[Nonviolenza] Telegrammi. 5554



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5554 del 3 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Salvare le vite
2. "Per Alfio Pannega": due contributi di Mauro Galeotti e di Paolo Arena; una cronologia sommaria; prossime iniziative
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. L'ORA. SALVARE LE VITE

Cosa attende ancora l'umanita' intera ad insorgere nonviolentemente per far cessare tutte le guerre, tutte le stragi, tutte le uccisioni?
Cosa attende ancora l'umanita' intera ad insorgere nonviolentemente per salvare tutte le vite umane che oggi vengono distrutte da poteri folli e scellerati?

2. AMICIZIE. "PER ALFIO PANNEGA": DUE CONTRIBUTI DI MAURO GALEOTTI E DI PAOLO ARENA; UNA CRONOLOGIA SOMMARIA; PROSSIME INIZIATIVE

Carissime e carissimi,
vi invio due contributi alla commemorazione di Alfio Pannega:
a) il ricordo di Mauro Galeotti, che verra' letto il pomeriggio dell'8 maggio all'incontro presso lo "Spazio giovani" in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo;
b) il ricordo di Paolo Arena pubblicato anni fa su una rivista locale e che costituisce ancor oggi uno degli interventi piu' perspicui sulla figura, il pensiero e l'azione di Alfio.
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Aggiungo una cronologia sommaria delle principali iniziative di commemorazione di Alfio che si sono svolte nei mesi di febbraio, marzo e aprile di quest'anno.
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In cauda, more solito, la segnalazione delle prossime iniziative, a cominciare da quelle del 5 e dell'8 maggio, e una minima notizia su Alfio Pannega.
Un abbraccio,
P.
Vetralla, 2 maggio 2025
Mittente: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
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Mauro Galeotti; Alfio nel cuore
[Anticipiamo l'intervento scritto da Mauro Galeotti come contributo all'incontro in memoria di Alfio Pannega che si terra' nel pomeriggio dell'8 maggio 2025 con inizio alle 15,30 presso lo "Spazio giovani" in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore"]
Erano gli anni che vanno dal 1965, quando avevo 14 anni, alla fine degli anni '70 il periodo della mia frequentazione con mio padre Vinicio, nella Chiesa di santa Croce sulla Valle di Faul, sconsacrata dagli inizi del 1900 quando fu adibita a magazzino per la conservazione della canapa e poi a deposito e smistamento della carta da macero.
Era un grande ambiente dove il titolare Ferdinando Puccioni, detto Fiore, amico di mio padre e poi anche mio, raccoglieva carta di ogni genere, giornali, riviste, libri, cartoni, scatole, ma quello che animava la ricerca, di mio padre e mia, era quando la Croce Rossa Italiana portava interi archivi di enti pubblici o di privati o anche quando i Comuni, per avere più spazio, portavano parte dei loro archivi considerati poco importanti.
Mi ricordo che Fiore pagava la carta 10 lire al chilo ed era una miniera di documenti da salvare dal macero.
Era una corsa contro il tempo, contro le inesorabili presse, sempre in azione, tanto che mio padre ci trascorreva ore ed ore, a cavallo di mucchi di carta o in piedi davanti a una catasta di faldoni, e quando veniva a casa mangiava velocemente qualche boccone, per poi ritornare a "scavare" tra la carta divisa in vari mucchi, che spesso superavano l'altezza di quattro metri.
Era la corsa contro le presse, che i dipendenti di Fiore azionavano creando balle di carta legate con il filo di ferro e quello che era pressato era perduto.
In cambio Fiore chiedeva a mio padre di dividere la carta a colori da quella bianca, perche' quest'ultima veniva pagata maggiormente dalla cartiera e mio padre lavorava come fosse un dipendente di quella ditta e io lo aiutavo.
Era un via vai di persone, umili, mal vestite, con nessuna pretesa, che non avevano altro lavoro se non quello di recuperare cartoni e carta dai negozianti, dai privati, dalle cantine, dai magazzini per caricarli su un carrettino, per venderli a Fiore.
Se stavano economicamente un po' meglio possedevano un Apetto o un furgoncino col piccolo cassone.
Tra questi, era anche Alfio Pannega, amico di mio padre, buono, rispettoso, infaticabile che aveva un ottimo rapporto con Fiore e con mio padre e con i lavoranti del macero.
Alfio aveva superato i 30 anni ed era nel pieno delle sue forze, carreggiava col suo carrettino più volte i cartoni e la carta da Viterbo al macero, non si fermava mai perché per racimolare la giornata non poteva permettersi di fermarsi mai e poi i negozianti e gli artigiani viterbesi con lui erano sempre benevoli e gli davano i cartoni, la carta, le scatole e gli imballi per aiutarlo a vivere.
Non pochi donavano ad Alfio anche qualche mancia perché lui era un buono, una brava persona, un uomo che mestamente dimostrava la sua dignità portando rispetto a tutti.
Anche Fiore non era stretto di manica e gli veniva incontro quando Alfio arrivava col carrettino e pesava ciò che portava, infatti gli pagava più del dovuto, perché Alfio lo meritava.
Mio padre raccoglieva francobolli, tanto che quando apriva qualche pacco con buste affrancate le metteva da parte e le portava a casa, prendeva anche documenti che riguardavano Viterbo.
Ricordo che anche Alfio collaborava alla ricerca di francobolli per darli a mio padre o a me, e quando li trovava li staccava dalla busta e li metteva in tasca, senza pensare che non dovevano essere piegati, o spiegazzati perché potessero essere collezionati.
Metteva la mano in tasca e con soddisfazione me li donava ed io o mio padre, anche se quei francobolli non erano collezionabili, lo ricompensavamo anche se lui non voleva, era un gesto di amicizia che ci univa ad un lavoratore laborioso.
Un triste giorno si presentò al macero con un piede fasciato alla meno peggio, gli chiesi cosa si fosse fatto e lui, come se nulla gli fosse accaduto, mi disse che aveva messo il piede su un culaccio di bottiglia di vetro, volevo portarlo all'ospedale, ma non volle perché il suo lavoro non poteva essere interrotto, a casa aveva mamma Giovanna che l'aspettava per mangiare insieme.
Era il periodo che si rifugiavano in una grotta fuori Porta Faul.
Era così innamorato della sua mamma che lo vidi un giorno, dopo che Giovanna salì in cielo nel 1974, con in mano una rosa e gli chiesi dove andasse, mi rispose che andava al cimitero a portare alla mamma quella rosa che gli aveva regalato un fioraio.
Commossi lui ed io ci salutammo, perché una mamma è viva anche quando non c'è più.
L'ho visto più volte nella casetta addossata a Porta Faul, quella che un tempo era la casa del portinaio, il quale aveva il dovere di controllare le aperture e le chiusure della porta stessa, l'ho visto attorniato dai suoi fedeli cani che tanto lo hanno amato come lui ha amato loro.
Quell'uomo ce l'ho nel cuore, perché un amico genuino come lui non lo incontrerò mai più.
Viterbo 28 aprile 2025
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Paolo Arena: Un ricordo di Alfio Pannega (2015)
[Dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 2112 del 20 settembre 2015 riprendiamo questo intervento estratto dal sito www.viterbopost.it, li' pubblicato il 19 settembre 2015]
Il ventuno settembre ricorre il novantesimo anniversario della nascita di Alfio Pannega, scomparso il 30 aprile del 2010.
Come molti miei coetanei lo conobbi frequentando il Centro Sociale Valle Faul, anche se come tutti i viterbesi conoscevo per interposta persona certi aneddoti ormai parte del folklore che certo non gli rendevano giustizia.
Per molti ragazzi che venivano da una Viterbo ben diversa da quella che conosceva lui, fu un incontro importante ed una sorpresa: Alfio non era quello delle battute e dei racconti per sentito dire, di aneddoti pittoreschi e memorie parassita di chi parla senza sapere; Alfio era una persona che ti dava ospitalita' ed amicizia prima di chiederti chi fossi.
Nel 1993 ci fu l'occupazione dell'ex-gazometro, dove Alfio abitava, in quella Valle Faul che egli amava e ricordava come il polmone verde di Viterbo, quella propaggine intramuraria della splendide terre del Bulicame che Alfio conosceva e chiamava casa. Trovo' del tutto naturale unirsi a quel gruppo di giovani che volevano prendersi un pezzo di citta' condannato all'abbandono ed all'incuria, o peggio a future speculazioni di affaristi senza scrupoli. La valle era sua e dei viterbesi che volevano viverla, goderne il verde e la splendida vista su quelle architetture che Alfio aveva osservato per anni, dal basso in alto perche' erano i palazzi dei potenti e lui in fondo, nel punto piu' basso di Viterbo quasi a rappresentare questa differenza.
Tra i giovani del Centro Alfio visse una rinascita e fu sottratto ad un imbarazzante oblio o peggio ad una reificazione monumentale, o peggio ad una elezione a simbolo negativo di una Viterbo che si voleva estinta: entri la Viterbo del cemento e delle vetrine, fuori la Viterbo agricola ed artigiana.
Ebbe cosi' piu' volte modo di raccontare la propria storia, storia che molti cittadini di Viterbo credevano di sapere banalizzandola, storia che non avevano mai voluto ascoltare preferendo liquidare quel signore che con la sua logora dignita' rappresentava un promemoria vivente del loro imbarazzante benessere: liquidarlo con un'elemosina o con un insulto.
Molte volte lo abbiamo ascoltato per ore attorno ad un tavolo raccontarci una Viterbo che per noi era inimmaginabile e raccontarci la sua storia inscindibile dalla citta' di cui e' stato uno dei piu' illustri abitanti. Studenti svogliati restavamo stupiti da quei versi danteschi che citava a memoria dopo decenni e che a noi non volevano entrare in testa o da quei versi suoi che sgorgavano in lui con naturalezza e con la sapienza del poeta popolare che era, quelle ottave in endecasillabi con le quali amava cantare la natura che lo aveva accolto, l'amicizia, la dolorosa bellezza della vita, il lavoro, la sua citta'.
Alfio e' nato il 21 settembre del 1925 da Caterina (il cui vero nome era Giovanna) altra figura molto nota della Viterbo che fu, dalla vita difficile, passata nel tritacarne dello stereotipo e dell'oltraggio, feticcio su cui spesso accanirsi per rinforzare la percezione della propria presunta civilizzazione. Quella Caterina immortalata in un celebre scatto degli anni sessanta del fotografo Mario Onofri, amico di Alfio, scomparso di recente: uno scatto di profondissima intensita' neorealista, pasoliniana verrebbe da dire.
In gioventu' fu allontanato dalla madre, visse in collegio, inizio' a sperimentare la durezza della vita ai margini di una societa' viterbese che iniziava il suo faticoso ingresso nella cosiddetta modernita'.
E' in quei pochi anni di scuola che nasce il suo amore per la grande letteratura, per Dante soprattutto, che rimarra' sempre nella sua memoria ben piu' di quelle preghiere che ascoltava sempre dalla bocca di persone ricche e ben nutrite e ben vestite e ben poco pie.
Sperimenta lunghi anni di lavoro durissimo ma sempre fiero, mai arrendendosi a cercare la strada facile, guadagnandosi ogni boccone di pane, ripagando con l'amicizia e con l'onesta' anche chi lo sfruttava o lo derideva.
Vive da sempre dei materiali di risulta della societa' del consumo e dello spreco che stava integrando anche Viterbo: artigiano, contadino, manovale, uomo di fatica di quella fatica che nessuno voleva fare; ricicla incessantemente gli scarti della Viterbo che commercia e costruisce: cartone, rame, tessuto, tesori per chi come lui sa vivere in maniera frugale e l'unico lusso che desidera per se e' la compagnia dei suoi amici animali, del cielo, dei versi suoi e di quei poeti che non lo abbandonano e lo sostengono nei momenti piu' difficili, come fecero con Primo Levi nel campo di sterminio.
Le mura di Viterbo il suo erbario, il duomo il panorama dalla sua finestra: le grotte della zona in cui ha vissuto a lungo sia con la madre che da solo.
Tra coloro che lo avvicinano qualcuno che gli da' un po' di lavoro - piu' per la carita' e per il relativo prestigio che per amicizia - ma qualcuno lo ascolta, qualcuno va oltre i racconti ascoltati a casa che ne fanno persino una specie di "uomo nero", come quegli zingari che per anni avrebbero dovuto rubare i bambini, come quei migranti che oggi vengono additati come nemico: abbiamo delocalizzato anche gli spauracchi. Alfio invece e' in questi anni che matura la cultura dell'accoglienza e della condivisione del pane: con gli animali, con gli uomini che hanno meno di lui e anche con quelli che hanno di piu'; "omnia sunt communia", lo sa bene chi ha vissuto a lungo sulla terra e della terra che non ci sono recinti, che tutto cio' che e' sulla terra e' di tutti quelli che la abitano, che ne hanno bisogno. Alfio spezzava il suo pane con te, era un compagno: se eri con lui quello che era suo era tuo alla faccia della civilizzazione, come in Moby Dick quando il selvaggio Quiqueg divide subito tutti i suoi averi con il civilizzato Ismaele che ci resta di stucco.
Anni lunghi e duri, in cui molti conoscono quell'Alfio non vero che era costretto a mostrarsi nella citta' bene, quando avrebbe potuto ricordare a molti dei bei cittadini che lo trattavano con condiscendenza da dove venivano le loro fortune, chi aveva sfornato il loro pane, ma che invece preferiva stemperare quella tensione con il comportamento giocoso e persino con la battuta triviale; come il paesano che si toglie il cappello davanti al signore e si finge un sempliciotto ma la sa lunga, ah se la sa lunga; in questo consisteva l'essere popolano di Alfio, essere uno del popolo che rivendica questa sua appartenenza dinnanzi ai signori ai quali non si sente assolutamente subalterno, inferiore; anche se la loro potenza militare potrebbe schiacciarlo lui non si piega, sa benissimo da che parte stare.
Ci raccontava queste storie a meta' degli anni Novanta, le raccontava a noi che ci avvicinavamo alla politica, che pensavamo di aver capito tutto del mondo, che al Centro sociale credevamo avremmo trovato un covo di rivoluzionari incalliti ed invece avevamo conosciuto un gruppo di persone che volevano star bene e fare da se' la propria vita, riunendosi attorno ad un decano presentatosi spontaneamente e con le idee ben piu' chiare di tutti noi.
Non un nonno putativo od un padre sostitutivo, ma un amico tra pari; in una societa' gerontofoba che  trova mille stratagemmi per obliterare la senilita', Alfio era vecchio di una vecchiaia naturale, per quanto aumentata dalla fatica, dalla brutalita', dall'emarginazione; ma il rispetto Alfio se lo era guadagnato non come semplice fatto anagrafico, quasi che non possano esserci persone pessime ed anziane; Alfio il rispetto se lo guadagnava dandotene per primo e senza voler niente in cambio: ti dava da mangiare, da bere, le sue sigarette erano le tue e cosi' la sua casa. E parlava e raccontava, leggeva il giornale, ascoltava i notiziari, era ancora curioso di questo mondo che amava e di cui si sentiva, fin dove arrivavano le sue braccia e le sue gambe, responsabile; e chiedeva a te quello che facevi, come la pensavi, cosa desideravi; dopo averti detto come erano i suoi tempi voleva sapere tutto dei tuoi.
Come quelle culture che misurano la propria terra camminando, la terra di Alfio era fin dove lo portavano le sue gambe, ma la sua patria era il mondo intero come potevamo imparare ogni volta che al Centro sociale ci si confrontava con realta' molto diverse dalle nostre ma in fondo simili, tutti desiderosi come eravamo di stare tra di noi, di sostenerci, di imparare reciprocamente; ed in questo avevamo trovato in Alfio un amico ed un maestro, anche se a questa parola si sarebbe schermito con una parolaccia ed una risata delle sue.
Conoscevamo cosi' la sua lucidita' e la sua chiara visione del suo pezzo di mondo: in tutti quegli anni aveva imparato molto bene a distinguere il bene dal male, sapere quali fossero le ferite del mondo da guarire, le cose di cui prendersi cura, le cose fatte e quelle da fare e chi le aveva fatte.
Questa vita non lo aveva chiuso in se stesso, ma anzi lo spingeva ancora di piu' ad aprirsi all'altro: per quanto possibile saliva ancora in centro la mattina e girava per le strade che amava: molte persone lo conoscevano, soprattutto molti commercianti del centro; molti lo sostenevano, molti aspettavano la sua poesia natalizia, molti pensavano di conoscerlo, molti desideravano mostrarsi intimi col cittadino piu' illustre, salvo poi scoprire che egli non era affatto come si aspettavano: ogni occasione di incontro per Alfio era utile per dire parole buone, per invitare le persone a lottare per gli ultimi, per celebrare la vita coi versi o col vino e soprattutto per portare avanti una delle molte battaglie che Alfio conduceva non per se ma per gli altri.
Alfio che salvo' per molti anni la Valle di Faul dal degrado e dalla speculazione (e cosa penserebbe del mare di cemento che da qualche tempo cola nel fu polmone verde cittadino, e cosa direbbe del bisogno di ascensori che la citta' sembra sentire negli ultimi tempi, lui che partiva col suo carretto per interminabili fatiche).
Alfio che si e' sempre battuto perche' chi ha bisogno venga accolto, aprendo lui per primo le porte di casa sua a chi era scappato dal proprio paese, a chi cercava un piatto di minestra, una parola di conforto.
Alfio che fu tra i primi ad opporsi alla costruzione del mega-aeroporto nella valle del Bulicame, perche' avrebbe ucciso quella terra bellissima, vera risorsa per la citta', luogo unico che tutti ci invidiano. Non capiva cosa c'entrasse un mare di cemento e di asfalto in quelle terre fumanti piene di vita e di poesia.
Sin dall'inizio della vicenda volle essere tra i promotori di una campagna di informazione e di tutela di quelle terre che sempre ci aveva raccontato e sulle quali, col trasferimento del Centro sociale, aveva voluto andare a vivere di persona. Mi ricordo quell'orazione durante la manifestazione del 2008 al Bulicame, proprio davanti a quelle pozze fumanti: fu un punto di svolta in quella vicenda, fu il momento in cui buona parte della cittadinanza si ricordo' del bisogno di lentezza, di condivisione, di amore per la terra e non di velocita', profitto, devastazione.
Quando poi fu pubblicato il suo libro fu felicissimo e la citta' fu sorpresa e felice di ritrovare il suo abitante piu' illustre: quegli incontri, quella possibilita' di ascoltare le sue parole, quella riscoperta della possibilita' di ritornare ad incontrarci e parlarci, invece che sfrecciarci l'uno davanti all'altro con l'auto mentre andiamo in qualche cattedrale di cemento, fu un momento molto intenso che a lui dono' autentica gioia, quella gioia che si prova quando si da'; Alfio amava e rispettava i libri (alcuni dei quali custodiva gelosamente), era un promotore della cultura quella buona, quella che unisce, e vedere un libro col suo nome e le sue poesie fu motivo di felicita' perche' sentiva di aver lasciato qualcosa al mondo, alla comunita' di cui era parte. Per molti cittadini fu una sorpresa conoscerlo o riscoprirlo e conoscerne per la prima volta la profondita' e l'intelligenza ben oltre il personaggio a cui si e' voluto ridurlo per stemperarne una forza politica devastante.
E quella volta che gli amici artisti portarono in pellegrinaggio al duomo il suo ritratto, a dare un messaggio di pace e di amore per la terra. E le fotografie, le riprese video, i ritratti: Alfio si prestava ma non capiva perche' molti dei suoi amici ci tenessero cosi' tanto ad avere un suo ricordo, preferiva essere ascoltato ed ascoltare: un'occasione per stare insieme e' meglio di un santino.
Alfio che accetto' di farsi testimone di un'ultima battaglia per il diritto di tutti alla casa, lui che ormai non ne aveva piu' bisogno avendo scelto di vivere con i ragazzi del Centro sociale, con cui da tanti anni condivideva un'esperienza di accoglienza ed amicizia, di lotte - che chiamava famiglia. Si accorse bene ed accetto' di correre il rischio di essere sfruttato per fini politici da chi voleva farsi bello con la carita', purche' questo gli permettesse di essere d'aiuto a chi era meno fortunato e felice di lui. Si rendeva certo conto del fatto che il suo volto sui manifesti ("Emergenza casa") fosse parte delle solite faccende elettorali di cui da anni conosceva bene ogni intrallazzo, ma pensava potesse comunque essere utile a qualcuno. La capiva bene la politica Alfio, e delle amministrazioni viterbesi sapeva vita morte e miracoli, cosi' come delle strade: sapeva ogni metro di cemento da dove venisse e chi ce lo avesse messo e ti diceva quale meraviglia fosse stata abbattuta per mettercelo, quale campo di erbe buone, quale misterioso rudere, quale luogo dove la gente poteva incontrarsi. Non aveva mai fatto un mistero di essere stato comunista per molti anni ed iscritto al partito, quando sapeva che quella era la parte da cui stare perche' in qualche modo si sarebbe comunque presa cura dei piu' deboli, ma non si faceva certo illusioni: sentirlo raccontare con i suoi modi la politica era sempre una lezione, una di quelle fatte dalla strada e non dalle cattedre tirate a lustro.
Ma Alfio ci era gia' finito su un manifesto, quando anni fa una delle irriverenti provocazioni del Centro sociale sforno' un volantino che ai due candidati sindaco proponeva l'alternativa: "Essi serio, vota Alfio sindaco!" e c'era una sua foto sorridente con un mazzo di fiori. Una battuta, certo, ma era in lui che la Viterbo migliore avrebbe dovuto e potuto riconoscersi, in una persona attenta alla cura di tutti, uomini ed animali.
Alfio che ricevette infine un riconoscimento dalle istituzioni locali, una targa che lui rifiuto' durante un intenso incontro con molti cittadini e molti studenti giovani: non poteva appenderla in nessuna casa quella targa, disse ben conoscendo il potere che con una mano da' e con l'altra toglie; case, pane, lavoro e non premi, che quelli non si possono dar da mangiare ai figli. Fu un momento incredibile: nessuna paura per i signori, nessuna subalternita' ai dottori: solo la voglia di coinvolgere quella platea di ragazzi poco piu' giovani di quanto lo ero io quando lo conobbi.
Alfio non perdeva mai un'occasione per dire quello che pensava e per essere di incoraggiamento.
Questo l'Alfio che abbiamo conosciuto: lontano dal personaggio, dalla maschera, mai arreso, mai sconfitto, sempre con il desiderio e la forza di aiutare l'altro.
E ci incoraggia anche oggi quando pensiamo a lui, ci unisce, ci fa sentire meno soli e ci sostiene il suo esempio di onesta' e di impegno nella lotta in cui si batteva lui per primo: per la terra e per tutti gli uomini. E non occorre solo che la citta' lo ricordi (con iniziative pubbliche o con la dedica di una via) ma occorre che si prosegua la sua, la nostra battaglia.
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Cronologia sommaria delle iniziative di commemorazione di Alfio Pannega realizzate tra febbraio ed aprile 2025
a) febbraio 2025:
- Venerdi' 7 febbraio 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera".
- Mercoledi' 26 febbraio 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera".
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b) marzo 2025:
- Sabato 8 marzo 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede a Castel d'Asso).
- Sabato 15 marzo 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede a Castel d'Asso).
- Lunedi' 24 marzo 2025 a Viterbo, incontro presso l'Assessorato alla promozione e valorizzazione degli eventi culturali locali del Comune di Viterbo.
- Mercoledi' 26 marzo 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera".
- Domenica 30 marzo 2025 a Cura di Vetralla (VT), conversazione in ricordo di Alfio Pannega.
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c) aprile 2025:
- Lunedi' 7 aprile 2025 a Viterbo, incontro presso lo "Spazio giovani" nel quartiere di Santa Barbara, promosso da "Viterbo con amore".
- Mercoledi' 9 aprile 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera".
- Sabato 12 aprile 2025 a Viterbo, incontro presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede a Castel d'Asso).
- Lunedi' 21 aprile 2025 a Viterbo, incontro conviviale presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede a Castel d'Asso).
- Venerdi' 25 aprile 2025 a Viterbo, commemorazione di Alfio per iniziativa dell'Anpi all'interno della celebrazione ufficiale della festa della Liberazione.
- Domenica 27 aprile 2025 a Viterbo, commemorazione presso il cimitero monumentale "San Lazzaro".
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Prossime iniziative
a) iniziative gia' programmate nei prossimi giorni:
- Lunedi' 5 maggio per iniziativa del "Lions Club" presso la sala del teatro della parrocchia di San Leonardo Murialdo, in via Caduti del IX stormo, a Viterbo, con inizio alle ore 16,30, si svolgera' una rappresentazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti, "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato.
- Giovedi' 8 maggio in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore", con il patrocinio del Comune di Viterbo e con l'attiva partecipazione di varie associazioni e di varie amiche e vari amici di Alfio, si terra' in mattinata con inizio alle ore 11 l'intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale", e nel pomeriggio con inizio alle ore 15,30 una successiva commemorazione presso lo "Spazio giovani" adiacente all'emporio; tra le persone partecipanti: Domenico Arruzzolo, Pietro Benedetti, Mauro Galeotti, Sergio Giovagnoli, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Linda Natalini, Antonello Ricci, Katia Scardozzi.
- Il 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
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b) iniziative in preparazione nei prossimi mesi nel corso dell'anno
Tra le molte altre iniziative proposte, da realizzare nei prossimi mesi, segnaliamo in particolare le seguenti:
- Rappresentazione, particolarmente nelle scuole, dello spettacolo teatrale "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato.
- Raccolta e catalogazione della documentazione di e su Alfio Pannega (fotografie, registrazioni audio e video, manoscritti e memorabilia, testimonianze e omaggi) attualmente dispersa tra varie persone, associazioni ed istituzioni per costituire un "Archivio Alfio Pannega" di pubblica consultazione.
- Realizzazione di una mostra multimediale da esporre dapprima a Viterbo e poi anche altrove.
- Realizzazione di un concerto e/o di una festa popolare.
- Realizzazione di una pubblicazione che riprenda, consistentemente ampliandolo ed arricchendolo, il volume di e su Alfio Pannega gia' edito nel 2010.
- Realizzazione di iniziative commemorative nelle scuole, all'universita', nelle biblioteche e nei centri culturali, di aggregazione sociale e d'impegno civile.
- Realizzazione di un sito internet ad Alfio Pannega dedicato, e realizzazione altresi' di pagine web ad Alfio Pannega dedicate nei siti di varie associazioni ed istituzioni che siano interessate e disponibili ad ospitarne la memoria.
- Per il 21 settembre (centenario della nascita) realizzazione di una commemorazione pubblica preferenzialmente a Palazzo dei Priori (nella cui Sala Regia Alfio Pannega su invito del Comune tenne una indimenticabile "lectio magistralis" nel 2010).
- Collocazione di una lapide commemorativa sulla facciata della casa a ridosso di Porta Faul in cui Alfio visse a lungo.
- Intitolazione di un luogo pubblico ad Alfio Pannega (ad esempio in uno spazio ancora privo di denominazione specifica nell'area di Valle Faul).
- Realizzazione di una "Casa-museo Alfio Pannega" (in cui eventualmente potrebbe essere conservato anche l'"Archivio Alfio Pannega"), preferenzialmente nella casa a ridosso di Porta Faul in cui Alfio visse a lungo (o in uno degli altri edifici recentemente recuperati e ristrutturati siti in Valle Faul).
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una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5553, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.

3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Einaudi, Torino 1965, 1994, pp. XL + 682.
- Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Milano Libri, Milano 1974 (col titolo Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani), Rizzoli, Milano 1993, pp. 628.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5554 del 3 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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