMENTE L'ESITO DELL'APPUNTAMENTO REFERENDARIO DELL'8 E 9 GIUGNO
[Riceviamo e diffondiamo]

Per leggere ed interpretare correttamente l'esito dell'appuntamento referendario dell'8 e 9 giugno, e' innanzitutto necessario sgombrare il campo dai giudizi  liquidatori e trionfalistici del centro-destra, ma anche dal politicismo di quanti nel centro-sinistra, pur non avendoli promosso i referendum, hanno cercato di piegarli in una contingente funzione anti-governativa. Non era questo l’obiettivo dei promotori dei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, poiche' la rivendicazione dell'uguaglianza nelle condizioni di lavoro e di vita, nonche' di una maggiore accoglienza degli stranieri nella nostra societa', si collocava e si colloca in un orizzonte che oggettivamente trascende il quadro normativo vigente.
Pertanto, in confronto ai referendum che si sono svolti nell'ultimo ventennio nel nostro paese, il dato del 30,6 dell'elettorato che ha partecipato a questa consultazione, pur non avendo raggiunto il quorum, e' tutt'altro che trascurabile, in quanto prendendo a riferimento i 12,226.456 votanti per il si' sul  primo  quesito sul lavoro, e' inequivocabile il messaggio che e' stato inviato al paese e all'insieme delle forze politiche, in particolare a quelle del centro-sinistra.
Infatti, procedendo con ordine, la sollecitazione del centro-destra a disertare le urne per non raggiungere il quorum, al di la' dell'apparente furbizia, non e' certo un segnale di forza, bensi' di una palese debolezza politica.
Sostanzialmente il modello neoliberista, che ha deregolamentato i rapporti di lavoro dal 1997 ad oggi, di fatto ha concorso ad accentuare il declino economico, sociale e culturale del nostro paese, come tutti i rapporti Istat o in chiave Ocse attestano rispetto agli indicatori salariali o della poverta' lavorativa crescente, al di la' della ingannevole retorica  utilizzata quotidianamente da Giorgia Meloni.
Percio' i paladini del motto "le imprese devono essere lasciate libere di operare" per permettere la crescita del paese, si sono dimostrati pavidi ed incapaci nel  difendere, con argomentazioni serie e fondate, un modello palesemente fallimentare in uno serio confronto politico, come ha ben sottolineato l'economista Emiliano Brancaccio su "Il manifesto" del 7 giugno.
Anzi, hanno scelto deliberatamente l'oscuramento mediatico dei contenuti dei referendum, nonostante i richiami dell'Agcom.
Di conseguenza le proposte avanzate dalla Cgil non decadono, ne' possono essere liquidate come passatiste, ma rimangono a disposizione per le eventuali modifiche della legislazione del lavoro, qualora un quadro politico di tutt'altra natura intendesse procedere sulla base del dettato costituzionale, in particolare facendo riferimento agli articoli che nel Titolo  terzo, denominato Rapporti Economici, vanno dal 35 al 47.
In questa direzione la coerenza delle formazioni del centro-sinistra sara' chiamata a rispondere alla domanda sociale che si e' espressa con forza nei seggi del nostro paese.
E' stata, per quanto mi riguarda, in qualita' di rappresentate di lista, un'esperienza esaltante vedere nelle giornate di domenica e di lunedi' l'impressionante fiumana delle nuove generazioni, anche di cittadinanza acquisita, che si e' riversata nei seggi della mia citta'.
Quando nella prima mattina di domenica una signora mi ha detto che i suoi figli, alla prima esperienza elettorale, sarebbero andati a votare convintamente per il si' alla cittadinanza, per darla ai loro compagni di classe o di lavoro, mi si e' aperto il cuore dalla speranza, poiche' ho compreso che il razzismo, che e' stato instillato anche da chi ricopre ruoli istituzionali in questo lungo e doloroso trentennio, e' gia' seppellito nelle menti di quanti abiteranno il prossimo futuro.

6. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ED E' SUBITO SERA
[Riproponiamo ancora una volta i seguenti versi di Salvatore Quasimodo.
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) e' tra i maggiori poeti del Novecento; lo ricordiamo con gratitudine per la sua opera di poeta, di testimone e di lottatore per la dignita' umana e la liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi. Tra le opere di Salvatore Quasimodo: Poesie e discorsi sulla poesia, Mondadori, Milano 1971, 2012; oltre l'opera in versi si legga almeno anche Il poeta e il politico e altri saggi, Mondadori, Milano 1967. Tra le opere su Salvatore Quasimodo, per una prima introduzione: Giuseppe Zagarrio, Salvatore Quasimodo, La Nuova Italia, Firenze 1969, 1974; Gilberto Finzi, Invito alla lettura di Salvatore Quasimodo, Mursia, Milano 1972, 1976; Mirko Bevilacqua (a cura di), La critica e Quasimodo, Cappelli, Bologna 1976]

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed e' subito sera.

7. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: RIFUGIO D'UCCELLI NOTTURNI

In alto c'e' un pino distorto;
sta intento ed ascolta l'abisso
col fusto piegato a balestra.

Rifugio d'uccelli notturni,
nell'ora piu' alta risuona
d'un battere d'ali veloce.

Ha pure un suo nido il mio cuore
sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.

8. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: DOVE MORTI STANNO AD OCCHI APERTI

Seguiremo case silenziose
dove morti stanno ad occhi aperti
e bambini gia' adulti
nel riso che li attrista,
e fronde battono a vetri taciti
a mezzo delle notti.

Avremo voci di morti anche noi,
se pure fummo vivi talvolta
o il cuore delle selve e la montagna,
che ci sospinse ai fiumi,
non ci volle altro che sogni.

9. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ISOLA DI ULISSE

Ferma e' l'antica voce.
Odo risonanze effimere,
oblio di piena notte
nell'acqua stellata.

Dal fuoco celeste
nasce l'isola di Ulisse.
Fiumi lenti portano alberi e cieli
nel rombo di rive lunari.

Le api, amata, ci recano l'oro:
tempo delle mutazioni, segreto.

10. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

11. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: GIORNO DOPO GIORNO

Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue
e l'oro. Vi riconosco, miei simili, mostri
della terra. Al vostro morso e' caduta la pieta'
e la croce gentile ci ha lasciati.
E piu' non posso tornare nel mio eliso.
Alzeremo tombe in riva al mare, sui campi dilaniati,
ma non uno dei sarcofaghi che segnano gli eroi.
Con noi la morte ha piu' volte giocato:
s'udiva nell'aria un battere monotono di foglie
come nella brughiera se al vento di scirocco
la folaga palustre sale sulla nube.

12. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: MILANO, AGOSTO 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la citta' e' morta.
E' morta: s'e' udito l'ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l'usignolo
e' caduto dall'antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno piu' sete.
Non toccate i morti, cosi' rossi, cosi' gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la citta' e' morta, e' morta.

13. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
e' giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

14. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ANNO DOMINI MCMXLVII

Avete finito di battere i tamburi
a cadenza di morte su tutti gli orizzonti
dietro le bare strette alle bandiere,
di rendere piaghe e lacrime a pieta'
nelle citta' distrutte, rovina su rovina.
E piu' nessuno grida: "Mio Dio
perche' m'hai lasciato?". E non scorre piu' latte
ne' sangue dal petto forato. E ora
che avete nascosto i cannoni fra le magnolie,
lasciateci un giorno senz'armi sopra l'erba
al rumore dell'acqua in movimento,
delle foglie di canna fresche tra i capelli
mentre abbracciamo la donna che ci ama.
Che non suoni di colpo avanti notte
l'ora del coprifuoco. Un giorno, un solo
giorno per noi, padroni della terra,
prima che rulli ancora l'aria e il ferro
e una scheggia ci bruci in piena fronte.

15. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IL MIO PAESE E' L'ITALIA

Piu' i giorni s'allontanano dispersi
e piu' ritornano nel cuore dei poeti.
La' i campi di Polonia, la piana di Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, la' i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri gia' morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
la' Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; la' Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese e' l'Italia, o nemico piu' straniero,
e io canto il suo popolo e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.

16. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AI QUINDICI DI PIAZZALE LORETO

Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
Soncini, Principato, spente epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
Gasparini? Foglie d'un albero
di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
O caro sangue nostro che non sporca
la terra, sangue che inizia la terra
nell'ora dei moschetti. Sulle spalle
le vostre piaghe di piombo ci umiliano:
troppo tempo passo'. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono morte
le bandiere straniere sulle porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi vivi.
La nostra non e' guardia di tristezza,
non e' veglia di lacrime alle tombe;
la morte non da' ombra quando e' vita.

17. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AUSCHWITZ

Laggiu', ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
amore, lungo la pianura nordica,
in un campo di morte: fredda, funebre,
la pioggia sulla ruggine dei pali
e i grovigli di ferro dei recinti:
e non albero o uccelli nell'aria grigia
o su dal nostro pensiero, ma inerzia
e dolore che la memoria lascia
al suo silenzio senza ironia o ira.

Tu non vuoi elegie, idilli: solo
ragioni della nostra sorte, qui,
tu, tenera ai contrasti della mente,
incerta a una presenza
chiara della vita. E la vita e' qui,
in ogni no che pare una certezza:
qui udremo piangere l'angelo il mostro
le nostre ore future
battere l'al di la', che e' qui, in eterno
e in movimento, non in un'immagine
di sogni, di possibile pieta'.
E qui le metamorfosi, qui i miti.
Senza nome di simboli o d'un dio,
sono cronaca, luoghi della terra,
sono Auschwitz, amore. Come subito
si muto' in fumo d'ombra
il caro corpo d'Alfeo e d'Aretusa!

Da quell'inferno aperto da una scritta
bianca: "Il lavoro vi rendera' liberi"
usci' continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all'alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all'acqua con la bocca
di scheletro sotto le docce a gas.
Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d'animali,
o sei tu pure cenere d'Auschwitz,
medaglia di silenzio?
Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d'ebrei: sono reliquie
d'un tempo di saggezza, di sapienza
dell'uomo che si fa misura d'armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.

Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pieta', sotto la pioggia,
laggiu', batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte.

18. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AI FRATELLI CERVI, ALLA LORO ITALIA

In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pieta', sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra e' bella
d'uomini e d'alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d'antiche meditazioni.

Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d'amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi.

Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento dal navigante
dell'isola lontana. E il ramo d'ulivo e' sempre ardente.

Anche qui dividono in sogni la natura,
vestono la morte e ridono i nemici
familiari. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d'amore e solitudine, nei confusi
dolori di lente macine e di lacrime.
Nel mio cuore fini' la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella citta' lombarda.

Ma io scrivo ancora parole d'amore,
e anche questa e' una lettera d'amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi
non alle sette stelle dell'Orsa: ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d'amore nel silenzio.
Non sapevano soldati filosofi poeti
di questo umanesimo di razza contadina.
L'amore, la morte, in una fossa di nebbia appena fonda.

Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue.

19. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IL MURO

Contro di te alzano un muro
in silenzio, pietra e calce pietra e odio,
ogni giorno da zone piu' elevate
calano il filo a piombo. I muratori
sono tutti uguali, piccoli, scuri
in faccia, maliziosi. Sopra il muro
segnano giudizi sui doveri
del mondo, e se la pioggia li cancella
li riscrivono, ancora con geometrie
piu' ampie. Ogni tanto qualcuno precipita
dall'impalcatura e subito un altro
corre al suo posto. Non vestono tute
azzurre e parlano un gergo allusivo.
Alto e' il muro di roccia,
nei buchi delle travi ora s'infilano
gechi e scorpioni, pendono erbe nere.
L'oscura difesa verticale evita
da un orizzonte solo i meridiani
della terra, e il cielo non lo copre.
Di la' da questo schermo
tu non chiedi grazia ne' confusione.

20. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IN QUESTA CITTA'

In questa citta' c'e' pure la macchina
che stritola i sogni: con un gettone
vivo, un piccolo disco di dolore
sei subito di la', su questa terra,
ignoto in mezzo ad ombre deliranti
su alghe di fosforo funghi di fumo:
una giostra di mostri
che gira su conchiglie
che si spezzano putride sonando.
E' in un bar d'angolo laggiu' alla svolta
dei platani, qui nella metropoli
o altrove. Su, gia' scatta la manopola.

21. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ANCORA DELL'INFERNO

Non ci direte una notte gridando
dai megafoni, una notte
di zagare, di nascite, d'amori
appena cominciati, che l'idrogeno
in nome del diritto brucia
la terra. Gli animali i boschi fondono
nell'Arca della distruzione, il fuoco
e' un vischio sui crani dei cavalli,
negli occhi umani. Poi a noi morti
voi morti direte nuove tavole
della legge. Nell'antico linguaggio
altri segni, profili di pugnali.
Balbettera' qualcuno sulle scorie,
inventera' tutto ancora
o nulla nella sorte uniforme,
il mormorio delle correnti, il crepitare
della luce. Non la speranza
direte voi morti alla nostra morte
negli imbuti di fanghiglia bollente,
qui nell'inferno.

22. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: EPIGRAFE PER I CADUTI DI MARZABOTTO

Questa e' memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del piu' vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesserling
e dai loro soldati di ventura
dell'ultima servitu' di Salo'
per ritorcere azioni di guerra partigiana.

I milleottocentotrenta dell'altipiano
fucilati e arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto
il civile consenso
per governare anche il cuore dell'uomo,
non chiede compianto o ira
onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua brigata
piegarono piu' volte
i nemici della liberta'.

La loro morte copre uno spazio immenso,
in esso uomini d'ogni terra
non dimenticano Marzabotto
il suo feroce evo
di barbarie contemporanea.

23. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: EPIGRAFE PER I PARTIGIANI DI VALENZA

Questa pietra
ricorda i Partigiani di Valenza
e quelli che lottarono nella sua terra,
caduti in combattimento, fucilati, assassinati
da tedeschi e gregari di provvisorie milizie italiane.
Il loro numero e' grande.
Qui li contiamo uno per uno teneramente
chiamandoli con nomi giovani
per ogni tempo.
Non maledire, eterno straniero nella tua patria,
e tu saluta, amico della liberta'.
Il loro sangue e' ancora fresco, silenzioso
il suo frutto.
Gli eroi sono diventati uomini: fortuna
per la civilta'. Di questi uomini
non resti mai povera l'Italia.

24. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Rudolf Arnheim, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano 1962, 1997, pp. 416.
*
Maestri
- Herbert Marcuse, Eros e civilta', Einaudi, Torino 1964, 1974, pp. 288.
- Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967, 1975, pp. 272.

25. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

26. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5598 del 16 giugno 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com