[Nonviolenza] Telegrammi. 5573



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5573 del 22 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
2. Gian Marco Martignoni: Votiamo "Si'" ai referendum per difendere i diritti di tutte e tutti
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Altri amici (Andrea Araceli, Davide Ghaleb, Enrico Mezzetti) ricordano Alfio Pannega, poeta e militante antifascista nonviolento. Il 25 e il 31 maggio due nuove iniziative di commemorazione mentre prosegue la raccolta di fondi per la pubblicazione del libro
5. Tre minime descrizioni della nonviolenza e cinque perorazioni per il disarmo
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO

Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.

2. L'ORA. GIAN MARCO MARTIGNONI: VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM PER DIFENDERE I DIRITTI DI TUTTE E TUTTI

Quando la Cgil ha deciso di intraprendere il percorso referendario su quattro quesiti legati alle condizioni materiali e di vita del mondo del lavoro, tutta l'organizzazione era consapevole delle difficolta' che si sarebbero determinate con l'avvicinarsi della scadenza elettorale, anche se nell'estate del 2024 la mobilitazione per la raccolta delle firme si era conclusa con un esito in milioni di firme decisamente positivo.
Ma in un contesto segnato da una manifesta delegittimazione da parte del governo di centro-destra delle organizzazioni sindacali che non condividono il suo programma, l'assenza di qualsiasi tavolo di concertazione e una profonda divisione strategica con la Cisl, che ha tributato un'ovazione a Giorgia Meloni nell'ultima Assemblea Nazionale che ha sancito l'elezione a segretaria generale di Daniela Fumarola in sostituzione di Luigi Sbarra, l'opportunita' e la necessita' di una inversione di tendenza rispetto ai reiterati processi di mercificazione e frantumazione del mondo del lavoro e' stata valutata come una scommessa difficile ma non impossibile.
In questa direzione e' significativo il fatto che molte associazioni della societa' civile, riunite nel progetto "La via maestra", abbiano condiviso e supportato l'azione intrapresa dalla Cgil.
Nel merito i quattro quesiti coinvolgono materialmente milioni di lavoratori e lavoratrici, perche', in ragione di una serie di normative cumulatesi nel tempo che hanno progressivamente destrutturato il diritto del lavoro, essi sono impossibilitati ad esercitare "un'attivita' o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituali della societa'", come recita l'articolo  4 della Costituzione, in quanto e' stato leso il primo comma dell'articolo 3, ovvero "Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni... di condizioni personali e sociali".
Pertanto, la finalita' di questi quesiti e' orientata a rilegittimare quanto e' sancito nel secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, che limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione... all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Infatti, dall'introduzione del Jobs Act di Matteo Renzi del 7 marzo 2015 in un decennio sono ben 3,5 milioni i lavoratori e lavoratrici occupati nelle aziende con piu' di 15 dipendenti che nel caso di licenziamento illegittimo possono godere  solo di un indennizzo monetario, a differenza dei colleghi assunti in precedenza che sulla base dell'articolo 18, riformato dal governo Monti nel 2012, possono optare tra il reintegro del posto di lavoro o l'indennizzo.
Il primo quesito con l'abolizione della legge vigente si pone l'obiettivo della opzione anche del reintegro del lavoratore o della lavoratrice nel caso che il giudice dichiari ingiusta e infondata l'interruzione del rapporto.
Per quanto riguarda invece i 3 milioni e 700.000 lavoratori e lavoratrici che lavorano nelle imprese con meno di 16 dipendenti, costoro attualmente hanno diritto solo ad una indennita' che oscilla sulla base dell'anzianita' tra le due e mezza e le sei mensilita' nel caso di un licenziamento illegittimo.
Il secondo quesito, considerato lo stato di soggezione del lavoratore o della lavoratrice nei confronti del titolare dell'impresa, intende abrogare questo limite massimo, per aumentare sul piano della deterrenza l'indennizzo anche sulla base dei carichi famigliari e la capacita' finanziaria dell'azienda.
Al contempo il terzo quesito affronta la condizione dei 2 milioni e 300.000 lavoratori e lavoratrici assunti con un contratto a tempo determinato, fino ad un massimo di 12 mesi, senza la specificazione dalla causale.
Al fine di rendere il lavoro piu' stabile il sopracitato quesito intende ripristinare l'obbligo del ricorso alle causali per il ricorso al tempo determinato.
Infine, con il quarto quesito si intende intervenire per abrogare le norme che impediscono nel caso di infortunio nella giungla degli appalti e dei sub-appalti l'estensione della responsabilita' in particolare all'imprenditore committente.
La questione della sicurezza e della prevenzione e' tutti i giorni oggetto della cronaca, poiche' sono state 1.040 le morti nel 2024 e oltre 500.000 le denunce per infortunio sul lavoro.
Detto cio', stante la frantumazione intervenuta nella composizione della forza lavoro, e necessario ripristinare una certa sfera dei diritti, perche', come ha sostenuto Luigi Ferrajoli su "Il Manifesto" del primo maggio, sono essenziali per rilanciare "quella solidarieta' sulla quale si basa la soggettivita' politica del movimento operaio".
Senonche' l'impresa e' tutt'altro che semplice, in quanto, come era prevedibile, il centro-destra ha scelto la via dell'astensione per sabotare il raggiungimento del quorum.
D'altronde, per Giorgia Meloni "le imprese devono essere lasciate libere di operare", per permettere la crescita del paese. Che poi questa liberta' d'azione comporti la svalorizzazione del fattore lavoro non e' una questione che preoccupa il centro-destra, semmai chiama in causa quelle forze della sinistra che, a partire dal pacchetto Treu del 1997, hanno aperto la strada alla deregolamentazione delle condizioni di accesso e di permanenza nel mercato del lavoro.
Se poi consideriamo che un presunto progressista come Tito Boeri, su "La Stampa" del 3 maggio, ha sostenuto "che questi referendum sul lavoro sono antistorici", mentre per Daniela Fumarola, sempre su "La Stampa" del 5 maggio, "Il referendum e' uno strumento sbagliato nel merito e nel metodo", e' evidente come anche gli organi di stampa della borghesia italiana concorrano a svuotare di senso, delegittimandola, questa tornata referendaria.
Altresi', se e' vero che la macchina organizzativa della Cgil sta dispiegando tutte le sue forze per portare al voto il maggior numero possibile di elettori ed elettrici, non possiamo sottacere come il binomio de-politicizzazione delle masse e de-sindacalizzazione della forza lavoro, affermatosi per tante ragioni in questo trentennio nel nostro paese sulla scia di un pernicioso individualismo, pesa come un macigno rispetto ad un esito referendario positivo, oltre al perdurante silenzio informativo dei canali televisivi, nonostante i richiami dell'Agcom.

3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. MEMORIA. ALTRI AMICI (ANDREA ARACELI, DAVIDE GHALEB, ENRICO MEZZETTI) RICORDANO ALFIO PANNEGA, POETA E MILITANTE ANTIFASCISTA NONVIOLENTO. IL 25 E IL 31 MAGGIO DUE NUOVE INIZIATIVE DI COMMEMORAZIONE MENTRE PROSEGUE LA RACCOLTA DI FONDI PER LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO

Proponiamo alcuni altri ricordi di Alfio Pannega, il poeta e militante antifascista nonviolento di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita.
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Ricordiamo anche le prossime iniziative pubbliche in sua memoria: il 25 e il 31 maggio.
- Domenica 25 maggio nel corso del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" per iniziativa di "Viterbo con amore" sara' allestito uno stand dedicato, esposta una mostra fotografica e realizzata un'iniziativa in memoria di Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Domenica 25 maggio, nell'ambito del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" con inizio alle ore 11 a Valle Faul presso il Bic Lazio (ex-mattatoio, via Faul n. 20-22) "Viterbo con amore" propone varie attivita' dedicate al ricordo di Alfio: da una mostra multimediale a un reading di poesia, a un incontro di testimonianza.
- Sabato 31 maggio nel corso del consueto incontro settimanale dell'Afesopsit ("Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia") presso la "Fattoria di Alice" (strada Tuscanese n. 20, Viterbo) sara' ricordato Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Dalle ore 13 alle ore 15 si terra' una riunione per organizzare le prossime iniziative promossa dalle amiche e dagli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita. L'incontro conviviale e di solidarieta' si prolunghera' per l'intera giornata.
A tutti gli incontri ogni persona interessata e' invitata a partecipare.
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Ricordiamo anche che la casa editrice Davide Ghaleb ha avviato la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
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Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 21 maggio 2025
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Andrea Araceli ricorda Alfio Pannega
Vedo Alfio per la prima volta quando sono molto giovane, adolescente credo, girare con il carretto lungo, una sorta di carriola adatta a caricare grandi fogli di cartone, fuori ed intorno le giostre che sostavano nel polveroso parcheggio di Valle Faul. Alcuni ragazzi mi dicono quello è Alfio, e lo chiamavano "Alfiè!". Un po' per provocarlo, un po' per prenderlo in giro, lo canzonavano; ma la sua risposta non si adeguava alla provocazione o alla presa in giro, proseguiva dignitoso nel suo lavoro di raccolta davvero al di sopra delle canzonature, dell'allegria - diciamo cosi - dei ragazzi, dei ragazzacci. Alfio comprendeva e questo mi colpì,  eravamo noi a non capire, eravamo ancora informi, immaturi, viziati dal benessere (almeno io), inconsapevoli dei rivoli tortuosi delle vite.
Poteva solo aspettarci Alfio, aspettare che comprendessimo, forse alcuni e altri no.
E' stato cosi che lo vidi la prima volta ed erano sicuramente gli anni '80; e poi a parte incontri casuali, fu negli anni '90 e fino alla sua scomparsa che Alfio divenne una presenza più definita nei miei anni, sono gli anni della storia del CSOA Valle Faul.
E' storia nota come comparve la mattina dell'11 luglio 1993 ai primi coraggiosi e alle prime coraggiose occupanti dell'ex gazometro Camuzzi: lui viveva lì nella casa affiancata a porta Faul da anni ormai, e ritrovare intorno a sé lo spirito di quelle idee, di quelle intenzioni generazionali, fu una reciproca fortuna credo.
Del centro sociale Alfio era, insieme agli e alle occupanti più determinati, una sorta di custode non solo politico, ma epico direi: la sua aspirazione poetica, la declamazione dei canti della commedia di Dante, le poesie di natale, le ottave rime così improvvise a commento di occasioni e ricorrenze di genere diverso, la conoscenza di tutte le erbe, le piante, le erbacce preziose che crescevano lì nella valle, ne facevano davvero un custode intimo, il più prossimo e radicato di tutti noi a quella terra, a quella Viterbo che non esiste più. Talvolta mi offrivo di tagliare l'erba nel mese di maggio lì al centro e Alfio mi indicava dove risparmiare dallo sfalcio il finocchio, la cicoria, il tasso barbasso e altro ancora che assolutamente non avrei riconosciuto.
Il rapporto di Alfio con la città di Viterbo mi pare essere stato quello di chi sapeva leggere i segni di un alfabeto nei suoi graffi, nel suo selciato, nelle sue piazze, nei tagli di luce e nelle ombre, come nei suoni del dialetto, quello di qualcuno che possiede la traduzione del libro di un luogo. Alfio camminava claudicante sulle pagine di queste righe certamente fatte di ricordi di grande sacrificio e amore allo stesso tempo. Le percorreva con il suo bastone, con Gighen il cane, dalla valle al centro. E' stata generosa la città di Viterbo con Alfio, mi chiedo oggi? Mi viene da pensare che come noi giovani e inconsapevoli non eravamo arrivati a Lui, in questo hanno mancato di comprensione anche le istituzioni.
Alfio fervido e naturale antifascista, il fascismo "birbaccione", arrogante, violento, borghese, saccente, classista, razzista, supponente, sia quello storico che conobbe da giovanissimo sia quello riciclato nelle maglie della politica viterbese e sia quello che si manifestava, come talvolta è accaduto, alle porte del centro occupato in forme aggressive e violente da spedizione punitiva.
Alfio ha abbracciato la Nonviolenza senza sforzo credo, per caduta naturale direi, come risonanza naturale della sua essenza. Non poteva essere diversamente per chi come lui amava "il creato" nelle sue manifestazioni, negli animali, nelle piante, negli elementi, nella stagione e nella tensione che la poesia stende su tutto questo.
Alfio era poeta, questo mi ha insegnato, avvicinarsi alla vita, ed esserci come in un dono effimero ma intenso, avere bisogno di poco, talvolta di niente; mi ha insegnato che il nutrimento è altrove, è nel tempo che scorre rimanendo presenti, nell'essere generosi, nel "fare il bene e disperderlo nel mare". Credo lui abbia incarnato nella sua vita questa essenza e anche questa senza sforzo, per una caduta naturale, ma con sacrificio senza dubbio e sofferenze.
Chi ha avuto la fortuna di vivere in modi certamente diversi l'esperienza del CSOA Valle Faul non può che portare con sé questa lezione. Oltre talvolta la spinta intellettuale di una lotta politica, il confronto collettivo fatto di dialettica talvolta inintelligibile ma c'era il controcanto di Alfio che riportava le stesse questioni discusse ad un livello di vita reale, non di dialettica cerebrale, ma all'essenziale; lo si ascoltava, qualcuno e forse anche io, lo archiviava come poco "strutturato" o semplice, in realtà e negli anni e me ne accorgo ora, quello che Alfio commentava era vero. Quello che Alfio diceva, declamava, o incarnava era vero. Era una verità, e come tale, e per natura, fuggevole, impermanente e manifesta.
Ad oggi in questi giorni di ricordo sono grato di essere tra quelli che dalla canzonatura sono spero arrivati invece a comprendere Alfio; tutti i ricordi e le parole che lo ricordano mi commuovono rigandomi il viso di lacrime, per quegli anni trascorsi con i compagni e le compagne del Valle Faul, con quelli che se ne sono andati: come Mario che con Alfio ha stretto un'amicizia intensa e che nelle foto ne ha colto l'anima profonda; con Claudio che ne ha condiviso la casa.
La bella scritta "via i fascisti da Valle Faul" segnava la strada davanti all'ex mattatoio.
Ci vorrà e ci servirà ancora la tua forza e il tuo esempio Alfio Pannega. Ci servirà sempre, e te ne sono grato.
Essi serio vota Alfio sindaco.
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Davide Ghaleb ricorda Alfio Pannega
Ho incontrato Alfio Pannega solo due volte: la prima in occasione dell'uscita del suo libro, al Biancovolta sede dell'ARCI; la seconda al Palazzo comunale, a Viterbo, quando gli fu conferita una targa che rifiutò con una dignità impareggiabile.
In entrambe le occasioni realizzai numerose fotografie, che in seguito sono servite a tramandare la sua memoria e il suo ricordo. Poi arrivò quel fatidico 2010: la morte. Non riuscii a scattare quasi nulla, se non una fotografia della bara, con accanto Peppe Sini. L'emozione era stata troppo forte. Rimanemmo impietriti dalle parole dei presenti e dall'atmosfera triste.
Alfio Pannega è rimasto una presenza viva negli anni successivi, grazie alle presentazioni itineranti del suo libro e ai numerosi spettacoli teatrali di Pietro Benedetti. Lo abbiamo portato con noi in molti luoghi: raccontato, cantato, letto. Tutto questo è stato possibile grazie ai compagni de La Banda del Racconto: in primis Antonello Ricci e Pietro Benedetti, che ogni volta riesce a farlo rivivere sulla scena, ma anche Michela Benedetti, Sara Grimaldi, Olindo Cicchetti, Alfonso Prota, Marco D'Aureli e Stefano Frateiacci.
Dalle numerose testimonianze orali e scritte emerge l'immagine di un uomo del popolo, dotato di un'intelligenza di strada capace di narrare storie di vita, politica, giustizia, ma anche arte, poesia e letteratura. Rimane alla storia la sua declamazione dei versi - a memoria - della Divina Commedia, nella Sala consigliare del Comune di Viterbo.
Ha tramutato la sua povertà nella capacità di resistere, di adattarsi, per proiettarsi nella solidarietà verso gli altri. Ci ha insegnato la gentilezza di condividere quel poco che si ha e la consapevolezza che il valore umano non si misura con ciò che si possiede, ma con ciò che si è.
Alfio è stato un uomo saggio e umile, come ce ne sono pochi oggi. È per questo che è nato libero, ed è morto altrettanto libero.
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Enrico Mezzetti ricorda Alfio Pannega
Ci sono uomini che non muoiono mai, uomini che si fissano nella memoria collettiva e via via nel corso del tempo si trasformano in personaggi, miti, leggende.
Ci sono uomini la cui memoria collettiva dà conforto a ciascuno di noi nel travaglio del vivere quotidiano, rompe la nostra solitudine, il nostro disorientamento esistenziale e ci fa sentire parti di un comune destino di fratellanza.
Ecco allora che a distanza di tanti anni dalla sua morte sorge, quasi per germinazione spontanea, un movimento, una sollevazione di uomini liberi che reclamano e rivendicano la memoria di Alfio, come un bisogno, come una bandiera carica di senso, intorno alla quale raccogliersi.
Alfio era un uomo che viveva come parlava; indifferente alle convenzioni, esprimeva un'etica della coerenza e del bene in un mondo sempre più dominato dalle apparenze.
Padrone, sovrano di sé stesso, rispettava tutti, ma non era soggetto o assoggettato a nessuno; capace di rapportarsi alle autorità e agli uomini di potere con naturalezza, senza alcun servilismo o ipocrita ossequio.
Da questo punto di vista era un cittadino moderno, così come delineato dalla nostra Carta Costituzionale, democratica e antifascista.
Non suddito, appunto, ma cittadino attivo e sovrano, consapevole della propria inviolabile e connaturata dignità di uomo.
Nel mio immaginario, rapporto Alfio a Diogene di Sinope, il filosofo greco amico dei cani, di cui un aneddoto narra che al grande Alessandro Magno, che andò a fargli visita mentre lui era disteso al sole e che gli chiese se avesse bisogno di qualcosa, rispose: "Sì, stai un po' fuori dal mio sole, perché mi fai ombra".
Al che, sempre secondo un altro aneddoto, Alessandro Magno commentò: "Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene".
Ecco: a mio avviso, una ragione del fascino di Alfio è che ognuno di noi, almeno in un angolo della propria mente, vorrebbe uscire dalla propria prigione individuale ed essere Alfio, un uomo cioè libero da convenzioni, da bisogni e necessità artificiosi e dalla dipendenza che questi provocano.
L'Alfio poeta, l'amante di Dante, del canto in ottava rima, dei libri e della cultura; il conoscitore di tutte le erbe di campo; l'ecologista ante litteram raccoglitore di cartoni e di ciò che la nostra società chiama "rifiuti"; l'amante della convivialità, capace di incontrarsi e naturalmente confondersi, senza alcun disagio, senza alcuna pretesa o forma di paternalismo e nel contempo diventandone il simbolo, con una generazione utopica che ha occupato uno stabile in disuso e abbandonato per costruirci una comunità "altra", fatta di uomini liberi.
Alfio: c'è qualcosa di nuovo, anzi di antico nella sua vita e nella sua leggenda.
Enrico Mezzetti, presidente dell'ANPI provinciale di Viterbo
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Appendice: Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci, Alfonso Prota e Valentino Costa): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha con forte empatia sovente rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5570, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.

5. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA E CINQUE PERORAZIONI PER IL DISARMO

I. Tre minime descrizioni della nonviolenza

1. La nonviolenza non indossa il frac

La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.

E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.

Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.

La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.

Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.

Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.

La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.

*

2. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

*

3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

* * *

II. Cinque perorazioni per il disarmo

1. La prima politica e' il disarmo

La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite

Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi

Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni

Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi

Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite

Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere

*

2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

*

3. In quanto le armi

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

*

4. Del non uccidere argomento primo

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

*

5. Poiche' vi e' una sola umanita'

Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.

Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.

Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.

Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.

Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.

Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.

La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Vittorino Andreoli, Genesi. L'evoluzione della mente, Rcs, Milano 2025, pp. 140, euro 6,99.
- Giorgio Cortenova, Modigliani, Giunti-Rcs, Firenze-Milano 2025, pp. 128, euro 9,90.
*
Riedizioni
- Nagira Yuu, Luna nomade, Atmosphere, Roma 2022, Rcs, Milano 2025, pp. 400, euro 9,99 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Kyung-Sook Shin, Prenditi cura di lei, Neri Pozza, Vicenza 2011, Gedi, Torino 2025, pp. 208, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
*
Maestri
- Ernst Bloch, Il principio speranza, Garzanti, Milano 1994, 3 voll. per complessive pp. XXXVIII + 1628.
- George Steiner, La lezione dei maestri, Garzanti, Milano 2004, pp. 182.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5573 del 22 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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